venerdì 3 ottobre 2008

incontri sulla linea 85

Salgo sull'autobus al capolinea. E' già gremito, ma al centro intravedo una piccola zona libera. Mi ci porto a fatica. C'è un uomo, abiti molto dimessi, alto, allampanato, manda un odore forte, impugna un bastone da passeggio e mormora tra sé frasi incomprensibili.
Appena mi avvicino comincia ad agitare il bastone intorno a sé ed alza la voce. Arretro un po' mettendomi alle sue spalle e tenendo d'occhio il suo bastone.
Diventa ancora più irrequieto e mi aggira spostandosi a sua volta dietro di me. Il bastone si muove freneticamente e passa a pochi centimetri dal mio corpo. Davanti e dietro di me l'autobus è pieno, in questo spazio circoscritto lui ed io. Lentamente torno a spostarmi e a posizionarmi dietro di lui, con una manovra tendente ad evitare il suo bastone e a tenere sotto controllo le sue traiettorie. Batte i piedi in terra e mi si piazza decisamente dietro, molto accosto, continuando a roteare il bastone.
Ho allora una intuizione e mi giro decisa verso di lui. Lo fronteggio tranquillamente a un passo appena di distanza, lui ed io faccia a faccia. Il miracolo si compie. Abbassa il bastone, poi se lo mette sotto il braccio e mi sorride mitemente.
Aveva paura di me! Avevamo paura l'una dell'altro. Io non volevo averlo alle mie spalle e lui non voleva aver me alle sue: ora ci fronteggiamo, come se fossimo insieme. Così guardandoci amichevolmente continuiamo il nostro viaggio, comodi comodi nella nostra isola spaziosa, mentre gli altri si accalcano sempre più. Lui ragiona tra sé e sé ad alta voce, io sono tentata di fare altrettanto."Arrivederci" gli dico, preparandomi a scendere. Borbotta qualche cosa in risposta. Da terra mi volto e gli faccio un saluto con la mano. In risposta lui agita il suo bastone sorridendo.
Spesso è questo che ci succede: abbiamo semplicemente paura gli uni degli altri e mettiamo in atto comportamenti dissuasivi o addirittura aggressivi per difenderci. Non è un invito ad una generica fiducia, ad un "porte aperte" generale. Ma a qualche piccolo, cauto, esperimento. Prima di pensare alla nostra propria paura proviamo ad immaginare quella dell'altro. Chissà che...

7 commenti:

  1. Quanto hai ragione cara Marina,
    sono convinto che la maggior parte dei comportamenti aggressivi dell'uomo, siano un arma di difesa...e che sotto uno sguardo minaccioso si nasconda "quasi" sempre un animo smarrito e timoroso di tutto.... Spesso, anch'io, mi difendo con un sopracciglio arruffato, e non sai quanto questo mi faccia male. Detesto indossare maschere.... ma spesso è la società stessa che le confeziona e ce le vende in modo subdolo. Un bacio...e auguri passati (chi va a passo d'uomo, arriva sempre un po' in ritardo...ma sano e salvo ;-)))

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  2. Cara Marina,
    ho la fortuna di vivere in una cittadina dove la notte una donna può circolare liberamente a qualsiasi ora senza essere importunata. (Ovviamente penso che qualche caso, magari di gente che ha alzato un po' il gomito, possa starci, anche se non ricordo episodi del genere che sicuramente la stampa avrebbe amplificato).
    Però quado vado in qualche metropoli un po' d'inquetudine c'è,
    specialmente quando si incontrano dei giovinastri che hanno un atteggiamnento provocatorio e agressivo particolarmente quando fan parte del branco.
    Sono comunque felice ,pur con tutti i limiti di una cittadina di provincia, di abitare in un posto tranquillo.
    PS: Con altro nick ti ho regalato le struggenti note di una tromba in una radura. La canzone suonata era "Morgen".
    Ciao

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  3. ciao Sileno, e grazie sia di essere passato che della tromba nella radura.
    Ma quanti nick hai? Io sono casinista, e faccio confusione.Rimandami l'altro indirizzo.
    Anzi, voglio provare a ritrovarlo da me, vado!
    marina

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  4. Ha perfettamente ragione.
    Paura e pregiudizi nascono sempre dalla mancanza di conoscenza...

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  5. Sto 85 è fonte d'incontri interessantissimi... che bello questo racconto, che meraviglia questo uomo che agita il bastone ma poi sa rispondere con un sorriso a chi ha mostrato di comprenderlo. Hai fatto bene a posizionarti vicino al suo spazio, le sue paure e difese erano manifeste e siete riusciti a trovare un dialogo corporeo. Era tutto il resto dell'autobus ad essere contratto nelle proprie paure con la differenza però di non saperle dichiarare.
    Bello!

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  6. ma non sempre si ha il coraggio, la forza o la volontà di fronteggiare chi ti fa paura
    ioaspettote.splinder.com

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