Così trascrivo, riporto vecchie osservazioni in cui ancora resiste qualche cosa di me.
Maggio 2009
Qualche volta mi capita di aver quasi più paura del cammino già fatto che di quello ancora da fare. Come se tutta quella fatica ce l’avessi ancora nei muscoli e un acido lattico amaro me li facesse dolere.
Come se
guardassi dall’alto di una cengia la parete rocciosa sulla quale mi sono
arrampicata e me ne venisse una
vertigine di sgomento.
Invece,
davanti a me: un breve cammino, per quanto disagevole, breve. E non mi fa
spavento. Talvolta, più che talvolta, mi dà sollievo.
Il cammino già fatto è rimasto solo nei ricordi e ti ha forgiato per quello che sei oggi e ti disegna il tuo futuro, allora bisogna guardare avanti.
RispondiEliminaUn forte abbraccio
PS: Una vera rottura dimostrare di non essere un robot
Stanno succedendo cose strane ai commenti. Quello di CRISTIANA è scomparso. Lo riporto qui
RispondiEliminaMarina, ho imparato da tempo che a nulla serve guardarsi indietro,specialmente con rimpianto o nostalgia. Ho imparato che bisogna saper ritrovare oggi e anche domani gli attimi fuggiti.
Cristiana
Sembra il resoconto di film sui fenomeni paranormali.
RispondiEliminaComunque se pubblichi degli inediti io me li leggo golosamente.
Sulle capacità "vertiginose" del già fatto mi trovi d'accordo, ma E' GIA' FATTO! E' dietro non lo puoi cambiare, è anche il nostro patrimonio. Tu nella bisaccia porti tesori veri. Ciao