Meriggiare pallido e assorto
Eugenio Montale : Ossi di seppia
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
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Non vorrei essere invadente, ma ste cavolo di vacanze quanto durano? Non ti sembra giunta l'ora di farla finita con questi meriggi pallidi ed assorti e di tornare a battere sui tasti?
RispondiEliminaAno la poesia in genere ed apprezzo molto anche Montale...
RispondiEliminaUna delle mie preferite di Monatale.
RispondiEliminaFelicità
Rino, recitando.
Il mio "argomento" dell'esame di stato...lo ricordo come se fosse ieri!:)
RispondiEliminaBuona serata!