domenica 9 marzo 2008

in coda all' 8 marzo/madri



Ho ripescato dal mio scrittoio un foglietto.
L’ho tirato fuori sollecitata da un post di My funny Valentine, intorno al quale si è aperta una interessante conversazione, inerente il rapporto tra madri e figlie/i.
Il mio foglietto risale a più di trent’anni fa. Mia figlia era allora piccolissima, ed io sintetizzai per me stessa la sensazione specialissima che l’essere madre portava con sé.


“Io sono una madre.
Mai, in nessun modo, per nessun motivo, potrò prescindere da questo fatto. Io penso come una madre, decido, giudico, programmo, analizzo, sento, come una madre.
Non sono più io e basta, una persona, marina, e non lo sarò mai più.
Le conseguenze sono inimmaginabili.
Non voglio entrare nel dibattito sulla maternità: madre è bello e riprendiamoci la maternità. Non mi interessa in questo momento.
Voglio solo testimoniare questo semplice fatto: il cambiamento, totale e definitivo, della tua vita, del tuo intero essere, della tua mente, del tuo corpo, del tuo cuore, di tutta la realtà, dentro e fuori di te, dal momento stesso che non sei più una ma ti sdoppi; e non ricevi e non trasmetti più solo dalla tua base, dal tuo centro; ma i tuoi terminali si moltiplicano, i tuoi recettori si estendono, il mondo ti tocca, ti sollecita e ti attacca, da una parte nuova: si è aperto un nuovo fronte che non si chiuderà più.”


Nella nostra società questa straordinaria trasformazione si dà per scontata. Si presuppone che ogni donna saprà affrontarla tranquillamente. E il giudizio per quelle donne che non ce la fanno sarà severo, spesso crudele. Le più severe saranno le altre donne. E quanto più avranno dovuto soffocare il loro bisogno di restare persona, tanto più saranno inflessibili. Quello che loro non hanno potuto, saputo vivere, nessun’altra deve viverlo.
La prima responsabile di ogni insuccesso, errore, od orrore di una figlia o di un figlio, sarà additatata nella madre. La più immorale o corrotta o semplicemente sgangherata delle società troverà sempre un ultimo fiato con cui domandarsi: ma le madri, loro, che cosa hanno fatto? Si interrogherà sui suoi propri fallimenti e converrà che loro, le madri, ne sono responsabili.
Sono state troppo severe o poco severe, troppo accoglienti o poco accoglienti, troppo protettive o poco protettive, troppo presenti o troppo assenti, troppo apprensive, troppo poco sollecite, troppo, troppo poco....
Guardando figli e figlie, la società scuoterà il capo.
Li copriva troppo. Le mandava troppo scoperte.
Gli dava troppo da mangiare. Non cucinava abbastanza.
Li aiutava troppo nei compiti. Non l' aiutava abbastanza nei compiti.
Li incoraggiava troppo. Non l' incoraggiava abbastanza.
Gli rendeva la vita troppo facile. Gli aveva resa la vita impossibile.
Li stava troppo a sentitre. Non li ascoltava abbastanza.
Gli ha fatto fare troppo sport. Non gliene ha fatto fare abbastanza.
Tanto che la prima, sarcastica domanda, che mogli e mariti rivolgono ai loro partner di fronte ad una qualche mancanza è la fatidica: Ma non te l'ha insegnato tua madre che...?
Davvero, potrei continuare per ore, ma non ce la faccio più. Tanto, se siete onesti, sapete di che cosa parlo.
I figli nevrotici, i pigri, i bugiardi, quelli timidi, introversi, apatici, quelli violenti, aggressivi, arrivisti, i falsi, gli ipocriti, i semplici maleducati, gli anaffettivi, i volgari, gli impotenti, gli omosessuali, gli obesi, gli stupidi, gli stitici, i petomani! TUTTI, MA PROPRIO TUTTI, saranno addebitati alla MADRE.

Siamo dunque polipotenti? Onnipotenti?
La maternità invece ti rende più fragile, più esposta, anche mentre ti rende più forte. Il mondo può farti più male, perché può fare male alla tua creatura, anche se al mondo puoi mostrare la tua faccia più feroce e la tua forza più granitica proprio quando si tratta della tua creatura. Un bel groviglio.
Che conviverà con il tuo desiderio di essere una persona, una donna, di conservare i tuoi desideri, i tuoi sogni, le tue semplici voglie, le tue fantasie.
Reprimerai, ma non potrai soffocare del tutto. E sarà questo, soprattutto, che nessuno ti perdonerà. Aver rifiutato il sacrificio come super-mission della super-eroina.
E la tentazione di giudicarti e di condannarti è di tutti. Nessuno si sottrarrà alla esperienza di scuotere la testa chiedendo: ma la madre dov'era? La tentazione sarà persino delle madri verso le proprie figlie-madri. Anche mia, verso mia figlia. E debbo ammonirmi e ricordare, guardare bene in fondo a me stessa, e interpellarmi severamente.
(Qui poi si entrerebbe nel minatissimo terreno del rapporto madre/figlia. Quello di cui ogni figlia è pronta a parlarvi per giornate intere, mentre lei, la madre, assumerà l'espressione vaga del "Niente Da Segnalare". Sento che ci tornerò.)

Intanto, sarò blasfema, ma confesso che quando guardo la toccante, la mirabile Pietà di Michelangelo - che come madre mi commuove profondamente- c’è sempre una parte di me che si chiede: quale dei due hanno messo DAVVERO in croce?

13 commenti:

  1. Non sento un atteggiamento blasfemo da parte tua nella tua frase finale. Ma tanto sentimento, dolore e partecipazione verso una madre che perde suo figlio.

    Ciao Marina
    Daniele

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  2. Un atteggiamento che sarà superato quando la donna non sarà più considerata solo donna o madre, ma persona...

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  3. Questo post è bellissimo. Sottoscrivo pienamente e condivido la sensazione di sentirsi addosso la responsabilità sempre e comunque di tutto, proprio come l'hai descritta tu.

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  4. Vero, verissimo il groviglio, i conflitti, le difficoltà di cui parli e che hai sentito e senti sulla pelle. Io quando è nato mio figlio ho avuto la percezione di non essere più io; tutti a dirmi: "Ora sei una mamma, o frasi similari". Come se io come M.Cristina non esistessi più. Ora ero una mamma e non più la stessa donna di un'ora prima. Mi sono sentita chiusa in un angolo, stretta serrata da una morsa sociale che mi voleva inchiodare ad un unico ruolo. Un incubo. Sciogliermi da questo legaccio mentale è stato durissimo e spesso per riuscirci ho sofferto tantissimo ma oggi sono felice: Sono una madre che ama sopra ogni altra cosa suo figlio ed è riamata da lui. Ma, davanti a me stessa ed a chiunque, anche a lui, sono prima di tutto m.cristina ed è questo a dare equilibrio a tutto il resto, anche al mio amore incondizionato per lui.

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  5. Profondamente toccante questo tuo post,i dubbi di quel che si è fatto o si poteva fare di più,saranno le domande che una madre si porterà per sempre dentro si se.
    Un caro saluto
    Roberto

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  6. Cri, lo dici proprio bene, è il tuo essere Cri, che dà equilibrio al resto.
    Che dici Franca, quando saremo persone e basta?
    Quando si allenterà il peso, Artemisia?
    ma oggi penso positivo
    vi abbraccio con affetto marina

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  7. Davvero molto bello Marina, sai toccare il cuore con una profondità unica. Non saprei dire di più di quello che hai scritto che condivido pienamente. Giulia

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  8. Prova (se sto commento non viene pubblicato mi arrabbio e spacco tutto)è già il terzo

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  9. Marina, io mi sento esattamente come te da quando, 25 anni fa, è nata mia figlia e non avrei saputo esprimerlo meglio di così e ti ringrazio, con tutto il mio cuore, per avermi dato la possibilità di leggere nelle tue parole i miei stessi sentimenti
    Grazie
    Francesca

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  10. Wow, pubblicato!Blogspot fa le bizze.
    Allora, dicevo e ridicevo che sono assolutamente d'accordo con le tue parole.
    Noi donne dobbiamo portare sulle spalle anche questo di fardello.E quelle che ci accusano sono sempre e solo donne come noi. Da molti anni sono convinta che l'8 marzo dovrebbe essere usato come spunto di riflessione e di autocritica.
    Una madre è una donna con un figlio, senza nessuna missione particolare da compiere se non quella di dare amore. Al figlio ed a se stessa.
    Baci baci.....

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  11. Credo sia il fardello più pesante e più misterioso che le donne possano portare. Un padre,per quanto ami i figli,non potrà mai neanche lontanamente intuire il mosaico di di emozioni che una donna riesce a comporre,a disfare e ricomporre fin da quando si sdoppia in un figlio.Forse anche per questo gli uomini hanno un po' timore di noi.
    Bellissimo argomento,che riesci a "scodellarci" con la consueta maestria.
    Buonanotte

    Cristiana

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  12. Non avevo dubbi che le madri mi avrebbero capita! grazie a Cristiana, Francesca e Anna.(ieri blogspot ha fatto casino tutta la giornata)
    ciaomarina

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  13. Le madri sono lo specchio della nostra personalità, spesso ci arrabbiamo con loro proprio perchè nelle cose che dicono c'è sempre un fondo di verità. Nella mia esperienza "mammesca" sul nostro progetto, ho scoperto quanta umanità e quante sfumature compongono il rapporto madre/figlia.
    Ciao

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