mercoledì 20 gennaio 2010

non c'è




Non c'è esattezza senza profondità.
Bisogna sempre tener conto della terza dimensione. E, al bisogno, di una quarta. E non averne paura.
Mi chiedo perché presentiamo così spesso le nostre facce più piatte al mondo.
Pudore, certo. Riservatezza. Ma soprattutto paura.

Peccato. Molti incontri non avvengono perché offriamo solo una verticalità, il nostro corpo eretto, e una superficie, i nostri occhi brillanti come laghetti ghiacciati.

O forse è per fatica che ci offriamo in due sole dimensioni: perché non abbiamo abbastanza fiato per la profondità.
Perché una volta scandagliata, o lasciata scandagliare, la profondità non può più richiudersi su di noi. E sentiamo di non poterla sostenere. Conosco.

E capisco.
Ma resta il fatto che che non c'è esattezza.

21 commenti:

  1. ciao :-)
    non so perchè leggendoti ho pensato a questi brevi versi di ghianni ritsos
    "Il tuo corpo
    mi disloca,
    mi contiene.
    Coricato mi ergo
    dentro di te"
    probabilmente perchè li ho sempre collegati a questa idea delle tre dimensioni.
    è vero, ci si offre parziali ed io credo per paura: la terza dimensione è quella che ti lascia di spalle con la schiena nuda ed il collo scoperto: che farà di noi l'altro? Eppure si, senza questa dimensione, perlatro la più genuina ancorchè complessa di noi, non offriamo niente se non una supeficie :-)

    RispondiElimina
  2. Buondì. Mi piace incominciare la giornata con queste tue affermazioni. La bidimensionalità è più facile, più comoda. Fa soffrire meno.La profondità mette troppo a nudo il nostro essere. Comunque, preferisco quest'ultima possibilità, con tutti i rischi che comporta.
    Buona giornata.

    RispondiElimina
  3. nell'universo tutto é trasformazione, le forme si ripetono con precisione matematica sia verso l'alto che verso il basso...dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo é un sitema frattale.
    Possiamo essere bidimensionali quando la nostra mente é immersa nei desideri, ma assumiamo forme tridimensionali, a quattro e più dimensioni, solo e solamente quando ci sforziamo di essere noi stessi, ci accettiamo per quello che siamo...é una questione di ricerca costante dell'armonia.

    RispondiElimina
  4. magari se ci provi, ti cozzi con l'indifferenza o con 'l'incapacità'di alcuni...ed ecco allora che ti saldi nel tuo gusci....

    RispondiElimina
  5. la paura frena molti pavidi, ti giro questa frase che ho letto ieri e che mi è piaciuta:
    i cuori chiusi nel bozzolo temono le minime correnti d'aria, mi sembra di poter affermare che per fortuna nè io nè te ci chiudiamo nel bozzolo, infatti siamo perennemente raffreddate ;-)

    RispondiElimina
  6. profondità è anche non vedere con la vista esteriore il mondo che ci circonda, è usare la visione interiore e solo così si arriva all'esattezza dimensionale.
    l'armonia si raggiunge quando possiamo vedere anche senza vista, quando finalmente riusciamo ad avere la realtà dei sentimenti, delle emozioni, delle sensazioni.. e non bisogna necessariamente diventare ciechi come me per farlo, ciao, laura

    RispondiElimina
  7. Sai che ti dico bis(bet)ica? che quei versi vanno molto bene per le tre dimensioni. grazie
    @taoista: la ricerca costante dell'armonia. Bellissima aspirazione. A me basterebbe che trovassimo tutti, me per prima, un po' di equilibrio :-)

    @zefirina: infatti noi siamo esposte ai venti...

    @Laura io penso che anche la "sola" vista esteriore la usiamo molto poco. Sono talmente tante le cose che non vediamo anche con 10 su dieci diottrie! Io ad esempio ogni tanto scopro cose, fatti, persone, mai visti, colpevolmente, prima. Mi devo dare una svegliata.

    RispondiElimina
  8. Anima strugge
    irrisolta incompiuta
    di sedimenti.


    (mio haiku di tanti anni fa)

    RispondiElimina
  9. mi piace pensare che c'è un tempo e un luogo per ogni cosa....ci vuole un pò di penombra per la terza, la quarta o altro, dimensione.
    ciao simona

    RispondiElimina
  10. Devo meditare su questo post molto interessante.
    Ciao

    RispondiElimina
  11. Non me la sento di dire di aver paura della mia profondità, credo di amarla a sufficienza, di riuscire a guardarla anche nei suoi momenti peggiori, magari per meno tempo di quanto ne dedico ai momenti migliori, ma comunque la guardo.
    L'esattezza di sé, concepita con partecipazione, con amore anche, mai fredda archiviazione di dati, mi sembra la miglior salvezza da darsi.
    Ma con gli altri è tutt'altro discorso: la profondità è avvertita spesso come una minaccia, una colata lavica, uno smottamento, una caduta massi (la nostra profondità intendo).
    Allora, piuttosto che rassicurare facendo finta e/o a meno di qualche parte di me ho preferito offrire la non-profondità: perché esporsi senza motivo e senza altro risultato che un maledetto invito, tacito o espresso, a rientrare nelle linee piatte?
    Solo scegliere, di volta in volta scegliere, a chi e dove, mi dà il senso del portare in salvo la mia roccia integra.
    Solo raramente ho avuto rimpianti per non essermi esposta, molto più spesso per averlo fatto.
    Un abbraccio.

    RispondiElimina
  12. avete ragione tutti voi: c'è un tempo e un luogo, bisogna saper scegliere, eccetera. Ma io penso che qualcuno debba prendere l'iniziativa di smottare se no la superficie ci contagia tutti. Quanto al resto come sempre Tereza mi illustra piuttosto bene. Ma continuo a sentire che nella difesa c'è qualche cosa di sbagliato. Infatti non sono contenta di me e dei miei laghetti ghiacciati.
    abbracci, marina

    RispondiElimina
  13. Sento che c'è qualcosa di più spiccatamente attinente all'universo femminile in questo interrogarsi tra esposizione, profondità e linee piatte.
    Un legame che avverto così, per semplice istinto, forse perché una discussione in qualche modo legata a questo, che i sentirei di definire il tema dell'autenticità e della sua visibilità, è in corso da Beba.
    Ciao, bella, e grazie per le parole che hai detto su di me nel commento.

    RispondiElimina
  14. Dici cose verissime. La paura di esporsi in tutte le dimensioni ci fanno perdere amicizie vere e magari guadagnarne molte effimere... So cosa vuoi dire, la profondità può essere a volte insostenibile, ma chiudere gli occhi e non voler vedere non è la soluzione.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  15. navigando il web, approdo al tuo blog per la prima volta... ma ci ritornerò sicuramente, perchè mi ha colpito la sensibilità profonda dei tuoi scritti...

    luciana - comoinpoesia.com
    .

    RispondiElimina
  16. l'ideale è dare giusto un assaggio della terza (o quarta?) dimensione, e lasciare agli altri il piacere di scoprirla!

    RispondiElimina
  17. Credo che sia la paura il più delle volte a bloccarci, a non permetterci di mostrarci per quelli che siamo..o a volte semplicemente non sappiamo nemmeno noi chi siamo, forse perchè non ci abbiamo mai pensato davvero o forse perchè creiamo mille noi sperando di essere accettati dal prossimo...

    RispondiElimina
  18. Sono totalmente d'accordo.
    Giocando con le parole e con i concetti vorrei dirti che nel vivere e nel presentarsi agli altri in modo piatto c'è troppa esattezza. E' solo quando si accede alla nostra profondità e tridimensionalità che si diventa meno esatti, che non si ha più paura dei dubbi, delle incertezze, della vita.Le persone vive non sono esatte/perfette, la vita non è esatta/perfetta come i vestiti lavati con Omo o le colazioni del Mulino Bianco. Bisogna non avere paura dello sporco, bisogna non avere paura del nero nè della notte, dove si nascondono le immagini dei nostri sogni.
    Bisogna soprattutto continuare a giocare, come sto facendo io ora con le parole, perchè, lo ribadisco, sono totalmente d'accordo con te.
    Giorgio, che è vivo e gioca.

    RispondiElimina
  19. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  20. imparare a scegliere con chi e quando mostrare la terza dimensione... ma come si fa? che senso ha un rapporto, di qualunque natura esso sia, bidimensionale? che mai potrò dare o ricevere? e per quanto mi basterà?
    devo amaramente constatare che spesso è chi abbiamo di fronte che rifugge, quasi che la misura di profondità fosse un baratro.
    frustrante, se posso permettermi questa affermazione...

    RispondiElimina
  21. ciao Luciana, grazie per la tua visita e per le tue parole

    @minerva bianca: mi ha colpito il tuo commento. Non sappiamo chi siamo o ci facciamo tanti per essere accettati, dici. Eppure, essendo quelle creature limitate e in fondo simili che siamo, potremmo semplicemente mostrarci nella nostra finitezza e limitatezza generale.
    Come vedi mio pensiero oscilla.E vacilla.
    @Marco: bentornato. Ma gli altri sono davvero interessati a sapere chi siamo? o ci lasceranno navigare sulla nostra superficie?

    grazie e abbracci a tutti

    RispondiElimina

Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo