domenica 30 maggio 2010

la presa dell'oceano

Non l'ho mai raccontato a nessuno. Nes-su-no. Perché ho sempre pensato di aver commesso una imprudenza colpevole. Di essere stata sommamente sciocca, superficiale, irresponsabile.
Durante un viaggio a Sri Lanka, verso le sei del pomeriggio arrivammo in un piccolo paese sulla costa: quattro case e l'oceano. Mentre gli amici che viaggiavano con me si riposavano sulla veranda della guest house io andai verso la spiaggia, attirata dalle onde sonore, dal rosso del sole colato sulle acque, dal fumo dei camini nell'aria. Tutto l'insieme trasmetteva la sensazione di una voglia spavalda di vivere e di approfittare di ogni istante. Mi tuffai in acqua sapendo, perché lo sapevo, che su quella costa quella era l'ora delle correnti, l'ora dei grandi risucchi, l'ora in cui la potenza dell'oceano indiano si mascherava di voluttà. Ma in quella sera ero così affamata di vita da esser pronta a giocarmela. Quando l'oceano mi risputò sulla spiaggia, dopo avermi sepolta, con divina indifferenza, più e più volte, più che grata per essere stata restituita alla vita, mi sentii pazzamente irresponsabile verso la figlia di dodici anni che avevo lasciato a casa. Raggiunsi i miei amici sulla veranda e bevvi la mia birra Cobra sentendo di non poter confessare a nessuno di aver messo a rischio la mia vita per l'impeto di un momento.
Ogni tanto, in questi giorni difficili, mi sento come quella sera sotto il braccio possente dell'oceano: sommersa e travolta e trascinata e soffocata. E aspiro a rivivere quell'attimo fatale in cui il mare mi risputò sulla terra e tornai a respirare l'aria della sera. Buttata sulla spiaggia mi riorientai nel mondo e nella vita. Io aspetto quel momento. So che l'oceano smorzerà pian piano la sua forza e ci sarà una spiaggia ad accogliermi. Ma il fatalismo non mi si addice. E ora come allora sto tentando di nuotare.

16 commenti:

  1. Cara Marina,
    ci si sente proprio come hai detto. E' meglio però nuotare come stai facendo. Anch'io ho sempre rifiutato il fatalismo, preferisco almeno collaborare per quello che posso e riesco. Vorrei porgerti una mano per aiutarti ad arrivare a riva. Ma purtroppo so che certi approdi uno li deve fare da solo.
    Un abbraccio forte
    Giulia

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  2. La natura ama nascondersi, come recita un vecchio proverbio e forse noi con lei. Ciao, Marina...

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  3. ciao marina, la bassa marea arriva, sempre.
    bisogna resistere.
    ciao simona
    p.s. i trasportatori si sono portati via tutto, gli operai cominceranno giovedi,spero, ed io sto organizzando la mia nuova e temporanea vita in dieci metri quadrati. resistere, resistere, resistere.

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  4. Ci sono ricerche che si compiono con un ordine diverso da quello della conoscenza che si basa sulle parole. Per cui, non è facile dirle. Dette, vedi i vestiti.
    Ne dico una: uomini diventati importanti per quello che hanno fatto e detto hanno abbandonato un figlio nato da poco. Buddha, per esempio. Maometto. Ma ho saputo, ho notato che altri, tanti, sono andati in giro per il mondo e hanno fatto e scritto cose molto belle, importanti, spesso rischiando la propria vita, avendo lasciato, essendosi allontanati da, un figlio, una figlia.
    Il legame di maternità, o paternità, è sconvolgente. Ha la forza di un oceano.

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  5. Ti aspettiamo sulla riva.
    Come le donne di tutti i pescatori, dalla cima del molo guardiamo le onde rabbiose cercando con gli occhi la tua vela

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  6. vieni a riva che ci siamo noi ad aspettarti e ad accoglierti

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  7. ...e come quei che con lena affannata,
    uscito fuor dal pelago a la riva,
    si volge all'acqua perigliosa e guata

    così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
    si volse retro a rimirar lo passo...

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  8. cari amici oggi ho un pizzico di forza in più e forse di fiducia.
    Voglio venire a trovarvi sui vostri blog, perché ne sento la voglia. Lo farò con le energie che affioreranno, quando affioreranno. Intanto grazie di cuore a tutti voi
    marina

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  9. Ho letto le tue parole con trepidazione, il mare non è mai funesto con i sognatori d'amore..Ciao Marina bentrovata.

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  10. Coraggio, Marina. Come si a gettarti una ciambella? Vorrei davvero poter fare qualcosa per te.

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  11. Sì, ci sarà una spiaggia ad accoglierti. Anche se adesso nuoti lentamente. :)
    L'importante è nuotare o tentare di farlo.

    Un abbraccio

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  12. Scusa se mi permetto, ho letto da Rom il tuo commento che qualche fiore in questo periodo ti distrae, ti invito a distrarti un attimo da me, c'è ne è una certa quantità negli ultimi due post,
    e gli occhi davvero ne godono.

    Finchè navighi in nuove tempeste, vuol dire che sei viva, e che quella passata non era ancora la tua ultima spiaggia.

    Coraggio, sii audace, la fortuna ti arriderà !

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  13. Dai,Marina,forza! Non darla vinta all'oceano...
    Un abbraccio
    Dolores

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  14. tu nuoti Marina, e questo mi fa ben sperare, perché sei in movimento. Nuoti e ti stanchi ma la riva si fa più vicina...se guardi bene, puoi vederla bene la moltitudine dei tuoi amichetti blogger, schierata come un piccolo esercito pacifico...ad attenderti. Un abbraccio di forza :-)

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  15. Girati sulla schiena e fatti portare dall'Oceano.Quanto prima arriverai su una bella spiaggia piena di palme (noi).
    Cristiana

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  16. Lo sai marina?
    mentre tu ricerchi quella sensazione che rimandi fuori nella vita....io ho appena trovato un nastro dolce e forte nelle tue parole.
    E mi chiedo come talvolta basti poco....pochissimo per ritrovare in un momento una stella perduta.
    Ti abbraccio e ti ringrazio e scusa se è poco :)

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