lunedì 19 settembre 2011

pensiero

È passato un anno. È passato un anno?

Per gli altri è passato un anno. Gli altri tornano a seguire il campionato. Gioiscono o si rammaricano per la propria squadra. Altri ancora riprendono a seguire i dibattiti politici in televisione. Questo loro "ritorno a casa" mi fa sentire senza casa.
I fili che mi legavano agli altri diventano sempre più sottili. Il cono d'ombra in cui sono precipitata si allarga sempre di più. Mi dimenticano? No, ma siamo diventati asincroni. Viviamo in due tempi diversi.
L'intero mondo ed io siamo asincroni.

11 commenti:

  1. Stavo giusto pensando in questi giorni che è passato un anno, Marina. Volevo scriverti ma non ho avuto il coraggio.
    Per quello che può servire, sappi che io non ti dimentico, anzi.

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  2. non con tutti sei asincrona, noi siamo qui che ti abbracciamo anche se solo virtualmente per farti sentire che ti siamo vicini e non dimentichiamo

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  3. Credo di comprendere il tuo pensiero, Marina; quel filo sottile di cui parli nel post, racconta l'elaborazione di un dolore che profondamente e tenacemente resta nello sfondo; racconta della difficoltà a "simpatizzare" con gli stati d' animo altrui, con le consuetudini un tempo condivise; racconta di una solitudine, malgrado tutto.

    Non ho perso il compagno, ma ho vissuto perdite che, a distanza di anni, non ho ancora elaborato completamente, che hanno cambiato le mie abitudini, i miei gusti... E non c' è impegno e volontà che tengano; solo il tempo può attenuare ... Con questo augurio ti abbraccio forte. Ciao Marina.

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  4. Le storie individuali hanno sempre tempi diversi, non potrebbe essere altrimenti. C'è da stupirsi che , malgrado quello che chiami asincronismo ci sono momenti di incontro, di condivisione che nascono da affinità lontane, misteriose nella loro apparente casualità.
    Un caro saluto, Marina

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  5. Marina cara, posso capire quanto tu possa sentirti isolata a volte, che i tempi sembrino non coincidere, come gli spazi, i pensieri e le reazioni.Forse cercano anche di evitare degli argomenti che potrebbero ampliare ancor di più il cono d'ombra in cui sei precipitata. Hai una figlia e un nipote e sono certa che queste due preziose presenze ti aiuteranno a ridurre, poco a poco, quel cono.
    Ti abbraccio-Cristiana

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  6. no, io sono in sincrono, malgrado le apparenze.
    bibi

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  7. Non sei sola in questo tuo "sentire". Sentirsi asincroni è quasi naturale quando il battito del proprio cuore è sintonizzato solo su un canale. E' necessario che passi altro tempo, unico chirurgo in grado di suturare certe ferite.
    Un caro saluto

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  8. per bibi: tu non sei il resto del mondo tu sei il mio mondo, mamma

    @rosso vermiglio: è vero sono sintonizzata da qualche altra parte

    @Cristiana: baci

    @ guglielmo: forse hai ragione tu, è delle occasioni di sincronia che dobbiamo stupirci. Non ci avevo mai pensato in questi termini

    @ Graziana: si, ci siamo comprese. grazie, marina

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  9. Ricordo quei giorni molto chiaramente: ti senti asincrona ed è comprensibile. Ma non sei sola, non del tutto. Chi ti ha stimato e ha dell'affetto per te legge dentro di te appena si apre uno spiraglio, e ti stringe la mano.

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  10. Marina cara, elaborare un lutto o trovarsi ad affrontare una malattia, propria o in famiglia, ci fa apparire il mondo che ci circonda distante, e talvolta ci sembra di perdere anche l'affetto degli amici, che invece ci sono, eccome, ma molte volte non sanno come avvicinarci,come starci vicino, e quelli che più ci conoscono sanno forse che abbiamo bisogno di stare da soli e temono di violare il "cono d'ombra" nel quale siamo entrati. Penso semplicemente che il dolore ci faccia rivedere tante cose, ci dia altre priorità e ci faccia perdere interesse per tutto ciò che non è essenza di vita, facendoci apparire gran parte delle occupazioni quotidiane come inutili e superflue e osserviamo con distacco la vita degli altri fatta di interessi e passioni che non riusciamo o non vogliamo più condividere. I tempi per uscirne sono lunghi, a volte infiniti, forse non se ne esce mai definitivamente. Un abbraccio Dolores

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  11. Cara Dolores ti ringrazio per tutte le tue parole, che sento così vicine al mio modo di sentire. E' sicuramente come tu dici, anche se spesso è doloroso, un dolore in più, la solitudine di sentimenti. Presto avrò 68 anni, non credo di avere davanti a me, e del resto non lo vorrei, tanto tempo per collocare il mio dolore in un nuovo progetto di vita. Ma mi sforzo di essere come devo per chi mi vuole bene.
    Ti abbraccio con tanta gratitudine per la tua vicinanza. Forse un giorno riuscirò ad esprimere il senso di calore che mi dà vedere che da questo luogo immateriale ancora molti comunicano con me. marina

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