sabato 11 giugno 2011

una amica

Cara Mariateresa, se avessi tre televisioni ti ringrazierei a reti unificate. Ma ho solo questo minimo spazio pubblico e ti ringrazio da qui. Tu sai per quante cose diverse ti va il mio grazie. Il tuo affetto per primo e tutto quello che ne discende.
Qui parlerò solo del suggerimento che mi hai dato un giorno. "Apri una casa-vacanze"- hai detto.
E mi hai seguita, preceduta, incoraggiata, sostenuta, aiutata in ogni modo e continui, senza stancarti mai, a farlo. È stato per me di grande aiuto dovermi occupare di questa iniziativa, nonostante le incertezze, i timori, le ansie, i dubbi, le difficoltà. Ora la casa-vacanze esiste e ha cominciato a lavorare! Non so se andrà avanti bene o no, ma mi è servita ad occupare la mia mente smarrita, a fissarla su qualche cosa che non fosse il mio doloroso pensiero fisso. Grazie a te, Mariateresa. Per un anno almeno sperimenterò questa attività. Se poi non dovesse funzionare, mi arrenderò.
E adesso la casa-vacanze posso presentarla ai miei amici di blog.
Si chiama "Tenera è la notte" e ha un sito. Fatto da Mariateresa, naturalmente. Ma che cosa non ha fatto per aiutarmi? Ha messo a mia disposizione la sua intelligenza brillante, il suo acume, la sua splendida conoscenza dell'inglese, la sua perizia internettiana. La sua capacità di risolvere problemi, di smascherare l'irrazionalità delle mie ansie. Di lei mia figlia ed io riusciamo solo a dire: Che donna!
Secondo Mariateresa il mio grazie è del tutto superfluo, un po' assurdo, come se tutti fossero capaci di tanta e costante generosità. È un genio, Mariateresa, ma è anche un po' scema!
E adesso chiedo il vostro di aiuto. Mandatemi i vostri amici, fatemi pubblicità. Sono affittacamere, ormai!



giovedì 9 giugno 2011

lutto e tipi umani/uno

Ci sono gli ipocriti curiosi. Mi guardano eccitati, pronti ad approfittare del più piccolo cenno di attenzione per precipitarsi su di me e farmi domande. E già si leccano le labbra ingordi del più piccolo particolare. Quale malattia? Quale morte? Come fu? Come accadde? Hanno pronte le condoglianze commosse, e ripassano le espressioni più ad effetto a loro disposizione. Ne hanno tutto un repertorio e non vedono l'ora di entrare in scena e recitare la loro parte di compassionevoli. Ormai li riconosco a distanza. Li precede un odore acido-dolciastro che niente può mascherare e che mi mette sull'avviso. Pronta, metto su la più arcigna delle mie espressioni. Avete presente lo storico "facite a faccia feroce"? Io faccio la faccia feroce, così feroce che la loro compassione pelosa gli resta nel gozzo.
Esiste questo tipo umano. Morbosamente attratto dalla sofferenza altrui, gente che si eccita nell'osservazione minuziosa dei drammi degli altri. Il barista che negli anni non aveva mai risposto al mio buongiorno se non con un bofonchìo, limitandosi a sbattermi davanti la tazzina del caffè, ha messo su un'espressione di profonda pietà, manco fosse un amico d'infanzia e teso il capo verso di me, mi ha detto: "Ho saputo, eh. Ma come è successo?"

Questo tipo umano, che ho imparato ad evitare accuratamente, ha però tutta la mia gratitudine. Mi riempie di una così profonda, incandescente rabbia unita allo sprezzo, che il dolore arretra nei momenti dell'incontro. Balsamo potente, l'ira. E io gliene rendo grazie mentre li sorpasso con appena un cenno del capo.



lunedì 6 giugno 2011

Caro Guglielmo

Caro Guglielmo, vorrei tentare di dare una risposta alla tua domanda, per nulla banale, e che sembrerebbe inoppugnabile. "Perché ciò che ci sta vicino dovrebbe ferirci per la sua bellezza?"

