domenica 31 maggio 2009

segnalazione l'Aquila

HO RICEVUTO QUESTA MAIL CHE AFFIDO ALLA VOSTRA RIFLESSIONE. ANCHE IO SPERO CHE NON SIA VERO MA TEMO CHE SIA VEROSIMILE.



Spero non sia vero ma purtroppo mi pare molto verosimile

...Se credete, fate girare

Alessandro Girotto



Questa lettera è stata scritta da Andrea
Gattinoni, un attore che si trovava a L 'Aquila
per presentare un film. Le parole sono dirette a
sua moglie ma rappresentano un'efficace
testimonianza per tutti quelli che a L 'Aquila
non ci sono ancora stati. FATE GIRARE.

Oggetto: HO VISTO L 'AQUILA
Lettera a mia moglie scritta ieri notte
Ho visto l 'Aquila. Un silenzio spettrale, una
pace irreale, le case distrutte, il gelo fra le
rovine. Cani randagi abbandonati al loro
destino. Un militare a fare da guardia a ciascuno
degli accessi alla zona rossa, quella off limits.
Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli. Ho
mangiato nell'unico posto aperto, dove va
tutta la gente, dai militari alla protezione
civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini
e la mozzarella e i pomodori e gli affettati.
Siamo andati mentre in una tenda duecento
persone stavano guardando "Si Può Fare".
Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia,
Anna Maria, Franco e la sua donna.
Poi siamo tornati quando il film stava per
finire. La gente piangeva. Avevo il microfono e
mi hanno chiesto come si fa a non impazzire,
cosa ho imparato da Robby e dalla follia di
Robby, se non avevo paura di diventare pazzo quando recitavo.
Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da
fitta al cuore. Chi ha perso la fidanzata, chi i
genitori, chi il vicino di casa. Francesca,
stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo
ieri che quelli della protezione civile non
potessero piombargli nelle tende
all'improvviso, anche nel cuore della notte,
per CONTROLLARE. Gli anziani stanno impazzendo.
Hanno vietato internet nelle tendopoli perchè
dicono che non gli serve. Gli hanno vietato
persino di distribuire volantini nei campi, con
la scusa che nel testo di quello che avevano
scritto c'era la parola "cazzeggio". A
venti chilometri dall'Aquila il tom tom è
oscurato. La città è completamente
militarizzata. Sono schiacciati da tutto, nelle
tendopoli ogni giorno dilagano episodi di follia
e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato
uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi
sopra la città sono sempre più gremiti di
militari, che controllano ogni albero e ogni
roccia in previsione del G8. Ti rendi conto di
cosa succederà a questa gente quando quei pezzi
di ***** arriveranno coi loro elicotteri e le
loro auto blindate? Là ???? Per entrare in
ciascuna delle tendopoli bisogna subire una
serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado
sconcertante, manco fossero delinquenti, anche
solo per poter salutare un amico o un parente.
Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno)
rifiutato ogni aiuto internazionale e loro hanno
bisogno anche solo di tute, di scarpe da
ginnastica. Per far fare la messa a Ratzinger,
il governo ha speso duecentomila euro per
trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L 'Aquila.
Poi c 'è il tempo che non passa mai, gli
anziani che impazziscono. Le tendopoli sono
imbottite di droga. I militari hanno fatto
entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy,
cannabis, tutto. E ' come se avessero voluto
isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano
lasciarli a stordirsi di qualunque cosa,
l'importante è che all'esterno non trapeli
nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con
il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il
ragazzo che me l 'ha raccontato mi ha detto che
sembrava un venditore di pentole. Qua i media
dicono che là va tutto benissimo. Quel ragazzo
che mi ha raccontato le cose che ti ho detto,
insieme ad altri ragazzi adulti, a qualche
anziano, mi ha detto che "quello che il Governo
sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco
banco di prova per vedere come si fa a tenere
prigioniera l 'intera popolazione di una città,
senza che al di fuori possa trapelare niente".
Mi ha anche spiegato che la lotta più grande
per tutti là è proprio non impazzire. In tutto
questo ci sono i lutti, le case che non ci sono
più, il lavoro che non c 'è più, tutto perduto.
Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a
piedi più di tre chilometri in cerca di un
ristorante, ma erano tutti già chiusi perchè i
proprietari devono rientrare nelle tendopoli per
la sera. C 'era un silenzio terrificante,
sembrava una città di zombie in un film di
zombie. E poi quest'umanità all'improvviso
di cuori palpitanti e di persone non dignitose,
di più, che ti ringraziano piangendo per essere
andato là. Ci voglio tornare. Con quella luna
gigantesca che mi guardava nella notte in fondo
alla strada quando siamo partiti e io pensavo a
te e a quanto avrei voluto buttarmi al tuo collo
per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai.
Dentro al ristoro privato (una specie di
rosticceria) in cui abbiamo mangiato, mentre ci
preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e
fuori c 'erano i tavoli nel vento della sera,
un commesso dietro al bancone ha porto un
arrosticino a Michele, dicendogli "Assaggi,
assaggi". Michele gli ha detto di no, che li
stavamo già comprando insieme alle altre cose,
ma quello ha insistito finchè Michele non
l'ha preso, e quello gli ha detto
sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini".
Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve sapere.
Anzi metto in rete questa mia lettera per te.
Andrea Gattinoni, 11 maggio notte.

sabato 30 maggio 2009

segnalazione l'Aquila

VENERDÌ 29 MAGGIO 2009
MANIFESTAZIONE PER L'AQUILA SABATO 30 MAGGIO 2009: PASSATE PAROLA
Permettetemi di iniziare questo post citando due articoli della Costituzione Italiana:

Art. 2 della Costituzione

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 17 della Costituzione

I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

..............................................

Quindi se non erro ci si può riunire liberamente ed in modo pacifico.

Allora devo capire perché, come Anna alias Miss Kappa mi ha direttamente riferito, se all'Aquila in un supermercato ci si ferma formando un piccolo crocchio di 4 o 5 persone arrivano i militari a, nella migliore delle ipotesi, origliare cosa si dice.

Nelle Tendopoli non é ammesso fare assemblee e riunirsi.

Curioso.....forse in Abruzzo hanno abolito la Costituzione o stanno applicando leggi marziali....

Ecco, in questa "salubre"atmosfera voi capirete bene l'importanza della notizia che sto per comunicarvi: si tratta di una manfestazione all'Aquila che si terrà domani in occasione del G8 all'Aquila per cercare di raggiungere il centro storico e rivendicare il loro diritto di viverlo e "calpestarlo":

SABATO 30 MAGGIO 2009
MANIFESTAZIONE DEGLI AQUILANI PER L'AQUILA

Programma:

ore 10.30 ci si ritrova in Piazza della Fontana Luminosa
(da lì si parte per poi raggiungere il centro storico del capoluogo)

Ore 15.00
Parco Unicef, Via Strinella
Riunione Comitato Cittadini Centro Storico
--------------------------------------------------------------------------


Diventa ovviamente importantissimo che non solo si faccia un tam tam in rete degno di noi e di quello che tutti noi abbiamo già dimostrato di saper fare, ma anche di avvisare per mail , telefono e quant'altro persone che siano di quei luoghi e cercare di fare in modo che esse, a loro volta, vadano materialmente in giro a fare passaparola.

Vi lascio con le parole di Anna dal post "Lunedì" dove preannunciava questa manifestazione così:

Dal blog di Anna:

"Sabato 30 avrà luogo una manifestazione di cittadini per chiedere a gran voce di essere ammessi al centro storico. Cuore pulsante e fulcro della nostra città. Culla della nostra memoria, anche se offesa quasi a morte. Ora terra di nessuno. Pronta per essere messa in sicurezza per ammettere i potenti del mondo. Ma non per noi. Siamo armati di ottime intenzioni. Si cercherà di forzare i posti di blocco. 'Sta cosa mi piace. Cazzo, la città è anche nostra. O no?"

Ed allora mi raccomando, dateci dentro con il tam tam perché domani all'Aquila accanto agli 8 Capi di Stato più importanti del mondo, voglio che ci sia TUTTO IL MONDO!!
--------------------------------------------------

GRAZIE AD ANNA E AL ROCKPOETA

com'è lontano l'Iran com'è vicino l'Iran


Zohré, Francesca e Copra - 1977

venerdì 29 maggio 2009

minima

La lavatrice operosa
Mescola ronzando i tuoi verdi e i miei rosa
Quando, finito il ciclo, li districheremo
anche le nostre vite si separeranno?
Coraggio, facciamo un altro lavaggio.

giovedì 28 maggio 2009

per la Picci che la cantava da bambina




GOLE SANGAM
cantata da Monika Mikham
(Traditional)


gole sangam gole sangam
chibe gam az dele tangam
mesle af tab agar barman
natabi sardamo bi rangam

chorus:
gole sangam gole sangam
chibe gam az dele tangam
mesle af tab agar barman
natabi sardamo bi rangam

chorus

hameh a ham hameh dardam
mesle tufan doreh gardam
hameh a ham hameh dardam
mesle tufan doreh gardam
baden mastam ke tu sahro
mi picham doreh to me gardam

chorus
instr chorus

mesle baroon agar nabori
khabaraz haleh man nadori
bi to parpar misham doruzeh
deleh sangat baram misuzeh
gole sangam gole sangam
chibe gam az dele tangam

chorus


*****


ENGLISH TRANSLATION


I am a stone flower
what to say from my longing heart
like sun if not on me
doesn't shine I am cold and colorless

I am a stone flower
what to say from my longing heart
like sun if not on me
doesn't shine I am cold and colorless

I'm all sighs and all pain
like a storm I'm full of dust
I'm all sighs and all pain
like a storm I'm full of dust
a drunken wind in the desert
lost and going in circles around you

if you don't fall on me like rain
and you don't know how I'm doing
I'll be losing my petals in two days
your stone heart is softening for me
I am a stone flower
what to say from my longing heart

lunedì 25 maggio 2009

fiocco rosa

Però nuovi blog aprono. Ve ne segnalo uno di fotografia che promette molto bene. E' il blog di una mia amica, Simona, e lo trovate qui

segnalazione malinconica

Per primo ha smesso di scrivere Il piccolo Lord, poi ha smesso di scrivere Giulia, ora anche Gianni Donnigio chiude il suo blog. Altri  sono in pausa da settimane, altri ancora da mesi...mi sento triste.
Per ora questa è la mia sola constatazione, rimando riflessioni e considerazioni ad un altro momento.
Volete intanto segnalarmi i blog da voi frequentati che hanno chiuso? 

help!

