lunedì 16 dicembre 2013

DEP & DAP LEXICON /11

Capitolo sei

A quel tempo Qualcuno fece ricorso a Gorgia

Quando Q. ebbe preso atto di non poter fare assegnamento su alcuna inoppugnabile dimostrazione scientifica dell’esistenza della sua malattia e che d’altra parte la sua lingua era insufficiente a descriverne la natura - e che gli altri l’avrebbero lasciata nel suo locale insonorizzato e nel suo silenzio coatto senza riconoscerle la dignità di persona sofferente —non le restò che parlare con sé, dentro di sé e, nel vuoto oscuro in cui dimorava, cercò a tentoni il modo per rendersi esprimibile almeno a se stessa.
                  Arricchì così il suo personalissimo, libero lessico, improbabile e bizzarro ma fantasioso come sapeva essere fantasioso il suo male, e con esso decifrò per se stessa l’originalità e la ricchezza dei fenomeni che sperimentava quotidianamente.
                Di fronte alla necessità di orientarsi nell’intrico psico-fisico di una "Depressa con Disturbi da Attacchi di Panico" —la Dep & Dap— Q. istintivamente si volse alla retorica. Pensò cioè che la gorgiana "arte della parola" avesse al suo arco tutte le frecce occorrenti per centrare il bersaglio costituito da quel nodo di non-essere ed essere-troppo di cui a quel tempo era costituita.
             Ignorò del tutto la cattiva fama che la parola retorica si porta dietro, essenzialmente quella di essere menzognera, preferendo fidarsi di Baudelaire, per il quale le regole della retorica sono "réclamées  par l'organisation même de l'être spirituel". Proprio quello che tentò di fare: usare delle regole della retorica per ri-conoscere e organizzare il suo essere spirituale.
            Trovò subito una perfetta definizione per il suo presente: la sua vita era un anacoluto. L’anacoluto è quel costrutto retorico per cui il periodo è privo di coerenza e coesione tra le sue varie parti. È vero che molti scrittori lo hanno usato e lo usano ottenendone efficaci effetti artistici –come con tutte le figure retoriche in cui Q. si riconobbe- ma non siamo tutti artisti. E la sua vita era ben lungi dall'essere un'opera d'arte.
          Quanto a lei e al suo essere spirituale la regolarità sintattica ne era stata rotta. Il dopo veniva prima del prima e il conseguente anticipava il susseguente. La notte né precedeva né seguiva il giorno ma lo macchiava a mo' di pelle di leopardo. I morti erano presenti e i vivi sbiadivano. Il vuoto non conteneva ma era contenuto. Il mondo non esisteva eppure faceva male. Le cause non producevano effetti se non estranei alla loro natura e le domande trovavano eco solo in altre domande ma contraddittorie. La struttura profonda dell'esistenza — desideri, pulsioni, affetti, istinti— si era rovesciata: la morte era presente nella vita ma non la raggiungeva mai; era presente in un io che non era più presente. Lei veniva appellata ma non aveva più nome. Nutriva un corpo che non riconosceva come suo. Il linguaggio altrui era un enigma accecante e il suo un pane sfarinato.
                      Da questo anacoluto discendeva tutto il resto: le iperboli delle sue
sensazioni; le aporie cui approdavano i suoi interrogativi: duplici risposte inconfutabili ma opposte tra di loro; gli ossimori quotidiani generati dai suoi sensi; il fuori contesto in cui quotidianamente viveva, persino la fatìca della funzione fàtica. Il paradosso di una viva che si sentiva morta, compagno dell’ antitesi mattutina, quando si avegliava e doveva constatare che non era morta ma non viveva; le antifrasi cui ricorreva nei piccoli scambi quotidiani quando alla classica odiosa domanda: come va? Rispondeva il suo –bene, grazie; la sinestesia linguistica con cui esprimeva quella sensoriale-percettiva che l’affliggeva. E soprattutto lei, la metafora, con cui non solo si raccontava il mondo ma direttamente lo vedeva.
                  Q. era insomma diventata un dizionario di retorica e stilistica con cui, nel tentativo di dare ordine al discorso inintellegibile in cui era immersa, passò a nominare tutto ciò che era troppo inesplicabile per essere nominato con il linguaggio comune.
Fu così che a quel tempo Qualcuno fece ricorso a Gorgia. 
(continua/10)

Nota: Casi tipici in cui emerge in primo piano la funzione fàtica sono frasi come: stammi a sentire,attenzione, pregocapito? ecc.
La sinestesia è una figura retorica che prevede l'accostamento di due termini appartenenti a due piani sensoriali diversi.[1]

3 commenti:

  1. Una follia ragionata, o una ragioinata follia?
    Cristiana

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  2. Approfitterò di questo periodo per ri- leggere tutto. Auguri Marina

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  3. ciao Enzo, dedica il tuo tempo libero a migliori letture :-)
    auguri anche a te e grazie, marina

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