venerdì 27 giugno 2008

figlia di mezzo/tredici/il velo islamico

Quando il gioco del calcio o forse essere un maschio la stancò, la figlia di mezzo si guardò intorno per imparare qualcosa di nuovo. Pensò che amare ed essere amata fosse una buona cosa da imparare. Si applicò quindi per ricevere amore come sempre si applicava ad ogni compito.
Ma come tutti sanno o dovrebbero sapere, l’amore è donato gratis, e la figlia di mezzo comprese presto che non poteva guadagnarselo come si era guadagnata rispetto e considerazione nel mondo dei suoi compagni di gioco. Inoltre se delle regole c’erano per giocare a quel gioco la figlia di mezzo non le conosceva. Fare un deciso passo indietro le parve allora l’unico modo dignitoso di riconoscere la sua inadeguatezza e lasciò così passare la sua pre-adolescenza.
Camuffò il suo giovane corpo come già aveva fatto con il suo giovane spirito, sperando che la maschera di indifferenza che prese ad indossare potesse un giorno diventare il suo vero volto. Quanto a questo, desiderando solo celarlo, indossò per un anno almeno un fazzoletto di seta lasciato scendere verso la fronte, da cui rifiutava di separarsi persino nell’aula scolastica.
Non volendo più essere maschio ma non riuscendo a farsi riconoscere come femmina, la figlia di mezzo vagolò in un limbo insieme insipido e urticante per un periodo di tempo in cui si costruì in forma definitiva la sua convinzione di essere brutta.

6 commenti:

  1. Ma dai! Non ci posso credere che per un anno hai portato il velo... che cosa particolare!

    Oggi mi sono ispirato alla tua bellissima serie "figlia di mezzo" e ho scritto un post simile. Certo non raggiungero` mai i tuoi livelli, ma i ricordi sono genuini.

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  2. Quante adolescenze, quasi tutte credo a volte, sono percorse da questo camuffamento da mancato "amarsi".
    E spesso dura tutta la vita, almeno in parte.
    Mi riconosco nel tuo fazzoletto e t'abbraccio ché m'hai ricordato che non me lo sono mai levata del tutto...
    Tez

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  3. Belli i racconti profondi e terapeutici della figlia di mezzo, li ho letti tutti per avere un quadro il più possibile completo.
    Provo a immaginare il contesto e, sicuramente mi sbaglio, credo che la figlia di mezzo abbia indossato il velo per "mimetizzarsi".
    Un carissimo saluto

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  4. Che periodo terribile l'adolescenza e che sofferenza il processo di accettazione del proprio sesso. Lo ricordo perfettamente.

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  5. Mia madre riteneva che dirmi che ero carina,cosa innegabile,potesse in qualche modo sviluppare la mia civetteria, a scapito delle doti intellettuali e morali. Per questa ragione ha perseguitato la mia adolescenza evidenziandomi tutti i miei, non pochi, difetti fisici.Se non avessi avuto il carattere che ho, sarei venuta su complessatissima. A 19 anni sono scappata e, lentamente, ho iniziato a vedermi bella.

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