Ti dirò il mio pensiero.
I motivi per cui la bellezza può ferirci possono essere tanti. Sono sicura di non poter riuscire ad immaginarli tutti.
La bellezza del mondo può ferirci quando qualcuno che amiamo non c'è più e non può più goderne. Allora un papavero squillante, la distesa placida del mare, nubi rosee al tramonto o qualsiasi altra piccola o grande meraviglia della natura, può farci molto male. È nemica, è crudele.
Possiamo sentirci feriti dalla bellezza quando amiamo qualcuno che, chiuso in un ospedale, intravede appena uno spicchio di cielo, e spesso neanche quello. O quando amiamo qualcuno che non ha il dono della vista o lo ha perduto, e tutta la bellezza del mondo gli è preclusa.
Oppure giace in uno stato che non è vita e non ancora morte e fuori della sua stanza la bellezza del mondo fiorisce crudelmente.
La bellezza può ferirci nei nostri viaggi in paesi lontani quando si accompagna alla più spaventosa miseria, a corpi abbandonati senza forze sulla strada, consumati dalla fame, dalla malattia. Allora la bellezza del mondo (ad esempio le acque viola e arancio del Gange al tramonto), che pure non cessa di vibrare, li offende e ci offende e col nostro insopprimibile palpito di commozione, a nostra volta offendiamo quella umanità diseredata.
Di alcune di queste ferite della bellezza ho fatto e faccio esperienza. Altre le immagino.

Ma poi tu parli dei ricordi. Sono belli per sempre, tu dici. Te lo contesto. I ricordi belli possono non essere belli affatto. La loro bellezza può essere sfregiata dal dolore e possono diventare molto crudeli. E noi possiamo, ma inutilmente, desiderare di sfuggirli. La bellezza dei bei ricordi può diventare orribile e la riconquista di un loro volto più benigno è un cammino che può durare anni. Mi chiedo qualche volta se mai lo ritroveremo.

Scusami per questo intervento sulle tue parole. Credo di averne inteso anche il senso amichevole e te ne ringrazio.
marina


sabato 4 giugno 2011

esercizi nel dolore

Non conoscevo il poeta Claudio Damiani.
È una scoperta recente. In questo periodo rileggo spesso alcune sue poesie.
Le leggo in cerca di un lieve conforto. Qualche volta, brevemente lo trovo.



I
Dal mondo inorganico
a quello organico, alla vita
non c'è un vero salto
ma una linea continua,
anche se non proprio nitida.
Ma gli atomi, non sono forse vivi?
Non si riproducono, questo è vero,
ma si trasformano, liberando energia,
sono energia, condensata in materia
che si organizza perché ha un pensiero solo:
giungere alla vita per riportare l'ordine
o qualcosa che è stato perduto, riconquistarlo,
una missione che ci sfugge, eppure lo sentiamo,
sentiamo che andiamo, anche nelle continue cadute,
verso un bene lontano sempre più vicino.

II
Dal mio piccolo punto di vista vedo l'universo. Un rettangolino.
Il mio terrazzo. È la notte di maggio calda
e frasca, una brezza mite spira
che mi rinfresca della giornata afosa.
L'universo non credo sia diverso
dal nostro mondo: dopo tanto pensare,
tanto meditare sono convinto non solo
che quel che sta sulla terra sta un po' dovunque nel cielo
ma anche che quello che sta nel cielo
sta un po' qua e là sulla terra.
Allora io dico: non ci immaginiamo cose tanto strane
ma guardiamo quello che ci sta vicino,
lasciamoci ferire dalla sua bellezza
e nella sua sapienza riposiamo il cuore.


Questa la dedico al mio amico Sileno

Qualcuno potrebbe dire: ma che stai dicendo?
I monti fanno una vita dura,
non si parlano mai, sono scorbutici,
si trattano male, trattano tutti male,
sono duri come la pietra, non capiscono niente.
E invece io dico: sei tu che non capisci niente!
I monti sono molto gentili, vedono più cose di noi,
hanno un udito finissimo, sono amanti del silenzio,
sanno stare al loro posto, rimanendo fermi
anche nel pericolo,
sono sempre puliti, senza bisogno di lavarsi,
e si circondano di un profumo
che noi non sentiamo.