mercoledì 14 gennaio 2009

divagando

Quando si lavora a maglia capita di fare degli errori. Un punto a rovescio al posto di uno a diritto, un aumento non fatto, una maglia caduta, un aumento di meno, una ritorta di troppo. Capita, anche, che l'errore si renda palese dopo molti ferri. Ed è uno sfregio sull'armonia del lavoro.

Ci sono tre possibili modi di reagire. Si può andare avanti, ignorando l'errore, non facendosene turbare e accettando l'imperfezione.

Oppure si può tentare di adattare il lavoro all'errore stesso, provare cioè ad inserirlo nella trama, a rivederla nel suo complesso perché accolga l'errore e lo renda meno errore. La mia amica Mariateresa è maestra in questo. Sarebbe, penso, una buona diplomatica. Ed è una buona lavoratrice a maglia.

E poi si può guastare. E guastare di nuovo se l'errore non è riparato a dovere e ancora e ancora, in cerca della perfezione.
Io appartengo, purtroppo, al terzo tipo. Guasto e guasto e guasto. Mia madre, faceva così e, filosoficamente, commentava: Chi fa e guasta diventa mastro. Mia madre era mastra ed otteneva, sempre, la perfezione. Io invece no. Benché io guasti, con pazienza e umiltà, con costanza e fatica, il mio lavoro non è mai perfetto. E mastra, non sono diventata mai. Forse dovrei smettere di lavorare a maglia.

26 commenti:

  1. ma che dici...Marina!
    I tuoi lavori "a maglia" sono perfetti, ( per quanto la perfezione non sia nella natura umana), cerchiamo di migliorare nel limite delle nostre possibilità, ma per quanto ti conosco dai tuoi scritti, sei ai massimi livelli e sono certo che concorderanno su questo argomento anche i tuoi moltissimi lettori.
    Con affetto
    Sileno

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  2. Interessantissimo post! Mi ci ficco a capofitto! Io non riesco a fare le cose perfette, ho un'avversione per la perfezione. Odora di morte, di immodificabile, di intoccabile, non è erotica. I maestri della pittura zen e i costruttori di templi indù lasciavano sempre nelle loro opere un dettaglio imperfetto volutamente. Mia nonna diceva in dialetto emiliano: fèr e desfèr l'è tot un lavurer (fare e disfare è tutto un lavorare).
    Medita e elabora, elabora e medita...
    Un abbraccio assolutamente imperfetto, Giorgio.

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  3. Mai lavorato a maglia, però adoro la perfezione così tanto che quello che faccio sono capace di guastarlo infinite volte...

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  4. @chiara maglia ritorta :presa da dietro il ferro; io almeno la chiamo così

    mia figlia dice: personalità ossessiva, mami....
    @Giorgio vorrei disperatamente essere zen! almeno in questo senso...

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  5. Marina, lascia stare la perfezione e pensa a giocare!

    A proposito, il lavoro a maglia che avevo in corso è finito; era nato come una mantella, poi ti avevo detto di averlo tramutato, in corso d'opera, in un maglione senza maniche, ma durante il tragitto è ri-diventato una mantella. E' talmente 'originale' che, confesso, mi vergogno un po' ad indossarla. Ma mi sono divertita un sacco a farla. E questo è un altro dei miei innumerevoli difetti: non riuscire ad essere veramente 'anticonformista' fino in fondo. (Comunque, tu lavori a maglia molto ma molto meglio di me!)

    Ti adoro

    Mariateresa

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  6. Io ho smesso da tempo di lavorare a maglia... Stessa situazione tua, mi sembra di capire madri che si assomiglian. Ma so che di maglia non volevi parlare. Ed allora è forse meglio chi sbaglia, sbaglia e ancora sbaglia, ma lo ammette, di chi non sbaglia mai per definizione: quelle persone mi fanno paura...
    Un abbraccio, Giulia

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  7. ho sempre avuto un odioamore per la maglia, poi sono stata in valgardena e ho visto come lavorano ai ferri le gardenesi, hanno dei ferretti piccoli uniti da un filo di plastica, circolari credo si chiamino, ho imparato da loro a lasciar cadere i punti fino al punto e rifare senza disfare e a unire i pezzi con l'uncinetto, geniali e semplici mi hanno permesso di non litigare piu con le maglie e di non stressarmi con le cuciture, una delizia

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  8. Purtroppo anch'io sono disposta a disfare un lavoro che è già finito piuttosto che sopportare un errore (per quanto lo si possa nascondere, sapere che c'è mi inquieta). Come se non bastasse, ho fretta di vedere il lavoro finito e, soprattutto, rifinito.
    Mi sa che anch'io sono una personalità ossessiva...

    Un abbraccio
    Clotilde

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  9. Questo tuo post mi ha aiutato a capire il gesto di carissimi amici che invece di deridermi per una serie (almeno credo) di miei errori, si sono umiliati facendone loro altrettanti; rendendo i miei errori parte della coreografia.
    Sembrava agli occhi di tutti una cosa creata apposta voluta così. In effetti lo era, ma assolutamente non pianificata, perché appunto spontanea nata per caso sull'evidenza della mia goffagine.



    Guarda un po' cosa mi hai fatto pensare!
    Questo è segno che tu mastra lo sei gia.
    Un saluto

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  10. allora com'è che l'abrash nel tappeto-antico e vecchio- è un pregio? di un'imperfezione in quel caso se ne fa un tratto distintivo di unicità e di plusvalore infine.

    e la trama umana di gesti e comportamenti come un tappeto ha imperfezioni, cavolo quante ce n'ha! ma bando alle generalizzazioni, un maglione è un conto un'operazione di neurochirurgia è altro!
    e cmq il mio minimissimo pour parler non ci risolleva dal macigno accoppante dell'insensatezza umana

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  11. Io lavoro a maglia e faccio sciarpe di ogni tipo, visto anche il freddo padano.

    Purtroppo sono perfezionista, anche se la la mia parte razionale sa che la perfezione non esiste e che non si può pretendere a ogni costo.

    Ma l'effetto di un certo tipo di educazione è stato, per alcuni versi, devastante. La mia "fortuna", se così si può chiamare, è l'aver compreso che non ho colpa di ciò, che io sono il prodotto di un'educazione su cui si potrebbe discutere a lungo.
    Questo non risolve il problema, ormai irreparabile, ma almeno lo rende sopportabile.

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  12. O forse se ti rilassa e ti diverte dovresti continuare cmq :-)))

    Ciao!
    Daniele

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  13. anche nei miei lavori a ferri ci sono sempre delle imperfezioni, che cerco di correggere e se non ci riesco disfo per rifare.....ed è così che ho dieci lavori a maglia non finiti ed una vita incasinata.
    un abr

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  14. Non ho capito che vuol dire in questo caso "guastare". Cercare di rimediare? Una specie di toppa?

    La ricerca della perfezione e' dura. Capisco l'anelito ma talvolta sarebbe meglio prendere i difetti per quello che possono avere di positivo. Come era quella? "Paiono traversie ...?

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  15. Questa è una cosa bella del tuo blog, Marina e solo del tuo, tra quelli che frequento: il saper dar voglia di risponderti, di metter subito per iscritto.

    Io non lavoro a maglia. Provai; guastavo (per Artemisia: buttavo giù, mandavo a monte, smontavo) le maglie, inutilmente. Non era un lavoro perfetto.
    C'è dell'ossessione in questo. Non nel voler ricercare la perfezione, no. Semmai nel non volere accettare che non possiamo fare bene tutto.

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  16. Grazie, Artemide_Diana, ora ho capito. Molto più laborioso, quindi, che metterci una pezza. :-)

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  17. Sempre che ne abbia realmente capito il senso, Artemisia! :)

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  18. Giustamente la Fiorentina mi corregge l'uso di guastare! Disfare avrei dovuto dire. Chino il capo contrita..
    scopro invece che ci dividiamo in ossessivi e rigidi ed elastici filosofi.
    Potremmo contagiarci e raggiungere un equilibrio quasi perfetto.

    @Scipione mi è molto piaciuta la tua associazione mentale. Non l'avevo mai vista così, grazie marina

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  19. Li' per li' pensavo che tu ti riferissia alla squadra di calcio :-)

    Mai mi permetterei di correggere la prof ;-) pensavo si trattasse semplicemente di un termine tecnico e visto che di maglia non ci capisco un tubo, mi piaceva l'idea di aver imparato un termine "magliesco".

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  20. Il verbo "disfare" ha attraversato l'orizzonte del mio pensiero come un baleno e poi si è disfatto.

    J'ai l'impression d'être mal barrée!

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  21. @ arguta e generosa Artemide: sono certa però che tieni bene il mare...

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  22. io lavoro raramente a maglia, mi ci perdo dopo pochi giri e pianto lì
    preferisco l'uncinetto
    in questi giorni sto lavorando a filet
    e avendo sbagliato ad un certo punto ho disfatto ben 3 righe
    poi ho ricominciato ma con l'uncinetto è molto più facile e tutto è tornato come prima
    secondo me Marina è una questione di mano e non di perfezione
    se hai la mano che è un dono di madre natura, ti viene tutto al meglio anche se disfi ridisfi e riridisfi !!!
    Ecco perchè la tua mamma era così brava e precisa...
    ciao erica

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  23. E' più forte di me, guasto e guasto e guasto.
    Da quando ho il blog,però, non lavoro più a maglianè studio più i tarocchi,nè mi dilungo in cucina,ma non ho abbandonato l'enigmistica.
    Cristiana

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  24. @Erica è vero non ho la mano :-((
    invece all'uncinetto sono un campione. Sfida?
    @Cristiana: io non ho abbandonato niente ma vorrei abbandonare TUTTI :-))

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