mercoledì 30 aprile 2008

passione d'amore/uno

Oggi vi racconto una storia d' amore. Veramente le storie d'amore sono due, ma si intrecciano e fanno tutta una storia.
Piccolissima storia, ma grande amore.
Si svolse circa una ventina di anni fa’ nell’isola di Ios, protagonista la proprietaria di una minuscola pensione sulla spiaggia, dove passai una ventina di giorni del memorabile agosto in cui prese vita il primo governo socialista (Craxi) della Repubblica.
Il ragazzo era un inglese che dal maggio precedente lottava con il suo marmoreo pallore e con un brunito, muscoloso e sfrontato uomo locale, per l’amore di una americanina che, al mio sguardo, sembrava immeritevole di tanta attenzione. Ma forse era solo l’ invidia di una quarantenne verso una ragazza di vent’anni più giovane, che sulla spiaggia si allenava nel gioco del softball nella più totale padronanza della sua giovane vita. I calzoncini corti sfrangiati, le scarpe da ginnastica giallo girasole, con un’andatura provocante e sportiva insieme, era il prototipo della ragazza americana allevata nel comfort.
Chiamerò John l’inglese malinconico, dalla bellissima capigliatura bionda e Mary la sua giovane passione, mentre dell’ ”altro” ricordo perfettamente che si chiamava Stefanos. Era infatti il nome della pensione stessa e Stefanos era il marito della proprietaria, Catarina.
E il grande amore era, o era stato, il loro.
Per quell’amore Catarina aveva lasciato Atene, la sua solida famiglia e un fidanzato di tutto rispetto, importatore esclusivo delle scarpe Bata nella Grecia tutta. Si era trasferita nella minuscola isola, dove teneva in ordine le sei stanze della pensione e cucinava per i suoi ospiti da aprile a ottobre. Il resto dell’anno lo passava a giocare a carte con le mogli dei pescatori dell’isola e a leggere i libri che il tabaccaio locale le procurava.
Aveva però l’amore di Stefanos, che, a suo dire, produceva notti di tale intensa estasi da compensare largamente qualunque sacrificio. Era pronta a portarmene le prove con il racconto delle specialità di Stefano, perché aveva la convinzione assoluta che nessun uomo, in nessuna parte del mondo, potesse amare con la stessa fantasia e lo stesso trasporto.
Stefanos non era bello, ma aveva effettivamente una vitalità prepotente, una grande comunicativa e quella qualità preziosa che consiste nel dare ad ogni donna, imparzialmente, la sensazione di essere appunto donna e bella.
La usava generosamente con qualunque soggetto di genere femminile, ma Catarina considerava questa dote parte integrante del suo fascino e la tollerava con del compiacimento, addirittura, perché il bruno ammaliatore si limitava ad esercitarsi e le tributava, in esclusiva, il suo amore appassionato.
L’americanina però, imprudentemente, aveva preso molto sul serio l’atteggiamento di Stefanos e aveva spinto il gioco fino ad intrecciare con lui una relazione furtiva e sicuramente eccitante. Per la prima volta Catarina dubitava dell’amore di Stefanos e la gelosia sfregiava la sua bellezza, altrimenti radiosa, di occhi pesti e passo stanco, a seguito delle notti passate insonni per assicurarsi che Stefanos non si allontanasse nel buio per raggiungere sulla spiaggia Mary. Anche il suo straordinario galataburico, un capolavoro della pasticceria locale, ne aveva risentito, deludendomi non poco. Stefanos invece si incontrava con Mary di mattina, quando ufficialmente si recava in barca al porto a fare la spesa per il giorno dopo. Evidentemente le sue prestazioni sessuali non necessitavano della magia della notte per manifestarsi. Ebbi modo di accertarmene nelle mie escursioni sulle spiaggette intorno alla pensione, dove Stefanos e Mary cercavano una improbabile segretezza. Mentre Catarina passava le sue notti tormentose con uno Stefano ormai svogliato, John macerava nella disperazione e nella gelosia la sua nordica bellezza, e, giunto ad un punto di rottura della sua tensione amorosa, abbandonò il comune accampamento sulla spiaggia. Infatti quella congerie cosmopolita di giovani, cui le famiglie avrebbero tranquillamente potuto pagare il soggiorno in hotel a quattro stelle, trovava molto più rivoluzionario e anticonformista dormire sulla spiaggia, raggomitolata nei sacchi a pelo, dove si ritirava verso le cinque del mattino dopo aver speso in alcolici, nei due, tre localetti sull’altro lato dell’isola, l’equivalente di un passaggio sui piccoli aerei che rigavano l’azzurro del cielo. I più passavano la giornata dormendo sotto il sole e solo verso le sette di sera riemergevano alla vita, troppo stanchi e sbattuti per una bella nuotata. Si abbandonavano invece nell’acqua bassa della rada e stavano lì, corpi fluttuanti, quasi meduse, per un paio di ore. Quando infine ritrovavano le loro energie giocavano sulla spiaggia, accendevano qualche fuoco e cantavano. Erano gli unici momenti in cui mi sembravano giovani. E vivi.
John, comunque, abbandonò la compagnia e si ritirò in una grotta sulla collina scoscesa che dominava la spiaggia. Portò con sé la sua sacca e da Catarina si fece dare una teiera. I due infatti erano alleati. Catarina tifava John, lo incoraggiava nella sua corte a Mary e gli suggeriva tattiche ed approcci. Non so se giungesse a rivelargli anche le segrete e strabilianti tecniche amorose di Stefanos, ma è certo che si arrampicava alla grotta per portargli il piatto del giorno e che gli prestò una piccola radiolina. Io non ero così convinta che Mary, ad ogni evidenza una ragazza più pratica che romantica, che preferiva la realizzazione allo spasimo, sarebbe stata fulminata dalla sparizione di John, ma Catarina puntava molto su questa secessione, capace secondo lei di attirare finalmente l’attenzione di Mary su di lui.
Così John scendeva alla spiaggia dalla collina assieme alle capre, si metteva in disparte con la sua radiolina, faceva lunghe nuotate in un impeccabile crawl e perse la sua aria da poeta tubercolotico dell’ottocento.
