giovedì 1 dicembre 2011

è morta Christa Wolf


Christa Wolf 1929-2011


Prima di addormentarmi penso che di giornate come questa è fatta la vita. Punti che alla fine, se abbiamo avuto fortuna, sono congiunti da una linea. Ma penso anche che possono disgregarsi in un accumulo insensato di tempo passato, e che solo un costante, fermo, sforzo dà senso alle piccole unità di tempo in cui viviamo...

Christa Wolf- da "Martedì 27 settembre" 1960

in Sotto i tigli-Racconti. edizioni e/o- Roma 1986


grazie, Christa


martedì 22 novembre 2011

Giulio Marcon: quello che Monti non dice

Ho bisogno di speranza e aggiungo di mio: Quello che Monti ANCORA non dice e sperando che qualche cosa di simile dica e faccia.



GIULIO MARCON

L'equità è possibile, basta fare delle scelte: sia nelle spese da tagliare – quelle militari e per le grandi opere innanzitutto – che nella politica fiscale, con patrimoniale e fisco progressivo. Di tutto ciò non c'è traccia per ora nel programma Monti

Fedeltà alla Bce e ai vincoli europei, continuità con le manovre fatte da Berlusconi e Tremonti nel 2011 e alcune novità su equità sociale, tassazione della proprietà (e reintroduzione dell'Ici), attenzione a giovani e donne, ma nessuna parola sull'ambiente, sull'impoverimento del paese, sulle crescenti diseguaglianze e parole ambigue sulle pensioni ed il mercato del lavoro: quello presentato da Monti alle camere è un programma vago, moderato, liberista con molte carte ancora da scoprire. Abile e prudente, con l'obiettivo di ottenere una vasta fiducia bipartisan.

Tre i pilastri del discorso, già preannunciati nelle dichiarazioni precedenti l'insediamento: rigore nella spesa pubblica, la necessità della crescita economica e l'equità sociale. Ma di riduzione di quella spesa che dovrebbe e potrebbe essere tagliata – dalla spesa militare a quella per le grandi opere – non s'è sentita traccia nel suo discorso. È disponibile a dire al suo ministro – ammiraglio della Difesa, Di Paola che spendere 15 miliardi per 131 cacciabombardieri non è proprio una scelta coerente con il rigore, di questo tempi? Immaginiamo già la risposta dell'ammiraglio, ma forse la domanda non verrà fatta. Magari qualche soldino di quei cacciabombardieri potrebbe essere dato alla cooperazione allo sviluppo (che non ha più un euro), visto che il premier ha creato (positivamente) un ministero ad hoc affiddato al fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Come generico è l'appello per la crescita: nessuna parola sull'economia verde, sulla necessità di interventi per rilanciare la domanda di consumi pubblici e sul sostegno all'innovazione e alla ricerca. Invece dì “capitali privati” nelle infrastrutture, si sarebbe dovuto 'parlare di un “programma di piccole opere” (dalla messa in sicurezza del territorio a quella delle scuole italiane che non rispettano la legge 626). E di equità anche c'è poca traccia: i sacrifici devono essere “equi”, ma di diseguglianze e redistribuzione non si parla.

La patrimoniale non c'è, anche se qualche spiraglio sembra aprirsi: bisogna passare dalla tassazione “delle imprese e del lavoro” a quella su “consumi e proprietà” e bisogna “monitorare le ricchezze accumulate”. Più chiaro il passaggio sull'Ici, che ha preannunciato il ripristino della tassazione sulla proprietà anche della prima casa: giuste e condivisibili le sue parole sull'anomia italiana in Europa; ma la sua invocazione a far "pagare di più che ha dato di meno" sarebbe stata più credibile se parole altrettanto chiare fossero state dette sulla tassazione delle rendite o sull'impegno a sostenere una tassa europea sulle transazioni finanziarie. Se si vuole l'equità, la patrimoniale e l'accentuazione della progressività fiscale sono fondamentali. Eppure Monti dice che bisogna portare avanti la legge delega in materia fiscale e assistenziale di Berlusconi e Tremonti che abbassa l'aliquota più alta sui redditi dal 43 al 40%. Parla di “correttivi e integrazioni” a questa legge: ed è proprio qui che bisogna intervenire ridando un senso alle parole “giustizia fiscale”. Monti dice giustamente che per la lotta all'evasione serve abbassare la soglia dell'uso del contante, ma quanto? Ora si può pagare in contanti fino a 2.500 euro. La soglia deve essere abbassata a 100 euro, com'era alla fine della scorsa legislatura, prima che Tremonti la riportasse in alto (prima 12.500, poi 5mila ore 2.500). È disponibile a procedere in questa direzione?

Ed è proprio in questa famigerata legge delega sul fisco che sono contenuti tagli di 20 miliardi alle detrazioni fiscali per spese sociali (per le badanti, per i familiari a carico, per gli asili nido, eccetera). Monti nel suo intervento parla di “servizi cura per gli anziani” e della necessità della coesione sociale: interverrà con “correttivi ed integrazioni” – come ha dichiarato – per impedire questo massacro delle “tasche degli italiani” per avere delle prestazioni sociali che lo Stato direttamente non fornisce? Il welfare è stato distrutto da Tremonti e Sacconi (la riduzione dei fondi sociali nazionali è stata del 90%: un vero massacro): come si interverrà per ristabilire una soglia accettabile di diritti e servizi per tutti? Di nuovo: “servizi di cura per gli anziani”, dice il premier: ma lo sa che il fondo per la non autosuffienza è stato azzerato? Aiutare i giovani, certo: nel frattempo il passato governo ha ridotto “il fondo giovani” da 130 milioni a 13: è qui che bisogna intervenire e non proponendo una nuova emigrazione per i giovani (“mobilità a scala europea”, ha detto). Dal discorso di Monti risposte non ne vengono. Investire sui giovani e le donne è sacrosanto e ha ragione il premier: ma la prima cosa da fare è creare le condizioni per creare occupazione giovanile e femminile. E la strada non è quella della precarietà, che in Italia non ha fatto crescere i posti di lavoro, ma solo reso più facili sfruttamento e licenziamenti. Ed il passaggio dalla contrattazione nazionale a quella aziendale non facilita di certo una riforma del mercato del lavoro fondata sui diritti dei lavoratori. E se – come ha detto Monti al Senato – bisogna rafforzare gli ammortizzatori sociali, si faccia veramente quello che è necessario: ovvero ampliare, come ha proposto Sbilanciamoci, le tutele dei lavoratori a tempo indeterminato a tutti i lavoratori parasubordinati (a progetto, a collaborazione coordinata e conitnuativa, ecc) che oggi non hanno alcuna forma di protezione sociale. Se si vuole veramente l'equità – come dice Monti – bisogna infine mettere al centro tre questioni fondamentali: la redistribuzione della ricchezza attraverso una politica fiscale fortemente progressiva (inclusa la patrimoniale), il rafforzamento dei servizi e degli interventi di welfare, il sostegno ai redditi delle fasce più deboli. Tutte cose che nel programma di Monti per il momento non ci sono.

MATERIALI PER L'ALTERNATIVA

Ma cosa si può fare, allora? Quali proposte concrete, data l'emergenza europea e italiana in corso? Su questo sito e in altre sedi di discussione sulla politica economica di spunti ce ne sono parecchi. Eccone alcuni:

Pitagora, La strada stretta del nuovo governo

Santoro, Quanto si può incassare con la patrimoniale

Marano, Ma l'Italia può permettersi di lavorare fino a 70 anni?

Pizzuti, Pensioni, perché è giusto indignarsi

Mazzanti, Una tassa per ripulire il belpaese

Ecco invece dove si trovano materiali su spesa militare e tassazione delle transazioni finanziarie:

Campagna No F 35

Campagna per la tassa sulle transazioni finanziarie

Infine, due appuntamenti dai quali nei prossimi giorni verranno idee e proposte:

CONTROFINANZIARIA. Giovedì 24 novembre alle ore 10.30 presso la Sala del Senato- ex Hotel Bologna in Via di Santa Chiara 4 a Roma, si tiene la presentazione del 13° Rapporto della campagna Sbilanciamoci! sulla Legge di Stabilità ed il Bilancio dello Stato.

L'ITALIA CAPACE DI FUTURO. Un'economia verde per uscire dalla crisi. 5 dicembre 2011, Roma, Montecitorio.

La riproduzione di quest'articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: www.sbilanciamoci.info

lunedì 7 novembre 2011

piccola confessione

Tutto ieri mi sono sentita male, a disagio con me stessa. Perché nel post "commissariata" ho fatto cenno alla pratica AMA. Con una leggerezza falsa. Da un anno avrei dovuto sbrigare la pratica. Scrivere su un modulo che ora sono sola ad abitare la mia casa.
Non sono riuscita a farlo e continuo a pagare la tariffa intera.
E non so quando riuscirò a farla. Ecco, volevo essere onesta.

domande

Per scrivere la più leggera delle pagine ci vuole un minimo di energia. E di slancio.
Da qualche settimana tra le cose che riesco a fare quando ho questo minimo di energia, c' è scrivere qui una di quelle pagine.
Ma quando l'energia va verso pensieri più pesanti, non riesco a scriverli. Almeno non qui.
Forse voglio dare di me una immagine cui non somiglio più. Pudore? Paura di turbare?
Autocensura?
Menzogna?
Non lo so.

domenica 6 novembre 2011

commissariata!


Oddio, oddio! Già stasera, pare, arriveranno a Roma gli ispettori del Fondo Monetario Indernazionale. I miei commissari. E io non sono ancora pronta.
Debbo dare una botta al bagno (ricordarmi di far sparire la cassetta delle gatte), sgombrare il tavolo dai Lego di Tommaso, spazzare e lavare bene il parquet del soggiorno (via le matassine di polvere e peli felini continuamente aleggianti) liberare il tavolino basso da libri, giornali, riviste e dalla bistecchiera che è lì pronta per mia figlia. E poi lavare il servizio buono da tè e quello da caffè. Lucidare la zuccheriera d'argento. Mi sembra tutto. Non vorranno mica fermarsi a pranzo, no?
E poi e poi c'è il compito più difficile. Preparare il mio rendiconto di tagli, economie e riassetti vari della mia vita finanziaria.
Vediamo.
Passerò dal parmigiano reggiano al grana padano, e dal supermercato Elite col suo squisito San Daniele al Despart. Se necessario posso anche trasferirmi al Conad. Per i detersivi posso ancora passare al discount Tusdì, ma non per frutta e verdura che sono per lo più prossime alla macerazione.
Smettere di comprare l'acqua di Nepi. Convertirmi a quella di rubinetto. (Comportamento anche politicamente più corretto). Disdire la formula calcio più cinema di Sky, Tenere solo il cinema tanto di guardare la Roma non vale la pena.
Sbrigare finalmente la pratica (penosa) di riduzione della tariffa AMA, azienda municipale ambiente; dovrei pagare un 20% in meno giacché ora sono sola ad abitare la mia casa.
Disdire il contratto Telecom e passare al Voip che mclink mi dà gratis, senza canoni e a una tariffa del settanta% inferiore a quella telecom. Certo debbo comprare un cordless-duo, ma sta sui trenta euro e dovrei ammortizzarli in un paio di bimestri. Mi spiace per le gatte ma anche le loro scatolette dovranno scendere di grado. La sabbietta no, è l'unica che non puzza.
Cos'altro? Non frequento cinema, non vado a teatro e concerti, né in ristoranti o pizzerie. La claustrofobia e la depressione hanno i loro vantaggi economici. Ho già ridotto e di molto l'acquisto di libri. Passerò a rileggere uno dei circa quattromila libri della mia libreria. Veramente ho già iniziato. Ho tentato con "L'uomo senza qualità" ma non ce l'ho fatta. Veramente sarebbe una rilettura solo per le prime centonove pagine che è dove negli anni sono riuscita ad arrivare dopo ripetuti e volenterosi sforzi. Lo so, è vergognoso. Un capolavoro della letteratura del novecento! Ma mi annoia fino alle lacrime. Comprerò meno regali a Tommaso. sarà anche più educativo. Quel bambino mi manda fallita a forza di figurine.
Basta anche con "capetti" di abbigliamento per mia figlia Francesca. Quanto a me ho notevoli riserve risalenti a quando ero ricca. L'affittacamere già la faccio. Non ho più locali da affittare.
Potrei dismettere i beni immobili; vendere la casa di Tarquinia, che le mie sorelle ed io abbiamo ereditato dai nostri genitori. Ma non se la compra nessuno, è troppo grande e costa troppo. Svenderla? A chi? Agli amici del quartierino? Non ne conosco.
Al momento non mi viene in mente altro, ma gli ispettori possono darmi delle idee.
Non si sognino di suggerire di togliere qualche ora di lavoro a Marcella, la colf che viene due volte a settimana. Su questo sarò fermissima: licenziamenti, non se ne parla. E poi mi fa male la schiena.

