Ho ricevuto un commento al mio ultimo post in cui parlavo del mio modo di usare Facebook e Twitter secondo i miei bisogno e scrivevo : "In questo senso uso anche le persone con cui interloquisco; ma ognuno di loro usa me per funzioni che lui solo conosce, quindi..."
Un' Anonima Amica ha commentato così:
Scrivo di getto e non freno la rabbia. Non contro di te, Marina, ovviamente, anzi ti abbraccio con affetto.
Quella frase ha fatto crollare la diga ed ecco la valanga: io non ne posso più di essere usata! Mi usano tutti: per i loro scopi, per il loro tornaconto, per i loro fini, per il loro diletto, per i loro sentimenti! Certo, regalo a tutti il beneficio della buona fede, ma l'uso è costante e brucia. Almeno me! Non voglio usare e non voglio essere usata: vagheggio relazioni buone, generose, affettuose. Sogno premure, attenzioni, simpatia. Mi manca l'empatia, l'occuparsi di me, il pensare a come farmi piacere. Tutto è un uso e un utilizzo, quando e come si vuole, denominatore permanente di giornate che corrono e scavalcano la persona, distruggendola.
Non rileggo, anche se so di non essere stata chiara... Mi scuso e mi affido all'interpretazione benevola di chi vorrà dipanare questa complicata matassa.
Questo è quello che mi sento di rispondere:
Essere usati, già. Capisco la tua rabbia, Anonima Amica. In questo momento ne ho anche io: proprio ieri sono stata usata come testa di ariete e per di più da una persona cara.
Ma mi chiedo: chi di noi non lo fa? chi è davvero kantiano? Chi riesce a considerare sempre l'altro come fine e non come mezzo? Siamo tutti antikantiani, tutti; magari senza rendercene conto, ma lo siamo. Un bisogno, forse urgente, una debolezza, un desiderio, una paura e la spinta a raggiungere il nostro fine: qualcuno è davanti a noi ed ecco che quel qualcuno lo useremo per il soddisfacimento del nostro bisogno, per quello che chiamerò genericamente "sollievo".
Lasciamo da parte i cinici, gli strumentalizzatori di professione, gli inveterati opportunisti. Se ci imbattiamo in costoro non c'è che la rabbia e lo sconforto. Ma se abbiamo di fronte un qualunque essere umano, che ci sia un utilizzo è inevitabile. Talvolta è reciproco, talvolta a senso unico, ahi ahi...Ma se è sempre a senso unico è anche una nostra responsabilità; spesso ci lasciamo usare, per nostri problemi personali. Ad esempio, se si fa leva sulla mia facilità a sentirmi in colpa per qualsiasi cosa, chiunque può usarmi. Rappresento, in questo senso, una grande tentazione. Sono un boccone facile e irresistibile.
Non credo poi che si tratti di non voler usare e farsi usare, quanto di essere capaci di non usare e di non farsi usare. Èd è difficile, molto.
E chi di noi non vagheggia relazioni buone, generose, affettuose? Forse sono un'ottimista o una ingenua ma penso che ognuno di noi ne abbia alcune come queste: relazioni soddisfacenti in cui ci si migliora a vicenda proprio perché ci si tratta con generosità, per puro affetto, senza aspettarsi niente dall'altro. Io ne ho. Certo, rispetto al numero delle altre, sono poche, ma ho imparato a farmele bastare, a non aspettarmi le premure, le attenzioni, la simpatia invece del disinteresse, anzi del proprio personale interesse: pratico o psicologico che sia. Spesso mi basterebbe il rispetto, senza premure, di me e delle mie caratteristiche, debolezze e fragilità comprese. Chi di noi non vorrebbe l'empatia, l'occuparsi di noi, il pensare come farci piacere? Scusami, ma queste richieste o aspettative, secondo me possiamo averle solo rispetto ad alcune persone, non come regola nei rapporti. Il mondo non è come noi lo vorremmo, perché noi umani non siamo così; cerchiamo tutti il soddisfacimento dei nostri bisogni e ci rivolgiamo qui e là e annaspiamo attaccandoci ad ogni àncora possibile. Nel far questo ci usiamo sì, reciprocamente. Oppure tu usi A, io uso B, B usa te con vari e diversi intrecci. È brutto? Lo è, ma prima che brutto è inevitabile, almeno secondo me. E, scusami ancora, sta a noi non farci distruggere. Forse la mia accettazione, rispetto alla tua ribellione è il segno di una differenza di età (io non conosco la tua) o forse dipende da un tuo atteggiamento più idealistico, o più ingenuo, o più pretenzioso; o forse più generoso, moralmente migliore. Non lo so, ma giunta a questo momento della mia vita, scelgo solo relazioni in cui non mi sento usata. Essere usati fa male, ti capisco benissimo. Aggiungo che succede anche che qualcuno sia generoso, affettuoso, abbia attenzioni, e nel contempo ci stia usando: per qualche ragione in noi trova il soddisfacimento di suoi bisogni. Conosco persone di straordinaria generosità, volontarie in un campo difficilissimo, quasi impossibile, che si fanno carico del dolore altrui; loro stessi, se richiesti: come fate? rispondono che anche nella loro generosità c'è il soddisfacimento di un loro egoistico bisogno. Noi che veniamo soccorsi ci serviamo di loro e loro si servono di noi. Sono loro stessi a dirlo. E non mi meraviglia. Dal loro usarci esce del bene per noi. Ma la regola generale è che più spesso, quando ci usano, esce del male.
Sono cinica? Io credo di essere solo realista, ma questo non posso giudicarlo io.
Però, per non finire nell'amarezza, io credo anche che ognuno di noi possa un pochino migliorarsi, che possiamo fare degli sforzi, ottenere piccoli risultati. Sono quindi una realista ottimista? Non lo so.
Spero di averti risposto senza sbagliare nell'interpretare il tuo pensiero, Anonima Amica.
Voglio spingere la mia sincerità proprio al suo limite. Nel rispondere a te, rispondo anche ad un'altra persona cui avevo bisogno di dire queste cose. Non credi che, in questo senso, e paradossalmente, anche io ti abbia usata? Eppure non volevo, ho solo approfittato dell'occasione: ho approfittato anche di te? Spero di non aver perso il tuo affetto, marina
P.S. Non riesco a rendere omogenea la dimensione dei caratteri, scusate