Fu solo dopo mesi di piccoli
esperimenti -quasi provocazioni che Q. lanciava alla sua malattia- mesi fatti
di giorni di sollievo discontinui ma attestanti un arretramento del male
oscuro, che Q., quasi di forza, scaraventò se stessa verso la più audace, ma
anche la più desiderata prova: recarsi sull’isola di Ponza, per lei
semplicemente l’isola. Ma prima di raggiungerla un intero planisfero di zone a rischio si stendeva di
fronte a Q. Prima la bocca ingorda del GRA che segnalava il suo
personale hic sunt leones, quindi cinquanta chilometri cinquanta tra lei e il
porto di Anzio.
Cinquanta
chilometri di palpitazioni, di sudore freddo, di occhi sbarrati e voce soffocata.
Cinquanta chilometri nel soffoco determinato
dallo sportello chiuso dell’auto del coniuge che nel suo procedere tra le altre
auto non poteva essere precipitosamente abbandonata da Q. in caso di allarme se
non gettandosi tra e forse sotto gli altri veicoli.
E tutto intorno lo spalancato, tutto
quello spazio i cui edifici - fabbrichette, case coloniche, officine- Q. neanche vedeva.
Sapeva solo che oltre le villette a schiera, oltre i capannoni, si aprivano campi vuoti, un mondo senza
confini, estraneo e minaccioso, in cui le sue membra avrebbero potuto
disgregarsi.
Quando Q. arrivò ad Anzio era stremata. Fu necessaria una lunga sosta e 1 mg. di benzodiazepine per imbarcarsi sull’aliscafo Anzio-Ponza e affrontare i
settantacinque minuti della traversata. Il tavor fedele assolse il suo compito ma
non è escluso che in quell’occasione un farmaco più potente agisse dentro Q.:
il desiderio di veder infine stagliarsi contro il blu sterminato del cielo il
profilo dell’isola, così noto e così amato e di sbarcare nel piccolo porto
rosa, sul molo su cui aveva pensato di non poter mai più posar piede; tornare
infine nella sua isola.
Q. sbarcò senza sapere che nella sua isola la machina scaenica avrebbe allestito per lei il suo più sontuoso
spettacolo, superando se stessa: una splendida festa barocca, un bellissimo attacco di panico a ciel sereno.
Ma questo lo racconterò nella prossima puntata. (Continua-17)
Ma questo lo racconterò nella prossima puntata. (Continua-17)
Marina cara, racconti così bene momenti che conosco, sembra che tu stia scrivendo di me e per questo ogni tuo scritto mi coinvolge profondamente.
RispondiEliminaVissuti comuni, percorsi simili, reazioni identiche ed ora c'è anche l'isola. per me la Corsica ed ogni volta che riuscivo a ritornarci le lacrime mi rigavano il volto davanti a tanta bellezza, a tanto sole e al mare che mi veniva incontro col suo profumo .
A presto
Cara Adele, ti ringrazio molto per le tue parole.Delle volte ci si incontra sul piano delle esperienze altre su quello della sensibilità. Tra di noi c'è forse un incontro doppio bello anche per me
RispondiEliminaun abbraccio, marina