sabato 5 novembre 2011

da un libro magnifico

"Il tempo che regge nelle sue mani eterne l'intero universo, il presente accanto all'incancellabile passato, mi aveva schiacciata, avevo finalmente capito che non lo si può fare a pezzi; oltre all'istante presente indissolubile, che sta immobile sul perno dell'eternità, sganciato dagli antichi pavimenti sotto i piedi, dalle canzoni, dalle case, dai segni, dalle presenze che si sono sedimentate nella coscienza di un uomo; oltre al passato, che può essere distrutto solo se si distrugge chi lo ha vissuto; e altre al futuro che ci sta davanti, non esiste altro."

Magda Szabó: "Il vecchio pozzo" Einaudi 2011

P.S.Ripropongo questo piccolo frammento perché il libro lo merita

giovedì 3 novembre 2011

Sbilanciamoci e il mio programma di governo

Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci, annuncia la presentazione oggi al Senato del “libro nero sul Welfare”.

Nell’editoriale di oggi sul Manifesto titolato “Economia virtuale”, Giulio Marcon scrive:

«Nell'aprile scorso Tremonti aveva affermato con rara preveggenza che nel 2011 l'Italia si sarebbe limitata a fare la “manutenzione dei conti pubblici” e che non sarebbero servite nuove manovre finanziarie. Nel frattempo la “manutenzione” si sta trasformando in continui e permanenti interventi di emergenza di fronte allo sfascio dell’economia, delle condizioni sociali del paese e della finanza pubblica. Ma fino a oggi, dell’economia e dei problemi sociali il governo non si è occupato. E sulla finanza pubblica ha messo toppe, alcune solo virtuali. Tanto che la situazione è progressivamente peggiorata. ....

L’ostinazione insistita del governo fino a oggi nel non andare a prendere i soldi là dove ci sono e da dove sarebbe giusto uscissero fuori (patrimoni, rendite, evasione, grandi ricchezze) e a non tagliare la spesa pubblica dove si potrebbe fare (ad esempio dimezzando i 20 miliardi di spese militari del nostro paese) è pari solo alla totale inazione di fronte all’urgenza del rilancio dell’economia e della difesa dei redditi. Il tutto dentro scelte di politica economica che che oltre che da iniquità e difesa dei privilegi, sembrano segnate da improvvisazione e disperazione....

Ma le scelte del governo in questi mesi sono state altre: salvaguardare patrimoni e ricchezze, colpire gli enti locali, le pensioni e i redditi, distribuire qualche una tantum assistenzialistica a un sistema economico ormai decotto e azzerare la spesa sociale....

Naturalmente servirebbe un governo autorevole che, invece di farsi prendere in giro in Europa, fosse capace di battersi per un cambio di politica: mettere il bilancio europeo a garanzia del debirto sovrano dei paesi in difficoltà, introdurre gli eurobond, darsi una comune politica economica e fiscale europea. Si tratterebbe di capovolgere il paradigma della politica restrittiva e depressiva che è stata seguita in Europa in questi mesi con un piano di politica di investimenti pubblici e di stimolo a una domanda di beni capaci di alimentare le produzioni di un nuovo modello di sviluppo ( energia pulita, mobilità sostenibile, beni comuni, ecc). Ma per praticare questa via bisognerebbe fare il contropelo ai mercati finanziari, (invece di lisciarglielo il pelo) mettendo regole e vincoli che ne ostacolino l’attività speculativa; servirebbe favorire un programma di investimenti sociali e un ruolo attivo dell’intervento pubblico, invece di insistere sul mantra delle privatizzazioni, andrebbe alimentata una politica dei redditi capace di ridurre le diseguaglianze. In sostanza si tratterebbe di rimettere al centro le politiche pubbliche contro l’deologia neoliberista del mercato...


Quanto a me, io non sono né un economista né un politico, ma avrei un mio piccolo programma di governo.

Penso che istituirei tre ministeri, cancellandone parecchi altri.

Il Ministero dell' Inventario, il Ministero della Manutenzione e il Ministero della Valorizzazione.

Il primo dovrebbe inventariare tutti i beni del paese (naturali, artistici, culturali nonché ogni struttura di cui i cittadini sono utenti; scuole, ospedali, strade, caserme, ecc) e analizzarne lo stato, le condizioni e le necessità.

Il secondo dovrebbe provvedere ad una Sola Grande Opera: la loro manutenzione ordinaria e straordinaria. Ce n'è di lavoro da fare e da dare! (Basti pensare al nostro territorio o alle nostre scuole da mettere a norma, ma sono solo due esempi, le mille cose da fare ogni cittadino le sperimenta quotidianamente.)

Il terzo dovrebbe studiare tutte le forme possibili di valorizzazione dei beni del nostro paese che non sono da dismettere ma da proteggere, rendere produttivi e, molti, da convertire a nuove funzioni. Funzioni sociali.

Il ministro dell' Inventario lo vorrei pignolo, meticoloso, magari anche un po' ossessivo...

Quello della Valorizzazione dovrebbe avere immaginazione e lungimiranza.

E quello della Manutenzione grande senso pratico.

Ognuno di voi, sono certa, ha il suo personale Programma Minimo di Governo. Mi piacerebbe conoscerli.

giovedì 20 ottobre 2011

pietà

È strano come si capovolgano i sentimenti. Aver così tanto odiato Gheddafi, tutto di lui, ed averne desiderata la cattura e anche la fine, sì. Ed ora provare questa pietà per l'uomo riverso faccia al cielo. Eppure lui non conosceva pietà.

martedì 18 ottobre 2011

Andrea Zanzotto 1921-2011


Apocolocintosi
-


Sì, zuccone, zucca mi dico

di una pasta molle e scondita

zucca che ogni più piccolo buco e striscia del cervello

ha assimilato pelle a pelle

Ma se giungessi ad una soddisfatta

zucchificazione,

davvero così burlone

e pacifico giocherellone

e bambinetto cicciotto come una zucca:

le ho viste trotterellare le piante di zucca sui prati

trotterellare lustre e a testa alta per di qua e per di là

emanazioni e trasformazioni di dèi fanciulli:

di cosa dunque, dovrei lamentarrni?

Come una zucca finalmente essere

largo darsi, in mangiare e dire;

in zucca e basta, contadina e gentile,

trasformarmi, morire... e in germogli partire...




domenica 16 ottobre 2011

Qualche immagine del mattino dopo.

Abito tra la Merulana e la Labicana, dal mio terrazzo a est vedo le statue della Basilica di San Giovanni e a ovest il Colosseo. Ieri, posizione scomoda ma strategica e in clima di guerra non è inappropriato parlare di strategia.
Esco molto presto, giro per il quartiere.
Persone con macchine fotografiche e telefonini raccolgono immagini. Molto silenzio. Passi cauti, sguardi incerti. Giornalisti con le cineprese; due di loro vorrebbero intervistarmi. Carabinieri e poliziotti che scattano foto. Di fronte alla casa dei miei genitori quattro macchine completamente distrutte. La banca tra via Merulana e via Labicana mostra le vetrine infrante, lo sportello del bancomat bruciato. Lungo via Merulana cassonetti bruciati, i resti arsi dell'impalcatura per i lavori del vecchio ufficio di igiene. Persiste la puzza di bruciato. A terra sanpietrini, bastoni, spranghe di ferro, uno scarponcino nero, perso nella corsa. Tante bottiglie infrante e vuote. Birra, ma anche whisky e rum. Scritte sui muri. Una stella a cinque punte. Scritte in inglese, fuck austerity, revolutiòn, con il corretto accento sulla o; una scritta in caratteri greci.
Ma un altro orgoglioso proclama: "So de Roma" e, sotto, la data in numeri romani.
Un altro scrive: "Pianta grane, non piantare tende."
"Non finisce qui" un altro ancora.
Un uomo di colore in clergyman mi cammina a fianco per un tratto e osserva con me. Poi dice: "Dovrebbero andare dove si decide davvero." " Assaltare il lusso è un diritto" gli fa eco una scritta sul muro alle spalle di San Clemente.
Quello che vedo intorno a me, nella mia passeggiata mattutina, si chiama rovine.
Le rovine sono materiali e morali. E si sono imposte. Sui giornali, nelle televisioni, alla radio, nei nostri occhi, nelle nostre parole. Saranno riusciti a esautorare le ragioni di chi ha ragione?
Le rovine morali dureranno più delle rovine materiali?
Solo i manifestanti pacifici, le centinaia di migliaia di manifestanti pacifici, non hanno lasciato tracce nel quartiere, penso. Ma voglio disperatamente sperare che saranno proprio loro a lasciare una traccia nella storia.


lunedì 3 ottobre 2011

pensiero

Non è che il mio sguardo non veda più il mondo. Però non lo trattiene che sporadicamente.

venerdì 23 settembre 2011

ancora

Invece a Piazza di San Silvestro in un laboratorio di orologeria vendono orologi marca Bunga-bunga Time. E sul depliant di presentazione c'è scritto: "Il marchio Bunga-bunga Time è depositato."
All'artigiano che conosco da anni ho chiesto: Si vendono? Laconicamente ma con uno sguardo più che eloquente mi ha risposto: "Si vendono."

mercoledì 21 settembre 2011

dove viviamo?

In via Merulana sulla vetrina di un centro fotocopie ho visto la pubblicità di un villaggio vacanze che si chiama così: BUNGA-BUNGA BUNGALOW.

lunedì 19 settembre 2011

pensiero

È passato un anno. È passato un anno?

Per gli altri è passato un anno. Gli altri tornano a seguire il campionato. Gioiscono o si rammaricano per la propria squadra. Altri ancora riprendono a seguire i dibattiti politici in televisione. Questo loro "ritorno a casa" mi fa sentire senza casa.
I fili che mi legavano agli altri diventano sempre più sottili. Il cono d'ombra in cui sono precipitata si allarga sempre di più. Mi dimenticano? No, ma siamo diventati asincroni. Viviamo in due tempi diversi.
L'intero mondo ed io siamo asincroni.

martedì 23 agosto 2011

poeti

Quando all'improvviso, del tutto inaspettatamente, mi vengono alla mente alcuni versi che si accompagnano al mio sentimento o violentemente lo contestano, io capisco meglio e più profondamente il valore senza uguali dell'esistenza dei poeti. Essi conoscono ognuno di noi e non lo ammaestrano, no, questo non gli interessa; lo capiscono e lo chiariscono a se stesso, lo precedono e lo seguono passo passo, lo accompagnano e lo contengono.
Lo consolano? Domanda senza senso per me. Una poesia non mi consola: mi sta vicina, mi sta dentro, trova la via per la più profonda e sincera parte di me stessa.

mercoledì 10 agosto 2011

dieci agosto

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla...
Giovanni Pascoli

martedì 2 agosto 2011

sul pianto: tra scienza ed esperienza

Questa è la voce di Wikipedia sul pianto.

Per pianto si intende comunemente l'atto di produrre e rilasciare lacrime in risposta ad un'emozione, sia essa negativa (dolore), che positiva (gioia).

