martedì 8 settembre 2009


No, 21 gradi centigradi sono davvero troppo, troppo pochi! Questo calo di temperatura mi riduce alla disperazione!
Per protesta, questa è la mia dichiarazione d'amore al caldo.




"Che caldo!" pensò. Ma l'intenzione non era certo quella di lamentarsi.
Il vento ardente le gonfiava il vestito turchese e le sollevava i capelli bruni. Il sudore alla base della nuca si asciugava sotto l'alito caldo e lei si sentiva espandere verso l'esterno, come una corolla che si apre alla luce.
Camminava di un passo lento e assorto, attraversando in diagonale la strada per evitare le macchie d'ombra. Non lo faceva per sfida, ma per una specie di necessità irriflessa: "tenersi sempre al sole" dicevano le cellule del suo corpo.
E se partecipava agli scambi di battute usuali tra gli abitanti della città quando il caldo africano bussava alle porte -oggi non si respira! Saranno più di quaranta gradi! Si soffoca!- lo faceva come se rispondesse ad una liturgia. La sua esclamazione -Che caldo! si integrava con quelle degli altri in un dialogo già scritto cui partecipava senza nessuna convinzione, solo per non sollevare questioni, come si partecipa ad un rito religioso di una religione differente: con rispetto e distacco. La sua religione era proprio il sole -il dio più caldo e più buono- e in estate si sentiva come una specie di cospiratrice; nascondeva il suo amore segreto per il caldo come se fosse un vizio o una congiura, qualche cosa di troppo incomprendibile ed offensivo per ogni abitante di quella città, un segreto tra lei e l'astro dardeggiante.
Sapeva quanto male si diceva del suo idolo luminoso e non dubitava che la scienza avesse ragione. Ascoltava compunta tutti i consigli soliti che ad ogni inizio di stagione le televisioni e i giornali elargivano con solerzia. Non esponetevi troppo al sole, indossate delle lenti scure, mettete delle creme protettive, copritevi la testa, rinfrescatevi di frequente...Li conosceva tutti. Non ne seguiva nessuno. Non era scettica, no: ma era offesa. Le sembrava che per amore si potesse ben correre il rischio di un'eccessiva esposizione, di un colpo di calore, di un dardo negli occhi! E per quanto riguardava il suo corpo, non riusciva a credere che il sole potesse far male anche alla più piccola parte di sé. Il sole era un piacere così intenso, così languido, così febbrile. Ricevere il sole era come fare l'amore: il suo corpo si espandeva, si tendeva, si apriva; diveniva disponibile e arreso e insieme voglioso e implorante.
Il sole era un amante ed esserne posseduta era il più divino dei piaceri.
Di questo non parlava mai a nessuno. Non voleva aggiungere stimmate a stimmate."

11 commenti:

  1. Il sole è il più potente antidepressivo, perchè ti scalda e ti fa sentire caldo dentro. Io l'ho sperimentato su di me.
    Però anche questo freschino che non è gelo, questa trasformazione della stagione nei colori caldi dell'autunno, rossi e gialli soprattutto, il pensiero del fuocherello acceso che ti scalda e delle caldarroste ha un suo caldo fascino.
    Scusa Marina, ma il forte caldo estivo umido della valle padana per me è veramente insopportabile: la pelle che non traspira, il sudore che ti bagna perennemente ovunque: un po' va bene, ma poi deve finire...

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  2. a chi lo dici, cara marina! i bagni di sole li faccio ormai solo quando non picchia forte, per problemi alla pelle, ma non disdegno le temperature eccessive e la luminosità che si vivono in estate. stamattina il frizzare dell'aria mi ha cominciato a far starnutire come un'anatra. bellissimo il tuo lirico slancio passionale.
    baci

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  3. Marina ogni tuo racconto è sempre un 'estasi di sogni..Ciao.

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  4. meravigliosa dichiarazione d'amore...la tua prosa è un vero piacere.
    Anche se le mie ossa sono ingorde di sole, il caldo opprimente mi atterra! Grazie di questa bella pagina

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  5. Ho visto ora il tuo commento a Duccio.Grazie,magari ci fossi stata anche tu!
    Cristiana

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  6. confesso di aver voglia di autunno... ma di un autunno che dopo un paio di settimane lascia il posto a un inverno di un mesetto scarso e a una lunga primavera prima di una nuova interminabile estate...che è sempre troppo corta...

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  7. l'agosto a firenze di quest'anno è stata un'esperienza dura, con punte di 44° gradi quel giorno in cui ho creduto di morire non respiravo più il ritmo del respiro era fermo, e di media ininterrottamente una temperatura sui 37°; in casa fissi sui 32° (niente condizionatori che ho
    sempre creduto di aborrire) solo ventilatori e romantici ventagli, e tenacemente un'umidità da monsone indiano, ecco un caldo così con tali caratteristiche vuol vedere la donna in faccia!

    ma intendo bene, sai, la tua dichiarazione d'amore, è l'amore per la languidezza, per l'apertura e l'espansione che il caldo fa sulle menti e sui corpi ed anche la dilatazione e lo spasimo..
    ( in tanti haiku ho cercato di esprimerlo, se ti fa piacere te li invio per mail)

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  8. è quell'essenza
    l'estate che la senti
    ti torchia dentro

    (haiku del 21 giugno 2006)

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  9. Sì, papavero di campo. m'interessano i tuoi haiku e lo sai!
    grazie, marina

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