Mi dissi che, se pure non avesse conquistato il cuore di Mary, quanto meno il suo fisico si sarebbe giovato di quel sole e di quel mare.
Fin qui la situazione era in uno stato di stallo e tale pensavo che sarebbe rimasta fino alla fine dell’estate, quando i giovani avrebbero abbandonato l’isola per tornare alle loro dimore e ai loro campus. E invitai Catarina ad ignorare quell’escursione di Stefanos in campo internazionale, da cui sarebbe sicuramente rientrato alla base alla partenza di Mary. Ma avevo sottovalutato Catarina ed il suo amore.
O, almeno, la sua gelosia. Fallito il tentativo di circondare John di un’aura di mistero capace di sedurre Mary, Catarina dovette pensare ad altro.
Così una notte in cui respiravo il vento sotto il pergolato della pensione, vidi Catarina risalire furtivamente la collina, la camicia da notte bianca ondeggiante intorno al suo corpo agile, come un peplo di chiarore. La chiamai piano. Non mi sentì o non volle farsi fermare. Così la seguii.
Saliva come una capra e le tenevo dietro a fatica. Solo la luna ci faceva strada e contro il suo chiarore vidi stagliarsi in alto l’alta figura atletica dell’americanina in attesa.
Con ogni evidenza Catarina l’aveva invitata ad un incontro notturno chiarificatore.
Un piccolo brivido di inquietudine mi arrestò. Chiamai ancora: “Catarina!”
Ma Catarina raggiunse Mary sul dorso sassoso della collina. Le vedevo fronteggiarsi, Mary in maglietta e jeans stretti, con una bella postura salda e Catarina appena più in basso, che si stringeva al corpo la camicia bianca. Erano così belle quelle due figurine che era un peccato che fossero nemiche! Restai a guardarle. Qualunque cosa si stessero dicendo non comportava mosse scomposte né agitazione. Catarina probabilmente sibilava. Quell’altra sorrideva forse?
Le lasciai al loro confronto e ridiscesi la collina fino alla riva del mare ed immersi le mie riflessioni in quell’acqua tiepida.
Quando infine me ne andai a dormire la pensione presentava alla notte la sua placida fisionomia di sempre e non c’erano in vista né mariti fedifraghi, né mogli furiose, né giovani tentatrici.
Al mattino, quando i sacchi a pelo infine si aprirono, Mary non ne emerse. La cercai tra i corpi che si lasciavano dondolare nell’acqua calda. Non c’era. Non si vide tutto il giorno. Anche John, tra un bagno e l’altro, lasciava vagare il suo sguardo innamorato sulla rada, in cerca di Mary. A sera il galataburico era perfetto e Catarina, vestita di verde smeraldo, canticchiava mentre ci serviva.
La guardai interrogativa ma mi ignorò. Ogni tanto ravvivava il fuoco che ardeva in un bidone nero e rigirava le fette di melanzane e peperoni che si rosolavano su una griglia. Poi portò sotto il portico un giradischi e spostò i tavoli. Ballammo finti tanghi e rock and roll e lei agguantò Stefanos impegnandolo in un lento da scomunica. Come sempre mi ritirai per ultima e attraversando la cucina lo sguardo mi andò sulle cassette di legno con i rifiuti che la mattina successiva un camioncino sarebbe venuto a ritirare. Tra le bucce di melanzane e i cartoni del latte vidi le scarpe da ginnastica di Mary. Non capivo. Restai a guardarle. Erano loro, quel giallo girasole era inconfondibile. Le sollevai inquieta più che perplessa.
Cosa facevano le scarpe di Mary nella pattumiera della cucina di Catarina?
Fu la prima cosa che le chiesi la mattina, dopo una notte agitata in cui mille ipotesi cadevano una dopo l’altra, lasciando in piedi solo quella terribile, eppure inconcepibile, di omicidio passionale. Rise Catarina, alla mia domanda ansiosa.
E mi raccontò che l’incontro chiarificatore si era svolto nel più tranquillo dei modi.
-Le ho semplicemente detto di andarsene dall’isola con il primo vaporetto.
-Solo questo?
-Sì, confermò Catarina.
-E lei?
-Lei? Niente. Ok, ha detto.
-E le scarpe? Che ci facevano le scarpe di Mary in cucina?
-Oh, le scarpe. Beh quelle non potevo bruciarle, la gomma puzza e vi avrebbero rovinato la cena.
Non capivo. O meglio capivo ma ero incredula. Ma Catarina, con grande pazienza mi spiegò che sì, aveva fatto spogliare Mary nuda e, nuda e scalza, le aveva fatto ridiscendere la collina. E Mary aveva raccattato il suo sacco, si era infilata una cosa qualsiasi ed era andata al porto in piena notte attendendo lì un traghetto qualunque che la portasse via dall’isola.
-Ma non è possibile! protestavo io! Cosa le hai fatto? L’hai picchiata? Dillo!
-Picchiata? Catarina era offesa. Non era mica una selvaggia lei!
-Le ho solo detto quello che potevamo fare e lei ha capito.
-Cosa, ha capito? Che cosa, le hai detto?
-Le ho detto che se lei fosse partita con il primo vaporetto io mi sarei limitata a bruciare i suoi vestiti, così anche l’ultimo fiato suo sarebbe scomparso, altrimenti avrei bruciato lei, mentre dormiva nel suo sacco a pelo. E lei ha capito. Si è spogliata e se n’è andata. È semplice, no?
Era semplice, no? Ancora più semplice era quello che Catarina aveva detto a Stefanos, presentandosi nella loro stanza con i vestiti di Mary.
-Domani sera con questi ci fai il fuoco e di questa storia non parleremo più.
E la sera dopo, mentre sventolava il fuoco che arrostiva le nostre melanzane, Catarina respirava per l’ultima volta il fiato dell’americanina che aveva osato toccare il corpo di Stefanos.
-Lo sai che questa è una storia pazzesca, vero? le dissi. Ti rendi conto che è una storia da tragedia greca, proprio come le vostre tragedie?
-Ma quale tragedia! rideva Catarina. Non è successo niente! Ho solo bruciato dei jeans e una maglietta. Che sarà mai!
In effetti, che era mai?
Ma per i pochi giorni che restai sull’isola ogni cosa -il profilo della collina, le capre indolenti, il mare turchino e soprattutto l’odore di melanzane sfregate con l’aglio e messe a grigliare- continuarono ad avere per me un sentore arcaico, affascinante e pauroso insieme e continuai a sentirmi sulla porta di qualche cosa su cui era meglio non indagare oltre.

