martedì 16 giugno 2009

non classificato

Ha scritto Tommaso Landolfi: Perdere tempo è come perdere sangue. Non ci ha consegnato però la sua idea di tempo perso e di tempo ben impiegato, non ci dice qual è quella perdita di tempo che come un’emorragia impoverisce la nostra vita e la rende pallida, esangue. Forse addirittura più breve. Io sono infatti personalmente certa che il tempo fruttuoso è anche tempo guadagnato, allunga, cioè, e dilata la nostra vita perché l'arricchisce di senso. Ognuno di noi ha una sua idea del tempo ben speso e nessuno dovrebbe indicare ad un altro in che modo spendere il suo, perché, sia chiaro, il tempo è la vita stessa e cosa farne è un' insindacabile decisione individuale. Nella pratica però ognuno di noi ha molto da dire sul modo altrui di spendere il tempo. Personalmente mi capita di osservare esseri umani e di non capacitarmi del fatto che passino il loro tempo, che so, seduti in un salotto televisivo, sera dopo sera, commentando con passione insignificanti accadimenti che si svolgono su un’isola lontana o in una finta casa o in una pseudo fattoria. E mi chiedo: ma la sera, tornati a casa, quando si struccano o si tolgono la cravatta, come si sentono? Cosa pensano di se stessi e della loro giornata? Si sentono soddisfatti? A disagio? Contenti di sé? Avviliti? E non so rispondermi. Ci sono casi in cui l’uso del tempo dei miei simili mi lascia attonita, priva del più piccolo barlume di comprensione; ci sono comportamenti altrui che suscitano in me questa paralisi del giudizio, questo enorme punto interrogativo, questa diserzione della capacità immaginativa; usi del tempo che mi travalicano e mi proiettano in universi mentali imperscrutabili, di fronte ai quali non so che sgranare gli occhi e ammutolirmi. Eppure anche questa specie di sospensione del giudizio non è virtuosa, lo so, non è prova di democratico rispetto per l'altro: è come quando in una graduatoria, su un tabellone dei giudizi — scolastici o sportivi o di diversa natura concorsuale — accanto ad un nome si traccia la scritta “Non classificato”. C’è un giudizio più severo del dire a qualcuno che non è neanche stato giudicato? Beh, non so a voi, ma a me capita. Considerate questa una confessione.

5 commenti:

  1. Marina,hai ragione,è pur sempre un voler sindacare sulle scelte degli altri,però io non riesco a fare a meno di chiedermi cos'abbia capito della politica e della società chi segue il TG di Emiilio Fede.
    Cristiana

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  2. Non dall'ozio, ma dal mutar di fatica ci giunga sollievo....

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  3. Per quanto mi riguarda, considero il mio tempo il bene più prezioso che ho.
    Riguardo a come lo passano gli altri, che dirti, ci sono tante cose che non capisco delle vite altrui. Ma tante. Ormai mi sono un po' rassegnata.
    Ciao Marina!

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  4. Uhm... Dissento in parte da Tommaso Landolfi. Dissento in parte con te - nell'ultima parte.
    Ma poiché penso che dovrei scrivere per spiegare un post lungo quasi come il tuo, mi astengo.
    So che mi sarai grata... :DDD

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  5. *dissento da* e poi *dissento con*?!? La sintassi, prof!

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