Alcune, ma non tutte, le mie finte solo mio marito le conosceva. È questa la complicità.
Non ho più nessun complice. Compio i miei delitti verso l'umanità tutta sola.
Prima di addormentarmi penso che di giornate come questa è fatta la vita. Punti che alla fine, se abbiamo avuto fortuna, sono congiunti da una linea. Ma penso anche che possono disgregarsi in un accumulo insensato di tempo passato, e che solo un costante, fermo sforzo dà senso alle piccole unità di tempo in cui viviamo... Christa Wolf
Spesso "dobbiamo" far finta...ciò che siamo però ci rende unici...possiamo essere complici di noi stessi e sperimentare una situazione che sembra assurda ma non lo è...un abbraccio
RispondiEliminaLa complicità col proprio caro è un comportamento bellissimo.
RispondiEliminaUn caro saluto,
aldo.
Se di "delitto" si puo' parlare (e non credo) semmai lo compi verso te stessa, no?
RispondiEliminaè proprio quello che manca con il mio di marito. faccio finta anche con lui :-(
RispondiEliminaJonuzza
Si fa troppo spesso "finta". Non sono molte le persone con cui puoi condividere te stessa e perderle è veramente come perdere una parte di te
RispondiEliminaUn abbraccio
Giulia
Delitti contro l'umanità? ma dai!
RispondiEliminaTuttal'più saranno momenti di sbornia di libertà e, come tali, legittimi, fisiologici ed obbligatori, da soli come in compagnia.
Ciao, bella
Tez
Per errore ho cancellato il commento di teresa, cui chiedo scusa. Eccolp
RispondiEliminaE, comunque, tornando sull'argomento, anch'io mi sento un eccesso, un fastidioso eccesso, fin da bambina. Però vado riflettendo sempre più sull'inutilità di celarsi, di apparire più "innocui" di quanto realmente siamo, (uso il concetto di innocuità per intendere quella omologazione tacita, esibita ma necessariamente falsa, con la quale tentiamo di stare nel mondo più in armonia- apparente- con gli altri).
Sai, Marina, più passa il tempo più credo che questa strategia sia inutile e che il suo principale e più nocivo risultato sia di far credere a chi non ci comprende/accetta che la sua "interpretazione" di noi sia quella giusta, attribuendoci aspetti deteriori ma consoni alla sua visione del mondo. Ne vale la pena? No, no davvero: il nostro tentativo di adattamento altro non è che una rassicurazione per gli altri, per quelli che non sanno leggere: perché rassicurare gli altri tarpando le proprie ali? E' un'impresa faticosa, amara e sempre in perdita: per quelli là tu non sarai mai veramente "giusta e sana". Hai diritto al tuo spazio nel mondo, per come sei, e se a molti non piace...vaffa...
E' un discorso che vado facendo sempre più a me stessa questo: te lo regalo come un abbraccio e un incoraggiamento, sperando d'essere letta nella giusta frequenza...ma tu sei un'ottima captatrice di onde radio, giusto?
Delitto e castigo?
RispondiEliminaGiorgio
Ciao!
RispondiEliminaPenso che il "far finta" sia tale solo per chi non ci conosce realmente.
Non a caso, con tuo marito (come scrivi) esiste una bella ed aggiungerei "solida" complicità.
Il punto è che spesso, per citare un verso di Dylan, non possiamo rimanere nudi davanti ad occhi che non capiscono.
Esiste quindi l'esigenza di difendere il nostro io più vero, più profondo, quello che non sempre abbiamo voglia d'esporre a tanta, troppa superficialità e volgarità.
Anche perchè il più delle volte si rischia d'essere feriti... spesso senza validi motivi. E non abbiamo un io di scorta!
Ri-ciao.