giovedì 9 giugno 2011

lutto e tipi umani/uno

Ci sono gli ipocriti curiosi. Mi guardano eccitati, pronti ad approfittare del più piccolo cenno di attenzione per precipitarsi su di me e farmi domande. E già si leccano le labbra ingordi del più piccolo particolare. Quale malattia? Quale morte? Come fu? Come accadde? Hanno pronte le condoglianze commosse, e ripassano le espressioni più ad effetto a loro disposizione. Ne hanno tutto un repertorio e non vedono l'ora di entrare in scena e recitare la loro parte di compassionevoli. Ormai li riconosco a distanza. Li precede un odore acido-dolciastro che niente può mascherare e che mi mette sull'avviso. Pronta, metto su la più arcigna delle mie espressioni. Avete presente lo storico "facite a faccia feroce"? Io faccio la faccia feroce, così feroce che la loro compassione pelosa gli resta nel gozzo.
Esiste questo tipo umano. Morbosamente attratto dalla sofferenza altrui, gente che si eccita nell'osservazione minuziosa dei drammi degli altri. Il barista che negli anni non aveva mai risposto al mio buongiorno se non con un bofonchìo, limitandosi a sbattermi davanti la tazzina del caffè, ha messo su un'espressione di profonda pietà, manco fosse un amico d'infanzia e teso il capo verso di me, mi ha detto: "Ho saputo, eh. Ma come è successo?"

Questo tipo umano, che ho imparato ad evitare accuratamente, ha però tutta la mia gratitudine. Mi riempie di una così profonda, incandescente rabbia unita allo sprezzo, che il dolore arretra nei momenti dell'incontro. Balsamo potente, l'ira. E io gliene rendo grazie mentre li sorpasso con appena un cenno del capo.



7 commenti:

  1. ...non ti curar di lor, ma guarda e passa...
    Un abbraccio

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  2. ti capisco, specialmente ora che lo sto vivendo; per fortuna ho incontrato poche persone cosi`. Se al funerale di papa` si fosse presentato uno con cui un tempo eravamo amici e poi mi aveva detto che non aveva tempo di coltivare tutte le amicizie e preferiva coltivarne altre, l'avrei preso a calci in culo davanti a tutti. Senza riguardo per la mia reputazione.

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  3. Che grandissimo piacere ritrovare Marina-la-belva!!!

    Giorgio

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  4. L'ira è una fonte di coraggio e forza da non sottovalutare. Non mi par giusto annoverarla tra i peccati capitali. Almeno non quando nasce dalla giusta indignazione.

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  5. Cara Marina, non sai quanto piacere mi abbia fatto tornare a casa e trovare un tuo commento ed anche ben quattro post.
    Quello che scrivi in questo post mi rincuora perchè, come ti ho detto altre volte, di fronte al dolore degli altri io non so mai che dire temendo proprio di apparire come le persone che descrivi. Temo le banalità e i luoghi comuni e sono convinta che non si possa capire il dolore degli altri (a meno che non ci sia accaduto qualcosa di simile).
    Un bacione e grazie di essere tornata qui. Spero che ti sarà utile quanto lo è per noi.

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  6. Oh a me è successo il contrario...anche qui sul web (meno male che comunque qui sono solo amicizie virtuali)
    Tutti amici e poi saputo della dipartita di mio marito ...spariti tutti dalla circolazione.
    Loro sono spensierati, hanno il compagno/a chi se ne importa della sofferenza altrui.
    L'esperienza insegna cara...l'importante è farne buon uso.
    Bacio bacio cara

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  7. Cara Annamaria, leggo che hai dovuto affrontare questo dolore. E ti sento ancora più vicina. Sì chi ha ancora il proprio compagno/a dal suo nucleo sicuro guarda all'amputato di una parte di se stesso con una compassione priva di fattività
    ti abbraccio, marina

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