martedì 6 novembre 2012

il treno di Artemisia

Sto rileggendo Joseph Roth -no, non per la civetteria del rileggere, ma per un uso più sobrio ed economico sia del tempo che del danaro. E avendo una cospicua biblioteca posso scegliere ed anche contare sulla varietà. (Anche Luciano Comida, il nostro Idefix, ci raccontò di aver preso una decisione analoga. Poi ci lasciò e io lo ricordo con rimpianto. Ma ho scoperto che sua moglie Tatjana ancora tiene vivo il blog).

Rileggendo si fanno tante e inaspettate scoperte. Anche su noi stessi. E se vecchie letture possono oggi deluderci si scoprono in compenso tesori passati quasi inosservati.
È pur vero che qualunque parola scritta è là, scritta per sempre, mentre il nostro sentire si modifica continuamente e dunque cambia continuamente l'eco con cui quella parola scritta può risuonare dentro di noi.
Ma torniamo a Joseph Roth, letto nei primi anni '80. Non avrei detto che la sua opera, così localizzata temporalmente, così specifica di un tempo e anzi di un'epoca, potesse oggi essermi a tratti così vicina. Sottovalutazione, certo. O, più probabilmente, incomprensione e temporanea ma sciocca dimenticanza del fatto che lo sguardo di un grande scrittore iperscruta noi esseri umani nel sempre.

Oggi di nuovo mi sono imbattuta in un' osservazione che Joseph Roth mette in bocca ad un suo personaggio e che mi riguarda. E forse non solo me.

Essa suona così:

".....ci sono le crisi, i momenti culminanti e le cosiddette peripezie, ma noi stessi non ne sappiamo niente, e non riusciamo a distinguere un momento culminante da uno senza importanza.... il riconoscere e il distinguere ci sono negati."
Joseph Roth : Confessione di un assassino.


Questa semplice verità mi ossessiona da qualche  anno. La nostra incapacità di riconoscere i momenti,  le ore, le giornate, anche le settimane che nella nostra vita saranno - e già pongono il seme per essere- decisive. I momenti culminanti, appunto.
Non distinguiamo, non percepiamo, incapaci di discernere, tra i giorni-giorni- la materia un po' indistinta di cui è fatta gran parte della nostra vita- e le giornate, quelle che della nostra vita stanno già segnando la direzione, e persino l'esito che essa avrà quando molto tempo l'avrà consumata; incapaci di distinguere nella massa informe - terra e roccia un po' inerte- che costituisce la nostra vita i sassi compatti dal pietrisco sdrucciolevole, le lastre destinate a frantumarsi dai blocchi persistenti.
Andiamo di fretta, viviamo in modo distratto, se non sconsiderato, come se la vita fosse ovvia. E ovvia non è.

Un'amica blogger -che sono contenta di aver incontrato due volte di persona- mi ha detto qualcosa ormai scolpita nella mia testa e che mi ha aiutata rispetto ad un mio doloroso sentimento.
Viviamo su un treno, ha detto, e fuori del finestrino tutto corre. 
Forse la citazione non è proprio letterale, ma il concetto sì, è proprio questo.
Sicché (uso questa congiunzione in omaggio alla sua fiorentinità) sicché ogni tanto me lo ripeto.
Non possiamo vivere prestando continuamente attenzione al nostro vivere- ricordandoci in ogni momento che un momento dopo potremmo non esserci, o qualcun altro potrebbe non esserci.
L'idea di vivere ogni giorno come se fosse il nostro ultimo giorno o l'ultimo giorno di chi amiamo -seducente e nobile anche- non è realizzabile. Cozza anche con la nostra biologia.
E poi siamo su un treno e il treno va e se anche teniamo gli occhi incollati al finestrino, fuori tutto si muove troppo in fretta, tutto è troppo confuso, tutto corre e in direzione opposta, mentre ancora ci sforziamo di vedere è già alle nostre spalle...

E così grazie a Artemisia e grazie a Joseph

11 commenti:

  1. Mi sono bloccato a riflettere e pensare quanto è veloce il treno della vita.
    In questo post finalmente riconosco Marina.
    Ciao

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  2. Essere su un treno significa essere su un mezzo che non guidi tu, che non puoi fermare quando vuoi, che non puoi far deviare in base alle tue necessità. Questo non mi piace dell'immagine che usi, preferisco la bicicletta...
    Per il resto, bentornata davvero, mi sei mancata molto e leggere la tua anima che scrive della vita a 360 gradi,di tutte le sue sfumature mi dà vita.
    Grazie, maestra di sfumature.

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  3. Alla fine, semplicemente, io penso che viviamo come possiamo.:-)

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  4. Vedo con grande piacere che i social network non ti impediscono di essere la grande blogger che ho conosciuto.
    Devo dirti con franchezza che io sono contento di non saper riconoscere alcunchè dei momenti decisivi della mia vita: diventerei un criminale lucido se capissi ( uscendo fuori da me e osservandomi vivere)che quella parola o quel gesto produrranno esattamente quella reazione anche a grande distanza di tempo. Se avessi capito per esempio che la decisione di smettere di fumare 9 anni fa mi ha regalato 2 0 3 mesi di vita adesso o che quel coito di 23 anni fa mi sarebbe costato in termini esistenziali tanto quanto sento sulla mia pelle in questi anni. Non puoi sapere, è giusto così: puoi riflettere seriamente, analizzare e prevedere ma ti devi fermare lì, scendere dal treno equivale a morire.
    Enzo

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    1. Ho avuto problemi a veder pubblicato il tuo commento, ma a parte questo:
      Sì c'è del vero in quello che dici, scendere dal treno equivale a morire.
      Ma mi chiedo se non avremmo vissuto con maggiore pienezza la settimana che ci annoiò a Marsia o il giorno che visitammo imbronciati Padula se per un attimo avessimo avuto l'intuizione del valore specifico di quella settimana, di quel giorno. Forse avremmo trovato dentro di noi quella scintilla, quello slancio che ci fa vivere pienamente i nostri giorni. Ma vedi, in questo periodo, tutto quello che scrivo esce da un ripensamento della mia vita; è alla luce di questo sentimento che leggo gli autori e leggo me.
      grazie, marina

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  5. Vedo con grande piacere che i social network non ti impediscono di essere la grande blogger che ho conosciuto.

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  6. Devo dirti con franchezza che io sono contento di non saper riconoscere alcunchè dei momenti decisivi della mia vita...

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  7. ...Non puoi sapere, è giusto così: puoi riflettere seriamente, analizzare e prevedere ma ti devi fermare lì, scendere dal treno equivale a morire.
    Enzo

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  8. Carissima Marina, sono onorata della citazione. Sono sincera: non mi ricordo di averla detta ma corrisponde esattamente alla mia sensazione di non riuscire ad afferrare la realtà, la mia vita e quella delle persone a cui tengo. Esse scorrono così veloci ed inesorabili che vivo con la costante sensazione di perdermi tanto, ma veramente tanto e di avere così poco tempo!
    Non ultimi mi sto perdendo tanti post di amici. Come questo su cui mi ci è cascato l'occhio di straforo tra una pratica e l'altra in ufficio.
    Non si può continuare così! Uffa!
    Grazie davvero di pensarmi e di tenermi in tanta considerazione. Ci vediamo presto. Tanto a Roma ci torno. :-)
    Un abbraccio forte forte.

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  9. C'è treno e treno, però: possiamo prendere un accelerato o una di quelle littorine che ancora si vedono transitare su qualche linea secondaria ?
    ciao Marina

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