19 commenti:

  1. Inutile dire che sono curiosissima circa la peculiarità amatoria di Stefanos.
    Bel carattere Catarina, di donna di altri tempi.
    Mi capitò qualcosa di simile,32anni fa, ma io non presi il vaporetto e non consentii di bruciare i miei vestiti. Rimasi, e sono ancora qui.
    Però io amavo; Mary, evidentemente, no.
    Bello lungo il post, ma le storie d'amore si fanno leggere. Soprattutto se si è inguaribilmente romantiche come me.

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  2. Bella storia. Mi piacerebbe sapere il seguito, se Catarina e Stefanos sono ancora insieme, se sono stati bruciati altri vestiti, se c'è ancora le pensioncina, se l'amore dura ancora, e se dopo il tradimento cambia qualcosa, e come.
    Comunque, grazie.
    tm65

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  3. Bella la storia e bellissima l'ambientazione.
    Con gli occhi della mente rivedo la "mia" isola, sulla costa croata: un pugno di chilometri più su.
    Stesse colline, di sassi e di boscaglia fitta, con la vegetazione che scende in mare; stesse capre selvatiche che riesci a intravedere tra i cespugli, sul cucuzzolo.
    E stesse coppie! La mia Paula e suo marito Ivo, non sono così focosi come i tuoi Catarina e Stefanos: ma lui, che guida l'autobus sull'isoletta, fa il play-boy, un po' attempato, con le turiste. Da giovane doveva essere bellissimo, un Henry Fonda degli anno d'oro. Paula, non bella, ma con occhi scintillanti e una risata contagiosa, non brucia vestiti: si limita a incenerire lui con lo sguardo, dall'alto del suo metro e settanta. E con la forza che in un'occhiata riescono a mettere anche ottanta chili e passa, lo riconduce alla ragione: motivo per cui il suo gulash di cinghiale con gli gnocconi di patate per contorno è sempre superlativo!

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  4. Mi hai tenuto con il fiato sospeso fino all'ultima riga.
    Bell'intreccio di passioni.

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  5. Vorrei che avere amnche io una storia d'amore cosi' da raccontare..magari con me protagonista :-) Ma qui solo cieli grigi. Punto la Spagna. Voglio andarmene...

    Ciao

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  6. ma te la sei inventata, dì la verità?

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  7. Credo sia vera questa storia, credo proprio che sia vera...perchè? Perchè ha una dinamica reale nel tempo e nel luogo: è finita così senza "spargimento di sangue" perchè la donna più giovane scopava e basta, non amava (succede) e l'altra amava molto, a suo modo ma amava (anche se stessa). La parte del minchione tocca all'uomo come sempre e questo un po' mi dispiace...ma è vero!

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  8. Caspita, questa storia mi ha proprio presa. Inutile dire che ho tifato Catarina sin dall'inizio. Sara' una questione di eta'. Pero' che grinta mediterranea!

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  9. Bella storia...davvero brava a tenere l'attenzione, anch'io come Artemisia ho subito simpatizzato con Catarina... Ma è vera? ma poi che importanza ha...Giulia

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  10. Se io fossi stata Caterina, per Stefanos non sarebbe finita così tranquillamente...
    Ma tu ci credi che l'americanina sia partita oppure...

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  11. Sentivo il sapore del mare mentre le varie figure si muovevano tra le loro passioni e gli odori dela cucina di Caterina.
    Mi sono divertita.

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  13. L'amore, che carta vincente! E una donna che si batte per tenersi un uomo è irresistibile. Ma posso assicurare Blonde che la storia è vera. Anche un pochino censurata, per la verità.
    Ma questo blog è aperto anche a giovani fanciulle innocenti e il mio riflesso pedagogico mi impedisce di entrare nei dettagli.
    Tranquillizzo tutti: Mary partì davvero. L'ho anche rivista, a Paros, mentre compivamo il giro delle Cicladi.

    @bastian cuntrari: queste coppie come la tua Paula e il tuo Ivo, affascinano anche me; quelle in cui si sente la passione anche dopo anni ed anni.
    Leggera la ricetta di Paula! gulash di cinghiale con gnocconi!| caspita! Anche le melanzane cosparse di aglio non scherzano, comunque
    @enzo: a me Stefanos era simpatico. Non era proprio minchione, a suo modo era scaltro. Aveva avuto la Mary ma si voleva tenere Catarina.
    Ma forse sono influenzata dalla sua maniera ammaliatrice di darmi il buongiorno!

    @ carlotta: lo sai sì che sto aspettando il racconto della tua prossimissima storia d'amore?

    @ Anna: se smetti di rompere gli zebedei per la lunghezza dei miei post ti racconto una storia d'amore a settimana. Ne so certe!
    Secondo me a te bisogna bruciarti tutta per fermarti ;-)
    ciao marina

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  15. Probabilmente arrivo tardi,ma spero che tu abbia pensato -o pensi- di pubblicare i tuoi racconti misteriosi, affascinanti e magistralmente scritti.
    A quando il prossimo?

    Cristiana augurandoti un buon Primo Maggio

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  16. Intrigantissima Marina! Ci tieni col fiato sospeso e con l'ansia di arrivare alla fine come una navigatissima scrittrice! Ti faccio i miei complimenti! Davvero brava! Anch'io spero di leggerti..su carta stampata, e rilegata..;-)
    Senti ma...queste "specialità" di Stefanos? Non puoi auto-censurararti così, con la scusa di occhi innocenti che leggono..Anch'io lo sono :-P..per questo voglio imparare! Se non vuoi dircelo qui, dicci "dove" ce li svelarai che noi ti seguiamo..;-) :-)
    A dire il vero io, banalmente, pensavo che Mary finisse con Stefanos e Catarina con l'inglese..Comunque si, nel racconto la vera Donna è senza dubbio Catarina..(passionale e viscerale ;-)come le protagoniste delle storie che piacciono a me!
    Baci e..alla prox, con tanta attesa!:-)
    Frida

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  18. e' una meravigliosa scoperta il tuo blog!
    angela

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Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo