venerdì 19 settembre 2014

Che cosa ho imparato/che cosa sto imparando/leggere

Riprendo a scrivere senza nessun ordine cronologico della mia esperienza di apprendimento sul lutto.

I libri sono sempre stati per me -oltre a una delle mie più grandi passioni- una delle vie attraverso cui ho tentato di conoscere il mondo, la vita, me stessa.
Per questo, quando sono stata in grado di farlo, mi sono rivolta ai libri che parlano della mia esperienza di perdita. È stata una ricerca di aiuto, che ancora continua. L'ho cercato e lo cerco in quei libri che narrano un'esperienza diretta, lettere, diari, in quelli che la trasformano in letteratura (ma partono tutti da una esperienza, più o meno mascherata e trasformata). L'ho cercato negli studi teorici, nei saggi, nelle ricerche di coloro che hanno studiato il lutto, che ne hanno fatto oggetto della loro analisi e della loro riflessione.
L'ho cercato nella poesia. La poesia, ancora oggi, tocca il mio animo, lo penetra, lo commuove, talvolta lo solleva o lo consola. La poesia è quella che mi arriva più vicina.

Ho conosciuto personalmente molte persone in cui è nato questo stesso bisogno, questa sete di comprensione e risonanza con altri che hanno vissuto o vivono la stessa esperienza -non solo nell'incontro viso a viso, dolore con dolore- ma anche in quell'incontro a distanza che è la lettura.

Ho scoperto questo: che si vuole imparare il più possibile su questo evento che sconvolge la vita e spesso la devasta, lo si vuole indagare. Ognuno si rivolge alle letture più congeniali, più vicine alla propria sensibilità (ma ha fame anche di quelle più lontane) o a quelle che sono più alla sua portata; è certo comunque che ci si passano titoli, nomi di autori, di testi. E quelli che non leggono direttamente perché leggere non fa parte delle loro abitudini, dei loro interessi, del loro costume o della loro cultura, ascoltano sempre gli altri, quelli che parlano delle proprie letture e ne riferiscono gli effetti, gli esiti, i barlumi di efficacia. E io li ho visti e li vedo, quasi sospesi, in attesa di una frase, un concetto, anche solo una parola, che renda comprensibile, che dia senso a quello che stanno vivendo.

Chi legge diventa così un tramite, e anche questo fa parte della condivisione, il più prezioso degli aiuti.
Niente infatti può sostituire l'incontro con quelli che io chiamo i fratelli e le sorelle nel dolore.

Delle mie letture e di quello che mi hanno dato e mi danno scriverò, senza ordine, senza un programma.
Il lutto non consente programmi.