martedì 31 marzo 2009

nostalgie: Bob Dylan



LIKE A ROLLING STONE
BOB DYLAN




Once upon a time you dressed so fine
You threw the bums a dime in your prime, didn't you?
People'd call, say, "Beware doll, you're bound to fall"
You thought they were all kiddin' you
You used to laugh about
Everybody that was hangin' out
Now you don't talk so loud
Now you don't seem so proud
About having to be scrounging for your next meal.

How does it feel
How does it feel
To be without a home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?

You've gone to the finest school all right, Miss Lonely
But you know you only used to get juiced in it
And nobody has ever taught you how to live on the street
And now you find out you're gonna have to get used to it
You said you'd never compromise
With the mystery tramp, but now you realize
He's not selling any alibis
As you stare into the vacuum of his eyes
And ask him do you want to make a deal?

How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?

You never turned around to see the frowns on the jugglers and the clowns
When they all come down and did tricks for you
You never understood that it ain't no good
You shouldn't let other people get your kicks for you
You used to ride on the chrome horse with your diplomat
Who carried on his shoulder a Siamese cat
Ain't it hard when you discover that
He really wasn't where it's at
After he took from you everything he could steal.

How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?

Princess on the steeple and all the pretty people
They're drinkin', thinkin' that they got it made
Exchanging all kinds of precious gifts and things
But you'd better lift your diamond ring, you'd better pawn it babe
You used to be so amused
At Napoleon in rags and the language that he used
Go to him now, he calls you, you can't refuse
When you got nothing, you got nothing to lose
You're invisible now, you got no secrets to conceal.

How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?



LIKE A ROLLING STONE
BOB DYLAN



Una volta ti sei vestita in modo molto carino
il tuo fondo schiena è stata una parte molto apprezzata nei suoi tempi migliori, non è vero?
le persone ti hanno chiamata, dicendo "Attenzione bambola, stai per arrivare al tramonto"
Tu credevi che si prendessero gioco di te
ci ridevi su
ognuno che si lasciava andare
ora non parli a voce così alta
ora non sembri così orgogliosa
di dover scroccare il tuo prossimo pasto

Come ci si sente
come ci si sente
a non avere una casa
come un completo sconosciuto
come un vagabondo ('pietra rotolante')?

tu hai frequentato tutte le scuole più raffinate, Signorina Solitaria
Ma sai che l'hai fatto solo per sentirti elettrizzata
e nessuno ti ha mai insegnato come vivere in strada
ed ora scopri che devi abituarti alla situazione
hai detto che non sei mai scesa a compromessi
con il misterioso vagabondo, ma ora comprendi
che non ti sta concedendo alcun alibi
mentre tu guardi nel vuoto dei suoi occhi
e gli chiedi 'vuoi fare un affare'?

Come ci si sente
come ci si sente
a starsene per conto proprio
con nessuna fissa dimora
come un completo sconosciuto
come un vagabondo ('pietra rotolante')?

non ti sei mai guardata intorno per vedere le espressioni accigliate sulle facce dei giocolieri e dei clown
quando ritornavano alla realtà e ti facevano gli scherzi
non hai mai capito che non era una cosa positiva
non hai mai lasciato che altre persone si prendessero i calci destinati a te
eri abituata ad andare a spasso sul cavallo cromato con il tuo diplomatico
che portava sulla sua spalla un gatto siamese
non è difficile scoprire
che lui non è dove ha detto che sarebbe stato
dopo che ha ottenuto da te tutto ciò che poteva rubarti

Come ci si sente
come ci si sente
a starsene per conto proprio
con nessuna fissa dimora
come un completo sconosciuto
come un vagabondo ('pietra rotolante')?

La principessa sul trono e tutte le persone carine
stanno bevendo, pensando che è merito loro
se ci si scambia cose preziose e doni
ma è meglio che tu sollevi il tuo anello di diamanti, e che lo mostri come garanzia
eri abituata ad essere così divertita
al Napoleon indossavi abiti logori ed il linguaggio che lui ha usato...
va da lui ora, ti chiama, non puoi rifiutarti
quando tu non hai nulla, non hai nulla da perdere
sei invisibile ora, non hai più segreti da nascondere

Come ci si sente
come ci si sente
a starsene per conto proprio
con nessuna fissa dimora
come un completo sconosciuto
come un vagabondo ('pietra rotolante')?

sabato 28 marzo 2009

nella Giornata Mondiale Unesco per la Poesia


"Le poète, conservateur des infinis visages du vivant."

