domenica 4 giugno 2017
L'help botanico ha avuto risposta!
Grazie all'Anonima/Anonimo che mi ha detto il nome della pianta misteriosa che tanti ricordi preziosi suscita in me!
Mi dispiace che il suo prezioso commento fosse finito tra gli spam cosicché l'ho visto solo oggi, dopo tanto tempo.
Eccola qui la INULA VISCOSA che tanto mi ha fatto penare. https://it.wikipedia.org/wiki/Inula_viscosa
venerdì 13 gennaio 2017
ma non è una recensione
Da molto tempo non scrivo. Stanchezza. Solitudine che sta bene sola.
Varie ed eventuali.
Ma la poesia è sempre stata un medicamento per me e oggi mi
spinge a scrivere qui.
Aspettavo da tanto l'ultimo lavoro poetico di Claudio Damiani, poeta che io scoprii nel settembre del 2010, e la cui poesia diventò un rifugio
particolarmente consonante con il mio modo di sentire.
Diventò anche consolazione, benché io sappia che non sta bene dirlo e che molti critici superciliosi
mi farebbero notare che non è questo lo scopo della poesia. Non me ne importa.
Di Claudio Damiani vi ho già parlato.
Quest'ultima opera si chiama Cieli celesti e se dovessi dire, in
breve semplicità, che libro è, direi che è un'offerta. È
l'universo intero che il poeta ci offre, e ci dà il passo per percorrerne i segni—piccoli, grandi, minimi—e ci offre il suo sguardo per guardarlo insieme a lui. Lui
cammina, noi camminamo con lui. Lui guarda, noi guardiamo con lui. Lui
s'interroga, noi c'interroghiamo con lui. Lui si risponde–con molti forse–noi assaggiamo
le sue risposte.
C'è il finito e l'infinito in questa poesia e una religiosità senza definizione e senza i
confini di una religione.
La religiosità del
mistero, quella di Einstein, anch'essa poetica a suo modo.
Non so dire molto, né
so dire bene.
Ma a quelli di voi che amano la poesia e anche a quelli che
credono di non amarla, sento il bisogno di dire: leggete queste poesie, perché dentro ci sono le stelle e i
sassi, gli asteroidi, le pecore, la tramontana, e un letto, e il biancospino e
una biciclettina. E niente è "poeticizzato", ma tutto è semplice e
piano. Non ci siano equivoci, piano non vuol dire superficie, piano vuol dire
profondità.
E ho un altro consiglio per voi.
Scegliete una di queste poesie, imparatela a memoria e un
giorno, su una strada—non
importa se un viottolo di campagna, il marciapiede di una città o lungo il mare—ripetetevela, regolate il vostro passo
sul suo ritmo-è il ritmo di un camminatore, infatti- e lasciate che vi
accompagni e vi faccia bene.
PS non so più scrivere, mi spiace aver fatto torto al poeta.
Speriamo mi perdoni.
Claudio Damiani- Cieli celesti
Fazio editore-2016
(anche in e-book)
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