Cerco disperatamente il quarto volume di THE RAJ QUARTET di Paul Scott. In italiano si sono fermati vent'anni fa al terzo volume! Vermi schifosi di Garzanti! lo preferirei in francese, eventualmente in spagnolo, ma sono disposta a soffrire anche leggendolo in inglese!
chi può farmene avere una copia?
grazie, marina

segnalazione

segnalo il post di Silvano su una malattia rara che aspetta una cura.

domenica 24 maggio 2009

gli ascolti di Tommasino



Just a castaway, an island lost at sea, oh
Another lonely day, with no one here but me, oh
More loneliness than any man could bear
Rescue me before I fall into despair, oh

Ill send an s.o.s. to the world
Ill send an s.o.s. to the world
I hope that someone gets my
I hope that someone gets my
I hope that someone gets my
Message in a bottle, yeah
Message in a bottle, yeah

A year has passed since I wrote my note
But I should have known this right from the start
Only hope can keep me together
Love can mend your life but
Love can break your heart
Ill send an s.o.s. to the world
Ill send an s.o.s. to the world
I hope that someone gets my
I hope that someone gets my
I hope that someone gets my
Message in a bottle, yeah
Message in a bottle, yeah
Message in a bottle, yeah
Message in a bottle, yeah

Walked out this morning, dont believe what I saw
Hundred billion bottles washed up on the shore
Seems Im not alone at being alone
Hundred billion castaways, looking for a home
Ill send an s.o.s. to the world
Ill send an s.o.s. to the world
I hope that someone gets my
I hope that someone gets my
I hope that someone gets my
Message in a bottle, yeah
Message in a bottle, yeah
Message in a bottle, yeah
Message in a bottle, yeah
Sending out at an s.o.s.
Sending out at an s.o.s.
Sending out at an s.o.s.
Sending out at an s.o.s.
Sending out at an s.o.s.
Sending out at an s.o.s...

mercoledì 20 maggio 2009

la mia raccolta


Più o meno da un anno ho intrapreso un lavoro di indagine sulla mia vita. Indagine orale, anzi mentale; niente autobiografia; e limitata alle cose buone che la vita mi ha dato. Lo scopo di questo lavoro della memoria è quello di preparmi alla vecchiaia e, detto molto semplicemente, alla morte. Non fatevi spaventare dalla parola. Non conto di morire nell'imminenza ma non posso neanche escluderlo e voglio poter confortare la mia vecchiaia e l'addio alla vita con la consapevolezza dei doni ricevuti. Noi abbiamo la tendenza a ricordare (e a lamentarci) delle cose dolorose, tristi, brutte che la vita ci ha dispensato e a dimenticarci di quanto di buono e di bello abbiamo goduto. Questo può generare una vecchiaia amara, spesso ingiustamente amara, e io non voglio né far torto alla vita né amareggiarmi indebitamente. Così pesco, qua e là negli anni, senza ordine alcuno, giornate o anche solo momenti luminosi, e li metto da parte in un mucchietto che via via cresce, di positività e riconoscenza. Io credo che non occorra aver scavallato i sessanta per condurre questa operazione. Penso anzi che andrebbe fatta periodicamente, che chiunque dovrebbe dedicare ogni tanto un giorno o anche un'ora a rievocare qualche speciale momento felice, a richiamarlo alla propria memoria, a inventariare così il positivo che la vita gli ha sicuramente elargito. Non parlo solo di grandi gioie ma anche di piccole, apparentemente scontate felicità.
Metto come esempio un ricordo che fa stabile parte della mia raccolta di doni ricevuti.
Ogni volta in cui sono salita sul traghetto per Ponza e seduta sulle panche di legno, nell'aria salmastra e luminosa ho navigato verso l'isola. E appoggiata al parapetto ho visto i delfini saltare allegramente e lanciare grida di saluto. E ho scorto ad un tratto il profilo dell'isola e, ogni volta con la stessa emozione, l'ho vista sorgere, il giallo delle ginestre, il verde delle terrazze a vite, il viola, il grigio, il bianco, l'ocra delle rocce e tutto quel blu definitivo, assoluto, magnifico e ineguagliabile. E il porto rosa che mi accoglie e le grida dei marinai all'attracco e il piede che finalmente si posa sulla banchina e quella sosta commossa, a guardarmi intorno, a riconoscere, ad amare, a ringraziare. Questo io l'ho vissuto, ed è presente in me con vivezza e precisione e niente me lo porterà via. Questo è stato un dono della vita e io lo metto da parte e, sentitamente, ringrazio.

lunedì 18 maggio 2009

segnalazione

Ho ricevuto questa mail in seguito ad un mio post sull'emigrazione italiana in Svizzera negli anni 60/70.  Spero che qualcuno sia in grado di aiutare il sig. Raphael Engel nel suo progetto.


"Egrega Signora,

Ho letto le sue intervenzioni su un blog dalla Svizzera e vedo que lei ha una coscienza humana.

Stiamo realizzando un documentario televisivo sullo statuto dello stagionale e i problemi relativi ai ricongiungimenti famigliari nella Svizzera degli anni 60-90.

Cerchiamo testimoni che possano riferire su questo capitolo di storia svizzera.

Lei saprebbe come aiutarci a difundere questa nostra informazione (vedda documento).

Grazie e cordiali saluti


Avec mes salutations les meilleures,

Raphaël Engel
Journaliste à Temps Présent
Tel: ++41 79 615 20 60

Télévision Suisse (TSR)
Quai Ernest-Ansermet 20
CP 234
1211 Genève 11 - CH
raphael.engel@tsr.ch

QUESTO è IL QUESTIONARIO

La Televisione della Svizzera Romanda cerca testimonianze sulle consequenze umane del vecchio statuto dello stagionale.

Avete vissuto personalmente anni difficili ai tempi in cui la Svizzera non permetteva i ricongiungimenti familiare dei lavoratori stagionali ? (Periodo 1950-1980)

I vostri figli hanno vissuto per un certo periodo in Svizzera da clandestini ?

Forse siete stato anche voi un bambino clandestino ?

Forse conoscete una storia interessante di clandestinità in Svizzera ?

La vostra testimonianza potrebbe essere molto interessante.

La Televisione della Svizzera Romanda (TSR) sta lavorando ad un documentario di « Temps Presents » sul tema dei bambini clandestini nel periodo in cui vigeva lo statuto dello stagionale.

Vi ringraziamo anticipatamente per il Vostro contributo e Vi invitiamo a prendere contatto con noi senza impegno.
La discrezione è garantita

Raphaël Engel
079 615 20 60
raphael.engel@tsr.ch

Marina Frigerio
031 991 42 86
marina.frigerio@bluewin.ch (Segreteria telefonica)


Indirizzo postale :
Raphaël Engel
Télévision Suisse
CP 234
CH - 1211 Genève 8

domenica 17 maggio 2009

pessima fotografa ma piccole gioie








Cerco qualche cosa su cui posare lo sguardo e che mi rallegri un po' mentre dal càrpino un enorme corvaccione lancia il suo cra cra sgraziato e sembra guardarmi beffardo. Mi dico che tutte le rogne di questi giorni (ce ne sono altre che non vi racconto per carità di patria) sono in fondo piccole cose, niente di irrimediabile. Speriamo di riuscire in quest'opera di autoconvincimento.
Intanto grazie a tutti per il sostegno e per gli auguri. Contraccambio con qualche foto del terrazzo. Le peonie in fiore, le nespole quasi mature, le viole di Pasqua in ritardo e la vite in buona salute.
Buona domenica, marina

sabato 16 maggio 2009

scusate l'assenza

Se il vostro appartamento fosse costituito da un lungo corridoio al termine del quale si apre un salotto cui si accede da un gradino di TRENTA centimetri ed entrambe le zone fossero  pavimentate dello stesso identico parquet della stessa identica tinta, non vi sentireste in dovere di preavvertire l'inconsapevole ospite con un "Stia attento al gradino!"? Beh i proprietari dell'appartamento in questione, dove doveva tenersi la riunione di condominio, lo hanno ritenuto superfluo. Così mio marito è stato mandato allo sbaraglio e si è rotto il setto nasale e il polso sinistro; frattura scomposta di ulna e radio. Ha sofferto come un cane,  ha subito un intervento chirurgico (si spera ben riuscito), dovrà restare un mese ingessato in un momento in cui ha degli impegni pesanti cui far fronte, ha dovuto affrontare un costo non indifferente in una clinica privata dato che all'ospedale dove ha passato la prima notte in un "letto tecnico", nessuno era in grado di garantirgli in tempi ragionevoli l'operazione. Del resto non gli sono neanche state consegnate le sue radiografie perché l'ospedale non ha i soldi per farle stampare né per metterle su dischetto. In compenso ha incontrato medici volenterosi e preparati. I signori condomini hanno fatto una telefonata dicendosi dispiaciutissimi per l'accaduto. Ma né la moglie né il marito, entrambi architetti,(alla luce del fatto davvero incompetenti) ha detto la sola frase onesta: è stata colpa nostra, avremmo dovuto avvertirlo. Il marito si è però spinto a dichiarare che avrebbe preferito che a cadere fosse stato lui. Confesso che gli ho risposto: Anche io!

Ah, piccola chicca. I due infermieri dell'ambulanza accorsa a raccogliere il coniuge stavano entrambi per cadere dal famoso gradino! Si sono salvati solo perchè avvertiti da mia figlia!

martedì 12 maggio 2009

risposta ai commenti

Rieccomi qui, con la mia piccola monomania, a rispondere ai vostri commenti sul mio post "convinzione esperenziale".

Prima di tutto voglio rispondere a Chiara per sgombrare il campo da un possibile equivoco. La mia visione della depressione non ha nulla di romantico né di consolatorio. Non penso alla persona affetta da depressione come ad un genio in fieri, un artista un po' maledetto e un po' maledicente la sua sorte. Considero la depressione un disturbo essenzialmente di natura organica con forti componenti che hanno origine nella psicologia personale e negli eventi di vita. Nello stesso tempo penso che ignorare la semplice realtà della infinita schiera di artisti o pensatori insigni sofferenti di depressione sia poco corretto. Questo è UN DATO. Non gli darei più peso che ad altri ma non lo ignorerei. Naturalmente dire che gran parte degli artisti ha sfiorato o ha navigato nella depressione non significa in alcun modo sostenere che è vero il reciproco. Non solo Aristotele non ci consentirebbe questo disinvolto uso della sua affermazione, ma s'incazzerebbe molto per questa ferita alla sua logica.
Questo tipo di ragionamento esposto con termini diversi equivarrebbe a dire:
In Africa gran parte della popolazione si ammala di AIDS.
Foucault è morto di AIDS.
Foucault era africano.

O, per essere ancora più didascalica:
Molte persone depresse sono state artisti.
Marina soffre di depressione.
Marina è un'artista.

Niente di tutto ciò. Anche il solo sospetto che possa essermi attribuita una simile convinzione mi offende per la sua forma (il)logica.  Non certo per la sua sostanza.
Non ho infatti dubbi che esistano molti perfetti cretini afflitti da questa malattia e la mia solidarietà è, in questo caso, ancora più partecipe perchè affrontano "il male oscuro" con pochi mezzi di difesa. Così sicuramente esistono e sono esistiti genî felici, il cui spirito non è stato mai oscurato da questo malanno e che al massimo hanno visto la loro pensosità tingersi di crucci esistenziali senza sprofondare nella patologia.
Ora che ho chiarito questo punto mi sento molto meglio.

