È molto probabile che sia l'abitudine a condurmi sulla sola via che io conosca, come accade agli animali addomesticati-ma che noi chiamiamo domestici per non dover avere memoria del loro tempo selvaggio- i cani, i gatti, gli asini, i cavalli anche, divenuti ormai abitudinarî, e che tornano, se smarriti o fuggiti in cerca di un antico sapore di liberà, tornano, sui passi che abbiamo loro indicati e poi impressi, tornano nelle nostre case, alle fattorie, alle stalle, su vie e sentieri che una volta appresi sembrano divenuti per loro i soli percorribili. Così io compio i miei esercizi quotidiani, la mia sola via percorribile, essendo ormai trascorso (davvero? e per quanto?) il tempo in cui, divenuta a tutto indifferente, avevo sottratto il mio essere anche all'antica disciplina.
In tutta la mia vita, dacché ho memoria di me, ho sempre fatto i miei esercizi.
Compivo esercizio dopo esercizio, per apprendere la forza, il coraggio, la dirittura, in breve: per creare un migliore me. Quanti fallimenti, quante sconfitte e che miserevoli risultati; Resisi subito evidenti e persino di abbagliante evidenza. E chissà quanti, ancora a me ignoti, ben celati nel fondo della parte più opaca della mia coscienza! In ogni caso in un tal numero sono stati e sono, da dover riconoscere che il mio miglior me non è mai venuto alla luce. Ma lo sforzo di migliorarmi non cessava mai e gli esercizi si ripetevano e si ripetevano... la sconfitta non appannava né la sete di cambiamento, né la fede in esso. Soprattutto non mi spogliava di energia, di entusiasmo, di slancio; e la vita la concepivo come una palestra, un campo di addestramento, di scoperta e di battaglia, in cui misurarmi -e la misura l'avrei decisa io, l'asticella di volta in volta la fissavo io. Un po' più in alto, un po' più su. Quante cadute, quanta vergogna. Ma il frequente precipitare sull'ostacolo lasciava intatta la mia voglia di battermi. Un altro esercizio e ripartivo, traendo la forza dal mio scontento, dalla delusione che ispiravo a me stessa.
Ho percorso la mia vita così. Non credo che tutto questo affannarsi -che gli esercizi- fossero nobile cosa, poiché nascevano a ben guardare dal desiderio di essere amata, di guadagnarmi l'amore per merito di guerra, secondo un'equazione bugiarda: divenire kalè kai agazè avrebbe significato amore. Infatti allora credevo che l'amore fosse guadagnabile e non un dono senza spiegazione alcuna.
Quella strada ripida, quella pista ad ostacoli-la via degli esercizi quotidiani- la percorro ancora oggi. È la mia sola modalità, l'animale che io sono non conosce altra via. A testa bassa, un passo dietro l'altro, sotto un peso che non mi lascia mai, faccio i miei esercizi quotidiani. Non aspiro più a diventare kalè kai agazè, ho accettato da tempo la verità vera: sono quello che sono e se quello che sono non mi piace -e non mi piace- anche questo va accettato. (Intollerabile resta però la sensazione di ingannare altri-generosi o ingenui- circa la mia vera natura. Questo determina equivoci in cui spesso offendo gesti di fiducia e stima verso di me. Verrà un giorno in cui forse capiranno che mi allontano perché temo che scoprano la mia natura scadente?
Dunque compio ogni giorno i miei esercizi. Li ho ripresi, dopo un periodo in cui sono stata semplicemente indifferente a tutto e a tutti e sapermi specialmente egocentrica ed egoista non mi turbava affatto, perché vivevo dentro una me che non riusciva a separare la sua stessa individualità dal suo dolore.
Ha scritto Christa Wolf
Dunque compio ogni giorno i miei esercizi. Li ho ripresi, dopo un periodo in cui sono stata semplicemente indifferente a tutto e a tutti e sapermi specialmente egocentrica ed egoista non mi turbava affatto, perché vivevo dentro una me che non riusciva a separare la sua stessa individualità dal suo dolore.
Ha scritto Christa Wolf
"Voglio
tenere a mente che c’è un livello di debolezza oltre il quale non si
può prendere su di sé neanche un milligrammo di preoccupazione o di pietà per
gente tanto lontana, figuriamoci per chi ci è vicino.”
E Aldous Huxley
"A
volte gli sembrava che una paralisi interiore s’impadronisse di lui, ottundendogli prograssivamente
l’anima."
Loro dicono come io non avrei mai saputo il mio stato d'animo. Ma torniamo ai miei esercizi.
Ne compio dunque ogni giorno. La misura la dettano le mie poche forze, l'asticella è bassa, il campo di addestramento circoscritto, limitato ai pochi compiti della quotidianeità. Non mi aspetto né desidero riconoscimento o apprezzamento alcuno, né amore o comprensione, empatia o solidarietà - faccio solo il mio dovere -. È solo che voglio avvicinarmi ai saluti nel modo più onesto e veritiero possibile, portarmi dietro solo gli errori che non posso più correggere, che non posso più riparare e i fardelli di cui ormai la mia coscienza non potrebbe più disfarsi. Fardelli antichi ed altri più recenti. Non voglio aggiungerne di nuovi, ecco.
Punto alla riduzione del danno.
Loro dicono come io non avrei mai saputo il mio stato d'animo. Ma torniamo ai miei esercizi.
Ne compio dunque ogni giorno. La misura la dettano le mie poche forze, l'asticella è bassa, il campo di addestramento circoscritto, limitato ai pochi compiti della quotidianeità. Non mi aspetto né desidero riconoscimento o apprezzamento alcuno, né amore o comprensione, empatia o solidarietà - faccio solo il mio dovere -. È solo che voglio avvicinarmi ai saluti nel modo più onesto e veritiero possibile, portarmi dietro solo gli errori che non posso più correggere, che non posso più riparare e i fardelli di cui ormai la mia coscienza non potrebbe più disfarsi. Fardelli antichi ed altri più recenti. Non voglio aggiungerne di nuovi, ecco.
Punto alla riduzione del danno.