Queste due componenti, lacrimazione ed emozione, possono anche non essere compresenti. Nei neonati, per esempio, data l'immaturità del dotto lacrimale, si può verificare un pianto senza lacrime. Altre situazioni, invece, determinano spremitura della ghiandola lacrimale in assenza di un'emozione correlata, come l'inalazione di odori pungenti (cipolla) o l'innervazione della ghiandola lacrimale da parte di neuroni secretagoghi diretti primitivamente alle ghiandole salivari (definita "pianto del coccodrillo").
Infine, il cosiddetto "piangere dal ridere" descrive una situazione dove non è tanto l'emozione gioiosa a determinare lacrimazione, quanto il complesso delle attivazioni muscolari determinato dal riso.

Il piangere è stato definito come "un complesso fenomeno secretomotore caratterizzato dall'effusione di lacrime da parte dell'apparato lacrimale, senza alcuna irritazione per le strutture oculari",[1] in cui un collegamento neuronale tra la ghiandola lacrimale e le aree del cervello è coinvolto in un'emozione dapprima controllata. Si ritiene che nessun altro essere vivente oltre l'uomo possa produrre lacrime come risposta ai diversi stati emozionali,[2] benché ciò non sia del tutto corretto per diversi scienziati.[3]

Le lacrime prodotte durante pianti emozionali presentano una composizione chimica diversa dagli altri tipi di lacrime: contengono infatti un quantitativo significativamente più alto di ormoni prolattina, ormoni adrenocorticotropo, leu-enkefalina[4] (un oppioide endogeno e potente anestetico), potassio e manganese.[2]

Stando ad uno studio su oltre 300 individui adulti, in media gli uomini piangono una volta ogni mese, mentre le donne piangono almeno cinque volte al mese,[2] specialmente prima e durante il ciclo mestruale, quando il pianto può incrementare anche di cinque volte, spesso senza evidenti ragioni (come depressione o tristezza).[5] In molte culture è più socialmente accettabile per donne e bambini piangere che per gli uomini.[2]

Funzione

Sulla funzione ed origine delle lacrime emozionali non si è ancora trovata una risposta definitiva: le diverse teorie proposte spaziano dalle ipotesi più semplici, come una risposta al dolore provato, a quelle più complesse, compresa la comunicazione non verbale atta a "farsi comprendere" dagli altri.[6]

Per Ippocrate e la medicina medievale, l'origine delle lacrime era da attribuirsi allo stato umorale del corpo, mentre il pianto era percepito come una purificazione del cervello dagli eccessi umorali.[7] William James interpreta le emozioni come riflessi a priori del pensiero razionale, argomentando che lo stato fisiologico, come è lo stress, sia una precondizione necessaria per raggiungere la piena conoscenza delle emozioni come l'ira.

William H. Frey II, biochimico all'Università del Minnesota, ha dichiarato che le persone si sentono "meglio" dopo aver pianto, a causa dell'eliminazione di ormoni associati allo stress, e più specificamente degli ormoni adrenocorticotropo.[8] Questo, unito all'incremento delle secrezioni delle mucose mentre si piange, potrebbe condurre alla teoria che il pianto sia un meccanismo sviluppato nell'uomo per disporre di questo "ormone antistress" come valvola di sfogo quando il livello di stress accumulato è troppo elevato.

Recenti teorie psicologiche evidenziano la relazione tra il pianto e la percezione della debolezza.[9] Da questa prospettiva, la marcata esperienza di debolezza può spiegare in generale perché la gente piange.

E io? Che cosa posso dire io del pianto?

C’è chi non piange, ma piange dentro, senza singhiozzi o lacrime.

Anche questo è un pianto. Forse negazione, forse difesa, forse rimozione, forse solo temperamento e forza.

In ogni caso il pianto non può essere la prova richiesta per attribuire il titolo di vero addolorato a chi scioglie il suo corpo in lacrime mai sazie e negarlo invece a chi è ammutolito e secco dentro la sua disperazione; non è e non può essere una linea di confine tra un dolore e l’altro, uno forte e l’altro medio, uno cocente e l’altro blando; perché ci sono circostanze della nostra vita in cui non esiste un dolore e l’altro. Esiste il non dolore o il dolore e la sua voce suona sempre allo stesso modo, con le lacrime o senza le lacrime. Lo so, lo vedo nel mio gruppo, so di poterlo affermare.

Ma oggi è del pianto sciolto che voglio parlare, di questa risorgente fonte di disperazione che vive nel nostro corpo e che ci colma senza mai svuotarsi.

C’è un pianto che si vorrebbe controllare, trattenere, vietarsi. E trattenerlo fa male, controllarlo stanca e può divenire intollerabile. Non piangere consuma e brucia le energie di chi è colmo di dolore e vuole, ha bisogno, di farlo uscire da sé, di guardarlo fuori di sé, di toccarlo quasi, nel fazzoletto appallottolato stretto tra la mani. Ha bisogno di intriderne il proprio corpo, sperando quasi di vederlo sciogliere, di sentirlo assottigliarsi, svuotarsi, scomparire infine.

Infatti nel ritorno e ritorno del pianto, senza mai saziarsene, nel suo risorgere con tenacia infinita che non tiene conto del passare del tempo, c’è forse il segno di un desiderio non sempre consapevole, né confessato o confessabile, di vedere l’esaurimento del proprio corpo, un tentativo occulto di bruciarlo nelle lacrime, di affogarcelo, di spegnercelo.

Il pianto può divenire dolce, lo so. Ma quanti secoli ci vogliono?

L’affacciarsi del pianto, se qualcuno minimamente sfiora con il dolente la sorgente della sua disperazione, si chiama “commovibilità”. Gli psichiatri la testano, facendo domande al loro paziente. Se la commovibilità è scarsa si compiacciono, altrimenti scuotono la testa: “siamo ancora in pieno lutto” dicono al loro paziente.

Circa la durata del lutto esiste, sembra, una casistica. Si misura in anni. Tot anni per un padre, tot per una madre (sembra che siano di più). Tot per un coniuge e tra perdere un marito o una moglie sembra esserci differenza. Le donne indugiano nel lutto. Gli uomini sono più scattanti. Per un figlio il tempo non si misura. La casistica dice N.P. non pervenuto. Non pervenibile.

Ci sono numerose letture sulla perdita, sul lutto, sul pianto. Di valore diverso.