E adesso a noi, bip!
La tua protesta in difesa della tua amica mi ha commosso. Ma debbo rettificare: io non penso a me stessa come ad "una depressa", termine che mi fa ribollire il sangue a chiunque venga indirizzato. So di essere affetta da una patologia e ne parlo perché occupa una grande parte della mia vita e della mia esperienza e perché voglio contribuire a portare fuori il discorso su questa patologia dai libri, dai convegni, dagli studi psichiatrici, dalle stanzette dei terapeuti, dalle aule magne dei filosofi e soprattutto, SOPRATTUTTO, dalla sfera di ciò che si occulta (e di cui ci si vergogna) in cui ancora è tenuta nella società. Io vorrei che la parola "depressione" smettesse di far drizzare le orecchie alla gente, per metà compassionevole, per metà imbarazzata e per metà dispregiativa. Sì lo so, tre metà non fanno un intero, ma l'ultimo terzo non posso tenerlo per me!|Infatti la realtà è che, ancora oggi, nel 2009, nel parlare delle persone affette da depressione interviene da parte della società il giudizio e questo è giudizio morale, verte sul carattere, sulla capacità di affrontare la vita, di reagire ai suoi colpi, di far fronte alle avversità. Questo mi rivolta dal profondo. Continuerò a rompere i coglioni da questo minuscolo balconcino martellando i passanti con le parole "depressione" e "persona depressa", finché non ci avranno fatto l'orecchio e reagiranno blandamente come se io avessi detto diabetico o stitico. Nessuno chiede ad un diabetico di "reagire" ma solo di curarsi e allo stitico si consiglia un lassativo ma non fermezza morale.

Ma per entrare meglio nel tuo discorso ti dirò che io, come te, non credo che gli esseri umani abbiano una sola e netta identità. Questa è la seconda ragione per cui non credo nel "depresso", proprio perché, come te, penso di essere molte e differenti cose (tra cui naturalmente una rompicoglioni) e rifiuto questa come ogni altra etichetta. Non per un moto di orgoglio ma perchè davvero penso che nessuno possa essere univocamente etichettato. Quindi io parlo sempre di persona (con tutte le sue ricchezze o le sue pochezze) "affetta da depressione" nello stesso modo in cui parlerei di persona "sofferente di ipercheratosi" (cioè con i calli). Diversamente detto io non separo la mia mente da me; ma non nego di essere ANCHE un cervello con la sua bio-chimica e trovo molte delle letture di questa patologia fatue e alcune semplicemente fantasiose.
Se ora che mi sono spiegata sei ancora irritato e senti di doverti ancora mordere la lingua (e se GIURI che farai parlare anche me) possiamo riprendere il discorso a voce. Così finirò con lo sconvolgerti del tutto dicendoti che tu sei per me una delle prove viventi della mia teoria. E mo incazzati!


Passo quindi a scusarmi con Baluginando per averla fotografata in casa sua e senza autorizzazione. :-)) Cara Baluginando, prendo la tua parola SENNO' e la incornicio! Quando parlano di te, guardali, gli scriteriati, e pensalo: SENNO'! Non ho dubbi sulla tua abilità di attrice e di equilibrista. E dal mio piccolo osservatorio mi sento di confermare: i giochi sono sempre aperti. Sono sicura che ci capiamo.

Ad Artemisia dico che guinzaglio e museruola convengono spesso all'entourage di una persona depressa. Io preferirei mordere altrui e stare bene!

E a Tereza che riferisce il PREZIOSO concetto che già espose alla sua psicoterapeuta, e che mi chiede "come vogliamo metterla con le nostre affinità elettive? rispondo così: un giorno potremmo scriverci un libro a quattro mani, tanto conto di vivere ancora per molti anni, in ogni caso non uno meno della madre di, con licenza parlando, berlusconi.
Non perché lusinghiero ma proprio perché mi ci riconosco ti ringrazio per il tuo commento. Sì, fare teatro di me (teatro di denuncia, of course) e spruzzare ironia: ci sto...

Ad Arnicamontana grazie per quel "guerriera". Al momento traballo un po' sotto l'armatura ma non mollo il brando...

E infine mi scuso con Blonde. Ma mi sorprendo anche. Io non te l'ho taciuta la mia teoria! E' inutile che quasi t'incazzi, piuttosto fatti sturare le orecchie! Baci battaglieri.

Grazie anche a Cristiana, che tocca un tema vero, (di cui magari parlerò un'altra volta): quello della lezione che si può ricavare dall'esperienza di questa (come di ogni altra) patologia. E grazie a Guglielmo per la sua bella citazione e per la ridotta misura del "fine" e a Franca perché sono sicura che si è fermata un momento a riflettere prima di rituffarsi nella sua campagna elettorale.
E a Vale dico solo: hai ragione e ti abbraccio e non so dirti altre parole.

E adesso, dopo avervi abbracciati tutti, me ne torno a leggere.


lunedì 11 maggio 2009

convinzione esperenziale

Mi è capitato più volte di pensare - confortata dal consenso di "compagni di condizione" - che la depressione possa essere in alcuni casi una specie di preventivo arresto, uno stop, un alt a persone altrimenti "troppo". Troppo vitali, troppo pervase di energia creativa ed esistenziale, troppo audaci o troppo "individui" per un loro tranquillo accomodamento nell'alveo conforme della società. Persone la cui natura preventivamente pone un freno alle loro possibilità espressive, (in senso lato) presentendo quasi la gamma impetuosa di atti non conformi che la loro personalità potrebbe portarle a compiere e il conseguente spavento sulla società. E di conseguenza su se stesse. Sottoposta questa teoria a una mente professionale ma libera, scientifica ma pragmatica ed empirica, molto empirismo inglese per intendersi, ne ebbi in risposta un sorriso metà divertito, metà compiaciuto che -articolando io meglio e con esempi il nucleo della mia riflessione - divenne infine molto soddisfatto e persino, in fondo in fondo, ammirativo.
Non dimostra niente, lo so, ma se penso a quella che io ero prima di ammalarmi e a quello che sono stata anche dopo, e se penso a tutte le persone non affette da questa malattia incontrate nella mia vita, la prima, la primissima cosa che mi viene in mente ogni volta è: Buon per loro! Intendendo con questo dire che ne avrebbero avuto di filo da torcere da una me sana!
Lo stesso pensiero mi attraversa prepotente la mente, quando osservo persone di mia conoscenza affette da questa malattia e le vedo vivere con una forza, una tenacia, una resistenza ed un impeto di ribellione che intorno a loro nessun "sano" possiede. E se con l'immaginazione le proietto nella vita prive della loro patologia, ne resto quasi sgomenta, tanta è la vitalità che quasi vedo sprigionarsi da loro. Per non parlare della determinazione con cui "noi colleghi" ci curiamo, per anni ed anni, con ogni mezzo, ostinandoci a considerarci temporaneamente malati o anche cronicamente malati ma decisi a vivere come se non; e ci curiamo a dispetto persino del giudizio di chi ci vorrebbe chini sul nostro soffrire ed intenti a ricavarne messaggi filosofici. Dimenticando che primum vivere deinde philosophari. Mi piacerebbe ricevere per il tè Freud e Jung e discuterne con loro. Questa riflessione, antica per me, la comunico oggi in cui sto così così, perché se la comunicassi in un giorno in cui sto al mio meglio, potrei risultare aggressiva e persino violenta. Pochi giorni fa' osservavo il marito di una cara amica -lei affetta da depressione da molti anni- e mi chiedevo se il sorridente baldo e blando individuo si rendesse conto di quanto la depressione della mia fantasiosa, audace, irresistibile amica, avesse giocato a favore della sua tranquillità familiare e dell'ordinato svolgimento della sua vita. E per un momento l'ho immaginato, solo, lasciatosi ormai alle spalle da quella moglie "troppo" se un fortunato, per lui, malanno non l'avesse costretta a utilizzare una considerevole dose delle sue smisurate energie, semplicemente per tenersi in vita. Questo, penso, è il discorso che dovrebbe essere fatto da medici e terapeuti ai familiari di molte persone affette da depressione, senza diplomatici giri di parole: ringrazi iddio e non rompa i coglioni, se no si troverebbe appeso per il fondo dei calzoni al lampadario del tinello!
E mo l'ho detto!

sabato 9 maggio 2009

il povero poeta sentimentale

Ringrazio il mio amico bip per avermi regalato questo libro che non si trova più.
Si tratta di: Poesie edite e inedite di Sergio Corazzini, pubblicate nel 1968 da Einaudi.
Sergio Corazzini è un poeta romano nato alla fine dell'Ottocento che ebbe un breve destino tragico. Malato di tubercolosi come tutta la sua numerosa famiglia, vide morire i suoi fratelli e le sue sorelle, prima di scomparire anch'egli a soli 23 anni.
Scrisse anche poesie in dialetto romanesco, dove compare, dell'anima della mia gente, un aspetto che solo il suo più grande poeta dialettale, il Belli, ha saputo leggere: il senso beffardo ma malinconico del Tempo.
La natura della sua malattia affiorava in tutti i suoi componimenti: tra le sue poesie è difficile trovarne una in cui la parola rosso, in tutte le sue sfumature e in tutte le sue coniugazioni, non compaia. Il rosso, il rosa, il vermiglio; lo scorrere, l'arrossare, il tingere, il rosseggiare, l'estinguersi e lo scolorire, continuamente "macchiano" i suoi versi.  La sua tecnica poetica era eccellente; il verso apparentemente ingenuo, fa argine ai sentimenti che "traboccano": avrebbe sicuramente dato alte prove.
Io lo avevo incontrato solo sulle antologie scolastiche dove venivano sempre riportati questi pochi versi:

Desolazione del povero poeta sentimentale.

Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perché tu mi dici: poeta?

Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
semplici così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei.
Oggi io penso a morire.
..............

Anche qui compare " l'arrossire". E delle sue gioie parla già al passato.
Davvero Sergio Corazzini era un fanciullo. Nondimeno era anche un poeta.


Un bacio

Oh, un bacio, un bacio lieve
su la tua bocca rossa,
un bacio breve, breve
piccolo, senza scossa.

Senza che il cuore possa
tremar...no, non lo deve
non vo' che tu per l'ossa
senta un brivido lieve...

che faccia il volto esangue...

Oh un bacio di morente
sulla bocca permetti?

Su quella bocca ardente
che pare un fior di sangue
trionfante tra i mughetti!



Il mio cuore

Il mio cuore è una rossa
macchia di sangue dove
io bagno senza possa
la penna, a dolci prove

eternamente mossa.
E la penna si muove
e la carta s'arrossa
sempre a passioni nove.

Giorno verrà: lo so
che questo sangue ardente
a un tratto mancherà,

che la mia penna avrà
uno schianto stridente...
...e allora morirò.


venerdì 8 maggio 2009

omaggio a maggio

Dalle mie parti si dice che maggio è il mese dei somari. Ma anche che è il mese delle rose. Io amo entrambi, ma la mia preferenza va decisamente ai somari. Maggio è comunque un mese pieno di ricorrenze scientifiche, letterarie e artistiche: nascite e, ahimé, morti.

Il Primo Maggio del 1909 è nato Ghiannis Ritsòs, poeta greco di cui ricordo questi versi:
Mare calmo con crepe impercettibili /una luce simulata 
spalma le nuvole basse. /Non ricordare,
non dimenticare. /Il presente - dice - quale presente?/

il 2 di maggio del 1859 nacque Jerome K. Jerome lo scrittore umoristico che è stato capace di descrivere sino nei minimi particolari il comportamento di mio marito quando (tenta di) appende(re) un quadro.

Il 3 maggio del 1884 è nato E.A. Mario poeta, paroliere e musicista; autore del testo della canzone del Piave e di Vipera,  che mia nonna Agnese cantava con un sottilissimo filo di voce incantandomi. 
Vipera... vipera/ sul braccio di colei/ c'oggi distrugge tutti i sogni miei/ sembravi un simbolo /l'atroce simbolo /della sua malvagità.
Lo so i versi sono atroci, ma E. A.Mario è anche l’ autore della musica della Tammurriata nera. E questo secondo me basta a riscattarlo.


