domenica 18 luglio 2010

"pare che nun esistino dolori..."

"Uscire con te è come portarsi da casa la radiolina" mi ha detto il coniuge mattine fa'. Infatti io canto. Canto, sì. Salgo in macchina accanto al coniuge e canto. Lui c'è abituato, dice che quando salgo in macchina vengo presa dalla "cantarella". Canto di tutto. Alla mia mente si presentano le canzoni più improbabili, vecchi ritornelli che sentivo cantare da mia nonna, Come pioveva, porto il mantello a ruota e fo il notaio...pezzi d'opera che era mio nonno a cantare, di quella pira l'orrendo foco...classici intramontabili e recentissime top ten, successi degli anni sessanta e i bon bon di Jaques Brel, la colonna sonora di Oklahoma oh what a beatiful morning e canti di montagna, scempiaggini e il requiem di Verdi, Voi che sapete di Mozart e Siamo i Watussi... Io canto, anche in questi giorni canto. Amo essere scarrozzata in macchina -andare senza dovermi occupare del traffico, dei semafori, delle marce- e cantare. Il coniuge spalanca tanto d'occhi di fronte alla vastità e alla promiscuità del mio repertorio e anche se intono a voce spiegata Donna, tutto si fa per te... il suo aplomb non si scompone. Ogni tanto, quando intono stornelli boccacceschi, benevolo, si limita a scuotere la testa. Io canto.
Il canto è qualche cosa di strano, di inspiegabile, di profondo dentro di me. Un bisogno? Una malattia? Una fuga? Una sfida? Non lo so, ma canto. Sul Lungotevere semideserto io guardo il vecchio fiume e canto Er barcarolo va controcorrente... Ma anche, e non c'entra niente Tipi-tipi-tipso col calypso... Insomma non ho classe né cultura, sono solo un animale canoro che si affida al canto come a una parte del suo corpo, la meno nobile, la più immediata, una parte senza riflessione che non sceglie ma è scelta dallo spunto imperscrutabile di un momento, che affiora dal tempo, dallo spazio, da una vita di canzoni e canzonette e musica e non musica e ricordi e passato e lontananze.
Ogni tanto poi mi taccio. Ammutolisco. Mi piace anche essere scarrozzata e stare zitta. Guardare fuori del finestrino e farmi assorbire da questa città così amata e così deludente. Così grande e così piccola e provinciale; così feroce e volgare e sporca e confusionaria; dalla sua gente indifferente e appassionata, sciatta, immemore, inconsapevole, egoista, sprezzante, presuntuosa, ignorante...la mia gente, che mi tradisce ogni giorno e che nel mio cuore ogni giorno tradisco.
E mi commuovo per la bellezza antica e residuale di questo cimitero di storia, mi viene da piangere per i suoi pini, per le sue pietre, per le palme improvvise, per i tetti incendiati dal sole. L'amo, l'amo troppo, l'amo e non vorrei amarla, l'amo e la detesto, tronfia, oscena, col suo barocco erotico, la memorabile bellezza dei suoi archi e delle sue colonne, le pietre dissestate del suo selciato traditore, il caldo del sud, la luce mediterranea, i mille segni del potere, il gergo che circola da bocca a bocca e il fiume, sporco, e vecchio e stanco...stanco? Ci seppellirà tutti. O amato Tevere che porti le tue acque nel porto imperiale, lì alle bocche antiche, o fiume eterno come questa città malata e indegna e trascurabile ormai sul palcoscenico di ogni nobile attività umana, a toccare le tue acque si rischia di morire. Ma lasciarcisi andare è, in almeno un momento della sua vita, il pensiero nascosto e rapido e sospiroso di ogni romano. Il fiume lo sa mentre attraversa lento la città e questa è come i suoi tassinari: pronta all'invettiva, all'imprecazione volgare, e intanto pavida, ossequiente, scaltra, calcolatrice. Arrogante nella fortuna, distratta nella cattiva sorte.
La mia città, il mio posto. Lo amo il mio posto sì, portatemi in giro per la mia città, scorrazzatemi vagabondando, piangerò di gratitudine, di vergogna, di commozione, di rabbia.
Di amore. E canterò. Diventerò seria e pensosa e canterò pescando dalla canzone romana con la meno educata delle mie voci. La tradizione della canzone popolare romana non è degna di essere confrontata con quella napoletana, lo so, ma è ricca, varia, intensa e contiene piccoli e grandi capolavori. E comunque io l'amo. E la visito pescando in profondità ignote e cantando come cantava mia madre e mia nonna e mio nonno "Nina si vui dormite sognate che ve bacio che v'addorcisco er sonno cantanno adacio adacio...
Io canto e "pare che nun esistono dolori... Canto e "er canto mio se perde tra le fronne...




