lunedì 29 settembre 2008

autocensura

Ho sempre fatto parte di una minoranza politica, di quel trenta per cento circa che si chiamava comunisti. Ero all'opposizione. Spesso all'opposizione dell'opposizione. Anno dopo anno, elezione dopo elezione niente si spostava. Ma nel mio paese io mi sentivo a casa. E non ho mai perso la speranza, anzi, la fiducia che la società si sarebbe mossa, che gli indifferenti avrebbero cessato di esserlo, che i ciechi avrebbero aperto gli occhi, che il mio paese avrebbe compiuto il suo cammino e mia figlia avrebbe conosciuto una società più giusta e più libera. Si trattava solo di lottare, assieme alle altre e agli altri, lottare e avere pazienza. E non smettere mai di avere fiducia.

Sono ancora in minoranza, all'incirca quel trenta per cento. C'è chi si chiama ancora comunista, chi si definisce democratico, chi semplicemente di sinistra. Non è questo che mi spaventa. Non sono una nominalista. Mi spaventa il fatto che nel mio paese io non mi senta più a casa mia. Non vado tra gli altri -strade, piazze, negozi, mercati, autobus- pensando, come una volta: Vi sveglierete. Lo so. Vi aspetto. Vi sto aspettando. Ho fiducia che capirete. So che cambieremo questo paese.
Perché malgrado le rabbie e le impazienze dell'età e le ubriacature degli slogan e malgrado la terribile violenza che serpeggiava intorno a me, ho sempre sentito amicizia per il mio popolo.
Ora non più. Guardo con un senso di estraneità e insieme di sospetto la gente che incontro per strada. Ad ognuno di loro, invece che i miei educati "buongiorno" vorrei dire: Guarda, brutto s.....o, dove ci hai portato! Guarda, dove hai portato il mio paese! Sei un lurido, schifoso, spregevole pezzo di m...a!

Perché? Mi chiedo perché ho questa reazione forsennata dentro di me. E ho paura che sia perché siamo andati troppo al di là e non c'è riparo per almeno un paio di generazioni.
Mi scopro a guardare i giovani. Li soppeso con lo sguardo. Vorrei penetrare nelle loro teste. Cerco nei loro gesti, nel loro abbigliamento, nelle frasi che rubo passando, un segnale, un accenno, qualche cosa che mi permetta di dire: ci sono loro, ci penseranno loro, loro cambieranno questo paese. Posso credere in loro, fidarmi di loro. Certe volte la giornata cambia radicalmente solo perché un giovane, senza occhiali da sole, spettinato ma non ad arte, in jeans ma senza firma, cammina mangiando un panino. E a me sembra di poter sentire il flusso della sua energia e della sua voglia di essere e di fare. E nel momento in cui lo vedo venire verso di me, ho fiducia in lui, in ognuno dei suoi neuroni e penso: sì, questo ragazzo ha una bella testa ed un buon cuore. Sì, questo ragazzo troverà la strada giusta. Sì, questo ragazzo saprà battersi. E vincerà anche per me.

Eppure, lo confesso, non sono pronta a farmi da parte e a dire: pensateci voi, perché forse quando cominciamo a pensare che saranno i giovani a battersi per noi siamo davvero irrimediabilmente sconfitti e io non sono pronta a considerarmi sconfitta.

Ma considero questo paese come una terra straniera, da riconquistare palmo a palmo, da sottrarre palmo a palmo ad un'orda di selvaggi profanatori e da riannettere palmo a palmo ad una idea di civiltà.

15 commenti:

  1. Un paese di barbari questo è ciò che è in parte il mio paese e la mia gente. E' triste e sconsolante pensarlo, ed ancor di più se si quantifica la fatica che costerà civilizzarlo di nuovo ma questo è. Anche a me capita di guardare la gente avvertendola con l'identico senso d'estranietà e comprendo il dolore e la rabbia ma non farti da parte, questi giovani hanno tanto, veramente tanto bisogno di una guida saggia e carica di buona energia e salda memoria. Se i genitori sono della mia generazione non possono aiutarli, troppo confusi. Quindi il tutto è al momento, secondo me, nelle mani dei giovani sotto al di sotto dei trenta o degli adulti oltre i sessanta. Il resto è la pessima orda che ha massacrato con le proprie debolezze, i propri meschini interessi, la miope visione del futuro questo nostro paese.
    Non mollare!

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  2. Ciao Marina. Condivido appieno quello che dici e ogni volta le sensazioni che descrivi cosi` bene in questo tuo post riaffiorano prepotentemente ogni volta che scendo in Italia... purtroppo.

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  3. Mi sento esattamente come te.
    Sfiduciata e rabbiosa,attonita di fronte alla maggior parte dei miei connazionali.Non vedo vie d'uscita.
    Duccio ha lasciato da me una lettera indirizzata ad Alemanno .Se vuoi farla girare...
    Un abbraccio
    Cristiana

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  4. Stavo con gli extraparlamentari nel '68 esattamente come lo sono nel '08. E' cambiato qualcosa? Si, ci hanno detto tutti (ma proprio tutti!) che le nostre idee hanno rovinato l'Italia. Che erano e sono idee passatiste. Che c'è bisogno di modernità e di nuovi ideali. Ci hanno persino indicato nuovi leader di riferimento (Blair -da un po' Veltroni non lo cita più, però- e Obhama).
    Leggevo in questi giorni La luna e i falò di Pavese. Ricordava il clima che si era creato dopo l'ultima guerra per cui chi aveva combattuto per la libertà sulle montagne era il vero nemico di lor signori... era il '48 o forse il '68 , fa lo stesso...

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  5. ıo quando ero ın ıtalıa pensavo esattamente come te... nonostante ıo sıa una bımbetta... non mı sentıvo ıtalıana, sapevo dı essere nata nel posto sbaglıato... ora, sara' per la lontananza o forse perché davvero cı ho sempre creduto ma non ho maı voluto ammetterlo sono sıcura che qualcosa sı muove... che non manca molto..... che possıamo fare qualcosa.
    ma perfavore non fartı da parte... ognı persona ıntellıgente e con buonsenso ın questo paese é unıca e ındıspensabıle....
    un abbraccıo Sara

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  6. Cara Marina,
    anch'io mi interrogo spesso sulla strada che stiamo percorrendo e che non è lo stesso orizzonte che si intravedeva in un passato ormai lontano...
    Allora c'era la speranza di un futuro in cui il domani era migliore di oggi, particolarmente per i nostri figli , e mi domando cosa abbiamo guadagnato svendendo i valori in cui credevamo?
    e oggi cosa proponiamo alle nuove generazioni?
    Io non ho una risposta.
    Ciao
    Sileno

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  7. Lo sai Marina, io cammino con te in questo paese straniero...ma quando ti incontro, mi ricordo di essere a casa! Ed è pace...

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  8. a me basta girare in un centro storico di un borgo di questa italia per sentirmi ancora al mio posto.
    c'è un tessuto culturale, artistico, urbano che non può essere intaccato da nessun ciclo di govern.
    altre e ben altre saranno le distruzioni.
    ma fra 50 anni - forse - nè io ne te saremo su questa terra
    è il paesaggio che sarà estinto

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  9. Ti capisco perfettamente, però io non mi sento così sola come dici tu. In minoranza, sì, ma una nutrita minoranza. Certo una minoranza smarrita, confusa e con l'irresistibile voglia di chiudersi nel proprio privato. Questo è il problema.

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  10. @ amalteo: la storia di Parma (Parma!) mi sa che ti dà torto: tutto può essere intaccato.
    ma voglio sperare con te
    marina

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  11. @saretta: ti sto aspettando in piedi!
    baci, marina

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  12. mah ...
    non parlavo di politica.
    la vita è ben di più della politica.
    è da tempo che ho introiettato il principio del limite.
    limite della politica.
    l'esistenza è ben altro: è uno sguardo su tutto. dalla persona vicina all'ambiente

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  13. @ amalteo : il triste è che neanche io parlavo strettamente di politica, ma di semplice umanità o se vuoi di cultura civile.
    ciao, marina

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  14. "...Ero all'opposizione. Spesso all'opposizione dell'opposizione..."

    Anch'io! I miei amici mi dicono che ho il gene dell'opposizione...

    Comunque, io nei giovani ci credo, ma non per questo ci dobbiamo tirare da parte. Credo che abbiano molto bisogno di noi...

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  15. Sono arrabiatissima... e ti assicuro che mi resta deifficile parlare con la gente senza rispondere per le rime quando sento dire delle cose terribili... A volte sono al mercato e torno a casa senza fare la spesa... E credo che non sarebbe neanche giusto farsi da parte, bisogna fare tutti insieme, cosa? Questa è la dmanda fondamentale... Un abbraccio,Giulia

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