mercoledì 23 giugno 2010

piccoli mostri crescono

Siedo nella sala d'attesa della pediatra di Tommaso, di fronte a me quattro sedie vuote. Tommaso siede di fronte a me. Sedie libere tre. Entra una giovane mamma con una bimba di circa quattro anni e con tata indiana al seguito. Le due donne siedono, e la bambina trotterella nella stanza. Resta libera una sedia. La bimba prende una palla dal cesto dei giocattoli e la mamma si alza e prende a giocare con lei. Sedie libere due. Entra una Seconda mamma con due bambini. Età presunta sei e otto anni. Tommaso si alza, non per cedere cavallerescamente il posto ma, credo, per stare più vicino a me. I nuovi arrivati siedono tutti e tre, occupando anche la sedia della Prima Mamma. La tata resta seduta. Sedie libere nessuna. La bambina dà immediatamente segni di irritazione. Prende la madre per i calzoni e la porta di fronte alla sua ex sedia ora occupata dal bambino di sei anni.
Insiste perché la madre si sieda facendo alzare il bambino. La madre sembra dilaniata dal desiderio di soddisfare la richiesta della figlia e l'imbarazzo. La Seconda Mamma è assorta nei suo pensieri, siede un po' accasciata sulla sua sedia e ignora del tutto la faccenda. Allora la Prima Mamma fa alzare la tata. Ma non si siede, lascia vuota la sedia e la bambina raccoglie da terra la borsa materna e apparentemente soddisfatta la piazza sulla ex sedia materna. Nessuna sedia libera. Riprendono a giocare. Il bambino di sei anni si alza e va a frugare nel cesto dei giocattoli. Quando torna indietro la sua sedia è occupata. La bambina ci si è seduta e vuole continuare a giocare a palla con la mamma stando seduta: ha ripristinato esattamente lo stato dei luoghi prima dell'ingresso della Seconda Mamma con i due bambini: due sedie per il suo clan. La Prima Mamma ride, un po' imbarazzata, un po' compiaciuta dalla scaltrezza della sua pargola. Il bambino di sei anni è un po' sconcertato, poi filosoficamente si siede in terra. Il fratellino più grande si alza, lo prende in braccio e si risiede. La Seconda Mamma è sempre più assorta. In piedi accanto a me, Tommaso è intento ad osservare. Entra una Terza Mamma, con un bimbo di pochi mesi in braccio. Scorge la sedia occupata solo da una borsa e si guarda intorno per chiedere che venga liberata. La tata si affretta a togliere la borsa della sua datrice di lavoro e la Terza Mamma si siede. La bambina si alza impetuosamente, strappa la borsa di mano alla tata e si piazza di fronte alla Terza Mamma scandendo bene: è la sedia di mamma. La Terza Mamma le sorride benevola e prende a trastullare il piccolo. La Seconda Mamma ignora la faccenda, la Prima Mamma si china verso la figlia e le dice: "Non vedi come è piccolo questo bambino? Su giochiamo, mamma non si siede." Ma la piccola proprietaria di sedie, oltre che scontenta, è tenace. Resta lì di fronte alla Terza Mamma che è tutta presa dal suo bambino. "Non voglio giocare, replica alla mamma, voglio che tu stai seduta vicino a me. Giochiamo sedute." Io, che da tempo avrei sbattuto fuori della finestra mamma e figlia, fremo e mi mordo la lingua. Entra una Quarta Mamma con un bambino sui nove, dieci anni. Restano in piedi sulla porta. Mi alzo perché tocca a noi entrare dalla dottoressa.
Durante la visita scommetto fra me e me che la Prima Mamma si è seduta al mio posto. Quando usciamo invece la situazione è questa: la mia sedia è occupata dalla Terza Mamma col piccolo di pochi mesi. La bambina è riuscita in qualche modo a farle cambiare posto e ora siede accanto alla madre nelle due sedie occupate all'inizio. La Quarta Mamma siede accanto a loro. La tata è in piedi con la borsa della sua datrice di lavoro. La Seconda Mamma siede al suo posto e i due fratellini sono in piedi. Mi avvio lentamente verso il tavolo della segretaria continuando a guardare la scena. La Prima Mamma e la bambina si alzano per entrare dalla dottoressa. La bambina lo fa a malincuore, volge lo sguardo indietro verso le sue sedie. Con un sorriso dolcissimo la Seconda Mamma, che era molto meno assorta di quanto io credessi, si china verso di lei e le fa: Vedi, non puoi portartele appresso. Mentre scendiamo per le scale Tommaso fa un solo commento: Era antipaticuccia quella bambina. E la mamma era più antipaticuccia di lei, confermo.