Il poeta: custode degli infiniti volti di tutto ciò che vive.

René Char

venerdì 27 marzo 2009

mi rispondo/cinque

Potrebbero un operaio o un’operaia apparire in un reality show televisivo? O in un gioco a premi? Si potrebbe farli apparire in video "in quanto operai"?

Raffaele Simone
Il mostro mite

Questo chiedeva Raffaele Simone. La mia risposta è che No, operai ed operaie potrebbero entrare in un reality show, ma solo spogliati della loro identità operaia, sia perché questa è stata erosa dal di dentro in loro stessi sia perché nella società essa non trova più ascolto, è considerata un'appendice casuale. Il processo è andato avanti parallelamente, mentre la società toglieva dignità l'operaio perdeva orgoglio. E' qualche cosa di molto simile a quello che è successo ai maestri e ai professori. Mi chiedo se sia più concepibile nel nostro paese una identità legata alla propria attività lavorativa o se tutti ci identifichiamo solo nella entità e qualità dei nostri consumi. Tristezza.

mercoledì 25 marzo 2009

piano piano con Billy Evans

E' mercoledì 25 marzo, sono le 7 e trenta e qui c'è il sole. Prima di mettermi al lavoro vi lascio un brano musicale per farmi perdonare le mie assenze dai vostri blog.




Bill Evans: My foolish heart

lunedì 23 marzo 2009

mi rispondo/quattro

Dov’è la letteratura che dà espressione alla Natura?

Henry David Thoureau
Camminare

Nelle vostre risposte c'è l'ansia per la natura corrotta, tanto da non poter più ispirare la letteratura. O l'equazione: la natura come letteratura fatta di foglie e di fiori.C'è citato Virgilio (grazie!) e Thoureau stesso. La mia risposta è che la letteratura moderna in gran parte ha rinunciato a descrivere il mondo naturale. Sono pochi gli scrittori che ancora sanno farlo. La natura è ancora presente nella poesia ma il romanzo sembra averla radiata.Io la considero una perdita enorme.Se Thoureau tornasse rabbrividirebbe di orrore.

venerdì 20 marzo 2009

mi rispondo/tre

E’ possibile disgiungere la dimostrazione della virilità dalla volontà di usare la forza?

Judith Stiehm The Man question

Grande ottimismo dalle vostre risposte. Io coltivo il dubbio, un dubbio timoroso. Risponderò assieme ad Arnica Montana: è possibile, ma...

giovedì 19 marzo 2009

una tardiva scoperta, jeff buckley




"Grace"

There's the moon asking to stay
Long enough for the clouds to fly me away
Well it's my time coming, i'm not afraid to die
My fading voice sings of love,
But she cries to the clicking of time
Of time

Wait in the fire...

And she weeps on my arm
Walking to the bright lights in sorrow
Oh drink a bit of wine we both might go tomorrow
Oh my love
And the rain is falling and i believe
My time has come
It reminds me of the pain
I might leave
Leave behind

Wait in the fire...

And I feel them drown my name
So easy to know and forget with this kiss
I'm not afraid to go but it goes so slow

mercoledì 18 marzo 2009

osservando altrui


Trattativa sindacale

Vivere nonostante
È quello che sappiamo fare
Voi che vivete e basta
Lasciateci stare.

Se poi imparaste a non dire
Di qualcuno che è" UN depresso”
Ma semplicemente a dichiarare
Che il tipo in questione “è depresso”
Ci fareste il dono speciale
Di credere transitorio
E non consustanziale
Il nostro purgatorio.

Non abbiamo altri consigli
richieste o lamentele
signori altrimenti malati
ringraziate di non sapere.



lunedì 16 marzo 2009

mi rispondo/due

"E se non restasse più nessuno, sulla terra, a contemplare le ombre disegnate dal sole, che ne sarebbe del tempo?"

Gore Vidal
Creazione

Questa era la seconda domanda. Le vostre risposte sono molto serie o molto argute. O entrambe le cose. Io uso questa domanda per riposare gli occhi dell'anima. M'immagino la terra finalmente liberata dalla specie umana, che tira un profondo respiro di sollievo e ruota nel cielo più leggera e più felice, della felicità del non pensiero. La mia risposta è: il tempo ignora le nostre esistenze e ignorerebbe le nostre non esistenze.

venerdì 13 marzo 2009

chiamiamolo solo pidielle

Una lezione di Luciano Canfora tenuta 14 anni fa' e molto, molto attuale

"Un concetto inafferrabile.

L'esperienza di movimenti politici che prendono nome dalla "libertà", o ad essa si richiamano come a parola programmatica, risulta, nella sua contraddittorietà, istruttiva. E' come se il termine "libertà" avesse cambiato fronte più di una volta, nel linguaggio politico. Qualche esempio aiuterà ad entrare in argomento. 
Il partito degli estremisti bianchi in Sudafrica, responsabile tra l'altro dei feroci massacri pre-elettorali (maggio 1994), si chiama "Fronte della libertà". 
Il partito della destra cilena, che organizzò, poche settimane prima del golpe, l'uccisione del consigliere militare di Allende, Arturo Araya (28 luglio 1973), si chiamava "Patria e Libertà". E quando la junta di Pinochet e degli altri generali felloni prese il potere mettendo a ferro e fuoco la capitale, emise un comunicato, rimasto tristemente famoso, ripreso dall'Agenzia Reuter il 12 settembre 1973, in cui si leggeva, al punto 2: "Le forze armate e i carabineros sono uniti nella missione storica di lottare per la libertà". (Le Monde, 13 settembre). 
In Italia, un vero e proprio inno al golpe di Pinochet lo sciolse il quotidiano neo fascista Il Secolo d'Italia, che titolava il 12 settembre: "Destituiscono Allende per la libertà del Cile". 
Del resto, il quotidiano della giunta fascista dei "colonnelli" greci (aprile 1967) - noti come "i colonnelli", ma autoproclamatisi generali subito dopo il colpo di stato- si chiamava elefteros kosmos "Mondo libero": termine, come si sa, abusato durante la guerra fredda, e assunto come insegna non soltanto da politici "benpensanti" ma anche dal Ku-Klux-Klan.
Quando, il 28 giugno 1973, il governo francese (presidente era Georges Pompidou) mise fuori legge il movimento eversivo di destra "Ordre Nouveau", si costituì a sua difesa il "Comité Liberté", e personalità parafasciste, nel criticare il provvedimento governativo, si impegnarono pubblicamente in nome del principio "La liberté ne se divise pas". Remy de Laon, presidente del movimento nazionalista-cristiano "Natione Nouvelle", denunciava il "nuovo stalinismo" e chiedeva con tono vibrato: "Dove sono i nemici della libertà? Tra i sostenitori dell'unità, della forza, della salvezza della nazione, o tra i propugnatori dell'asservimento al carro sovietico?"(Le Monde 28 luglio 1973). Un curiosum per il politologo del futuro può essere considerato il piccolo partito staccatosi dal Movimento sociale italiano per impulso di Giorgio Pisanò: si chiama "Fascismo e Libertà". 
Non basta incolpare certo abuso delle parole politiche, o camaleontismo di chi se ne serve. Onde ad esempio "Giovane Italia", di conio mazziniano, è stata, a lungo, la denominazione del movimento giovanile neofascista in Italia (ed era in realtà un modo obliquo di richiamarsi a Salò, dove fu attizzato un ibrido fuoco mazziniano in polemica strumentale con il CLN, che coabitava con i Savoia nell'Italia non occupata). O anche "Occidente": parola chiave di tanti movimenti di destra, compreso il nominato "Ordre Nouveau" che in un primo momento si chiamò "Occident". Per non dire di Ordine Nuovo che è, in principio, la testata gramsciana torinese. 
C'è anche dell'altro. Si tratta -nel caso di cui qui si discorre- di una vera appropriazione da parte dell'ultradestra, spesso anche eversiva, della controversa nozione di "libertà"."

Luciano Canfora: Manifesto della libertà Sellerio 1994

giovedì 12 marzo 2009

segnalazione urgente

Ragazzi vi ringrazio per la fiducia ma il post "analisi" è tratto, come dice la prima riga, da Repubblica di oggi! E' un articolo di Rodotà, benedettiddio!
mi farete arrestare per plagio!

analisi

Repubblica: Le spallate alla Costituzione 12-03-2009
Che effetto fa vivere in un paese dove il presidente del Consiglio dichiara di voler chiudere il Parlamento? Non lasciamoci rassicurare da chi dice che questa proposta «cadrà nel vuoto». Non banalizziamo, non derubrichiamo a battuta occasionale un´affermazione così pesante secondo un costume invalso in questi anni e che ha portato al degrado del linguaggio e della politica. Le parole aggressive della Lega sono state un potente veicolo di promozione degli spiriti razzisti. Lo stillicidio delle dichiarazioni di Berlusconi contribuisce a distruggere gli anticorpi che consentono ad un sistema di rimanere democratico. Soprattutto, non isoliamo le ultime affermazioni del presidente del Consiglio da un contesto ormai caratterizzato da un quotidiano attacco alla Costituzione.
Si stanno mettendo le mani sulla prima parte della Costituzione, proprio quella che, a parole, si dice di voler tenere fuori da ogni proposito di riforma. La legge all´esame del Senato sul testamento biologico viola la libertà personale e l´autodeterminazione delle persone. Si mettono in discussione la libertà d´espressione e il diritto dei cittadini ad essere informati con la legge sulle intercettazioni telefoniche. Si nega il diritto alla salute come elemento essenziale della moderna cittadinanza quando si prevede che i medici possano denunciare un immigrato irregolare la cui unica colpa è la richiesta di cure. Si privatizza la sicurezza pubblica legittimando le ronde, con una abdicazione pericolosa dello Stato da una delle funzioni che ne giustificano l´esistenza. Si avanzano proposte censorie che riguardano Internet. Si erodono le garanzie della privacy per improprie ragioni di efficienza. Si propone una banca dati del Dna con scarse garanzie per la libertà delle persone.
Non era mai accaduto che il nostro sistema politico vivesse quotidianamente ai margini della legalità costituzionale, che si dubitasse della costituzionalità di tutte le leggi di qualche peso in discussione alle Camere. Si altera così il funzionamento del sistema istituzionale, e si trasferisce l´intero compito di garantirne il corretto funzionamento ai "due custodi", il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, di cui si accentuano le responsabilità e la politicità. E si dimentica che proprio la cultura costituzionale segna la politica e la civiltà di un paese.
Distogliamo per un momento lo sguardo dalle nostre lacrimevoli vicende, e rivolgiamolo agli Stati Uniti. Barack Obama non sta soltanto liberando il suo paese da inammissibili vincoli, come quelli sul divieto del finanziamento pubblico alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, mostrando come sia possibile e necessaria una politica lungimirante e svincolata da ipoteche fondamentaliste. In un documento indirizzato a tutti i responsabili dell´amministrazione federale, Obama ha scritto che, «esercitando la mia responsabilità nel decidere se una legge sia incostituzionale, agirò con prudenza e misura, basandomi unicamente su interpretazioni della Costituzione che siano solidamente fondate». Qui è evidente l´imperativo di allontanarsi dalle pratiche lesive dei diritti dell´amministrazione Bush, proprio per ricostituire quegli anticorpi democratici la cui distruzione stava minando la coesione interna e la stessa credibilità degli Stati Uniti.
Quale distanza, quale abisso ci separano da questa volontà di ridare la bussola costituzionale al funzionamento dell´intero sistema politico, e quale deriva ci sta travolgendo proprio perché stiamo abbandonando quella bussola. Grande, allora, diviene la responsabilità della cultura che si cimenta proprio con il tema della Costituzione, e con il modo in cui oggi si deve guardare ad essa.
Le reazioni, gli atteggiamenti sono diversi. Si è diffidenti verso una difesa della Costituzione che sembra fine a se stessa, che non tiene nel giusto conto la dimensione della politica. Che è preoccupazione giusta a condizione, però, che la sacrosanta invocazione di una politica non più latitante abbia quei solidi fondamenti che, per le ragioni appena accennate, debbono essere trovati proprio nei principi costituzionali. Oggi più che mai abbiamo bisogno di una politica "costituzionale".
Della legittimità stessa di questa politica si dubita quando si mette in evidenza che proprio la prima parte della Costituzione, quella delle libertà e dei diritti, è segnata da un inaccettabile statalismo, dall´accentuazione di una funzione protettiva delle istituzioni pubbliche che apre la porta alle tentazioni stataliste. È singolare, o rivelatore, il fatto che questo atteggiamento ritorni proprio nel momento in cui i guasti enormi della economia deregolata hanno fatto emergere una imperiosa richiesta di regole. Disturba, ad esempio, il fatto che si adoperi la parola "tutela" quando ci si riferisce alla salute. Eppure proprio negli Stati Uniti, nella materia della salute, si è verificato un gigantesco fallimento del mercato e la riforma del sistema è un punto chiave del programma di Obama.
Si torna, poi, a ripetere che la nostra Costituzione dovrebbe essere modificata perché non dà spazio adeguato al riconoscimento del mercato. Che cosa dovrebbe dire, allora, la Germania la cui costituzione parla di una proprietà il cui «uso deve servire al bene della collettività»? La verità è che rimane forte il fastidio per un contesto che vuole il mercato rispettoso dei diritti fondamentali. In Italia si è arrivati a proporre l´abrogazione dell´articolo 41 della Costituzione, che stabilisce che l´iniziativa economica privata «non può svolgersi in contrasto con l´utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Statalismo o soglia minima di civiltà?
La spallata berlusconiana al Parlamento nasce in tempi di costituzionalismo debole e ha come fine, insieme alla cancellazione del sistema parlamentare, l´azzeramento delle garanzie, lo smantellamento del sistema dei diritti.

