martedì 24 giugno 2008

vaneggiamenti/il principio di marinamarinella o dell'entropia

La riflessione sul tempo mi ha sempre portato via molto tempo e, se il tempo che ho speso a riflettere sul tempo, mi venisse restituito sotto forma di ulteriore tempo di vita, avrei davanti a me ancora un bel gruzzolo di tempo da vivere. Che potrei passare a riflettere sul tempo.
Se trovassi il modo di far verificare la pròtasi della condizionale qui sopra formulata (se il tempo che ho speso....mi venisse restituito...) avrei anche trovato la formula della immortalità, il modo di veder ricrescere il proprio tempo, di ricaricarlo, insomma, come una batteria: basterebbe riflettere sul suo trascorrere e incassare indietro il tempo impiegato nella riflessione.
Purtroppo, non solo con i se non si fa la storia, ma neanche la fisica. Peccato!
Mi sarebbe piaciuto lasciare ai posteri un importante principio: il principio di marinamarinella come mi chiama, unico nel creato, il mio amico bip.
Un principio importante come il famoso secondo principio della termodinamica. Quello dell’entropia. Quello che tutti, ma proprio tutti, fanno finta di conoscere.
Con l’entropia mi succede lo stesso fenomeno che mi succede con il concetto di guerra umanitaria: mi faccio spiegare il concetto da mio marito, lo capisco ben bene e immediatamente dopo lo dimentico. Il mio cervello sembra avere una speciale ripugnanza a trattenere il concetto di entropia. Come quello di guerra umanitaria.
Poiché sembra che non si possa parlare praticamente di niente senza citare l’entropia, ho deciso di studiarla come disciplina autonoma. Forse aprirò anche un blog tutto dedicato all’entropia. Ne esiste uno, ho visto, ma ha solo il nome di entropia e una piccola esile defizioncella. In realtà è solo la prova provata che l’entropia va molto, molto di moda, ma è ignota ai più.


Appurato questo ho deciso di infliggervi un trattatello sull’entropia. Voi direte: Perche? Chi te l’ha chiesto?
Così, mi va.
E poi per fare dispetto ad Anna che si lamenta sempre della eccessiva lunghezza dei miei post.
Beccati questo mattone!


Questo è quello che ho capito dell’entropia negli ultimi dieci minuti.
Mi affretto a riferirvelo prima di dimenticarlo di nuovo.


Preparate una tazza di brodo. Non brodo di pollo, che va bene per i malati, ma un bel brodo di manzo, robusto, con tutti gli odori, anche una patata e magari una crosta di parmigiano. Non è essenziale per l’esperimento ma per il sapore sì.
Mettete la tazza di brodo, bello bollente, al pallido sole di una mattinata novembrina. Se aveva una temperatura di 80 °C, si raffredderà fino alla temperatura ambiente, diciamo sui 7°C. Un bel salto, vero? Parte dell’energia termica della tazza di brodo sarà stata ceduta all’ambiente, con un piacevole effetto di odorino di brodo che vaga nell’aria.
Adesso prendete la tazza e portatela in cantina. Avrete una cantina che non aprite da anni, fredda e umida, no? Bene, la tazza di brodo perderà là dentro ancora un po’ di energia termica, arrivando ad una temperatura di circa 5°C. Con santa pazienza tornate in casa e mettete la tazza di brodo nel frigorifero. Qui raggiungerà la temperatura di 3°C. Passatela quindi nel freezer, dove cederà ancora una parte del suo contenuto originale di calore, scendendo ad una temperatura di -11°C. Se avete una sorella in partenza per gli States consegnatele la tazza di brodo (travasatelo prima in un contenitore a chiusura ermetica, dio, vi devo dire proprio tutto!) e ditele di lasciarla una notte nel giardino del suo hotel di Minneapolis, Minnesota. Durante quella notte il brodo di manzo, raggiungerà la temperatura di -30°C. Il che vi porterà a chiedervi che cavolo sia andata a fare vostra sorella nel Minnesota. Ma tralasciate questo aspetto del problema e concentratevi sul prossimo passaggio, piuttosto delicato. Ingiungete a vostra sorella di consegnare il vostro brodo di manzo ad un astronauta in partenza per lo spazio, con la preghiera di lasciarlo a vagare lì, nella notte siderale, nel suo bel contenitore di plastica gialla, in un’orbita che lo porterà a passare sopra le nostre teste per tutta l’eternità. Dopo il brodo primordiale, il brodo eterno. Brodo che lì nello spazio troverà una temperatura vicina allo zero assoluto
(-273,16°C) e a quel punto stop. Infatti alla temperatura dello zero assoluto non sono più possibili diminuzioni di calore. Fate attenzione al fatto che, in tutti questi passaggi, il calore sarà passato sempre dal corpo più caldo al più freddo. Mai nella direzione opposta.
Questo è di fondamentale importanza. Non fatevi ingannare. Quando mettete del ghiaccio nel vostro whisky (vostro perché a me il whisky non piace) voi credete di raffreddare il whisky, invece state riscaldando il ghiaccio. (Ghiaccio bollente non è più un paradosso!).
Ora noi sappiamo (così parlano gli scienziati, si danno del noi), noi sappiamo che se il calore di un corpo ci deve servire per svolgere del lavoro, deve esserci passaggio di calore, se no non se ne fa niente. Se il calore della fiamma non passa alla caffettiera il caffé ve lo potete scordare e così anche gli spaghetti. Sarà perfettamente inutile che gridiate a vostra moglie/marito: “Bolle?”. Se il calore non passa, se la pila vi dimenticate di metterla sul fuoco, gli spaghetti ve li mangiate crudi. Ve li rosicchiate, per la precisione.
E qui siamo arrivati ad un punto di delicatezza estrema. Ripeteremo cioè l'esperimento in un sistema termodinamicamente chiuso. Immaginate-su fate un piccolo sforzo- immaginate una scatola così ermeticamente chiusa, che non permetta il passaggio di calore e neanche di energia, niente di niente, in nessuna delle due direzioni, tra interno ed esterno. Ecco, è questo il sistema termodinamicamente chiuso. Ora per un principio, secondo me intuitivo e che vi prego caldamente di considerare intuitivo anche voi, perché non sarei in grado di dimostrarvelo-principio detto della conservazione dell’energia- l’energia totale all’interno della scatola rimarrà costante. Costi quel che costi. L’energia è fatta così, lei, ha del carattere.
Se nella scatola avremo messo la nostra tazza di brodo di manzo bollente (ormai divenuto un po’ acido) e un posacenere di alabastro (non mi chiedete perché, non ci sono ragioni scientifiche per cui si debba scegliere l’alabastro, mi è venuto e basta. Penso che sia perché ho bisogno di inserire piccoli tocchi di fantasia, quando parlo di scienza, se no mi rompo le palle), il calore passerà dalla tazza bollente al posacenere freddo. Volendo, questo passaggio di calore lo potremo usare per generare elettricità, un pochino almeno, quanto basta per far girare un piccolo carillon. (Ammetterete che sistemi termodinamicamente chiusi così fantasiosi neanche Sir Arthur Stanley Eddington se li sarebbe mai immaginati). Vi dirò chi è costui, perché mi pare di vedere sguardi vacui nei vostri occhi. Dunque Eddington è -nientepopodimenoche- l’astronomo e filosofo e fisico e forse addiritture bell’uomo, che, nel 1928 notò che c’è una sola legge della natura-la seconda legge della termodinamica, appunto-che riconosce una distinzione tra passato e futuro. Ecco, sono stata costretta a scoprire le mie carte. Perché è del TEMPO che voglio arrivare a parlare, del mio odiosamato tempo!
Ma andiamo per gradi.Torniamo alla scatola, al brodo, al posacenere di alabastro e al carillon. Dopo un certo periodo di tempo, man mano che il brodo cede il suo calore al posacenere, i due raggiungeranno la stessa temperatura. Ergo non ci sarà più passaggio di calore, ari-ergo il carillon smetterà di suonare. Non ve ne date pensiero, suonava qualche atroce brano sanremese! La quantità di energia contenuta nella scatola sarà la stessa, ma l’energia stessa sarà diventata inutilizzabile per svolgere qualunque lavoro.
Passiamo adesso dal piccolo al grande, anzi al molto, molto grande. Prendiamo un enorme scatolone e ficchiamoci la Terra con la sua atmosfera, la foresta dell’Amazzonia e le alture del Golan, la via Merulana completa di turisti intruppati, tutti i calzini da uomo del pianeta, la mummia di Similaun e la spiaggia di Copacabana. Va beh, mettiamoci anche tutti ‘sti disgraziati esseri umani che vagano su questa palla rotonda. Leggermente schiacciata ai poli, LO SO! Chiudete lo scatolone. Questo momento della chiusura dello scatolone è terrificante per me, se penso di essere chiusa in uno scatolone con Tremonti mi vien male! Comunque, chiudete. Fatto? Adesso è tutto un passare di calore da qui a lì, da questo a quello, tutto un generarsi di energia. Ma, mi duole dirvelo, davvero, non vorrei...ma la scienza è fatta di questo, verità, esattezza e accettazione: quando l’interno dello scatolone raggiungerà l’equilibrio termico, quando cioè tutta l’energia sarà stata dissipata (è un termine atroce, lo so, ma si dice così), noi smetteremo di ballare il tango, le mucche smetteranno di ruminare, i proiettili sparati in aria dai poliziotti ricadranno provvidenzialmente a terra, e Tremonti, deo gratias, smetterà di parlare. Tutto si quieterà. E quei poveri esseri umani di cui sopra smetteranno di vagare su questa palla rotonda-leggermente schiacciata ai poli, LO SO! -chiusa nel suo scatolone.
Il contenuto di energia dello scatolone stesso sarà rimasto lo stesso, ma sarà energia indisponibile. In altre parole non serve a un c...o.
L’energia termica non più disponibile per svolgere lavoro si chiama entropia
Eccoci giunti! Ce l’ho fatta!

Non avete capito niente? È colpa vostra, io sono stata chiarissima.
Avete capito tutto?
Vi sarei grata se me lo spiegaste. Sto già cominciando a dimenticarlo.

Ah, questo post serve solo di introduzione ad un discorso sul tempo che, prima o poi, vi servirò.

9 commenti:

  1. Ciao amica mia!
    Ti sei di nuovo lanciata in post lunghissimi che non posso leggere per mancanza di tempo, e la cosa mi rincresce. Ma voglio farlo, forse stanotte, se non crollerò addormentata come ultimamente mi capita, meravigliosamente.
    Oppure li leggerò a pezzi. Ma sappi che li apprezzo a prescindere :-)
    Un bacio e... TVTTTTTTB.....:-))

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  2. Una cosa l'ho capita.Anche se la tua testa venisse chiusa in un contenitore giallo a chiusura ermetica,il tuo cervello non smetterebbe mai di produrre energia sotto forma di idee pensieri concetti.Esploderebbe tutto!

    Cristiana

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  3. hai per caso pranzato con papà?

    parla sempre delle stesse cose, vedo.

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  4. tagliamo la testa al toro: a me il brodo (quello buono, fatto da mio figlio, io lo faccio col dado, è gramo ma, almeno, non lo brucio)piace bollente: lo passo direttamente dal fuoco nella tazza, idem per il caffè, la pasta etc..
    pertanto risparmio un mucchio di lavoro a me stessa, a tua sorela ed agli astronauti! :P

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  5. Io l'ho letto tutto il tuo post.
    Pensavo se nel contenitire giallo, allo zero assoluto, ci mettessimo Tremonti ?

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  6. Io che sono una stakanovista il post l'ho letto tutto fino alla fine.
    E adesso che sono, appunto, arrivata alla fine, mi chiedo e ti chiedo: è il caldo che ti fa fare di queste cose?

    Comunque, mentre tu cerchi la formula dell'immortalità parlando del tempo e facendo in modo che il tempo speso in ciò ti sia restituito, io cerco di far quadrare il cerchio...

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  7. Ho letto tutto, giuro.
    L'unica parola comprensibile è stata Tremonti, e, credimi, non è stato affatto piacevole.
    In fisica sono sempre stata una frana, credo si capisca che la termodinamica mi è del tutto sconosciuta, ed arcana.
    Entropia è una di quelle tante parole che detesto: usata ed abusata, mi ripromettevo di cercare di capire cosa fosse. Ora so che non lo capirò mai.
    Me ne farò una ragione.
    Ma perchè vuoi fare i dispetti proprio a me, che sono così amabile e simpatica? :-))

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  8. Nonostante abbia a che fare con i fisici da 25 anni, nutro ancora odio e antipatia verso questa materia.
    Mi perdonerà, spero, il marito chimico e anche tu.

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  9. Ciao complimenti, sei stata abbastanza chiara, l'entropia interessa anche me, come la fisica quantistica ecc. anche se la mia base scolastica mi pone dei limiti.
    Se affronterai ancora questi temi ti leggerò volentieri.
    il mio blog è "clessidre1.blogspot.com - Ciao e auguri

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