venerdì 6 giugno 2008

ci vorrebbe Mecenate

Io voglio bene a questo paese. Se lo detesto tanto da pensare, sempre più spesso, di trasferirmi altrove, è perché lo amo. Vederlo mangiato dalla sua parte peggiore, rosicchiato dal suo interno stesso, fa male.
Non parlo di politica, non in senso stretto.
Parlo di costume e cultura, di mentalità e comportamenti, privati e collettivi.
Benché tenti di dirmi che non debbo pensare in termini di "mio paese", che debbo sganciarmi da una visione così circoscritta, non ci riesco.
Questo resta il mio paese e io lo amo.
E amo i suoi giovani.
Ce ne sono di straordinari in questo paese.
Ogni tanto sulla stampa scopriamo la storia di uno di loro.
Spesso succede quando li perdiamo.
Questo è un peccato della nostra società, per il quale non esiste perdono.
I talenti dei nostri giovani buttati via sono un costante atto di accusa.
Non so bene perché -o forse lo so, ma riguarda solo me- ma io ho a cuore, come per un fatto personale, i giovani. Soffro della mia impotenza ad aiutare le giovani intelligenze politiche o scientifiche, le immaginazioni e le fantasie, letterarie, musicali, pittoriche ecc.
L'unica volta in cui vorrei essere un personaggio ricco e potente è quando mi imbatto in qualche giovane in cui si affaccia un talento.
Mi piacerebbe avere tanti soldi e tanta voce in capitolo per potergli offrire la formazione migliore, gli incontri più stimolanti, le esperienze più arricchenti.
E le opportunità migliori per farsi conoscere e apprezzare.
Ecco, vorrei essere Mecenate.

Invece quello che vedo è che, non solo i talenti restano lì a battersi da soli, se non addirittura a spegnersi nell'indifferenza, ma anche tutte le semplici potenzialità che ogni giovane contiene e rappresenta, anche in assenza di un talento importante, sono sbattute qui e là, in lavori privi di significato, vuoti di contenuti e in più incerti e spesso sostituiti da altri ancora più incerti e mal pagati.
I giovani. "Il nostro futuro", dicono con grande enfasi i politici e gli opinionisti (mestiere favoloso che solo noi italiani potevamo inventare). "Il nostro futuro", di cui amano parlare come una categoria astratta, dimenticando -preferendo ignorare, dico io- che hanno nomi e cognomi e che il futuro, prima che nostro, è loro.

8 commenti:

  1. Caffè, cornetto e Marina...e oggi non piove ancora...mi sembra un buon inizio ;-)

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  2. Piccola confessione leggermente pubblica:
    sono stato all'estero per oltre 20 anni di questa mia vita terrena. In ogni paese, al dire essere italiano, mi dicevano che ammiravano l'Italia, la sua gente, la sua storia, il modo di vivere, la moda, i nostri stilisti, la nostra cucina mediterranea, ecc. ecc. Mi aiutavano in ogni cosa possibile, mi domandavano di raccontare del modus vivendi italiano, dei piccoli paesini, della gente umile, della storia, dei mecenati, del rinascimento, della grande Roma imperiale. Insomma, Italia era - è? - considerata come nazione dove si viveva bene, dove tutti avrebbero voluto trasferirsi.
    Che devo pensare oggi?
    Rifletto che forse un giorno ritornerò a vivere al di là dell'oceano; aspetto, attendo, m'illudo che la mia Italia possa ritornare al Rinascimento, a quello buono.

    Un abbraccio di consolazione.

    Rino, slegato.

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  3. Finalmente parole in favore dei nostri giovani nei quali anch'io credo fermamente!
    Basta sempre e solo critiche nei loro confronti anche perchè essi sono il risultato dei nostri comportamenti...

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  4. Cara Marina, ho una nostalgia che non puoi capire della mia Italia. Nonostante non veda l'ora di anadrmene da qui non ho il coraggio di tornare in italia.

    Paese dove i giovani (e quindi il futuro) non hanno spazio. Chi decide per noi sono solo persone che la giovinezza l'ha vissuta in tempi troppo lontani per capire che io di dare in mano il mio futuro a gente che il mio futuro non lo vedra' mai non ce la posso fare...

    Siamo senmpre meno. Il paese invecchia e i giovani, se possono se ne vanno, perche' come dici tu, il mio pase lo amo tanto che non proprio voglia di tornarci e se ci fossi, forse vorrei solo nadarmene...

    C.

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  5. Quoto franca, perchè meglio non saprei scrivere.

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  6. In riferimento a quello che ha scritto Rino, io sono rimasta sorpresa quando un giovane ricercatore appena tornato dagli USA mi ha raccontato di come siamo apprezzati lì. Proprio come descrive Rino. Non credevo e mi ha fatto molto piacere. Quanto potremo mantenere questa alta considerazione?
    Anch'io mi sento in colpa verso i giovani per il paese che stiamo loro consegnando.

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  7. Nino Caponnetto rivolgendosi ai giovani, diceva: " quando vi dicono che siete il nostro futuro, vi hanno già gabbato, perché rimandano ad un tempo indefinito la vostra realizzazione e affermazione sociale... siate le sentinelle di voi stessi e della costituzione"... io credo che avesse ragione.

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