sabato 20 marzo 2010

la volpe della Muraro

"Fino a ieri dicevo: la parità fra i sessi è un miraggio. Adesso comincio a pensare che sia una farsa.
Bisogna credere e far credere che, se le donne non occupano gli stessi posti degli uomini, non hanno le stesse cariche, non scelgono gli stessi mestieri, non mirano agli stessi traguardi, questa sarebbe la prova provata di una discriminazione ai danni delle donne. Dirsi semplicemente che le donne, forse, non vogliono perché, forse, hanno altre priorità, è un' ipotesi così azzardata che nessuna politica di professione osa formularla. Qualche sociologa sì, ma cautamente. Perciò, con la più grande serietà del mondo, si pubblicano statistiche da cui risulta che, quanto a condizione femminile, l' Italia è più arretrata del Vietnam e del Ruanda. Ma perché una simile farsa? La risposta che mi si presenta è semplicemente questa: bisogna continuare a far finta che le donne siano inferiori agli uomini. Non più per natura, come si diceva una volta, ma per discriminazione. È tempo di smetterla con questa commedia pseudofemminista. Cominceremmo così a guadagnare tempo per affrontare i problemi reali che si pongono. Uno è quello dell' attaccamento maschile al potere."

L'articolo -chi parla è la filosofa Muraro- continua riprendendo in più forme questo concetto generale.

"Per finirla, bisogna sgombrare il campo dai discorsi della parità per fare posto a un franco riconoscimento dell' eccellenza femminile. Dico eccellenza, non superiorità, e penso specialmente al rapporto con il potere e con i soldi, che sono il suo mezzo principale. La maggioranza di noi non li mette davanti alle relazioni, agli affetti e all' amore. Anche qui, non mi pronuncio sulla natura di questa eccellenza, la constato. E la dichiaro, come ho detto, perché finisca una finzione, quella delle donne sempre vittime d' ingiustizia e sempre in cerca di parità con gli uomini, finzione di cui è diventato evidente che fa da alibi. A che cosa e a chi, oggi? La risposta a questa domanda è lunga e io mi limito ai sommi capi. C' è un bisogno identitario maschile di superiorità, non più confessabile ma tenace. C' è, per le donne, la rendita del vittimismo."

La Muraro auspica un cambiamento nell'autopercezione delle donne e nella loro valutazione da parte della società: da vittime di discriminazione a soggetti eccellenti.

"Un criterio per questo cambiamento è che vita pubblica e vita politica siano praticabili con agio da donne e non esigano che mettiamo al secondo posto le nostre priorità."

Non so, la Muraro è una filosofa che al pensiero della donna ha dato molto e per la quale io nutro molto rispetto, ma in questa sua nuova posizione qualche cosa non mi torna.

Mi sembra che riconosca che alle donne si chiede, per stare nella vita pubblica e politica a parità di autorevolezza, di mettere al secondo posto le proprie specifiche priorità -e questo in una società in cui non si riconosce autorevolezza a chi non ha anche potere-. Detto diversamente le si pongono ostacoli e pre-condizioni perché acceda ai luoghi del potere. Nessuna pre-condizione per l'uomo invece. Si può chiamarla disuguaglianza, si può ancora chiamarla discriminazione?

O dobbiamo consolarci con la favola della volpe che dall'alto della sua eccellenza dichiara l'uva acerba?
Non sono io volpe-donna che non arrivo all'uva (perché tu vuoi che io mi arrampichi con i miei piccoli attaccati al seno e mentre premastico il cibo per loro e per te) ma sei tu volpe-uomo che hai sbagliato a mettere la vigna in un posto così in alto per me.
Ed ora? Se anche ci diciamo questo (come del resto ci è chiaro da tempo) che cosa cambia?
Cambia che questo è un problema dell'uomo, non nostro, dice la Muraro.

"Se (l'attaccamento maschile al potere) fosse un vizio morale, potremmo cercare i modi di correggerlo, così come si è corretta l' avarizia o la gola. Ma l' attaccamento maschile al potere è una questione d' identità. Lo veicolano i modelli correnti della virilità."

Bene: dove sono queste masse maschili che si interrogano sul loro modello di virilità e sul nodo (tutto loro) tra potere e identità? chiedo io.
E mi risponde la Muraro.

"Oggi vi sono uomini che promuovono una presa di coscienza della differenza maschile non più complice dei modelli patriarcali di virilità. Ne parla un libro uscito da poco, Essere maschi. Tra potere e libertà di Stefano Ciccone (Rosenberg e Sellier, 2009."

Inutile dire che lo leggerò.

10 commenti:

  1. Ti segnalo anche "L'uomo post-patriarcale" di Giorgio Cavallari ed. Vivarium.
    Giorgio

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  2. è un argomento che mi appassiona, ma anche molto complesso per le poche righe di un post. se per avere la parità con gli uomini bisogna diventare come loro, dico che questo è un tranello. La Muraro ha ragione quando dice che le donne hanno altre priorità e l'attaccamento al potere non rientra in quelle priorità (non per tutte le donne). anch'io voglio parlare di eccellenza e non di superiorità. detto questo mi si apre un panorama di dubbi, contraddizioni e variabili ingovernabili.
    però mi piacerebbe continuare a parlarne.
    ciao simona

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  3. ho letto l'articolo della Muraro su la Repubblica, anche a me è piaciuta l'idea dell'eccellenza e anche io mi sono domandata dove sono tutti questi uomini interroganti, ma la filosofa non ci risponde direttamente mi sembra se non rimandando alla lettura di questo libro...discussione sempre aperta. Buona primavera

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  4. Perplessità ne nascono molte anche in me, leggendo e avvertendo l'incompletezza del testo della Muraro, dovuta ai necessari tagli per la pubblicazione. Mi riprometto di cercare l'articolo e leggerlo per intero, ma fiuto l'idea che non sarà sufficiente lo stesso, che solo con la lettura di tutto il testo potrei, forse, avere le idee chiare.
    E se la Murario volesse solo indurre dubbi e domande, un processo di rielaborazione insomma?
    Se cercasse di smuovere la massa un po' franata, un po' confusa e un po' sedimentata della "questione donna"?
    Perché questo manca in giro dalle nostre parti: una riflessione libera da dogmi religiosi ché di tutto avevamo bisogno meno che di crearci una nuova tavola della legge noialtre. Poi, certo, è ovvio che per tante e tanti miopi e in malafede questa era la scappatoia più facile...
    p.s.:pensa che il mio prossimo post sarà più o meno sul'argomento:onde e frequenze vanno e vengono...

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  5. grazie Giorgio, mi faccio il mio mucchietto di libri e ci rifletto. C'era anche un bel blog di un gruppo di uomini ma non trovo più le coordinate

    @tutti/e: Io osservo e rifletto: il tema è davvero di quelli che ti serpeggiano sotto la pelle...

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  6. Io mi chiedo (ma non ho una risposta) perchè la donna sia considerata "esemplare da studiare" e non persona. COn le proprie peculiarità e diversità, da rispettare.

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  7. Lei preferisce parlare di eccellenza? io invece parlo proprio di superiorità. E soprattutto quando devo fare una recensione, o marchetta, non la meno tanto per le lunghe.
    Roba da pazzi!

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  8. p.s. eccellenza è una parola di gran moda, mutuata dal linguaggio comunitario (riferita ad esempio ad un ospedale o a un centro di ricerca). Non facciamoci incantare dalla bellezza della parola, girls

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  9. @blonde: confesso che il suo intervento con la citazione, comprensiva di editore! del libro mi aveva sgradevolmente colpita
    ma lo sai che io abbocco!

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  10. Ehi, mi hai anticipato. Anch'io volevo parlare della Muraro che ho sentito intervistata a Fahrenheit. Mi è piaciuta perchè finalmente qualcuna che rifiuta di parlare di parità. Che palle questa "parità"! Dando ovviamente per scontato la parità di diritti e di opportunità, ha ragione la Muraro nel dire che il target non è essere uguali agli uomini, uniformarsi ai loro valori, alle loro ambizioni.
    Il blog di autocoscienza maschile a cui ti riferivi è per caso "maschile plurale"?

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