15 commenti:

  1. Altro che piccoli mostri! Povere bambine abbandonate a loro stesse da mamme e chi per loro, ben due, totalmente incapaci di contenere, di dare un limite e quindi sicurezza. Essì che lei ha sfidato parecchio per richiamare al loro compito di adulte le adulte, ma per quanto si è sforzata, non l'hanno ascoltata. Mi richiamo, per chi fosse interessato, al mio concetto di ringhiera http://storieperfarelecose.wordpress.com/2009/06/30/la-ringhiera/
    Un saluto Caterina

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  2. Brava la Seconda Mamma che è riuscita con molta serenità a dare alla bambina e alla mamma "antipaticucce" una sottile lezioncina di vita, ammesso che siano riuscite a capirla, quelle due, in primis la mamma.
    Penso che la tata indiana si sia sentita molto a disagio per tutto il tempo e sono sicura che se fosse stata lei ad educare la bambina al posto della mamma, avrebbe ottenuto risultati migliori.
    Dolores

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  3. l'educazione prima di tutto si dà con l'esempio e qui mi pare che l'esempio si stato pessimo, a parte che quando mai ti serve di portarti la tata dal medico????

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  4. La saggezza di Tommaso - tuo nipote? è perfettamente uguale alla tua saggezza - la Nonna?.
    Ciao Marina, scrittrice moglie di scrittore.

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  5. Devo dire che io non sarei riuscita a guardare una scena del genere...
    Ci sono bambini e mamme così, insopportabili e specchio di parte della nostra società
    Un abbraccio

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  6. Non mi meraviglio di niente, in questo paese vince sempre l'egoismo più sfrenato; è dagli inizi anni 80 che con l'avvento delle TV private, c'è il martellamento ininterrotto del messaggio che le regole non valgono per i ricchi, ma solo per i deboli e gli onesti.

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  7. I bambini ci propongono, senza ricorrere a troppi giri né di parole né di ipocrisia, i peggiori aspetti degli adulti, soprattutto degli adulti-genitori.
    Già l'andare dal medico accompagnata dalla tata è di per sé un brutto indizio, visto che non aveva alcuna menomazione fisica o impedimento ad accudire la figlia in quel frangente.
    Capisco l'irritazione che hai provato: è la sensazione dell' insensibilità unita all'egocentrismo, quel credersi (perché così le hanno insegnato) padroni di ogni luogo, datori di regole per ognuno, regole che hanno come unico fine i bisogni di uno solo.
    La piccola despota è sicuramente tiranna anche in casa sua ma lì e altrove non fa altro che riprodurre l'unico modello che le abbiano mostrato.
    Mi chiedo quale prezzo pagherà la piccola despota per la sua superbia quando sarà il momento, quando in ambiente "non più protetto" si troverà ad essere una tra tanti.
    Le farà sicuramente bene, anche se arriverà troppo tardi: nel frattempo chissà quanti e quante saranno stati seviziati e giustiziati nel suo nome e per la sua boria.
    Quei genitori idioti le stanno sicuramente preparando un destino di solitudine.