citazioni

Incontrata ieri sull'ultimo libro di Amos Oz: Una pace perfetta - Feltrinelli

"Permettimi di dirti quel che ho appreso dall'esperienza: o si è un poco matti o si è canaglie dalla testa ai piedi. O così o così."

Ebbene, la mia esperienza conferma quella di Israel Yolek Lifschitz, il personaggio che pronuncia la frase suddetta. In questi tempi poi, vedo agire sul palcoscenico della politica tante perfette canaglie, prive del minimo grano di pazzia.
Dopo una così apodittica affermazione, vado a farmi un caffellatte e do principio alla nuova giornata augurandone una buona a chiunque passi...

martedì 10 marzo 2009

annuncio

AAA Offresi a titolo completamente gratuito SUPER IO intransigente, implacabile, imperativo, intollerante, inesorabile,  inflessibile, inclemente, indeformabile, infausto, irremovibile, duro, severo, lapidario, rigido, rigoroso, fermo, tenace, ostinato,  feroce, esigente, drastico, spietato, crudele, tormentoso, rovinoso, temibile, deleterio, dannoso, nocivo, malvagio, pericoloso et similia.
Si accetta in cambio morale lasca.

duecento anni fa'



Tra qualche giorno nasce Gogol, meno male!

Rileggiamoci qualcuna delle sue opere, una qualunque.
Io rileggo Le anime morte, non fosse altro per questa sua frase: ... portate con voi tutti i moti generosi dell'animo, non li abbandonate lungo il cammino.

domenica 8 marzo 2009

esiste ancora gaza?

Dove è sprofondata Gaza? E' scomparsa dai nostri giornali. Forse l'avevamo sognata...

sabato 7 marzo 2009

la mia piccola repubblica sconfitta

 Scrivo con il portatile, stando sul letto perché mi sento stanca come se avessi spaccato pietre per ore sotto il sole e non mi tengo in piedi. Invece sono stata accudita e coccolata amorosamente da tutta una schiera di giovani donne attive, efficienti e allegre. Solo che ho sbattuto la faccia contro il carrozzone degli psicoeffetti speciali. Sembra che l'unico grande condottiero a non aver mai conosciuto una sconfitta sia stato Alessandro Magno. Tutti gli altri, liberatori o conquistatori, hanno preso delle belle tramvate. Così Cesare e così Napoleone, e non me ne potrebbe fregare di meno, ma così anche Garibaldi che difese inutilmente la Repubblica Romana, lo stato cui, in questi anni di strapotere vaticano sulla politica del mio paese,va spesso il mio pensiero, nostalgico e amareggiato. Sì, rimpiango la Repubblica Mazziniana e maledico mille volte gli ipocriti francesi, che la stroncarono con le armi. Né mai li perdonerò. Che si sappia. Comunque per tornare alle sconfitte, che cosa fa un generale sconfitto? Come prima cosa bestemmia, fuma nervosamente sigari puzzolenti e sbatte furioso il frustino sugli stivali. Poi però analizza le ragioni della sua sconfitta e ne trae indicazioni per le prossime battaglie. Così io. Non ho stivali né frustino, non fumo sigari, puzzolenti o meno e non ho abbastanza rabbia in corpo per bestemmiare. Mi sento anzi del tutto svuotata, uno straccetto umido e floscio. La sconfitta che ho subita, dovendo ritirarmi da Collevecchio sotto i colpi di mortaio dei miei fantasmagorici, originalissimi, massimamente creativi disturbi psichici, è pesante. Per la piccola repubblica che sono io è grave almeno quanto quella subita da Garibaldi, Mameli, Manara, Dandolo...Solo che loro erano eroi e io sono solo una piccola resistente. Al momento non posso neanche immaginare di scendere di nuovo in campo, mi fa troppo male tutto. Ma posso basarmi su una esperienza lunga anni ed anni e dirmi che piano piano ricostituirò una piccola sommetta di fiducia che mi farà sporgere di nuovo la testa fuori del mio territorio. Non so quanto tempo ci vorrà, ma so che è possibile riprendere fiducia, basta non accogliere sfide troppo alte, essere umili e pazienti e indulgenti con se stessi.