Se ne occupano ciarlatani, famosi analisti freudiani e junghiani, semplici testimoni, narratori, psicologi, santoni. Alcuni di questi libri possono servire sul piano della conoscenza, aprono qualche fessura di maggiore comprensione ma non asciugano nemmeno una lacrima.

Questo è quello che io so del pianto.

martedì 26 luglio 2011

camminando

Esistono tattiche ma non esiste strategia. Quella proposta è inaccettabile.

Ho spesso pensieri fulminei, lame che mi attraversano e rendono chiaro il mio groviglio. Probabilmente sono banalità, ma emergono come voci di verità mute fino a quel momento.
Forse le banalità una volta sono state illuminazioni, scoperte.
Un giorno, qualcuno che arriva in ritardo, le riscopre. O le capisce sulla propria pelle.

venerdì 15 luglio 2011

silenzio e silenzio

Un giorno vi parlerò del gruppo di "auto-mutuo aiuto per il lutto" che frequento da quasi un anno.
È stato appena sospeso per il sopraggiungere dell'estate e i miei fratelli e le mie sorelle nel lutto già mi mancano.
Ma di noi, uniti nel dolore, non vi parlerò oggi. Oggi vi parlerò solo del nostro silenzio. Paradosso, si potrebbe dire, voler parlare del silenzio, ma le mie parole non risuonano, sono solo scorse dagli occhi di chi vuole farlo.
Il silenzio si posa talvolta sul nostro gruppo. Dura e poi dura e poi dura ancora. Nessuno sembra volerlo interrompere, forse saperlo interrompere. All'inizio io percepisco dentro di me un'ansia violenta. È quasi un riflesso immediato, come se io, io in prima persona, fossi chiamata da subito a riempire quel vuoto, come se io, io sola, fossi investita dalla responsabilità di interrompere quel silenzio. Non per me ma per tutti noi. Che cosa facciamo durante quel silenzio? Teniamo gli occhi bassi, ci guardiamo di sfuggita; siamo forse vergognosi? Ci sentiamo forse indiscreti, come se ci spiassimo? Eppure sappiamo così tanto ognuno della vita degli altri! Quale segreto proteggiamo con quel silenzio? Nessuno, io credo. Quel silenzio non contiene nessun mistero, è solo riposo. E piano piano l'ansia si assottiglia e poi si dissolve e smette di farmi pensare a me come "io" e torno a pensare come "noi". E il silenzio non è più un risucchio da arrestare ma una grande tenda sotto la quale stiamo raccolti e vicini.
Conosco tanti silenzi. Alcuni intollerabili. Ma oggi volevo parlarvi solo di questo: del silenzio in cui i nostri cuori tormentati trovano la carezza lieve della vicinanza senza parole.

domenica 10 luglio 2011

dove?

Ciao, Cristiana, non ti trovo più e te lo scrivo qui perché da te non riesco a commentare
dove sei migrata?
Oggi ho trovato lo stimolo di venire a trovare gli amici, (sono arrivata alla C); speriamo di trovarli tutti, marina

fare finta

Ho spesso "fatto finta" nella mia vita, nascondendo parti cospicue di me e del mio modo di essere. Sentivo che qualche cosa di me mi rendeva scandalosa. Forse odiosa.
Alcune, ma non tutte, le mie finte solo mio marito le conosceva. È questa la complicità.
Non ho più nessun complice. Compio i miei delitti verso l'umanità tutta sola.


martedì 5 luglio 2011

esperienza

Il tempo è fulmineo, rapido d' una maniera irreale; ma è contemporaneamente immobile, fermo là, esattamente là. E, ancora contemporaneamente, torna su se stesso, è circolare...

Confidare nel tempo, dicono. Io ho sempre confidato nel tempo. Sempre. Ma non voglio confidare nel tempo che dura.

sabato 2 luglio 2011

lutto e tipi umani/due

C'è chi abbassa lo sguardo e prosegue per la sua strada. Sì, può essere qualcuno che non riesce a confrontarsi con il tuo dolore, leggertelo negli occhi e dover prendere atto della sua esistenza nella nostra vita e quindi, un giorno, forse, nella sua; ma può essere qualcuno che il dolore lo rispetta fino in fondo e, se non lo ha conosciuto, sa però immaginarlo. E intuisce che il dolore altrui può non amare lo svelamento e ha invece bisogno, per non dilagare in crolli drammatici, della discrezione dell'altro.

Entrambi passano e li vedo passare con sollievo.

sabato 11 giugno 2011

una amica

Cara Mariateresa, se avessi tre televisioni ti ringrazierei a reti unificate. Ma ho solo questo minimo spazio pubblico e ti ringrazio da qui. Tu sai per quante cose diverse ti va il mio grazie. Il tuo affetto per primo e tutto quello che ne discende.
Qui parlerò solo del suggerimento che mi hai dato un giorno. "Apri una casa-vacanze"- hai detto.
E mi hai seguita, preceduta, incoraggiata, sostenuta, aiutata in ogni modo e continui, senza stancarti mai, a farlo. È stato per me di grande aiuto dovermi occupare di questa iniziativa, nonostante le incertezze, i timori, le ansie, i dubbi, le difficoltà. Ora la casa-vacanze esiste e ha cominciato a lavorare! Non so se andrà avanti bene o no, ma mi è servita ad occupare la mia mente smarrita, a fissarla su qualche cosa che non fosse il mio doloroso pensiero fisso. Grazie a te, Mariateresa. Per un anno almeno sperimenterò questa attività. Se poi non dovesse funzionare, mi arrenderò.
E adesso la casa-vacanze posso presentarla ai miei amici di blog.
Si chiama "Tenera è la notte" e ha un sito. Fatto da Mariateresa, naturalmente. Ma che cosa non ha fatto per aiutarmi? Ha messo a mia disposizione la sua intelligenza brillante, il suo acume, la sua splendida conoscenza dell'inglese, la sua perizia internettiana. La sua capacità di risolvere problemi, di smascherare l'irrazionalità delle mie ansie. Di lei mia figlia ed io riusciamo solo a dire: Che donna!
Secondo Mariateresa il mio grazie è del tutto superfluo, un po' assurdo, come se tutti fossero capaci di tanta e costante generosità. È un genio, Mariateresa, ma è anche un po' scema!
E adesso chiedo il vostro di aiuto. Mandatemi i vostri amici, fatemi pubblicità. Sono affittacamere, ormai!