Tre giorni dopo la nascita di Jerome (5 maggio 1859) muore Friedrich von Humbolt, il grande naturalista. A Trinidad de Cuba, che visitò nel 1800, ho visitato il Museo di Biologia a lui dedicato, meta delle gite scolastiche dei bambini cubani. Su Von Humboldt ho letto un piccolo libro straordinario " La misura del mondo" di Daniel Kehlmann che racconta il suo incontro con Gauss, (quello della "curva") l'altra mente stratosferica dell'illuminismo tedesco. Il libro è pieno di humour nel descrivere il temperamento e la personalità dei due illustri scienziati, con i loro tic e le loro manie.

Il 9 di maggio del 1909 è nato Eugenio Garin che non definirò filosofo perché ci si incazzava, grande studioso dell’Umanesimo e del Rinascimento. Sui suoi libri ho studiato.

Il 13 maggio di un secolo prima era nato il poeta Giuseppe Giusti, che non posso proprio dire di amare.

Il 12 maggio del 1878 era invece nato Massimo Bontempelli giornalista, scrittore e drammaturgo, futurista, interventista e fascista in politica, appassionato cinefilo, ma per me soprattutto il marito di Paola Masino scrittrice che semplicemente venero per il suo libro Nascita e morte della Massaia. Ironico, surreale, grottesco, spericolato, derisorio, rivoluzionario, fantastico e paradossale, il libro è una pernacchia in faccia al machismo del fascismo che infatti lo censurò. Anche lei è nata di maggio, il 20, ed è, lei sì, una rosa. Piena di spine velenose ma di un bellissimo rosso acceso.


Il 22 del 1859 è nato Arthur Conan Doyle, che divenne prigioniero di Sherlock Holmes.

A due giorni e dieci anni di distanza tra di loro sono invece morti Henry Laborit ( 18 maggio 1995) biologo e filosofo francese che ispirò il film Mon oncle d’Amerique di Alain Resnais e il filosofo Paul Ricoeur (20 maggio 2005)
Mentre il 21 del 2000 era morta Barbara Cartland, la scrittrice "rosa" regina di cuori romanzeschi e di vendite della letteratura inglese, ma anche parente non so bene di che grado di Lady Diana, la quale non ne ereditò fortunatamente lo zuccheroso stile di abbigliamento.

Queste morti di maggio (ci vuole tanto troppo coraggio) sono compensate da una serie di splendide nascite:
il 25 maggio del 1938 Raymond Carver, il 26 del 1799 Alexandr Puskin, e per chiudere in bellezza il 31 del 1945 Rainer Werner Fassbinder.

Sono certa che di artisti o scienziati nati o morti nel mese di maggio se ne potrebbero trovare una infinità, ma per il momento fermo qui la mia ricerca.
Ricordo solo, in pieno conflitto di interessi, la nascita, per me tutt'altro che trascurabile, di mia figlia, detta, secondo l'età, Picci o Bibi.

Un po' impropriamente segnalo anche un avvenimento definito "storico" dal Ministro degli Interni: ieri tre barconi con 227 migranti intercettati nel canale di Sicilia, sono stati riaccompagnati dalle nostre motovedette in Libia dalle cui spiagge provenivano. Non hanno neanche toccato terra. Ora saranno in uno dei campi libici in cui si muore come mosche. Leggere qui i particolari. 7 maggio 2009. Anche questa è una data da ricordare anche se è di tutt'altra natura.

giovedì 7 maggio 2009

segnalazione che mi fa contenta

Buone notizie da Anna
Un abbraccio a lei e a Peppe.

mi rispondo/undici

Abbiamo il diritto di chiedere perché mai il pensiero umano non dovrebbe essere gioia?

Steiner George
Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero

La mia risposta è semplice: il pensiero umano è sempre gioia. Anche quando pensiamo il dolore, pensare, in sé, è gioia.
Aggiungo che molti, sulla scena pubblica, sembrano non conoscere questa gioia.




René Descartes, che pensava

mercoledì 6 maggio 2009

tropico dei sette colli

Henry Rousseau: Tigre in temporale tropicale



Furioso con Era per l’ennesima scenata di gelosia Zeus balza dal trono, scuote la lunga barba, impugna la saetta e la brandisce contro il cielo. Il pomeriggio si fa scuro, i tuoni rotolano lungo i fianchi dei sette colli, la pioggia d’un botto precipita mentre nell’aria guizzano i fulmini e le saette. Il grande carpino si scuote nel vento che monta e tutti gli uccelli volano rapidi al riparo. Il cielo vibra di squarci, sprofonda nel buio e lancia allarmi. E’ tutto un accadere precipitoso, una cavalcata di nembi veloci che si strappano e rovesciano al suolo acqua pesante. L’aria diventa fredda, rabbrividisce e rimbomba. Tutto trema e si muove e manda suoni e riflessi ed echi. La città incassa la testa nelle spalle e si zittisce.


Forse Era ha blandito Zeus. Fatto sta che dopo mezz’ora gli uccelli, i più avvertiti, svolazzano di nuovo dal carpino che stilla, il cielo si stende come liberato, le nuvole sono diventate sfilaccia chiara e il sole rallegra di nuovo l’aria.
L’improvvisa tempesta è andata e venuta ad un ritmo tropicale.
Tutta la vita ho sognato di andare a vivere ai tropici: ora i tropici sono venuti da me.

lunedì 4 maggio 2009

segnalazioni/bonifico




Cari amici, ho rintracciato in banca l'unico bonifico un po' ballerino che non si voleva far ritrovare, tanto che girava con un doppio CRO: 416 488 00309  e CRO 061754 41648800309.