Nde 'sta nottata piena de dorcezza
Pare che nun esistino dolori.
Spira un ber venticello ch'è 'na carezza
Smove le fronne e fa' sboccià li fiori.

Nina, che voi dormite,
Lasciate ch'io ve bacio,
Che v'addorcisco er sonno
Cantanno adacio, adacio.
L'olezzo de li fiori che ve confonne,
il canto mio se perde tra le fronne.

Nina si co' 'sto canto, io v'ho svejata,
Vi prego di volermi perdonare
L'amore nun se frena, o bimba amata,
Perché nun è peccato a fa l'amore

Nina, si voi dormite,
Lasciate ch'io ve bacio,
Che v'addorcisco er sonno
Cantanno adacio, adacio.
L'olezzo de li fiori che ve confonne,
Er canto mio se perde tra le fronne.

15 commenti:

  1. Spero non canti Oh, What A Beautiful Morning come fa Ray Charles perché ne andrebbe della tua incolumità e di quella del tuo incolpevole consorte...
    Ciao e buona giornata canterina -:)

    RispondiElimina
  2. E' bellissima questa cosa che tu canti ogni pie' sospinto. Non so davvero a quale tuo bisogno corrisponda ma la trovo magnifica. Sarà che anche a me piace tanto cantare (e i miei figli invece mi censurano).
    Tra l'altro l'aria di Mozart "Voi che sapete" è anche per me una delle preferite.

    Straordinaria e commovente la descrizione della tua città.

    Un bacione, Marina!

    RispondiElimina
  3. io sono molto più del tuo consorte, la mia dorme.

    RispondiElimina
  4. Marina, sei una forza della natura.
    Mi hai fatto venire la voglia di cantare assieme a te, a squarcia gola e non è detto che non lo faremo,vero?
    Cristiana

    RispondiElimina
  5. .....ovviamente manca "fortunato"....

    RispondiElimina
  6. bella, bellissima marina canterina
    che ci regali pagine così superbe...grazie con entusiasmo!

    RispondiElimina
  7. E pensare che per cantare bastano le dieci note fondamentali:
    do-re-mi-fa-sol-la-si-ma-ri-na...

    Un abbraccio.
    Giorgio

    RispondiElimina
  8. MArina, ti diro... io ho sempre preferito la tradizione romana, tra stornelli e canzoni d'amore. Trovo che il lirismo di certe canzoni, specie se interpretate dalla Ferri, sia di un altro pianeta.

    WM

    RispondiElimina
  9. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  10. Possiedo alcuni dischi di Gabriella Ferri: quando voglio emozionarmi li riascolto. Sabato scorso ho messo nello stereo alcune canzoni del repertorio classico dell'Urbe: c'era Barcarolo romano e il fiume che fiotta così, c'era il valzer della toppa e Roma scorreva così come l'hai disegnata tu. Ribadisco che hai uno degli spazi più belli e profondi nel web a me coosciuto e sentirti "cantare" è bellissimo.

    RispondiElimina
  11. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  12. L'aspettavo da tempo un post così da te. Non lascio commenti, ma ti seguo sempre, perchè lo so che quando sei ispirata, posti gli scritti più belli che si vedano, almeno nei blog che frequento. Sei proprio una straordinaria scrittrice, grazie di questo dono che ci fai :)

    RispondiElimina
  13. @Cristiana: lo sai che mi piacerebbe tanto cantare a squarciagola con te! come si dice? mai dire mai
    @Vincenzo: grazie, mi sento un po' abusiva ma grazie
    @Enzo: inutile dire ma lo dico lo stesso che il mio ego si frega le mani lusingato;sono contenta che ti piaccia Gabriella Ferri, è stata straordinaria e sfortunata.

    RispondiElimina
  14. ciao! Proprio ieri sono passato da questo tuo spazio e non ricordavo se t'avessi lasciato un commento o no. Poi ti ritrovo sul mio blog...
    Questo post è bellissimo. Io ho vissuto a Roma 2 anni e posso dire che ogni qual volta ci vado mi sento a casa, nonostante Roma non sia solo Piazza di Spagna ma anche l'Anagnina, Torbellamonaca, la Casilina, Finocchio etc...zone che ho conosciuto bene.
    Due anni fa ho acquistato un Cd di Tosca "Romana". E' stupendo e la canzone della Ferri c'è pure. Tosca, secondo me, rappresenta oggi con talento la "romanità".A presto!!!!

    RispondiElimina
  15. Marina questo tuo post è bellissimo
    io che sono super stonata , a leggerti ho sentito la voglia di cominciare a cantare come fai tu...
    e trovo meraviglioso ciò che scrivi dei tuoi sentimenti per la tua città
    meglio di così non potevi descrivere Roma in tutte le sue facce , anche quelle che noi turisti probabilmente non noteremo mai !
    un caro saluto erica

    RispondiElimina

Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo