mercoledì 3 giugno 2009

letture


Questo è un regalo che faccio a me. La prima poesia di "Lettere di compleanno" di Ted Hughes, un canzoniere d'amore in cui il poeta inglese e marito di Sylvia Plath racconta la loro storia. Noi femministe storiche lo abbiamo tanto odiato il povero Ted, nella furia del nostro amore per Sylvia. Ma odiare a lungo un poeta è difficile.
In questa poesia Ted parla della prima volta in cui vide il volto di Sylvia.

Dove fu, nello Strand? Il cartellone
di un giornalaio, notizie in fotografia.
Lo notai, chissà perché.
Una foto dei borsisti Fulbright
di quell'anno. In arrivo,
o arrivati. O solo alcuni.
C'eri anche tu? La studiai,
non troppo minuziosamente, chiedendomi
se ne avrei conosciuto qualcuno, e chi.
Ricordo quel pensiero. Non
il tuo viso. Senza dubbio mi fermai soprattutto
sulle ragazze. Forse ti notai.
Forse ti esaminai, sentendomi improbabile.
Mi colpirono i tuoi capelli lunghi, le onde morbide -
la ciocca alla Veronica Lake. Non quello che nascondeva.
Sembravano biondi. E il tuo sorriso.
Il tuo esagerato sorriso americano
per i fotografi, i giudici, gli sconosciuti, gli intimidatori.
Poi dimenticai. Tuttavia ricordo
la foto: i borsisti Fulbright.
Coi bagagli? Sembra improbabile.
Che fossero arrivati in squadra? Camminavo,
col mal di piedi, cotto un sole cocente, cocenti i marciapiedi.
Fu allora che comprai una pesca? Così ricordo, almeno.
Da una bancarella vicino alla stazione di Charing Cross.
Era la prima pesca vera della mia vita.
Così squisita che quasi non ci credevo.
A venticinque anni, mi sbalordì di nuovo
la mia ignoranza delle cose più semplici.

7 commenti:

  1. Speriamo che la nostra ignoranza ci sbalordisca sempre -:)

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  2. Ciao Marina.. un saluto non basterà a giustificare la mia assenza..mi perplimo...

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  3. Un silenzio interrotto dal mondo di poesie in cui ti senti a tuo agio.
    Io non dimentico una persona come te a cui piace scherzare, vedi il commento sugli occhi a madorla, ma anche a pensare e scrivere poeticamente.

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  4. Ciao Marina,
    Un bacio
    Ornella

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  5. mi hai fatta sorridere perché è vero che il povero Ted Hughes è stato tanto odiato quanto Silvia è stata amata...ma hai ragione: è molto difficile odiare a lungo un poeta! Questa poesia che hai scelto rende l'incanto che la poetessa suscitava...Buona giornata Marina :-)

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  6. ho trovato tempo fa un sito dedicato interamente alla plath, l'ho spulciato e persino stampato qualcosa, ma non di sylvia voglio dire, quanto della scoperta angosciante dell'altra donna, quella del marito ted che lasciò syilvia, che pena e che dolore immane mi ha fatto la storia dell'altra, non immortalata da niente e da nessuno e quanto m'è stato sulle palle ted che ha dato l'idea, per quanto se ne può dire, d'essere di molto anaffettivo(eh già il poeta è fingitore dovremmo saperlo ormai) l'altra donna, oppressa forse da ancora più fantasmi ( o rimorsi o persecuzioni o autosadismi superegoici e di certo autosvalutazione e disistima) s'è tolta la vita come la più celebre poetessa, ma senza neppure lontanamente poter aspirare a diventare icona,caso mai icona di niente,
    disperata, vuota, sorda, inesistente,
    uno strazio infinito!

    anche il figlio della plath di recente mi pare qualche mese fa s'è tolto la vita, la trama inconscia non perdona

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  7. ciao papavero: sì la seconda moglie di Ted si è uccisa anch'essa col gas, in una vettura; e recentemente anche il figlio di Sylvia. Questa sequenza di suicidi fa paura per la tenacia delle trame, proprio come dici tu. Quanto ai poeti non c'è né da condannarli né da perdonarli: io cerco di leggere la loro opera in sé e per sé ma non è sempre facile...

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