Pertanto la cifra finale, dopo l'acquisto di computer e chiavetta, è di EURO 1.775, 00 che ho già provveduto a inviare ad Anna sul suo conto, con un bonifico di cui accludo fotocopia (sperando che si legga).
Così sarà lei, in prima persona, a deciderne la destinazione.
Confesso che mi sento molto più leggera. In tutti i sensi!
Ho anche trasmesso ad Anna l'elenco dei SOLI NOMI di tutti voi che avete contribuito.
(In qualche caso essendo conti a doppio nome ho messo il primo riportato). Spero di non aver saltato nessuno. Eventualmente segnalatemi gli errori.
Penso che la nostra operazione si sia svolta velocemente e bene e che possiamo tutti esserne contenti.
Vi ringrazio ancora, marina

mi rispondo/dieci

Ma i sentimenti allungano o piuttosto accorciano la vita?

Goffredo Parise
Sillabari

Quando offrii a voi la domanda le vostre risposte furono tutte
pro sentimenti. I sentimenti rendono la vita piena e pertanto in un certo senso l'allungano. E comunque chi se ne frega della durata e pensiamo all'intensità. Concordo. Circa i sentimenti e la pienezza della vita la penso proprio come tutti voi. Ma penso anche che, come ci sono sentimenti che l'allungano, ce ne sono di quelli che l'accorciano. Oltre ad amori e passioni che dilatano il tempo, a sentimenti che ci medicano e ci danno forza, anche dolori che ci rubano anni di vita o sentimenti distruttivi che ci logorano e consumano e, forse, ci finiscono. Ma da questa risposta mi spunta un'altra domanda: forse alla fine la somma di queste contrazioni e di queste espansioni del tempo dà comunque come risultato quella durata che i nostri geni portano scritta in sé? Ma questa domanda non mi azzardo a rivolgerla a voi. Ve ne ho fatte già troppe.

domenica 3 maggio 2009

REM



IMITATION OF LIFE
REM




Charades, pop skill
Water hyacinth, named by a poet
Imitation of life
Like a koi in a frozen pond
Like a goldfish in a bowl
I don't want to hear you cry

That's sugarcane that tasted good
That's cinnamon that's Hollywood
C'mon c'mon no one can see you try

You want the greatest thing
The greatest thing since bread came sliced
You've got it all, you've got it sized
Like a Friday fashion show teenager
Freezing in the corner
Trying to look like you don't try

That's sugarcane that tasted good
That's cinnamon that's Hollywood
C'mon c'mon no one can see you try

No one can see you cry

That's sugarcane that tasted good
That's freezing rain that's what you could
C'mon c'mon no one can see you cry

This sugarcane
This lemonade
This hurricane, I'm not afraid
C'mon c'mon no one can see me cry
This lightning storm
This tidal wave
This avalanche, I'm not afraid
C'mon c'mon no one can see me cry

That's sugarcane that tasted good
That's who you are, that's what you could
C'mon c'mon no one can see you cry

That's sugarcane that tasted good
That's who you are, that's what you could
C'mon c'mon no one can see you cry



IMITATION OF LIFE
REM



Sciarade, abilità popolare
giaciglio d'acqua, il cui nome deriva da un poeta
imitazione della vita
come un koi nello stagno gelato
come un pesce rosso nella boccia
non voglio sentirti piangere

è canna da zucchero che sapeva di buono
è cannella è Hollywood
dai, nessuno ti vede tentare

tu vuoi il massimo
il massimo da quando il pane è stato tagliato a fette
tu hai tutto, nella misura in cui lo vuoi
come una sfilata di moda del venerdì di una teenager
gelando in un angolo
cercando di non mostrare i propri tentativi

è canna da zucchero che sapeva di buono
è cannella è Hollywood
dai, nessuno ti vede tentare

non voglio sentirti piangere

questa canna da zucchero
questa limonata
questo uragano, non sono dispiaciuto
dai, nessuno può vedermi piangere
questa tempesta luminosa
questa ondata di marea
questa valanga, non sono dispiaciuto
dai, nessuno può vederti piangere

è canna da zucchero che sapeva di buono
è ciò che sei, è ciò che potevi
dai, nessuno può vederti piangere

sabato 2 maggio 2009

mi rispondo/nove

La domanda era questa: 
Avete mai avuto una certezza che non è supportata da niente? Una certezza che diventa tanto più certa quanto più pare il contrario?

Marcello Fois
Sempre caro


Nei vostri commenti le risposte sono molto varie e vanno dalla negazione più recisa alla condivisione. Quanto a me, io credo a questo tipo di certezze, che con la fede non hanno niente a che fare. Spesso sono certezze politiche, che nascono da analisi della realtà, ma non sono supportate da prove. Ricordate Pasolini?
Se non lo ricordate, eccolo qui.

Quanti degli  "io so" di Pasolini non si sono rivelati veri a trent'anni di distanza? 
Inoltre il suo discorso sull'intellettuale, e il suo rapporto con la verità, è vero oggi quanto e più di ieri. Secondo me.




Corriere della Sera, 14 novembre 1974
Cos'è questo golpe? Io so

di Pier Paolo Pasolini

Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien meno a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici". Gridare al tradimento dei chierici è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, -cioè come un Paese nel Paese-, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste sono categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E lo faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

(Il famoso articolo di Pasolini esiste in rete in un numero infinito di siti. Contengono quasi tutti numerosi errori. Seguendo la versione poi pubblicata su " Scritti corsari" spero di essere riuscita a toglierli tutti.)

venerdì 1 maggio 2009

Primo Maggio


Buon Primo Maggio a tutti coloro che hanno un lavoro.
E un pensiero a coloro che non ce l'hanno.
Lo so, non se ne fanno niente ma io li penso lo stesso.
E stavo per dimenticare coloro che rischiano di perderlo!