giovedì 24 aprile 2008

Festa grande di Aprile


Per ricordare il 25 Aprile 1945 voglio riportare una piccola scena di un lavoro teatrale -FESTA GRANDE DI APRILE, Rappresentazione popolare in due tempi-di Franco Antonicelli.

Franco Antonicelli (1902/1974), fu intellettuale, poeta, saggista. Partecipò alla Guerra di Liberazione, fu Senatore della Repubblica, come indipendente nelle file del PCI-PSIUP.

Scena XIX
Una stanza. Un tavolo e qualche sedile. Una bicicletta appesa al muro.
È l’aprile del 1945.
In scena c’è William, combattente del Partito d’Azione e Tom, operaio comunista.
I due personaggi adombrano due partigiani realmente esistiti.

William La parola d’ordine è ancora quella: “Chi ha un’arma combatta, chi non l’ha se la procuri”.
Sta tranquillo, Tom, arriverà anche il te-te-te- dell’insurrezione, ma la parola d’ordine sarà sempre quella, fino alla vittoria completa. E finiremo bene l’aprile....

Tom Il valore conterà?

William Anche. Ma conta il fatto che, ognuno per conto suo, abbiamo dato il meglio di noi. Non è meraviglioso? Poi, non diranno che gli italiani hanno aspettato tranquillamente che li liberassero gli altri, dedicandosi in tutto e per tutto alla borsa nera.

Tom Ci volevano gli Alleati, certo. Come avremmo fatto da soli?

William Mio caro, nessuno ha chiesto a Davide perché non era grosso quanto Golia. Ma hanno guardato se aveva o no un’arma in mano. Lui aveva la fionda e anche la nostra non è più che una fionda. Battersi alla disperata, a qualunque costo, aiuti o non aiuti: che cosa si doveva pretendere da noi? Ma se la nostra lotta ha avuto un senso è che noi concludiamo una storia, tiriamo i fili e chiudiamo i conti, e si apre un’altra partita e chissà chi la giocherà.

Tom A chi li presentiamo i conti?

William Forse a nessuno. Non troveremo forse nessuno, nessun tribunale, io temo.
Ma son lì: non so quante migliaia di anni di galere, quanti morti, quante coscienze distrutte, quante viltà, quante porcate, quanta lirica pura sacrificata sull’altare della patria(n. b.la frase è di Gobetti), quanto avvenire sradicato, su cui è stato sparso il sale. Avremo la forza di compensare tutto questo? Basterà il sangue? So che non basta, è soltanto il prezzo del riscatto, il prezzo della speranza.


Nello stesso lavoro teatrale, tra il primo e il secondo tempo, Antonicelli inserì questa canzone, che nella prefazione al testo definisce molto popolare.
Io però non ne ho trovata nessun' altra menzione.

Siam vissuti con la cimice/
con la cimice sul petto/
che odore cattivo mandava/
che odore il lurido insetto/
che non lasciava il nostro petto.

Non era una cimice di bosco/
che se non altro ha le ali/
ma una cimice casalinga/
una cimice dall’odore infetto/
che non lasciava il nostro petto.

Succhiava il nostro sangue/
dormiva nel nostro letto/
chi mai l’avrebbe scacciata?/
il fuoco ci voleva, il fuoco/
fuoco dalla cantina al tetto/
così la cimice è bruciata/
bruciata sul nostro petto.




Voglio anche ricordare le donne che in gradi e forme diverse hanno dato il loro contributo al ritorno della libertà nel nostro paese.
Mi farò aiutare da un libro molto importante: “Donne in oggetto” L’antifascismo nella società italiana- 1922-1939- di Giovanni De Luna-Bollati Boringhieri Editore, Torino-1995
Giovanni De Luna è Professore Ordinario di Storia Contemporanea all'Università di Torino.
È tra gli organizzatori della manifestazione che si terrà il 25 Aprile a Torino per ricordare la Liberazione dal nazi-fascismo.

Ed ecco le cifre.
Tra il 1926 e il 1943 furono deferiti al tribunale Speciale per la Difesa dello Stato 15.806 antifascisti (748 donne). Quasi altrettanti, 12.330, furono quelli inviati al confino (145 donne), mentre 160.000 furono “ammoniti” o sottoposti a “vigilanza speciale".

Dunque 748 sono le donne la cui posizione fu presa in considerazione e nei cui confronti il Tribunale Speciale aprì un procedimento. A queste vanno aggiunte le 323 donne coinvolte nelle agitazioni degli stabilimenti tessili della Valle Olona (1927-28) e nei cui confronti il procedimento non andò avanti.
Presso il casellario Politico Centrale, che dipendeva dalla Divisione Affari Generali e Riservati della Polizia furono aperti invece 110.000 fascicoli di “sovversivi” schedati.
In Francia furono censiti circa 15.000 antifascisti italiani.

Le cifre delle donne deferite al Tribunale Speciale impallidiscono di fronte a quelle che definiscono le dimensioni della partecipazione femminile alla Resistenza. Si contarono: 35.000 partigiane combattenti; 20.000 patriote non combattenti; 70.000 iscritte ai Gruppi di difesa della donna; 2.750 morte in combattimento o fucilate; 4.500 uccise non in combattimento; 3.000 deportate; 4.400 arrestate. Queste donne erano di orientamento politico diverso, di diversa estrazione sociale e diverso livello culturale.
Sulle cifre dei resistenti, uomini e donne, da sempre, si è annodata la querelle storiografica sulle dimensioni quantitative del movimento di opposizione al regime di Mussolini.
Ne è stata messa in discussione l’esattezza, ma senza spostarne di molto l’ordine di grandezza.

5 commenti:

  1. Grazie, anche oggi una briciola di conoscenza in più.

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  2. hai fatto bene a ricordarlo, Marina.
    Donne speciali in un momento speciale, una ricchezza insospettata fatta da "ragazze comuni" che di comune non avevano più nulla nel loro coraggio,così immediato e istintivo, come del resto è sempre il coraggio vero: non isolata meditazione ma sentimento di giustizia che muove a fare.
    Buon 25 aprile a tutti noi.
    Tereza

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  3. ciao! facciamo scmabio link? dai un'occhiata al mio blog..

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  4. Buona fesat a tutti, speriamo di saper tornare ad essere donne combattive. Oggi ce n'è bisogno, Giulia

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