domenica 29 novembre 2009

delusa da Modestina

Il putiferio di accese polemiche che si è scatenato a seguito del commento di Modestina mi ha talmente colpita che mi ha fatto venir voglia di tentare una analisi testuale del commento stesso e di quel che ne è seguito, per rintracciarvi i punti critici che hanno innescato la bagarre. Sarà un'analisi alla buona, senza pretese di scientificità, non pomposa ma -non mi sento di escluderlo- forse pedante.
Modestina verrà indicata come l'A, l'Autrice.

Il testo inizia con una piccola introduzione in cui l'A attribuisce ad un altro (il marito) la teoria che "sguazzare nelle riflessioni" faccia male. L'uso del verbo "sguazzare" serve a dar l'idea di un insistere compiaciuto nella riflessione ma suggerisce anche un piacere un po' sguaiato legato al riflettere. Nessuno degli altri verbi che completano la descrizione dell'attività dei blogger, che si suppone faccia male, è semplicemente denotativo. Il più piatto è "andare in cerca", negli altri, molto connotativi, c'è già un giudizio sulla natura dell'attività stessa: rimuginare è il più forte, ma anche elucubrare, ponderare, meditare in quel contesto assumono un significato un po' irridente. L'artificio retorico di attribuire ad un terzo questa posizione, senza condividerla, è così svelato dalla ironia che compare nella scelta dei verbi. Per esemplificare, l'effetto sarebbe stato molto diverso se l'A avesse scritto: eccedere nelle riflessioni, andare in cerca, riflettere, pensare, dibattere, sviscerare e molti altri quasi sinonimi, pure possibili.
L'A fa quindi una premessa: lancerà una provocazione: la lettura dei post e dei commenti del blog le fanno pensare che la posizione del marito sia giusta: cioè tutte quelle attività di pensiero indicate prima "fanno male".
Qui l'A avanza il sospetto che la sua provocazione possa farla prendere per scema perché i suoi interlocutori hanno un po' di spocchia. L'uso della parola "spocchia" segna un successivo scalino connotativo (è una parola molto forte, nonostante quel "un po') e inoltre sposta l'ironia dalle azioni compiute dai destinatari del discorso ai destinatari stessi. Diventa cioè una ironia diretta alle persone, non più alle loro abitudini di blogger.
C'è poi un periodo in cui l'A esemplifica l'effetto che la lettura del/ei blog e dei relativi commenti le provoca. C'è grande enfasi nella scelta dei sentimenti che l'A si attribuisce: tristezza infinita, melanconia che sconfina nell'angoscia. Compaiono anche il deja vue e la noia ma questi sono sfumati da "un po'." La descrizione sembra essere messa come prova della giustezza dell'ipotesi avanzata in premessa: sguazzare nelle riflessioni fa male perché provoca (in chi legge) tristezza e angoscia. Fin qui c'è assoluta consequenzialità.
Probabilmente l'A si rende conto che la descrizione dei suoi sentimenti può suscitare nei lettori l'immediata replica "ma se diventi preda di angoscia infinita non leggere!" e aggiunge che quello che le interessa è "aprire una conversazione, se vorrete".
Il passaggio da "lancio una provocazione" ad "apro una conversazione, se vorrete" è importante. Segnala un cambiamento di intenzionalità nel discorso: non più solo critica ironica e generica ma l'indicazione di alcuni punti di riflessione; ora si usano dei condizionali, si passa alla prima persona plurale e compaiono i punti di domanda. Appaiono anche alcune forme avverbiali che tendono a suggerire una posizione di incertezza, di vero dubbio. "non so, ogni tanto, un po', un tantino. l'A si mette per la prima volta insieme ai suoi interlocutori nella prima persona plurale,, abbandona il "voi", sembra lasciare la posizione giudicante per una di confronto collaborativo.
Questo rende l'uso di termini di per sé fortemente critici "sterile sfoggio di cultura", "concionare", "sacralità" pomposità, pedanteria e saccenteria""bacchettoni" meno forte e ne stempera la aggressività. Serve a questo scopo anche l'inciso esitativo "perdonatemi" e i numerosi puntini di sospensione.
Il discorso termina con una esortazione ad un uso diverso dello spazio blog "raccontiamoci la Vita" Per la prima volta l'A chiama i suoi interlocutori amici e li invita ad evitare la pratica, che fin lì non era stata segnalata, di "recintare agoni per singolar tenzoni". Anche qui l'uso della prima persona plurale sembra voler evitare una contrapposizione tra l'A e gli altri.
Nella chiusa si dichiara affetto.

Mi sembra che tra le due parti in cui grosso modo si può dividere il messaggio vi sia una grossa differenza. Nella prima parte l'A è giudicante e, qualunque fosse la sua intenzione, risulta aggressiva, nella seconda si mostra più collaborativa ed amichevole.
Un messaggio così congegnato può determinare due tipi opposti di risposte nei suoi lettori. Fatalmente ci sarà chi verrà colpito dal tono della prima parte e chi da quello della seconda.
Da questo punto di vista il messaggio è ambiguo. Nel rispondergli bisognerà fare una scelta tra il considerarlo un attacco o un invito. Se privilegiare la provocazione o la conversazione.

Questa la mia analisi. E' molto sintetica, in realtà avrei molte altre osservazioni da aggiungere ma non voglio appesantire il discorso.
Quanto a me ho scelto di CREDERE al tono della seconda parte e ho PRESO SUL SERIO l'invito alla conversazione, lasciando cadere la provocazione (della quale ho già scritto altrove che cosa penso).

Ho fatto così perché a me le critiche interessano davvero, mi piace moltissimo capirle e sono sempre pronta al confronto dialettico. Attenzione, questa non è una posizione "morale" o politicamente corretta. Non lo è neanche un po'. Del "politicamente corretto" me ne sbatto! E' la posizione di una persona che prova autentico piacere nelle discussioni, nel cercare di capire come funzionano menti diverse dalla sua, che logiche usano, che raccordi fanno, sempre pronta ad imparare nuovi modi di ragionare. E ho creduto davvero che Modestina volesse segnalarmi un possibile uso migliore di questo spazio, avesse cioè qualche cosa di specifico da dirmi sul blog. E ho anche creduto alle parole "amici" e "affetto".

Così ho fatto semplicemente le mie osservazioni e ho rivolto le mie domande.
Cioè sono entrata nel dialogo e ho atteso che Modestina facesse lo stesso.

Ma è accaduto qualche cosa di diverso.
Di fronte alle svariate risposte ai suoi commenti (di tono molto diverso le une dalle altre ma che Modestina ha invece trattato come se fossero tutte uguali) Modestina ha ignorato me e le mie risposte e soprattutto le mie domande e si è rivolta esclusivamente ai commentatori. Non voglio esaminare i vari commenti. Non solo perché questo post diventerebbe davvero troppo lungo e noioso ma soprattutto perché a me interessa qui il rapporto Modestina-marina.
Quando ho visto che Modestina ignorava le mie domande e si dedicava a rispondere agli altri commenti, ho provato, in un controcommento, a sollecitarla ad occuparsi di me. (@Modestina PROTESTO: non hai risposto alla mia domanda circa le tue vere aspettative rispetto ad un blog. E la mia non era una domanda retorica. Era un chiedere per sapere. Spero che quel "ciao, marina" non significhi "addio, marina": ci ho preso gusto)
Ma inutilmente.
Cioè, Modestina, tu hai fatto a tua volta una scelta. Tra me marina (che accettavo la discussione con te e prendevo sul serio le tue critiche, e mi dimostravo disposta a confrontarmi con te, che ti "chiedevo per sapere" il tuo parere e le tue aspettative rispetto ad un blog), tra me che ti dedicavo un post aprendo un vero dialogo, e l'agone, hai scelto l'agone.
Mi hai dato atto che sono pronta alla discussione ma nella discussione non sei entrata.
Ecco questo fatto e una frase che tu usi mi hanno dato da riflettere.
Nel tuo primo contro-commento (gli altri tuoi e altrui nella loro escalation li ignorerò) tu dici "Come volevasi dimostrare". Questa espressione mi ha insospettita.
La mia riflessione è questa. Te la pongo in forma dubitativa perché ancora spero un pochino che tu possa smentirmi con una bella risposta costruttiva.
Tu volevi forse dimostrare che i miei lettori sono pesanti, supponenti e antidemocratici.
E delle loro risposte (le prime tre, le sole che hanno preceduto il tuo ulteriore commento, erano assolutamente normali non insultanti né sprezzanti, soprattutto tenendo conto della PRIMA parte del tuo discorso), hai dato una lettura tendente a confermare l'assunto con cui sei entrata nel discorso. "Toni infastiditi, irritazioni mal mascherate, giudizi sparati a raffica, sermoni, retorica pura..." dici. Io onestamente tutto questo non lo vedo nei commenti di Vincenzo, bip e zefirina. Vedo delle obiezioni ma senza offese nei tuoi confronti. Le obiezioni in una discussione ci possono stare, no? Se rifletti alla prima parte del tuo intervento devi riconoscere che le risposte avrebbero potuto essere più risentite. Vedi è questo che non mi piace delle provocazioni: si lancia il sasso nello stagno e se qualcuno dallo stagno ce lo ritira indietro si grida alla intolleranza. Per questo speravo tanto nella parola conversazione. Devi riconoscere che con Vincenzo, bip e zefirina eravamo ancora alla conversazione. Hai avvertito fastidio? Ironia? Ma questo era scontato di fronte ad una provocazione, è per questo che il provocatore provoca! Eppure hanno detto la loro senza troppo risentimento.
Ecco, la mia delusione nasce dal fatto che tra la conversazione con me e la singolar tenzone tu abbia scelto la tenzone, alzando i toni.
Quel "come volevasi dimostrare", (che va bene nei teoremi geometrici ma è la negazione di ogni intenzione di confronto), unito al fatto che hai lasciato cadere la possibilità di dialogo con me, mi dice che il dialogo e il confronto ti ha interessato molto meno della tenzone e che il tuo intento non è mai stato la conversazione ma solo la provocazione. In questo senso mi hai delusa. In più mi sento un po' fessa perché mi sono fatta ingannare.
Ma sarei ancora contenta di essere smentita da te.
Puoi ancora scavalcare il recinto dell'agone e chiacchierare con me sui blog, la loro natura, le tue aspettative, i nostri e loro limiti e quanto altro tu voglia.






9 commenti:

  1. Marina, aprendo il tuo blog oggi ho provato un sincero fastidio per l’eccessivo spazio dedicato a Modestina (o Modestino?), proprio perché il suo intervento era chiaramente volto alla provocazione. Prima tu, poi Giorgio (che poi l’ha cancellato) le avete dedicato un post, e posso capirne l’intento. Tuttavia ho sentito che ci si stava arrabattando a dimostrare qualcosa e questo non mi sembrava bello. Ha detto bene Blonde in un commento: non dobbiamo dimostrare niente a nessuno e tantomeno agli anonimi. Hai fatto un’analisi stupefacente del commento dell’A., però anche se ella dovesse tornare a risponderti sai che ti dico? Mi ha annoiata a morte e anche troppo indisposta ormai. Preferisco indirizzare le mie energie e il mio interesse a qualcosa di più autentico. Buona giornata Marì (uffaperò questa parolina antispam che palle!)

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  2. ah! volevo aggiungere: la tua analisi del commento dell'A. non è solo stupefacente, è quasi un piacere letterario di cui debbo ringraziare l'A.!

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  3. C'è da dire che l'aggressività esplosa è stata tanta, tutto sommato troppa.
    E' vero che la comunicazione virtuale si presta ai misunderstanding più di altre forme di comunicazione, però c'è stato in noi tutti un eccesso di aggressività che nulla ha a che vedere con modestina e le quattro cose che ha scritto. Origina altrove.

    Ma dove?
    Nella nostra insoddisfazione esistenziale? nel quotidiano sforzo che facciamo di mitigare e reprimere l'aggressività, nel posto di lavoro e nel contenitore familiare?

    Che si privilegi rispondere alla provocazione invece che alla conversazione, non mi stupisce, è un tratto tipico dei Sapiens.
    Quello che mi colpisce è il quantum di aggressività che esprimiamo.

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  4. Marina stento a capirti o, per meglio dire, mi sforzo di farlo e comprendo il tuo post di venerdì ed anche il chiedere attraverso lo strumento dei commenti nuovamente un confronto.
    Ma il silenzio è già una risposta, o perlomeno potrebbe esserlo considerato il contesto. Perchè non ti basta? E nel caso Modestina non avesse avuto voglia di confrontarsi ma solo di divertirsi perchè ti esponi così?

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  5. Cara Marina, che dire? Sono sbalordita e dispiaciuta. Prima di tutto perchè MAI avrei invaso un qualsiasi spazio, e quindi il tuo spazio, con i panzer e gli scarponi chiodati, e poi perchè il mio intento era la conversazione e MAI la provocazione, intesa in senso subdolo e cattivo.
    Leggermi così vivisezionata da te e vedere le mie parole passate e ripassate al microscopio fortemente critico del "troviamo la cattiva fede", mi mortifica e mi addolora. Addirittura ti avrei ingannata, oltre che delusa. Quindi sono un verme! Una reproba!
    Probabilmente mi sta bene! Non so scrivere. Probabilmente il sorriso della parola parlata non si trasferisce alla parola scritta. "Mio marito è un tiranno, e neanche troppo illuminato" era, per esempio, un incipit confidenziale, confidente, affettuoso, un mio atto di fiducia nei confronti di tutti, oltre che, naturalmente, una battuta scherzosamente esagerata. La leggi come un artifizio! Cioè una finzione, un inganno, un espediente!
    Ma non voglio passare al microscopio il tuo scritto! Voglio scusarmi. Se ti ho turbata, se ti ho disturbata, se ti ho infastidita.
    Avevo solo e semplicemente, non l'intento di proporre un modello di blog, che è un argomento che non m'interessa per nulla, ma il dubbio e l'interrogativo da porre a tutti, che FORSE indugiare SEMPRE in certi temi, soffrire nelle proprie riflessioni, amplificare le vibrazioni e gli ultrasioni (che è cosa che io faccio ogni secondo della mia vita), appunto, fa male! O non aiuta, o dispera, o deprime, o appanna, o deprime, o infelicita, o fa morire... mettilo tu il verbo che più ti aggrada.
    Aver scatenato questo putiferio e questa aggressività, mi sconcerta. Forse me lo merito, forse no. Forse non ci siamo spiegati, forse non ci siamo compresi. Forse il quotidiano è talmente pesante e faticoso, ci costringe talmente tanto a teatrini insopportabili, che una Modestina qualsiasi ci fa scatenare nel palcoscenico delle contumelie più inutili, in qualche modo appagandoci.
    Adesso, però, non leggere ancora aggressività nelle mie parole, perchè ti assicuro che non ce n'è un'oncia! Rifletterò, mediterò, mi sono gà messa in forte discussione, scusami ancora, è stata per me un'esperienza di grande sofferenza, inutile, in un vivere che già reclama i suoi molti dolori.
    Modestina

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  6. Giuro che non ho letto tutto il post, Marina, mi perdonerai -:))). Volevo solo dire che è da indagare psicologicamente cosa fa scattare la violenza verbale, ma non essendo né psicologo né linguista lascio volentieri ad altri queste analisi.
    C'è però un dato confortante, secondo me, sulle possibilità di comunicazione dei blog ed in genere di internet: si incontrano persone che altrimenti non comunicherebbero mai e non parlo di ragioni fisiche (ovvie), ma culturali, di censo, di età, di abitudini ricreative. Questa cosa deve essere vissuta come una grande opportunità che costringe tutti a mettere in discussione tutto compreso il proprio linguaggio. L'unico limite è la paura del confronto.

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  7. mi assale il dubbio poco caritatevole che sia tutto uno "scherzo" al quale noi poveri spocchiosi blogger abbiamo abboccato come grandi cernie (io poi figurati sono nata del segno dei pesci)sai che ti dico scherzo o no io non ho voglia di andare oltre, così tanto da fare e così poco tempo!!!!!

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  8. Innanzitutto strizzo l'occhio a Zefirina, al suo commento e alle menzionate Cernie che, per altri versi e se ben arrostite, sono animali-pesci assolutamente rispettabili...
    Sulla caterva di sentimenti neri e dispiaciuti agitati in faccia al popolo bloggico dalla Modesta,di nome e di fatto, farei volentieri un quintuplo saltello peri-mortale, se non altro perché mi paiono un altro di quei ganci tirati ad acchiappar cernie...
    A te, Marina carissima, lascio un complimento grosso come un centrone commerciale per la bellezza e la lucidità e l'eleganza del tuo scrivere.
    E chiuderò citando quel grezzone di Califano:
    "ma tutto il resto è noia"
    così forse, passando da Calvino a Califano, mi riconcilio con la Vita, quella a V maiuscola, citata dalla Modesta, di nome e di fatto.

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  9. dice Amatamari: il silenzio è già una risposta ed ha ragione.
    Trovo molto interessanti le cose scritte da Blonde e da Guglielmo sui blog e sulle difficoltà di questa forma di comunicazione.
    Perciò a Modestina dico solo che non siamo riuscite a comunicare. E che è un peccato. Ma sento di poter dire di avercela messa tutta. Aggiungo solo che "soffrire" e la Vita, non sono, purtroppo, in antitesi ed è forse per questo che il "soffrire" compare così spesso sulle pagine dei blog.
    buona giornata a tutti, possibilmente serena, marina

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