venerdì 5 giugno 2009

ponti e ponteggi



Per oltre un anno ho tentato di ricordare il cognome di una persona che non sento da molti anni e che pure, in un periodo della mia vita, è stata molto importante per me.
Si tratta dunque di un cognome che avrei dovuto ricordare. Invece niente, il vuoto più assoluto.
Va bene l'età e va bene i neuroni che se ne vanno, e va bene le sinapsi che si diradano, ma...

Non mi ci volle molto a capire che il mio cervello rispecchiava l'ambivalenza delle mie intenzioni.
Da un lato il desiderio di rintracciare quella persona per saperne la condizione, per testimoniarle la mia memoria e il mio affetto; dall'altro il desiderio di lasciar sfumare questo, come altri ricordi, verso un deposito sicuro ma mai attinto, quel luogo fatto di chiaroscuri in cui giace la nostra vita passata.

In questa confusione di desideri, conducevo la mia battaglia con la memoria servendomi di ogni mezzo: l'esplorazione del più piccolo pezzetto di carta nei miei cassetti, delle vecchie agende, delle rubriche;
l'accanita ricerca in Internet, centinaia e centinaia di pagine sfogliate, scorse, mettendo assieme tutte gli elementi in mio possesso, ricerca infruttuosa, malgrada la potenza del mezzo, perché condurre una ricerca senza un cognome è dura anche nella favolosa era Internet e Facebook;
poi le richieste a tutti i conoscenti comuni, richieste reiterate ogni tot mesi in attesa che le loro memorie si sbloccassero. In almeno un caso il cognome non hanno voluto dirmelo nascondendosi dietro la fallacia della memoria.
E' stato questo a scatenare la mia implacabile determinazione.
Mi sono quindi recata negli uffici della Telecom dove una volta erano disonibili tutti gli elenchi telefonici di tutte le città di Italia. Ero pronta a sfogliare dalla a di Abado alla z di Zucchi l'elenco telefonico della città in cui sapevo che quella persona viveva e poi se necessario tutte le città della regione e poi perché no, tutte le città d' Italia in attesa di leggere un cognome che, ne ero certa, avrei riconosciuto.

La Telecom però non offre più questo servizio.

Allora ho provato a comprarli, gli elenchi, ma anche questa possibilità si è rivelata inesistente. Non li vendono più, si consultano in rete ma A PARTIRE DAI COGNOMI ovviamente.

Ho anche provato ad avere gli elenchi dei frequentatori di almeno un luogo che sapevo con certezza essere stato frequentato da quella persona per un certo periodo di tempo. Ma quegli elenchi mi sono stati rifiutati.

Intanto erano passati mesi e mesi. Ma la ricerca folle continuava.

Ormai le armi più potenti si erano spuntate nelle mie mani. Mi restavano pratiche al limite dell'esoterico e dell'occulto.
Feci così ricorso alla scrittura automatica, tracciando all'improvviso su carta il nome proprio, nella speranza che il cognome venisse trascinato appresso automaticamente. Niente.

Ormai ero fiaccata nelle mie capacità inventive e la mia intraprendenza si sentiva agli sgoccioli.

Non mi restava che rassegnarmi a sperare in un improvviso risveglio della memoria e ad attendere forse anni che improvvisamente si ricostituisse il percorso necessario a raggiungere quella informazione nascosta nel mio odioso cervello.

Ma la parola rassegnazione non rima con marina e così mi rifiutai di dichiararmi sconfitta.
Ma ero davvero all' ultima spiaggia.

Decisi cioè di affidarmi alla potenza evocativa della musica. Così presi l'abitudine di ascoltare incessantemente, mentre ero al computer, musica di quel periodo o musica che avevo avuto occasione di ascoltare insieme a quella persona.
Scrivevo i miei post o rivedevo il mio libro e intanto sullo sfondo la musica andava con il compito di lavorare dentro di me.

Un giorno poi, mentre scrivevo di Seneca e sullo sfondo Leonard Cohen continuava a bere tè con Suzanne, all'improvviso nell'interno della mia testa come su uno schermo bianco si stamparono tre lettere e subito io seppi che quelle lettere appartenevano a quel cognome.
Ma seppi anche, non so come, che non erano le lettere iniziali. Facevano parte del nome ma non ne erano l'inizio. Sapevo che c'era almeno un'altra lettere se non una sillaba prima ed altre lettere dopo.

Ma questo era il primo successo dopo un anno di fatica investigativa e l'entusiasmo mi dette una nuova forza.


Così una sera mi misi al lavoro: cominciai a premettere per iscritto a quelle tre lettere tutte le lettere dell'alfabeto finché con assoluta certezza trovai la prima lettera. Ora avevo quattro lettere, le prime quattro lettere!
Dopo un anno abbondante avevo quattro lettere! Ben due sillabe! Un trionfo addirittura.
E fu il trionfo che mi dette il coraggio di continuare in quel lavoro di ricostruzione: passai così a posporre a quelle quattro lettere tutta la serie di sillabe dell' italiano.
Scelsi quelle compatibili con i canonici incontri di lettere della lingua italiana, cioè, nel mio caso, solo quelle inizianti con consonante. Procedetti da ba be bi bo bu attraverso ca ce ci co cu eda de di do du e avanti così, nessuna sillaba esclusa, pronunciandole ad alta voce e scrivendole poi.

Le scrivevo accanto al mio gruzzolo di sillabe iniziali nella speranza che la solita scrittura automatica mi prendesse ad un certo punto la mano e la guidasse a tracciare l'intero cognome. Non accadde.

Puntai allora sulla speranza che quelle prime due sillabe potessero richiamare in qualche modo alla mia mente un barlume confuso di ipotetica ultima sillaba. Così mi misi a pronunciare le prime sillabe, seguite da un borbottio indistinto seguito con voce chiara da tutte le sillabe della nostra lingua, sia quelle inizianti con consonante che quelle inizianti con vocale. Da ac, ad, af eccetera, e poi ba be bi e così via...
Procedevo attraverso i miei borbottii e nulla accadeva.

Ma sentivo che Galileo era con me. Prova ed errore, mi ripeteva il suo metodo. Prova ed errore.
E prova ed errore dopo prova ed errore, ad un certo punto la mia mente trasalì e mi attestò che l'ultimo tentativo aveva centrato l'obiettivo: riconobbi l'ultima sillaba!
Ora avevo le due sillabe iniziali e l'ultima. E in mezzo? Lavoravo da diverse ore e ignoravo quante lettere mi mancassero.
Tenendo conto della lunghezza media dei cognomi italiani potevo sperare che mi mancasse una sola sillaba. E così ripartii incastrando tra le sillabe ormai note tutte le sillabe italiane compatibili. E finalmente, non per effetto di una illuminazione ma come risultato di un sistematico lavoro di incastro, la sillaba mancante, la maledetta sillaba mancante venne fuori!
Eccolo lì il cognome che inseguivo da più di un anno! Eccolo lì, inequivocabilmente lui! Quattro sillabe conquistate a forza di tempo e tenacia.

Ero esaltata dal successo ma sfinita dalla fatica.
Così me ne andai a dormire rimandando all'indomani la ricerca su Internet con nome e cognome.
Prima me lo appuntai, per sicurezza. Ma è certo che un cognome ricostruito con così tanta fatica non si dimentica più.

Il giorno dopo finalmente condussi la mia ricerca in Internet con i miei due elementi base,belli chiari: nome e cognome. Potei così seguire quella persona e la sua vita negli ultimi venti anni attraverso le sue diverse attività, presenze e partecipazioni.

E poi?
E poi non so, la mia rabbia famelica di notizie si era come placata, il mio slancio si era esaurito nel corpo a corpo della ricerca, o semplicemente sentii il bisogno di mettere da parte in quel deposito in cui giace la nostra vita passata anche quel faticato ricordo. Forse un giorno userò il risultato della mia ricerca per comunicare con quella persona, forse no. Quello che mi sembra importante è, oltre alla riscoperta della mia antica tenacia, sapere che esiste una via di comunicazione tra il passato e il presente e che i ponti non sono rotti.




15 commenti:

  1. sei un genio, si, cara marina sei un genio e un mostro di tenacia. simona

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  2. Ciao Marina, questa è davvero una storia bellissima...Ora, però, ho troppa paura che l'uomo dalle quattro sillabe, possa deluderti...Lascialo dov'è un pochinino...va...chiara

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  3. questo caso di amnesia e tutta l'avvincente ricostruzione archeologica ma lo sai quanto sarebbe piaciuto al vecchio sigmund!!

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  4. bello il tuo racconto...anche a me succede spesso di non ricordare nomi o parole...ma lo sforzo è tale nel pensare che anche se la parola o il nome non viene nel momento giusto...mi torna.. quando non ci pensavo più.

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  5. questo lungo racconto mi è piaciuto molto, ma io, al contrario di Chiara, spero che tu abbia annotato con pennarello indelebile quel nome e cognome, che lo lasci un pochino "decantare" e che però poi la cerchi questa persona! Se ti ha impegnata tanto un motivo ci sarà, non può ridursi tutto ad un estenuante esercizio di memoria, e ciò che ti ha mossa non credo sia stata una sfida mnemonica. Si rompno solo i ponti costruiti male o non manutenti. Adoro la tua scrittura :-)

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  6. Che sia racconto o realtà è assolutamente irrilevante: rimane l'emozione che è quella che conta. Ciao

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  7. ... e io leggo.

    Rino, augurando felice domenica.

    P.s.: perché non inserisci codeste belle storielle in un libro?

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  8. In questo racconto, il ponte del riconoscimento ha funzionato ma quello della rievocazione no, e non è detto che fosse rotto: può essere che non ti portava lì dove tu sei voluta comunque andare, ma fino a un certo punto. Infatti, una volta ricostruito sulla base di una parziale rievocazione tutto il cognome, ti sei fermata e sei andata a dormire, e poi ti sei comunque fermata.
    Perché la capacità di rievocare non ti ci portava, lì?
    Va a sapere!
    Perché ti sei fermata?
    Va a sapere!
    Però, una ipotesi che mi sembra suggestiva è che, poi, dopo esserti messa contro il parziale ma testardo no della rievocazione, ti sei fermata per lo stesso motivo per cui la rievocazione non ti portava al cognome intero.
    I motivi di una impuntatura della rievocazione possono essere tanti, e magari collaterali, cioè non direttamente legati a quella persona e al suo cognome - per esempio: quali sono le lettere della prima parziale rievocazione? hanno un significato diverso da quello di essere parte di quel cognome? quella persona ti porta ad altre persone, luoghi, situazioni, avvenimenti?
    Eccomi di nuovo a correre dei rischi, con te!
    Tu sei contenta di avere riportato una vittoria su quella che hai considerato una... rottura di ponte, e io sto qui come rottura di palle a dirti che ti sei illusa di essere più forte della tua dimenticanza?
    Non è questo, che volevo dirti: mi pare che come millepiedi che si chiede come fa a camminare, se prima con i piedi pari e poi con i dispari, oppure prima con i dispari e poi i pari, oppure in successione diretta pari dispari o dispari pari, oppure inversa dispari dispari pari pari oppure uno quattro tre due cinque otto... e intanto non riesce più a camminare, come millepiedi stragalileiano ti ci vedo male: piuttosto, dal racconto, alla fine c'è riappacificazione con la volontà della rievocazione - o t'ha sfiorato il pensiero che quel ponte non fosse affatto rotto, chissà, e che il ponteggio artificiale costruito in sua sostituzione a partire da una parte rievocata non è capace di reggere al fiume del tempo come quello della fotografia.

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  9. caro rom, ah se i rompipalle fossero tutti come te!però non sono convinta che il riconoscimento e la rievocazione siano sentimenti/attitudini così distanti.
    Ho riflettuto, come i tuoi commenti sempre mi sollecitano a fare, sulle sillabe di quel cognome. Le sillabe sono poco suggestive ma compongono un cognome decisamente insolito.Ne ho cercata l'origine e non compare in nessuno dei siti appositi! quale teoria ci costruirai sopra? :-))

    come millepiedi parossistico effettivamente non mi ci vedo neanche io, ma posso assicurarti che invece sono galileiana. In effetti i ponti rotti mi affrangono e di rotti ancora non ne ho trovati nella mia storia, mi sembra sempre di avere ancora qualche cosa da dire a tutte le persone passate nella mia vita. Ma la scelta del momento è cruciale. Come mi sembra dica anche tu i ponteggi sono fragili, è megli aspettare che i ponti vengano ri-edificati o rinforzati.
    grazie per i tuoi interventi, marina
    PS sai che trovo il tuo blog molto diverso dai tuoi interventi? forse debbo studiarmelo meglio...

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  10. cari tutti: visto il vostro interesse se deciderò di attraversare il ponte ve lo farò sapere; grazie marina

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  11. a proposito di nomi
    Pomponia, Fagiolino, Sigfrido, Esopo, Scheeva ,Alice, Teja, Belfagor, Soledad, Agostina, Cambise, Bisina ,Isidoro, Bionda, Bamba, Drang, Tontolone, Fanello, Chou-Chou, Erin, Fingal, Jasmine, Dada, Tata, Sheherazade, Chérie, Tabuj, Milou, Muni Agilulfo, Teodolinda, Agrippino, Matisse, Alcmena, Elettra, Vladimir, Sally, Sandy, Freya, Ofelia, Rashid, Falstaff,Yoda, Artemisia, Marasmina, Thor,Matisse, Tobia, Gandalf , Falbalà, Romeo. She-She,Scodacjut-Momore, Gattila, Chiara (ma è fumo di londra) Achille, Oliver, Carlotta, Walter

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  12. "la parola rassegnazione non fa rima con Marina"...
    ... fantastico!

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  13. Ma l'hai capito il messaggio che la tua smemoratezza ti aveva inviato?

    :)))

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