domenica 4 novembre 2012

di Facebook, Twitter e Twittbook...

Penso che se uscisse un nuovo social network, che so, un "Twittbook", lo esplorerei. Mi iscriverei, cercherei di imparare ad usarlo e lo bazzicherei. Come sto studiando e bazzicando Facebook e Twitter. Ancora non li so usare. Ma ci provo. È una sfida tra i miei sessantanove anni e questi nuovi mezzi.
(Twitter è una sfida doppia con quella storia dei 140 caratteri).
E poi in questo periodo rappresentano per me il mezzo di comunicazione ideale. Decido io se e quando interloquire. Nessuno può snidarmi, vedermi, sollecitarmi direttamente. Se io non entro nessuno esiste più, scusate la brutalità.
Vincono i miei umori, senza che io debba scusarmene o sentirrmene in colpa. Corrispondenza ideale. Su Facebook il cazzeggio si porta molto di più, ma si trovano anche humor vero, stimoli vari, belle immagini, musica.
Twitter è più internazionale, meno provinciale, meno minestrone e meno impiegatizio anche;  e ci si fa un menu più personalizzato. Non ci si ritrova in casa l'amico dell'amica dell'amico dell'amica per poi scoprire che è totalmente deficiente o volgare o misogino. Da Twitter apprendo notizie da ogni parte del mondo, esco un po' dai confini del nostro paese, imparo espressioni, modi di dire di altre lingue. E poi è tematico. Questo mi piace molto: ritagli la parte di realtà che ti interessa e quel giorno butti a mare tutto il resto. Poi qualche giorno dopo ti rivolgi ad un altro tema e via così. Oggi solo tennis, domani solo Cuba, dopo domani solo politica, e comunque l'eventuale miscellanea  l'ho preventivamente scelta io e non devo passare attraverso le forche caudine di barzellette e sdolcinatezze varie prima di trovare un argomento che mi interessa.
Di Facebook mi piace però quella che chiamo "polemica continua". Se sono nervosa e me la voglio prendere con qualcuno ho solo l'imbarazzo della scelta.

Né Facebook né Twitter hanno niente a che fare con il mondo dei blog. Nei blog non si bara. O, almeno, così è per me. Il blog sono io, il bene e il male sono miei; l'alto e il basso sono miei. E nel blog ho affetti sinceri. Si ha il tempo di creare affetti sinceri, oltre le simpatie o le empatie momentanee.

La ragione addotta, se qualcuno me la chiedesse, di questa mia altelenante frequentazione dei social-network, consisterebbe nel mascheramento. Mi consentono la leggerezza, lo scherzo, la superficialità; momenti di  banalità che, come la vestaglia che s'infila in fretta e furia per andare ad aprire la porta, coprono il disordine, la confusione, lo smarrimento e il turbamento del mio ora.
Mi consentono anche un alleggerimento della pressione dei miei pensieri sulle mie ore.
E rappresentano insieme un esercizio di "normalità".
Quante funzioni per quei due luoghi di pseudo-comunicazione! Comunque io li uso così.
In questo senso uso anche le persone con cui interloquisco; ma ognuno di loro usa me per funzioni che lui solo conosce, quindi...

Comunque questi modi così diversi di propormi  sono anche così contraddittori che suscitano qualche domanda, probabilmente anche in chi mi conosce in più luoghi, magari anche in quelli della vita reale.
Al contraddittorio non ho mai saputo rispondere se non con la constatazione. Esiste. Ci riguarda. Ci attinge.
Forse Walt Withman lo ha constatato meglio di tutti:
"Do I contradict myself? Very well, then I contradict myself" Mi contraddico? Bene, quindi mi contraddico.
O forse meglio ancora lo dice Oscar Wild:
Datemi una maschera e vi dirò la verità.
Ancora meglio perché più ambiguo. Infatti se è vero che da dietro la maschera è possibile dire la verità (la nostra verità), è anche vero che una verità mascherata cessa di essere verità.

5 commenti:

  1. "Mi consentono la leggerezza"..verissimo!!!!!!!!!! Devo decidermi ad imparare twitter..

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  2. Sarò Enzo, mi dai la sensazione di volerti scusare, di voler spiegare a chi ti conosce da sempre sul blog perchè ha posato il tuo intelletto anche sui social network.
    Lo spieghi benissimo ( mi domando quanti siano in grado di farlo allo stesso modo) e sul bisogno di "normalità" non mi mi sento di negare niente a nessuno. Ho provato tempo fa a mettere il naso sia su FB e Twitter ma confesso di di avere una sorta di idiosincrasia nei loro confronti: non me lo so spiegare ma essa esiste e mi da la nausea.
    Dovrei probabilmente stare zitto visto che anche il blog per me è sempre stato un percorso ad ostacoli e probabilmente certe mie allergie nascono esclusivamente da miei difetti e non da deficit di questi network. Però quando scrivi " Nei blog non si bara. O, almeno, così è per me. Il blog sono io, il bene e il male sono miei; l'alto e il basso sono miei. E nel blog ho affetti sinceri. Si ha il tempo di creare affetti sinceri, oltre le simpatie o le empatie momentanee." io mi riconosco nelle tue parole e so che , almeno per ora, non so fare altrimenti...Quanti sono gli utilizzatori dei social come te? Quante terribili fesserie ( anche in 140 caratteri) si devono leggere in questi luoghi? Probabilmente la stessa quantità che attraversa l'umanità tutta achne fuori dal virtuale.
    Appena avrò tempo cercherò di venirti a leggere anche sui social. Se ci riesco. Ciao Marina

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  3. mitica! Anzi, modernissima.
    :-)
    ciao!

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  4. "In questo senso uso anche le persone con cui interloquisco; ma ognuno di loro usa me per funzioni che lui solo conosce, quindi..."
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    Scrivo di getto e non freno la rabbia. Non contro di te, Marina, ovviamente, anzi ti abbraccio con affetto.
    Quella frase ha fatto crollare la diga ed ecco la valanga: io non ne posso più di essere usata! Mi usano tutti: per i loro scopi, per il loro tornaconto, per i loro fini, per il loro diletto, per i loro sentimenti! Certo, regalo a tutti il beneficio della buona fede, ma l'uso è costante e brucia. Almeno me! Non voglio usare e non voglio essere usata: vagheggio relazioni buone, generose, affettuose. Sogno premure, attenzioni, simpatia. Mi manca l'empatia, l'occuparsi di me, il pensare a come farmi piacere. Tutto è un uso e un utilizzo, quando e come si vuole, denominatore permanente di giornate che corrono e scavalcano la persona, distruggendola.
    Non rileggo, anche se so di non essere stata chiara... Mi scuso e mi affido all'interpretazione benevola di chi vorrà dipanare questa complicata matassa.

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  5. Me ne sto lontano da FB, Twitter e compagnia bella. Non per snobbismo bensì per non rischiare di farmi fagocitare ancora preziosi brandelli di tempo.

    L'altra sera mio figlio aspirante filosofo ci ha regalato a tavola una bella invettiva contro FB.
    Secondo lui le persone rischiano di confondere la realtà vera con quella sul social network.
    Su Twitter è più possibilista perchè ammette di non conoscerlo. Il ragazzo non cessa di stupirmi.

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