Un vagabondo canta e ruvidi
marinai ascoltano a un fanale.
Sulla strada appassiscono i gerani
bucati dai fari delle macchine,
autotreni scuotono l’asfalto,
i pioppi coprono fra lo stridio dei freni
l’agonia di un gatto sfracellato.
“A Senarica, amica di Venezia…”
fuochi verdi aprono la gola
ai cani sulle aie del monte
screziato da barbagli sereni all’orizzonte.
Il vecchio intona con pena un canto triste
e i fiori tremano, cadono,
muoiono nella polvere.
Roberto Roversi 1924-2012
Mi sto chiedendo il perchè della scelta proprio di questa poesia, così disperatamente cupa.
RispondiEliminaMa i poeti sono aria che passa frusciando e a molti la corrente d'aria infastidisce.
Ho deciso di pubblicare quel testo che tu conosci: ho deciso di lasciarlo in rete così com'è, senza nessuna specificazione. Non ne ho trovato nessuna ma se non lo pubblicavo adesso non lo avrei fatto mai più. Sei la prima che contatto. Con affetto
Enzo
Di Roberto amo "Mi fermo un momento a guardare"...Abbraccio cara
RispondiEliminaQuoto Farfalla leggera ma anche questa non e male.
RispondiEliminaUn abbraccio
Maurizio