martedì 23 marzo 2010

approssimiamoci

Capita che la mia amica Simona ed io ci scontriamo -amichevolmente ma indefettibilmente- in relazione ad una mia modalità di eseguire alcuni dei compiti che mi assumo. Non azioni verso terzi, ma azioni volte a portare a compimento miei progetti o desideri. Lei trova che io sono sbrigativa e approssimativa. Il che è perfettamente vero. Io trovo che lei è eccessivamente precisa ed esigente. Ed anche questo è vero. (Ovviamente secondo me).
Quando si tratta di fare qualche cosa per favorire la pubblicazione del mio libro (questo è l' esempio più recente) io assumo un atteggiamento leggero, un po' distratto, alla "come viene, viene". Il che la irrita molto. Lei sostiene che la ragione del mio comportamento risiede nel fatto che, se la mia azione positiva nei miei stessi confronti non va a buon fine, io posso sempre consolarmi pensando di non essermi dedicata in toto alla faccenda. Serve cioè ad attutire la delusione. In questa sua lettura c'è del vero. Ma la ragione più vera ancora -direi quella autentica- consiste nel fatto che per me fare qualche cosa con leggerezza costituisce una conquista, anche piuttosto recente. In tutta la mia vita sono stata dominata dall'imperativo categorico di fare tutto al meglio. Esso resiste ancora quando si tratta di operare pro terzi. Ma ho appreso, faticosamente, a trattare con svagata leggerezza almeno le cose che faccio per me; ad accettare l'errore, l'approssimazione, la slabbratura, il pastrocchio persino! E respingo fermamente ogni tentativo di riportarmi a quel tempo, quando ogni mia esecuzione -da un piatto cucinato ad un lavoro a maglia all'intervento in assemblea al verbale condominiale, e via e via- doveva essere frutto del meglio del mio meglio, fino a sfinirmi, a logorarmi per restare comunque sempre scontenta del risultato. Perché un giudice superiore continuava a scuotere la testa. Ci ho messo anni, per far tacere quel giudice, almeno quando mi occupo dei fatti miei! E non ho alcuna intenzione di tornare a dargli spazio nella mia vita.
È una questione di misura, naturalmente. Ed è anche possibile che io sia passata direttamente dalla ossessiva ricerca dell'optimum alla sciatteria. Ma sciatti si vive meglio, Simò!
Comunque: ho corretto.

16 commenti:

  1. Un po' impietosa nei tuoi confronti, ma, ad ogni modo, credo anch'io che non bisogna essere schiavi del dovere,facciamo del nostro meglio e poi l'importante è:vivere!
    Un abbraccio

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  2. marina hai ragione bisogna imparare il dono della leggerezza e ogni tanto ragione come i simpatici napoletani: dove arrivo..arrivo altrimenti metto il punto, io per esempio ora potrei uscire a godermi finalmente il sole di amsterdam, potrei stendere la lavatrice, l'unico imperativo è andare a prendere Lorenzo alle tre a scuola, invece son qui che vi leggo, con il sole che mi scalda..un momento di pigrizia, in sottofondo la musica...chi sta meglio di me????

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  3. p.s. anzi mo mi faccio un caffè, lo prendi con me????

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  4. Cara Marina, è una legge psichica. Quando si è troppo unilaterali, dopo c'è bisogno di passare all'estremo opposto. Solo col tempo si diventa liberi di stare anche nel mezzo o dove si vuole volta per volta.
    Sono totalmente d'accordo con te: non c'è nulla di più negativo di quello str... di giudice!
    Giorgio

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Condivido il tuo pensiero. Rifacendomi, come al solito, alla mia esperienza personale, posso dire che per troppo tempo sono stata in ansia per ogni tipo di prestazione cui ero obbligata. Ansia, apprensione e persino sudori freddi hanno invaso la mia vita in maniera spesso insostenibile. Ho vissuto male tantissime situazioni a causa del modo in cui mi hanno cresciuta, e ciò ha comportato varie conseguenze, tutte spiacevoli.

    Ma con il tempo e un po' d'esperienza, e grazie anche al mio continuo sforzo di riflessione, ho capito che non ne vale la pena. Sì, è stato un processo lungo ed è ancora in corso, e se dovessi parlarne diffusamente impiegherei ore. Però adesso sto meglio, molto meglio.
    Perciò penso che il tuo atteggiamento sia giusto.

    Accettiamo i nostri limiti e i nostri alti e bassi. Li hanno tutti, persone perfette non esistono. ;)

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  7. Cara amica Marina,

    nun ce provà che non attacca!


    Io la vedo così.
    Ognuno di noi ha le proprie sciatterie e le proprie sacralità. Ed è su queste ultime che nascono le “guerre di religione”.
    Dopo tanta confusione interna, tanto cercare e tanta introspezione potrei riassumere le mie convinzioni in tre semplici luoghi comuni.
    Ognuno di noi fa quello che può nella vita.
    Il meglio è nemico del bene.
    Conosci te stesso e conoscerai il mondo.

    Ma voglio andare oltre perché non credo che la conquista della sciatteria sia il vero problema e poiché la tua sfida a singolar tenzone mi ha galvanizzato mi voglio togliere una curiosità.
    Come mai hai sentito il bisogno di scrivere questo post? E poiché sono convinta che le nostre scelte non sono casuali, forse devo pensare che vuoi comunicarmi qualcosa.
    Ipotizzo.
    Se vuoi dirmi che la mia insistenza era azzeccata e sei contenta di averne avuto un vantaggio….bastava un grazie.
    Se invece la mia insistenza non ti è piaciuta …. bastava un no grazie.