Per essere sincera fino in fondo mentre tornavo verso casa mi sono chiesta: se tu avessi saputo che saresti stata così male, saresti andata ugualmente per incontrare Angela e gli altri? Pensaci bene. Ci tenevi così tanto! Ci ho pensato per diversi kilometri e poi ho dovuto ammettere che no, se lo avessi saputo non sarei andata a Collevecchio perché  sono stata veramente troppo troppo male. Però, dal momento che ormai è accaduto e ne sono uscita fuori viva, sono contenta di essere andata a Collevecchio e di aver incontrato Angela e gli altri. Ho patito altre volte altrettanto orribili sofferenze per incontri con persone o luoghi di nessun valore. Invece a Collevecchio ho almeno respirato persone ricche di affettività, di sincerità, di intelligenza del cuore. E ho incontrato occhi di fronte ai quali è stato possibile piangere senza vergognarmi. Non è una cosa che accada sempre. Perciò grazie, amici. Scusate le impuntature del mio fottutissimo sistema nervoso centrale et periferico e siate certi che la ritirata era semplicemente la sola cosa che io potessi fare. Fidatevi della massima esperta mondiale di psicomarina.

E adesso anche se non c'entra molto voglio mettere i Principi Fondamentali della Costituzione della Repubblica Romana del 1849.



PRINCIPII FONDAMENTALI


I. La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica.

II. Il regime democratico ha per regola l'eguaglianza, la libertà, la fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta.

III. La Repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini.

IV. La Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l'italiana.

V. I Municipii hanno tutti eguali diritti: la loro indipendenza non è limitata che dalle leggi di utilità generale dello Stato.

VI. La piú equa distribuzione possibile degli interessi locali, in armonia coll'interesse politico dello Stato è la norma del riparto territoriale della Repubblica.

VII. Dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei diritti civili e politici.

VIII. Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie necessarie per l'esercizio indipendente del potere spirituale.

venerdì 6 marzo 2009

mettersi in salvo

Mi ritaglio uno spazietto contro il finestrino e me ne sto lì nel tepore impiegatizio della corsa delle nove con i miei pensieri silenziosi. Poi mi accorgo che l’autobus è pieno di nero. Le ragazze hanno sciarpe nere berretti neri cappottini neri jeans neri stivali neri e gli uomini soprabiti neri vestiti neri giubbotti neri. Neanche un colore. Non una nota di rosso di giallo di arancio. Mi sento oppressa e sopraffatta da tutto quel nero. Mentre le porte stanno per chiudersi mi butto giù con l’impressione di dovermi mettere in salvo da un contagio. Guardo l’autobus che riparte, involucro pesante di una umanità triste insoddisfatta spaventata, il cui umore tinge anche gli abiti e li trasforma in una divisa tetra. Preferisco camminare sotto la pioggia che accompagnarmi a quella tetraggine. Ristoro gli occhi con Matisse quando prendo il caffè e tiro fuori dal mio libro la cartolina segnalibro. Ricordarsi di portare sempre con me una cartolina di Matisse, annoto mentalmente.

lunedì 2 marzo 2009

il primo post non si scorda mai

Artemisia ed io ci eravamo accordate per analizzare il primo post di qualche amico blogger.
Oggi entrambe pubblichiamo il risultato della nostra piccola ricerca.
Cristiana ha una partenza bruciante che da sola dice tutto del suo piglio. Pensando alla combriccola berlusconiana cita Rabelais “gli omuncoli sono collerici e la ragione fisica è che hanno il cuore vicino alla merda”. Il suo primo post se non programmatico è però una presentazione di se stessa: passione civile e niente giri di parole.

Anche il primo post di Tereza lo è, a modo suo. E’ una foto accompagnata da cinque parole: "una foto -un augurio- tereza". La foto rappresenta un grande prato verde brillante, inondato di sole; in primo piano c’è un cespuglio di fiori campestri viola, sullo sfondo delle colline sfumate. La foto con i suoi colori accesi dice di Tez più che una presentazione scritta (che in realtà Tez aveva pubblicata e poi tolta). Ha fatto bene. Questa foto apre il suo blog con quell’impeto di vita che poi continuerà a manifestarsi post per post.

Il post di Artemisia (questa non se l'aspettava!) è insieme una presentazione di se stessa (il surplus di energie, la sua rabbia, la solitudine “metafisica”) e un programma: idee, considerazioni ficcate in una bottiglia e buttate nel gran mare della rete...
Anche in questo caso il blog poi dimostrerà quanto sincera fosse l’autopresentazione...

Miss kappa entra nel blog con la sua autoironia e la sua audacia: di notte, così, per prova.
Ci promette effetti speciali e poi se ne va a dormire. Il mattino dopo si chiede: e mo che scrivo? Sarà che non ho niente da dire? Poi da dire ne troverà e come, intanto si è mostrata apertamente proprio come è: franca fino alla spudoratezza.


Daniele Verzetti apre con un hello e una bella analisi della nostra società. Da subito ci dice quanto gli siano cari i temi sociali. Si firma rockpoeta ma non apre con una poesia. Crea un senso di curiosità e attesa. Il senso di quel nome rockpoeta lo capiremo più avanti: Daniele è arrabbiato e la sua poesia è poesia civile.

Franca definisce il suo blog come il posto per condividere informazioni, ricevere proposte e suggerimenti nella sua attività di Consigliere comunale.
L’attualità politica sarà il suo centro di interesse ci dice. E’ breve e chiara. Poi scopriremo che il suo sguardo investe il mondo da molte parti e che il blog che sembrava di servizio al cittadino accoglie sentimenti forti e squarci di vita personale. Il suo primo post, letto oggi, è decisamente riduttivo rispetto alla natura del blog che poi seguiremo.
Ma Franca è così: understatement innanzitutto.

Maria Cristina inizia con un passo simbolico, una perfetta storia zen. Da subito intuiamo il tono intimista, riflessivo con cui Maria Cristina ci parla della sua vita. Il post è un programma anche se non è programmatico.

Sileno è folgorante. Il suo primo post sono dei versi di Saffo.
"La mela rosseggia dolce, sul ramo più alto dell'albero, forse scordarono di coglierla...No!non seppero raggiungerla..."
I versi si accompagnano ad una bella foto dove la mela rosseggia davvero.
Poi scopriremo che questo sguardo sulla natura e sulle sue lezioni è specificamente suo ed è capace di regali di cui sembra ignorare il valore.
Non deluderà mai l’aspettativa che il suo primo post ha creato in noi. Grazie Sileno!

Neanche Guglielmo è programmatico, invece subito ci dà il senso della sua pensosità. Poche righe e una domanda: che fine avranno fatto le emozioni che provavo in questi luoghi? Poi toccherà a noi trovarle tra le poesie che comincerà ad offrirci, disegnando una mappa che parte sempre dai suoi luoghi nebbiosi e si allarga sul mondo come una rete.

L’inizio di Rino è bellissimo. Un’ode delicata alla primavera e lo firma "Rino, rinverdendo come erba appena tagliata". E’ però un inizio traditore. Niente ci fa presagire che poi giornalmente ci regalerà con competenza e leggerezza una lezione di storia.

Giorgio ci accoglie direttamente nella sua casa. Ci dice diverse cose di sé, i suoi anni, il figlio, la moglie, le grigliate con gli amici, i gatti di casa, la pipa che accompagna i suoi pensieri. Ma la cosa più importante la dice per ultima: "ho voglia di vuoto ..il vuoto che mette in contatto con l’anima".
Neanche Giorgio ci inganna, lo scopriremo presto.

Questa è la cosa che ho scoperto rileggendo i primi post di molti blog (e non li metto tutti, gli assenti mi perdonino): che è impossibile mascherarsi, che il nostro stato d’animo prevalente viene fuori da subito e che anche quando non diciamo chi siamo e di che cosa vogliamo parlare implicitamente lo diciamo.
In questo senso tutti i blog sono una promessa mantenuta.