giovedì 9 giugno 2011

lutto e tipi umani/uno

Ci sono gli ipocriti curiosi. Mi guardano eccitati, pronti ad approfittare del più piccolo cenno di attenzione per precipitarsi su di me e farmi domande. E già si leccano le labbra ingordi del più piccolo particolare. Quale malattia? Quale morte? Come fu? Come accadde? Hanno pronte le condoglianze commosse, e ripassano le espressioni più ad effetto a loro disposizione. Ne hanno tutto un repertorio e non vedono l'ora di entrare in scena e recitare la loro parte di compassionevoli. Ormai li riconosco a distanza. Li precede un odore acido-dolciastro che niente può mascherare e che mi mette sull'avviso. Pronta, metto su la più arcigna delle mie espressioni. Avete presente lo storico "facite a faccia feroce"? Io faccio la faccia feroce, così feroce che la loro compassione pelosa gli resta nel gozzo.
Esiste questo tipo umano. Morbosamente attratto dalla sofferenza altrui, gente che si eccita nell'osservazione minuziosa dei drammi degli altri. Il barista che negli anni non aveva mai risposto al mio buongiorno se non con un bofonchìo, limitandosi a sbattermi davanti la tazzina del caffè, ha messo su un'espressione di profonda pietà, manco fosse un amico d'infanzia e teso il capo verso di me, mi ha detto: "Ho saputo, eh. Ma come è successo?"

Questo tipo umano, che ho imparato ad evitare accuratamente, ha però tutta la mia gratitudine. Mi riempie di una così profonda, incandescente rabbia unita allo sprezzo, che il dolore arretra nei momenti dell'incontro. Balsamo potente, l'ira. E io gliene rendo grazie mentre li sorpasso con appena un cenno del capo.



lunedì 6 giugno 2011

Caro Guglielmo

Caro Guglielmo, vorrei tentare di dare una risposta alla tua domanda, per nulla banale, e che sembrerebbe inoppugnabile. "Perché ciò che ci sta vicino dovrebbe ferirci per la sua bellezza?"

Ti dirò il mio pensiero.
I motivi per cui la bellezza può ferirci possono essere tanti. Sono sicura di non poter riuscire ad immaginarli tutti.
La bellezza del mondo può ferirci quando qualcuno che amiamo non c'è più e non può più goderne. Allora un papavero squillante, la distesa placida del mare, nubi rosee al tramonto o qualsiasi altra piccola o grande meraviglia della natura, può farci molto male. È nemica, è crudele.
Possiamo sentirci feriti dalla bellezza quando amiamo qualcuno che, chiuso in un ospedale, intravede appena uno spicchio di cielo, e spesso neanche quello. O quando amiamo qualcuno che non ha il dono della vista o lo ha perduto, e tutta la bellezza del mondo gli è preclusa.
Oppure giace in uno stato che non è vita e non ancora morte e fuori della sua stanza la bellezza del mondo fiorisce crudelmente.
La bellezza può ferirci nei nostri viaggi in paesi lontani quando si accompagna alla più spaventosa miseria, a corpi abbandonati senza forze sulla strada, consumati dalla fame, dalla malattia. Allora la bellezza del mondo (ad esempio le acque viola e arancio del Gange al tramonto), che pure non cessa di vibrare, li offende e ci offende e col nostro insopprimibile palpito di commozione, a nostra volta offendiamo quella umanità diseredata.
Di alcune di queste ferite della bellezza ho fatto e faccio esperienza. Altre le immagino.

Ma poi tu parli dei ricordi. Sono belli per sempre, tu dici. Te lo contesto. I ricordi belli possono non essere belli affatto. La loro bellezza può essere sfregiata dal dolore e possono diventare molto crudeli. E noi possiamo, ma inutilmente, desiderare di sfuggirli. La bellezza dei bei ricordi può diventare orribile e la riconquista di un loro volto più benigno è un cammino che può durare anni. Mi chiedo qualche volta se mai lo ritroveremo.

Scusami per questo intervento sulle tue parole. Credo di averne inteso anche il senso amichevole e te ne ringrazio.
marina


sabato 4 giugno 2011

esercizi nel dolore

Non conoscevo il poeta Claudio Damiani.
È una scoperta recente. In questo periodo rileggo spesso alcune sue poesie.
Le leggo in cerca di un lieve conforto. Qualche volta, brevemente lo trovo.



I
Dal mondo inorganico
a quello organico, alla vita
non c'è un vero salto
ma una linea continua,
anche se non proprio nitida.
Ma gli atomi, non sono forse vivi?
Non si riproducono, questo è vero,
ma si trasformano, liberando energia,
sono energia, condensata in materia
che si organizza perché ha un pensiero solo:
giungere alla vita per riportare l'ordine
o qualcosa che è stato perduto, riconquistarlo,
una missione che ci sfugge, eppure lo sentiamo,
sentiamo che andiamo, anche nelle continue cadute,
verso un bene lontano sempre più vicino.

II
Dal mio piccolo punto di vista vedo l'universo. Un rettangolino.
Il mio terrazzo. È la notte di maggio calda
e frasca, una brezza mite spira
che mi rinfresca della giornata afosa.
L'universo non credo sia diverso
dal nostro mondo: dopo tanto pensare,
tanto meditare sono convinto non solo
che quel che sta sulla terra sta un po' dovunque nel cielo
ma anche che quello che sta nel cielo
sta un po' qua e là sulla terra.
Allora io dico: non ci immaginiamo cose tanto strane
ma guardiamo quello che ci sta vicino,
lasciamoci ferire dalla sua bellezza
e nella sua sapienza riposiamo il cuore.