    E quindi mi chiedo dove è finita la leggerezza e l’autenticità? Non è che a forza di far finta di niente le nostre emozioni diventano intraducibili?
    Con la tigna che mi contraddistingue ti dico che non è la sciatteria che mi fa vivere meglio, da questo punto di vista non mi faccio mancare nulla, ma riuscire ad interpretare le mie emozioni e i miei bisogni.
    Un bacio simona

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  8. Cara Marina meglio di me non credo siano in molti a capire cos'è quel senso di dovere opprimente, quell'ansia da prestazione che ti spinge a dare tutto ed a temere di deludere le aspettative di chi ti sta accanto

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  9. @Simona:Nessuna misteriosa ragione per il post. Ma delle volte mi sembra che dalle mie minute esperienze possano uscire riflessioni più generali. Il nostro contenzioso sulla mia sciatteria e approssimazione e sulla tua precisione eccessiva dura da tempo, e non certo sul blog! Quindi non mi sono servita del blog per dirti qualche cosa che non ti ho detto a voce.
    Condivido i tuoi tre luoghi comuni. Ma il secondo, sei sicura di applicarlo? Sicura sicura, Simo?
    E non mi fare incavolare: il grazie te l'ho detto! A VOCE. Ma è anche vero che mi hai procurato non poca ansia con il tuo disappunto perché avevo sbagliato foto!E poi tu sei tignosissima. Mo mi vuoi far cambiare anche la foto del profilo! Questo per dire che spesso con te il: no, grazie, non basta! ce ne vogliono una carrettata! e manco bastano!

    E passiamo al secondo punto.
    Leggerezza ed autenticità. Le due cose non vanno insieme, non c'entra niente l'una con l'altra. Mele e pere insieme.
    Io credo di averti AUTENTICAMENTE detto il mio pensiero e di averti spiegato il mio punto di vista più e più volte. Ci siamo scontrate varie volte su questo mio tratto che non ti piace. Piuttosto è solo ora che l'ho scritto qui che tu sembri farci una riflessione intorno. Vale la pena indagare anche su questo? ;-)
    La mia impressione è che tu credi che qualcuno abbia davvero indagato e interpretato le proprie emozioni ed i propri bisogni solo quando le sue conclusioni collimano con le tue. Se no è una povera cieca. Tu possiedi non solo la tua ma anche la SUA verità! E l'esercizio di interpretazione che fai su ciò che riguarda te, lo fai anche sulle altre persone. E sei sempre convinta che la tua interpretazione sia quella giusta!
    E già che ci sono ribadisco (perché anche questo credo di averlo detto più volte): tu sei convinta che le nostre scelte non siano casuali. Io invece credo al caso, penso anche che domini le nostre vite. Fermo restando che molte cose NON sono casuali, naturalmente; ma l'ossessione della ricerca continua di una radice nascosta non mi trova d'accordo, né da un punto di vista teorico né da un punto di vista pratico, di esperienza del mondo. (Naturalmente non mi riferisco alla nascita di questo post ma più in generale alla vita delle persone.) Ci sto scrivendo un post. Lo preparo da mesi, Simò, ERGO non cercare legami misteriosi con questo episodio, bella mia! stamattina non posso devo accompagnare Carla, ma poi ti chiamo e ti racconto come mai ho deciso la pubblicazione del mio libro sul sito. Il Caso, Simona, il puro, meraviglioso, straordinario Caso!
    smak! marina

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  10. sempre@Simona: vogliamo pubblicare questo scambio come post? a me sembra un buon esempio di come si discute tra amiche.

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  11. come sai non amo discutere con questa modalità perciò sarò sintetica.
    la tigna mi ha salvato la vita. perciò anche se ha dei risvolti sgradevoli per chi mi sta vicino, continuo a fidarmi del mio istinto. e se credo in qualcosa mi batto fino a quando non mi dimostra il contrario.
    non voglio nessun grazie, ma non voglio che mi addossi la colpa di averti fatto cambiare la foto, tuo malgrado...non mi sembri tanto provveduta.
    la scrittura è sicuramente la tua sacralità, le immagini e le foto la tua sciatteria,non distingui una
    foto sfocata da una nitida. si, ho usato un PARADOSSO, ma è vero che tu le foto non le sai leggere, perchè, tu dici, non ti interressano.


    le cose succedono per caso, grazie a dio...., ma ciò che parte da noi lo "scegliamo" sempre, consapevolmente o inconsapevolmente...e su questo immagino che si possa scatenare una "guerra di religione"....

    se vuoi pubblica questa discussione ma, conoscendo le mie insicurezze, non so se parteciperò.
    baci, baci.
    simona

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  12. Non dobbiamo rinunciare ad amare quel (poco) di bello che c'è in noi -:)

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  13. Escludo che tu possa diventare sciatta,sei troppo lucida in ciò che dici.Certo la pignoleria e il perfezionismo sono una sorta di prigione.Io lo ero,ma ora ho virato verso una certa forma di condiscendenza verso me stessa.
    Cristiana

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  14. @lodolite: ritiro la proposta, non siamo per niente un esempio. A voce ce la caviamo meglio

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  15. Come si fa a far tacere quel giudice? Dimmelo che piacerebbe tanto anche a me.

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