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  8. bambina dell'era berlusconiana..o si butta in politica o ne avrà di lavoro di comprendonio,
    cmq l'avidità del seno in una bambina si può spiegare ma una mamma così sballottolata cos'ha? sensi di colpa?

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  9. ahahahahah
    la seconda mamma però è stata forte!

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  10. Tommasino ha avuto degli ottimi input, si capisce, la bambina (davvero antipaticuccia) è in grave pericolo!

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  11. Premetto che non ho capito il commento di Papavero; i piccoli diventano mostri solo per imitazione e diseducazione. Non credo che si nasca stronzi ma certamente lo si può diventare se si è figli di genitori assenti o ineducati. Nella farsesca tragedia che ci hai presentato la protagonista principale non era la bimba arrogante e antipatica ma la madre che non aveva alcuna giustificazione. Ciao Marina

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  12. grande Tommasino! comunque andare con la tata ha i suoi vantaggi: già che la paghi se ti accompagna ti aiuta col passeggino e il resto, lo riveste mentre tu ascolti la pediatra e prendi appunti, resta fuori col bambino mentre tu entri a comprare le medicine nella farmacia gelata per l'aria condizionata a palla ... insomma niente snobismi. per il resto sono d'accordo su tutta la linea con voi, specie con sileno (un uomo un mito)
    baci orgogliosi dalla mamma di tommasino :-)

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  13. Quelle ea una piccola stanza provate ad immaginarvi una stanza d'ambulatorio in ospedale dove decine di persone si accalcano per farsi fare un prelievo: ore 08.00 del mattino in inverno. Fuori piove, fa freddo e, dentro c'è un calore insopportabile ed un donna incinta sviene di li a poco. La fanno entrare nel locale prelievi per poterla sdraiare. La porta si richiude ed i commenti partono selvaggi e incontrollabili. Ha fatto apposta così non deve aspettare come noi, il primo. Avete visto il medico faceva il cascamorto, del resto lei è così giovane, il secondo. E via di seguito. Entra una barella con gli infermieri del 118 e portano via la donna incinta. Silenzio, poi un vecchio piano piano ma non abbastanza da non essere sentito sussurra: vergognatevi! Ed il silenzio si trasforma in piombo fuso. Mio padre mi ha riportato la scena ed il disagio di chi ha assorbito in pochi minuti l'egoismo becero di tante persone in un giorno d'inverno. Neppure una donna in attesa suscita più tenerezza, rispetto, desiderio di essere utili, quella commozione che un tempo rendeva un po' tutti così generosi con la propria educazione. Triste? Non solo, direi allarmante e disperante!Meno male che ci sono ancora bambini ed adulti con la stoffa dei veri esseri umani.

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  14. Quelle ea una piccola stanza provate ad immaginarvi una stanza d'ambulatorio in ospedale dove decine di persone si accalcano per farsi fare un prelievo: ore 08.00 del mattino in inverno. Fuori piove, fa freddo e, dentro c'è un calore insopportabile ed un donna incinta sviene di li a poco. La fanno entrare nel locale prelievi per poterla sdraiare. La porta si richiude ed i commenti partono selvaggi e incontrollabili. Ha fatto apposta così non deve aspettare come noi, il primo. Avete visto il medico faceva il cascamorto, del resto lei è così giovane, il secondo. E via di seguito. Entra una barella con gli infermieri del 118 e portano via la donna incinta. Silenzio, poi un vecchio piano piano ma non abbastanza da non essere sentito sussurra: vergognatevi! Ed il silenzio si trasforma in piombo fuso. Mio padre mi ha riportato la scena ed il disagio di chi ha assorbito in pochi minuti l'egoismo becero di tante persone in un giorno d'inverno. Neppure una donna in attesa suscita più tenerezza, rispetto, desiderio di essere utili, quella commozione che un tempo rendeva un po' tutti così generosi con la propria educazione. Triste? Non solo, direi allarmante e disperante!Meno male che ci sono ancora bambini ed adulti con la stoffa dei veri esseri umani.

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