Questa la dedico al mio amico Sileno

Qualcuno potrebbe dire: ma che stai dicendo?
I monti fanno una vita dura,
non si parlano mai, sono scorbutici,
si trattano male, trattano tutti male,
sono duri come la pietra, non capiscono niente.
E invece io dico: sei tu che non capisci niente!
I monti sono molto gentili, vedono più cose di noi,
hanno un udito finissimo, sono amanti del silenzio,
sanno stare al loro posto, rimanendo fermi
anche nel pericolo,
sono sempre puliti, senza bisogno di lavarsi,
e si circondano di un profumo
che noi non sentiamo.

giovedì 26 maggio 2011

compleanno

Cara Francesca, figlia mia, è venuto e passato il giorno del tuo compleanno, ma dentro di noi è stato impossibile festeggiarlo in qualche modo. Ma voglio dirti la gioia mia e di tuo padre nel giorno in cui sei venuta al mondo, la nostra commozione, la nostra meraviglia per quel piccolo essere perfetto e delicato. E i dubbi sulla nostra capacità di accudirlo e proteggerlo sempre. Ci chiedevamo: ne saremo capaci? Sapremo essere genitori? E quante volte negli anni abbiamo ricordato quel giorno tra di noi, quante volte ce lo siamo raccontato! Quest'anno non potremo farlo, non potrò farlo, quest'anno sono sola a ricordare quel giorno.
Non posso farti l'unico regalo che vorresti, ma posso dirti quale grande dono della vita tuo padre abbia sempre considerata la tua nascita e come quel giorno abbia segnato per lui l'inizio di un grande amore, il suo amore per te.
Vorrei potertelo restituire, ma posso solo darti il mio e stringerti a me, figlia mia.

domenica 22 maggio 2011

grazie

Care amiche e cari amici, mi voglio scusare con voi. So che non volete scuse perché la vostra comprensione è grande, ma voglio farlo perché anche la mia gratitudine verso di voi è grande.
Non ho mai risposto ai vostri messaggi eppure ognuno di loro è stato per me motivo di commozione e di riconoscenza. Voglio perciò ringraziarvi qui uno per uno e spero che non mi sia sfuggito nessuno. Ma so che mi scuserà.
Vi abbraccio tutti.

Anonimo, Artemisia, Alchemilla, Angela-Arnica Montana, Amatamari, Anna, Antonio, Annamaria

Biba, Barbara, Bruno, Baluginando

Cecilia, Calamar, Cristiana

Dona, Daniele, Dolores, Desaparesida

Enzo, Erica, Enrico, Emanuela, Erasmo

Francesca, Franca, Annamaria-Farfalla Leggera

Giorgio, Giulia, Giovanni, Guglielmo, Graziana, Giacynta, Rosanna-Gagarin, Gianfranco, Guccia, Guisito, Gaspare

Ica, Jaquelin, Julo, Jonuzza

Lucida Follia, Loris, Luigi, Lucia, Lupo 42, Simona-Lodolite, Letizia, Lupo Selvatico, Lucignolo,

M.Cristina, Marilde, Monticiano, Maria A., Maurizio, Manuela, Marco, Mimmo

Ornella

Paola Dei Gatti, Pol, Laura- Papavero Di Campo

Queen B

Roberto, Romina, Rosso Vermiglio

Saretta Degli Alberi, Ermanno-Sileno, Simoff, Saint Just, Sauvage, Sogni e Bisogni

Tez, Tentare Nuoce

Upupa, Alessandro- Uno Di Cinque

Vera, Veneris

Willyco, Wm-Blog Di Out

Zefirina


Vorrei ricominciare a leggere i vostri blog. Piano piano lo farò.

giovedì 19 maggio 2011

così


Nel suo libro ha scritto: "Fin dai primi albori il cammino della vita è anche la via dell'eterno morire."

mercoledì 18 maggio 2011

domenica 17 aprile 2011

pensiero

Qualche volta la realtà è così inaccettabile, così non assimilabile dalla nostra coscienza, che semplicemente la ignoriamo. Non è purtroppo la classica rimozione, balsamo che cancella totalmente, alla radice, la esistenza stessa della realtà che ci ferirebbe a morte, che non potremmo svelare a noi stessi se non soccombendo ad essa. E, quando di rimozione si tratta, letteralmente non sappiamo. E il dolore non ci investe.
Invece qualche volta il dolore, fondo, cupo, pesante, ci pervade; è collocato da qualche parte dentro di noi; una parte del nostro corpo e del nostro spirito ne è colma e appesantita. Ma non sappiamo perché. Fingiamo di non saperne il perché, da dove venga, chi o che cosa ce lo procuri. Soffriamo, ma teniamo lontano dalla nostra coscienza perché soffriamo. Siamo dolore ma la sua radice, per qualche minuto, per qualche ora, per una mezza giornata, ci resta ignota. Viviamo come se...


(Che cosa significa aver scritto qui queste frasi? Che nell'effusione del dolore, su carte private bagnate di lacrime, effusione disorganica, sgrammaticata, inconscia, comincia ad affacciarsi qualche momento di racconto del dolore, di riflessione sul dolore?
Tanto che sono in grado di avere cura della punteggiatura e di segnare in corsivo delle parole?
Così sembra. Ma che cosa significa davvero?)

sabato 16 aprile 2011

lutto

Non esiste una matematica del dolore:
È impossibile contare le lacrime.
Non si può pesare la mancanza.

mercoledì 23 marzo 2011

grazie

Da molti mesi il mio carissimo amico Sileno mi nutre affettuosamente di poesie. Per ognuna di loro lo ringrazio dal profondo del mio cuore. Qui pubblico l'ultima arrivata.
Grazie, amico mio.

di Vivian Lamarque: Il signore andato via.

Era un signore andato via.
A lei qui rimasta tantissimo mancava.
La traccia da lui lasciata segnava ovunque
intorno a lei l'aria.
Come un quadro spostato per sempre segna la parete.

sabato 1 gennaio 2011

cari tutti

Care amiche e cari amici, vi ringrazio tanto tanto per il vostro affetto.
Da qualche tempo cerco confusamente dentro di me uno scopo nuovo per il mio blog, qualcosa che non mi allontani da Ugo ma che mi avvicini di più a lui. Non lo so neanche io. Aspetto che maturi dentro di me la risposta al mio bisogno di fare qualche cosa per lui.
vi abbraccio con affetto e gratitudine marina