venerdì 19 dicembre 2008

il passo del gambero

All'inizio, dicono le psico-scienze, tendiamo alla fusione. Inseguiamo quella squisita sensazione che sperimentammo nel ventre materno.

Poi arretriamo. E sognamo un amore unico che ci accolga tutti interi in un abbraccio di totale accettazione. Divisi, altri, ma accolti in toto.
Poi arretriamo ancora e speriamo che parti disarticolate di noi stessi vengano accolte ed amate. Un po' qui, un po' là, un po' da questo, un po' da quello.

Poi siamo costretti da contingenze varie ad arretrare ancora e ci auguriamo semplicemente che sulle nostre parti disarticolate nessuno si accanisca con sprezzo o indifferenza.

Poi ci dicono che -errore!- era dall'amarci noi stessi che bisognava partire e che se non ci accogliamo ed amiamo ed accettiamo noi, PER PRIMI, nessun altro potrà farlo. In breve potrebbe essere colpa nostra. Sicché arretriamo ancora e limitiamo la nostra ambizione ad amarci e accoglierci da soli, al fare tutto in casa.
Così ruotiamo davanti ad uno specchio e vediamo di rintracciare in noi qualche cosa da amare noi stessi, cosicché gli altri, poi, possano amarla.
Ma subito l'esperienza ci mostra che le parti di noi che ci piacciono e che riteniamo "amabili" , guarda caso, NON sono quelle che gli altri sono pronti ad apprezzare e ad amare.

Allora indietreggiamo decisamente: non importa, diciamo agli umani, non amatemi se non volete, ma capitemi. Per favore, capitemi.
E questo assioma, -è molto meglio essere capiti senza essere amati che essere amati senza essere capiti- questo, che è la scoperta della nostra vita, tardiva, ma pur sempre la scoperta della nostra vita, diventa il nuovo super obiettivo, e pari pari lo sostituiamo alla fusione di psicoanalitica memoria.

Ma, attenzione, qui s'impone un nuovo arretramento delle nostre ambizioni esistenziali: pare che la comprensione sia merce molto rara, più rara persino dell'amore. Molto, molto più rara.
Sicché, a forza di arretrare, ormai con la schiena contro la parete di fondo, guardando gli umani che vi fanno compagnia sulla terra e nella complicata esistenza, vi dite che, se un ulteriore arretramento non è più possibile perché la parete rocciosa vi punge le scapole, non c'è che l'attacco.
Così balzate in avanti, agitando nella destra il mazzo di desideri, sogni e bisogni, voglie e ambizioni, via via accantonati, e in faccia al primo che vi capita, noto o ignoto, colpevole o innocente che sia, sillabate energicamente: vai a farti fottere.

10 commenti:

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  2. in questo fisioligico ed esistenziale arretrare si cumula il nostro bagaglio. qualche anno fa, persone che erano già con i pungoli dietro la schiena, solevano dirmi: "vorrei avere la tua età, ma con la testa di ora!"
    ps
    brava, marina... scrivi con ottimo gusto e creatività!

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  3. Io la vedo un po' diversamente. Al centro di tutto ci siamo noi, la coscienza che abbiamo di noi, che per tutta la vita AVANZA, o cerca di avanzare su due fronti: un fronte interno e uno esterno. Sul fronte interno cerchiamo di raggiungere una maggiore consapevolezza di noi stessi e di quelle parti di noi che contingenze della vita ci hanno obbligato a perdere di vista o a non vedere mai. Sul fronte esterno andiamo verso gli altri, cercando di stabilire delle relazioni. Presupposto e collante di tutto è il calore e l'amore, il nostro per noi stessi e per gli altri e quello degli altri per noi (vedi il mio post di oggi che mi sembra complementare al tuo). Forse si potrebbe dire: vai a farti fottere, tendenza a vivere come un gambero; voglio poter essere ANCHE gambero, ma solo di tanto in tanto e quando lo sento necessario per me.
    Ciao, Giorgio.

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  4. Stare con la schiena contro la parete è un'ottima posizione, perchè così nessuno può colpirti alle spalle...

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  5. Leggendo il tuo post mi viene in mente il libro di Umberto Eco A passo di gambero.
    Personalmente lo adopero in storia per rappresentare un determinato sviluppo: una civiltà progredisce proprio come l'avanzare di un gambero. E se facciamo caso avviene anche nell'educazione, giacché è con le idee dei nonni che crescono i nipoti, raramente con quelle dei genitori.

    Rino, indietreggiando.

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  6. Sono per il balzo in avanti a costo di scoprirmi il...dietro.

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  7. Sai, ultimamente mi pare di star andando proprio indetro.... che brutto.

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  8. A mio parere la tua analisi è molto realistica e, lo scrivo con sincerità, esprime tutto ciò che penso anch'io.

    Saluti

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  9. E poi, non sopporto il mondo! E mi sento colpevole! Arretrando, arretrando, detesto me stessa e vorrei omologarmi alla più bieca banalità! Ci tento, anche (non è vero!). Mi sforzo molto, anche (non è vero!). Però mi detesto, e questo è vero. Allora arretro, biasimandomi. Indietreggio, vituperandomi. Retrocedo, odiandomi. Perché non sono come quella là? O come quell'altra là? O come quell'altra ancora? Perché questa timidezza, questa ritrosia, questa certezza di essere sempre antipatica, fuori dai canoni, non gradita, non voluta, non amata...
    Non sono con la schiena contro il muro, sono sprofondata DENTRO il muro! Ho spaccato l'intonaco, e anche i mattoni (ho detto i maTToni!), sto deglutendo la polvere e mangio i calcinacci, starnutisco per la polvere... devo arretrare ancora, lo so. Ma dove, accidenti, dove?

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  10. @baluginando: il gambero però avanza anche! devi tenerne conto, e poi sa scartare molto bene! io, benché gambero, scarto ogni volta che posso. L'immagine di te tra i calcinacci mi fa sorridere, mentre starnutisci poi!
    Ma qualche riga prima dici qualche cosa che non fa sorridere "questa certezza di essere antipatica..non gradita, non voluta...
    Penso che su questo devi assolutamente lavorare!
    Fuori dai canoni ammettilo ci sei, ma è un bell'essere, i canoni scassano l'anima! ma antipatica, sgradita, NON VA! E sono cose molto diverse dal non essere amata. Io ho una storia di non amore ma non penso mai di essere antipatica. Se non c'è feeling con qualcuno mi dico: va beh non siamo compatibili (perché dev'essere proprio colpa tua?) c'è una parola che ti voglio suggerire: leggerezza. Tu che con le parole ci fai quello che ti pare, penso che ci potrai lavorare intorno...
    ciao, marina

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Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo