giovedì 29 gennaio 2009

gente di sinistra/due


A Chianciano Terme è tornata a incontrarsi la minoranza di Rifondazione. Ufficialmente per un seminario, "Rifondazione per la Sinistra". In realtà è stato il battesimo di un nuovo soggetto politico che, se non si vuole chiamare partito, ne ha però tutta l'aria. E' comunque una scissione. Al momento non se ne conosce l'entità, ma non è questo che mi interessa. 
Mi colpisce che, nel momento in cui si avrebbe bisogno del massimo di unità per fronteggiare una destra aggressiva e pericolosa, in atto di riscrivere la nostra stessa storia e la nostra Costituzione, ci si disperda in minuscoli ed aridi rivi.
Ma gli dei accecano coloro che vogliono perdere. E, se hanno deciso di perdere la sinistra, gli dei probabilmente hanno le loro ragioni.
Ho letto il discorso di Niki Vendola a Chianciano e la risposta di Ferrero nelle agenzie di stampa. Sintetizzando al massimo, il primo accusa il secondo di "deriva identitaria" e "torsione vetero-comunista". Il secondo avverte il primo che la sua è una "scissione a destra e verso il PD, con il rischio di subalternità."  

Io assisto incerta tra il riso e il pianto. A qualunque parte politica apparteniate è difficile non riconoscere l'intelligenza dei due. Personalmente credo anche alla loro buona fede. Eppure.


Sere fa' ho ascoltato Niki Vendola in televisione. Parlava del suo imminente distacco da Rifondazione Comunista.
Ha parlato del disagio di vivere da separati in casa, ha parlato della possibilità di rincontro con le persone da cui si separa, quando le asprezze si saranno allontanate. Ha parlato di sentimenti.
Ho apprezzato la novità del linguaggio, su questo nulla da obiettare -niente di rigidamente politico, l'uso della parola "sentimenti" dà la misura del dramma personale che le persone vivono dietro i conflitti politici-, ma non vedo nessuna novità nell'ennesima scissione. E vorrei chiedergli: dov'è la tua modernità? Dividersi per unire è moderno? Mi pareva cervellotico.

Qualche sera prima avevo invece ascoltato Paolo Ferrero nella stessa trasmissione. Il suo linguaggio è completamente diverso, per me più familiare. Ma vi sento anche un'eco stereotipata. Ha comunque  respinto con chiarezza alcune assurde affermazioni di suoi compagni di partito (nostalgici del muro di Berlino) con un sorriso divertito. E ha indirizzato il suo discorso su alcune concrete battaglie che spettano alla sinistra. Però avrei voluto chiedergli se quelle sacrosante battaglie pensa di vincerle da solo. E se no con chi. O forse è sufficiente testimoniare? 

Perché mi soffermo sul linguaggio?
Non solo perché per me il linguaggio è sempre di grandissimo interesse, ma anche perché dietro le politiche ci sono gli uomini e a me piace studiarmeli. Inoltre non riesco ad accettare fino in fondo l'incapacità di superare le diatribe sulle alleanze per pensare un cammino comune, per tirare fuori idee, progetti, per identificare una prospettiva. Mi rifiuto cioè di analizzare la divisione tra questi due spezzoni di sinistra con le loro ragioni. Quelle ragioni per me dovrebbero saperle ricomporre o scavalcare. Alla sinistra piace da sempre discutere di formule e intanto che loro discutono gli elettori se ne vanno e la fiducia anche.

Io assisto a questa ennesima scissione con una specie di rassegnazione che non esclude il disgusto.

Quello che so è che non riesco ad identificarmi in nessun partito, che nessuno mi rappresenta.
Non nel Parlamento dove l'opposizione mi offre o il PD e i suoi contorcimenti tra un centro che è più una destra clericale e una sinistra che sembra solo una indicazione stradale. -Dov'è la farmacia? in fondo a sinistra-; o l'Italia dei Valori, una forza ambigua che pesca tra gli scontenti per pescare consenso e salta su quel che resta della opposizione civile come le mosche sui cavalli secchi; né fuori del Parlamento, dove, a mio avviso, ci sarebbe bisogno di raccogliere e unire e non di dividersi e i responsabili giocano a scacchi in partite la cui posta mi sfugge, a meno che la posta non sia mettere il cappello sulla parola sinistra.

Non credo di essere la sola a non sentirmi rappresentata. Ma mi rifiuto di approdare da Camilleri, il papà di Montalbano. Ho appena appreso infatti che vuole costituire "il partito della gente di sinistra non rappresentata da nessuno". SIC! Ho molte elezioni alle spalle ma un commissario di PS ancora non l'ho mai votato!

Intanto il PD e l'IdV, è notizia di ieri sera, si accordano con la maggioranza sulla nuova legge elettorale per le elezioni europee: soglia di sbarramento al 4%. Va bene evitare che forze con lo 1,1 % mandino un loro rappresentante a riscuotere alla cassa del Parlamento europeo (vedi lista Mussolini alle ultime europee) ma sarebbe bastato un punto in meno per evitare lo sgradevole sospetto che il PD e l'IdV vogliano risucchiare il residuo elettorato di sinistra ormai allo sbando, tenendo fuori dal Parlamento europeo come già da quello italiano i partiti della sinistra radicale, essenzialmente Rifondazione. 
Piccoli non rappresentati crescono. 

Non avendo né l'interesse né il talento politico per raccogliere personalmente i non rappresentati di sinistra, me ne sto nella mia solitudine politica.

Ma la solitudine dà una grande libertà. Non solo nella vita individuale.
Approfitterò di questa libertà per distribuire i miei malumori su tutti gli innumerevoli spezzoni che si richiamano alla sinistra. Tenuto conto di quanti malumori ho io e di quanti spezzoni sono loro, avrò il mio da fare.






15 commenti:

  1. Sono rimasti pochi spazi per esprimere delle idee politiche fuori dai cori. E' tragica la democrazia interna dei partiti in Italia. Siamo finiti in una oligarchia nella quale si decide in pochissime stanze. Amen

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  2. Hai descritto magistralmente lo stato d'animo di chi, come me, si sente un apolide di sinistra.

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  3. Ecco, a parte le fini analisi politiche, il punto più grave è proprio questa manacanza di collocazione. Io mi sento molto arrabbiata, perché ci hanno costretti a perdere un fondamentale senso di appartenenza, perché oggi ci ritroviamo ad usare inomignoli che di volta in volta si sono inventati per non dire più "comunisti"...già solo questa (apparentemente piccola) perdita di identità...E prima ci siamo dovuti accontentare di approdare al CENTRO-sinistra, poi di essere via via definiti sinistra antagonista, sinistra alternativa, sinistra radicale, estremista...già sinistra sembra una parolaccia! Ci sono cose imprescindibili e la purezza è coerenza. Poi il compromesso occorre, nella politica come nella vita, non come resa ma come un incontrarsi a metà strada. Chi occupa quei posti di potere deve sentire la responsabilità della sua presenza lì e quella, ingombrante, delle tante ramificazioni di un albero che si sta seccando...

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  4. No ho nulla da aggiungere su quello che ho già detto in un precedente commento a questo proposito. Mi sembra che siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
    Io temo che predomino i personalismi e l'incapacità di dialogo, di quel dialogo vero che non mette in campo subito le proprie posizioni, ma che cerca nell'altro qualcosa che non aveva magari ancora pensato.
    Il linguaggio come dici tu è importantissimo...
    Sì, si sente libertà a non identificarsi in nessun partito, del resto libera lo sono sempre stata in questo senso, ma mi chiedo dove andremo come paese, perchè della politica c'è bisogno. So che alla politica no affido nessun sogno o nessuno dei miei pensieri e miei ideali, accetto anche i compromessi, ma qui non c'è proprio più nessuno e questo è davvero drammatico. Dovremmo, invece, dimostrare la nostra indignazione per non sentirci più rappresentati da nessuno.
    per il resto condivido quello che ha detto Arnicamomtana
    Ciao, Giulia

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  5. "...evitare lo sgradevole sospetto che il PD e l'IdV vogliano risucchiare il residuo elettorato di sinistra..."

    Più che un sospetto, una certezza...

    Per quanto riguarda il resto.
    La vita in un partito è fatta di dialettica, o perlomeno dovrebbe esserlo.
    Al congresso di Venezia noi (Essere Comunisti) eravamo in minoranza, ma siamo restati dentro il partito rivendicando il nostro diritto a poterlo gestire.
    E abbiamo operato all'interno affinchè, in qualche modo, potessimo rafforzare la nostra visione delle cose.
    Invece, i compagni che a Chianciano hanno perso si sono ritirati sdegnosamente sull'Aventino nonostante la nostra proposta di una gestione unitaria. Oggi addirittura abbandonano il partito nonostante che per mesi e mesi abbiano spergiurato che non era il superamento di Rifondazione il loro progetto.
    Io sono sicura che sono una elite ristretta che la stragrande maggioranza della base non seguirà.
    Io non mi vergogno di chiamarmi comunista e non voglio una sinistra di tipo diverso.
    L'unità della sinistra si fa con chi nell'ideale comunista si riconosce ancora, non con chi crede nello slavato riformismo di Mussi.
    Comunque, è singolare che chi propugna l'unità della sinistra inizi il suo percorso con una scissione...
    Il tema delle alleanze è troppo lungo per parlarne qui...

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  6. penso sia insito nell'animo della persona di sinistra, cercare sempre la diversità, credo sia questo il guaio....

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  7. Sono stanco di vivere in un clima di effimere verità assolute dove l'alleato di ieri è il nemico accerrimo di oggi,e domani non si sa; poi, a ben guardare, si scopre che tutto è in funzione dei pingui rimborsi elettorali.
    I valori, non sono più valori morali, ma solo valori economici.
    Mi può anche andare bene uno sbarramento elettorale, se serve per dare un minimo di governabilità, (abbiamo pagato dei prezzi troppo elevati, per consentire all'integerrimo di turno di differenziarsi sempre e condizionare la vita della stragrande maggioranza degli italiani con il suo voto contro la stessa maggioranza che lo ha espresso), allora penso che se hai delle idee valide e condivise non c'è sbarramento che ti ostacoli, ma se rappresenti una infima quantità di talebani, non puoi godere di uno strapotere che blocca tutti quanti, anche questa è democrazia!
    Il punto principale resta l'obbiettivo che vogliamo perseguire per arrivare a società più giusta e solidale con gli ultimi, chi può rappresentare oggi, a testa alta, questi bisogni?

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  8. @Franca: sì, più certezza che sospetto effettivamente
    Comunque io sono per metà scoraggiata e per metà incazzata con tutto e tutti
    marina

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  9. @Arnicamontana: mi sento ancora nella testa la tua frase "albero che si sta seccando" e mi fa paura. Come dargli dell'acqua? chi gliela darà?
    marina

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  10. Hai detto bene, cara Marina. Hai rappresentato sentimenti, ambivalenze, perplessità di chi si sente un apolide di sinistra.
    Condivido l'incazzatura e penso che stiamo assistendo al trionfo di un paradosso: moltiplicarsi x morire

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  11. Solitudine? beh quando la solitudine è interiore forse non sempre va bene...

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  12. Io malgrado tutto continuo ad essere un coglione indottrinato alla faccia del cav. e del p2gelli. Possono cianciare fino alla fine dei miei o dei loro giorni ma a loro non gli darò mai retta.
    Sono parole terra terra, ma spero chiare e nette.

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  13. @monticiano: chiare e nette, amico mio! da vero monticiano! marina

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  14. Non sei assolutamente la sola a sentirti "orfana" di rappresentanza. Lo sai bene. Mi sembra che siamo tutti smarriti.

    Io mi sento molto molto smarrita e in preda a sentimenti contrastanti.

    1) ho l'animo maggioritario e detesto che per ogni sfumatura di pensiero ci debba essere un partito.
    Per questo le infinite scissioni della sinistra mi fanno incazzare. Pero' alle Europee dove l'obiettivo non e' la governabilita' ma la rappresentativita' (come ha ben scritto Luciano Comida oggi), non ho intenzione di avallare ancora il PD che ne ha gia' fatte troppe per i miei gusti.

    2) Mi sta molto a cuore la cosiddetta questione morale, che, secondo me, viene prima della ricetta economica e questo mi porterebbe, con tanti dubbi, ad avallare l'IdV o forse l'esperimento di Camilleri/Micromega.

    Insomma non so che cazzo fare (scusa il linguaggio, mi hanno contagiato i livornesi ;-) ) e personalmente non riesco a trovare soddisfazione nella "liberta' della solitudine".

    Guardo con flebile speranza la strada che sta prendendo Sinistra Democratica con Claudio Fava (persona che stimo molto, per il momento non mi ha mai deluso) e le sue 13 proposte sulla questione morale. Certo oggi come oggi se non hai i media a disposizione non sfondi, anche se hai delle buone idee.

    D'altra parte mi sto cominciando a chiedere se sono ancora comunista.
    Tanti anni fa un prete che venne a benedire la casa di mio marito disse a mio suocero: "Chi non e' comunista a vent'anni non ha cuore, chi lo e' a quaranta non ha cervello". Che ne pensi?

    Scusa lo sfogo.

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  15. Cara Artemisia, come hai letto mi sento peggio di te. Circa la legge elettorale è una porcata. Mi accorgo che scrivendo "sospetto" ho dato l'impressione di credere alla buona fede del PD, il che non è. Il mio voto non lo becca. Ammesso e non concesso che io vada a votare. e sarebbe la prima volta! Anche io stimo Claudio Fava, mi leggerò le 13 proposte. Non riesco a stabilire una priorità tra la ricetta economica e la questione morale, anzi a pensarci bene, credo di pensare prima alle condizioni di base per vivere e poi alla questione morale. Dove non c'è un minimo di benessere salta ogni moralità (vedi il napoletano) individuale e pubblica.E l'una alimenta l'altra.
    L'esperimento Micromega a mio avviso è una delle tante iniziative di D'Arcais condivisibili in linea di principio ma velleitarie nei fatti.
    Circa l'essere comunisti come mi sono definita per una vita: non so se la mia idea di comunismo, molto diversa da quella che ne avevo una volta, meriti ancora di essere chiamata così.E non per vergogna o sensi di colpa. Vorrei che di tutti, in comune, fossero i beni base, sia quelli naturali che quelli tecnologici. La terra e i suoi frutti, le acque, e poi le medicine, l'energia, i mezzi di comunicazione, quelli di difesa, ma certo non le industrie di automobili o di libri. E' un discorso lungo che dovrei spiegare meglio. magari un giorno lo facciamo a Firenze. Vorrei tanto venirci un paio di giorni. Vedremo.
    guardati dai livornesi, so proprio sboccati :-))
    ti abbraccio, marina

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