martedì 7 gennaio 2020

il Tempo e il metodo Aciman


Sto tentando di fare mio il "metodo Aciman", come lo chiamo tra me e me, perché ho scoperto che, sia pure fugacemente, può aiutare a vivere il nostro presente, la nostra quotidianità, un po' più felicemente. (Fatta naturalmente la tara delle varie infelicità delle nostre vite).

Nel "metodo Aciman" il presente viene come soppresso e questo contraddice tantissime voci che ci sollecitano a viverlo come unica forma del tempo che realmente ci appartenga. Il passato non esiste più, il futuro non esiste ancora, è quindi perfettamente logico affermare che tutto quello che ci resta sia il presente. 
E infatti.

Circa il futuro, dal "carpe diem" di Orazio al "di doman non v'è certezza" di Lorenzo il Magnifico, una lunga tradizione ammonisce a non tenerlo in alcun conto. Virgilio, se dobbiamo dare credito alla Appendice virgiliana, addirittura insolentisce coloro che del futuro si curano: Pereant qui crastina curant. Vada in malora chi si cura del domani.

Quanto al passato, accanto alle voci che si appellano al ricordo e alla memoria non poche altre consigliano di opporre una cesura netta tra presente e passato e di chiudere quest'ultimo in un cassetto buttandone la chiave. "Il passato non è". Dante Gabriel Rossetti. 
(Tenete conto che D.G.Rossetti è colui che ha scritto di sé: "Il mio nome è Sarebbe potuto essere. Mi chiamo anche Non più, troppo tardi." )

Rispetto al tempo André Aciman in Città d'ombra- Guanda editore
consiglia un'originale, anzi rivoluzionaria operazione.
Andare alla ricerca della felicità, o di scampoli di felicità, tentando di vivere il presente come fosse già passato. Riassaporandolo, rotolandoselo sulla lingua come un esperto sommelier farebbe con il vino. Degustandolo sotto forma di ricordo, spostandosi nel futuro per sperimentare il presente come un momento del passato. È allora che per Aciman il presente diventa felice: quando diventa passato. 

Non è un'operazione facile. Ci si impegna in una parallasse mnemonica. 
[vedi Treccani: Parallasse s.f. dal gr parallaxis, mutamento, deviazione; derivato da parallasso, cambiare, spostare = Spostamento angolare apparente di un oggetto, quando viene osservato da due punti di vista diversi].

Si cambia il punto di osservazione e l'osservato muta. L'osservato è il nostro presente. A questo dobbiamo guardare, dice Aciman, avendone come una memoria anticipata. Ed ecco che, contrariamente a tutte le voci che riducono la nostra vita al presente, questo, "stretto tra il ricordo e la memoria anticipata, non esiste". Questo giorno, questo momento, in un rapido cambio di scena lo proietto sullo schermo del passato; su quello schermo lo guardo e ne colgo aspetti, significati e qualità che altrimenti non riconoscerei. 
Non è come dirsi "ma sì, in fondo non sto troppo male, non è poi una brutta giornata"; queste sono autoconsolazioni che Aciman non tollererebbe. Un po' gaglioffe, un po' ingenue. No, è un autentico scavo archeologico che porta alla superficie della coscienza qualcosa di cui forse diverremmo consapevoli solo dopo dieci, venti, anche cinquant'anni. E di questo momento, di questo giorno potremmo solo provare rimpianto. Della sua possibile felicità ci accorgeremmo sì allora, ma con amarezza.
Perché, ci ammonisce Aciman: "Ciò che conta e che non muore mai è il ricordo della vita immaginata che avevamo sperato di vivere".

Infatti dei molti torti che possiamo fare a noi stessi -e ve lo dice una che di torti a se stessa ne ha fatti molti- ce n'è uno imperdonabile: non accorgersi di essere felici mentre lo si è. 
Il metodo Aciman può essere di aiuto per sottrarci a questa terribile condanna.

Se poi occuparvi del Tempo, passato, presente o futuro che sia, non è pratica che vi interessi, invece che ad Aciman potete rivolgervi a Dagerman. Potreste  trovare liberatoria la sua radicalità (rammentando però che si tolse la vita a 31 anni).
"Posso riconoscere che il mare e il vento non potranno che sopravvivermi, e che l'eternità non si cura di me. Ma chi mi chiede di curarmi dell'eternità? La mia vita è breve solo se la colloco sul patibolo del calcolo del tempo...il tempo è una falsa misura per la vita. Stig Dagermann


 Dante Gabriel Rossetti 1828-1882
 Andre Aciman

 Stig Dagerman 1923-1954










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6 commenti:

  1. Quanto tempo è trascorso Marina? Mi leggeresti ancora?

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  2. Interessante, Marina. Se ho capito bene (perché mi sono un po' persa nel ragionamento). :-)
    Un abbraccio!

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  3. Magari si potesse non tener conto del passato...

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  4. Non c'e niente di più anonimo che colui che ha le carte in regola con la polizia.

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  5. Vedi, a volte si torna al passato con tenerezza e nostalgia...
    Un abbraccio.

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  6. Cara Marina, un inaspettato caro saluto che mi scalda il cuore. A te, al tuo blog, al passato ed al presente. Da parecchi anni non scrivevo più nulla e ora, non so bene perchè, ho scritto qualcosa.
    E sono venuto a vedere, con grande emozione, il tuo blog. E mentre andavo a rileggere post di molti anni fa, ritrovando tutta la bellezza della tua scrittura e dei sentimenti che sapeva esprimere, mi sono imbattuto nel post di venerdì 1° febbraio 2008 dal titolo "politica e psicologia". Ho avuto un tuffo al cuore. Perchè fu proprio un giorno che, cercando qualcuno che si occupasse di psicologia e politica a Modena, il signor Google mi diede il link del tuo post. E quando feci click sulla tastiera, mi si aprì il mondo dei blog, che io non sapevo che esistesse. E da lì la storia di tanti post scritti, di tante persone conosciute, ecc. ecc.
    Allora il tempo forse è fatto di questo, di tanti piccoli click che aprono nuove possibilità e sta solo a noi essere sulla lunghezza d'onda giusta per sentirle e coltivarle.
    Marina, ti auguro di cuore di ottenere tutto ciò che desideri.

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