giovedì 6 marzo 2008

i ragazzi dell'87° Distretto



Il debito che ho nei confronti di Ed Mc Bain non è di quelli facili da estinguere. Tutte quelle ore di autentico piacere della lettura, come si ripagano?
Il debito resterà tale, lo so, ma di lui voglio parlarvi ugualmente. Confesso subito che io sono una Mc Bain-dipendente. Che non sa darsi pace del fatto di aver ormai letto ognuno dei suoi libri e che aspetta di essere abbastanza rincoglionita per averne dimenticati gli epiloghi e poterli così rileggere da capo con lo stesso piacere.

Nel 1956 Ed Mc Bain –all’anagrafe Salvatore Lombino, poi Evan Hunter- dette inizio ad una serie polizisca che è diventata prima il prototipo di un tipo di giallo -il poliziesco procedurale- e quindi un classico.
Parlo della serie dell’87° Distretto anche se definirla serie è limitativo, perché per i suoi cultori è un’epopea. In essa le inchieste vengono svolte da agenti investigativi e non da eccentrici geni o dilettanti talentuosi o investigatori privati o violenti giustizieri. E le procedure utilizzate sono quelle normali della polizia, basate su appostamenti, analisi di laboratorio, uso di informatori ecc. L’atmosfera è di massima plausibilità. Metodo, routine e l’intervento del caso, oggi a favore, domani contrario. La vita, insomma.
Anche la sub-cultura dell’ambiente della polizia americana è perfettamente descritta, non ci sono immagini stereotipate né caricature. C’è la realtà, ma non l’iperrealtà. Non, più violenza, più sangue, più corruzione. Ma violenza, sangue e corruzione quanta se ne trova in una città come New York.
Ma la città NON è New York. Non esattamente almeno. Mc Bain dichiara che questa città non esiste e in un certo senso è vero. Eppure egli ha semplicemente preso una cartina di New York, l’ha ruotata di 90°, in modo che il nord diventasse l’est e l’est il sud e così via; ha attribuito nuovi nomi ai quartieri della città e ai due fiumi che la percorrono; le ha destinato due aeroporti, 8 milioni di abitanti nel 1957 e una collocazione a due ore da Chicago, sulla costa atlantica.
In questa città c’è la ricchezza e la povertà, i grandi palazzi con i portieri gallonati e gli slums; c’è un enorme parco con uno zoo, un laghetto, una giostra. C’è un quartiere nero e una Chinatown. Ci sono anche due prigioni. Insomma la città è New York e non è New York.
In ogni caso la città è uno dei protagonisti più affascinanti della serie. La città è una persona, parla, respira, agisce. Viene vista e raccontata come una donna, con stati d’animo, umori e malumori. Il rapporto con la città è di odio-amore.
I personaggi secondari non sono pallide figure senza personalità. Ognuno è cratterizzato, etnicamente, linguisticamente, caratterialmente. Ognuno diventa un uomo o una donna vera, e si imprime nella memoria per quanto piccolo e insignificante sia ai fini della trama.
E veniamo ai nostri eroi. Essi sono degli anti-eroi. Perché è la squadra il vero protagonista, Ed Mc Bain stesso la definì “protagonista conglomerato”. Ed è una vera squadra. Dove si litiga per i turni, ci si scontra per i carichi di lavoro o le idee sulla vita, ma si è pronti a serrare i ranghi per affrontare le emergenze. E mentre ci si occupa del caso principale, quello che dà nome al libro, ci si deve occupare di casi secondari o di stendere vecchi rapporti o di testimoniare in processi, come accade nella realtà. Ci si lamenta della paga, ci si preoccupa per la pensione e ci si confidano le preoccupazioni familiari. Nella squadra un ruolo specifico ha però Steve Carella. Egli rappresenta il punto di vista dell’autore. E’ un americano di terza generazione di origini italiane, ha combattuto in Italia durante la seconda guerra mondiale e vi è stato ferito, parla un po’ di italiano e di spagnolo; ha una cultura maggiore di quella degli altri poliziotti e un grande senso dell’umorismo. La sua forza sta nella capacità di capire la gente. Ha intuito, ma soprattutto professionalità. È lui la spina dorsale della squadra.
L’unica indulgenza verso un quasi eroe è la bellezza di Carella. Bello e fedele alla moglie, quindi scontroso verso le numerose donne che gli rivolgono avances.
Non è però un eroe con la maiuscola. Con la maiuscola nei libri di Ed Mc Bain non c’è niente e nessuno. La maiuscola la meritano i libri stessi.
Perché sono onesti verso la vita e verso il lettore e perché sono scritti straordinariamente bene.
Del resto Ed Mc Bain è l’autore di almeno un paio di sceneggiature cult: Il seme della violenza, di cui è autore e “Gli uccelli” di Hitchckock.
Ed Mc Bain è morto nel 2005. Lo rimpiango.

14 commenti:

  1. LO conoscevo come sceneggiatore de Gli uccelli ma i suoi libri non li ho mai letti..e sì che sono un cultore del genere..colmerò la lacuna prima o poi.
    grazie del suggerimento :-)
    buona giornata!
    g

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  2. Nella grande Città cattiva, quando l'estate è torrida e il tasso di umidità rasenta il 100%, il numero di crimini triplica. Per i ragazzi dell'87° distretto c'è più lavoro del solito..

    Era di quegli autori che quando muoiono ti pare che t'abbiano fatto un torto personale.

    Grandissimo Ed Mc Bain, come lui nessuno!

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  3. Io non so perchè non leggo molto gialli, forse perchè da piccola avevo sempre paura... Ma questo autore mi sembra interessante. Magari comincerò da lui. Un abbraccio, Giulia

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  4. non conosco i suoi libri ma il tuo post mi ha acceso la curiosità di scoprirli.

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  5. Ovviamente ignoro l'autore, ma prendo nota, non si sa mai.

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  6. Che sorpresa, io ne ho letti tanti di gialli di Ed Mc Bain! Come non ricordare Steve Carella e tutta la serie dei protagonisti-non protagonisti?
    Non so se hai letto "L'altra donna"? Lì non compaiono i medesimi personaggi, ma è presente la malinconia che fa sempre da sfondo.

    Ciao Marina, è sempre più che piacevole leggerti!

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  7. Scusami Marina ma ho visto che il link al mio blog non funziona, la dicitura esatta é: http://ilcantastorie.blog.kataweb.it

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  8. scusami, cantastorie, invece di web avevo scritto teb ;-) ho corretto
    grazie per il link
    marina

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  9. è così blonde: è di quegli autori che a morire ti fanno un torto personale
    ciao marina

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  10. Tutti letti e riletti i libri dell'87° e anche quelli di Mattew Hope,l'avvocato di Caloosa.
    Lo conosci? Tutt'altro clima,anche perchè il tutto è ambientato in Florida,che amo pazzamente.
    Poi ricordo un romanzo di tanti anni fa,"Gli amanti".,bello,ma superato,con la morale di oggi.
    Oggi ho fatto un post-favola anch'io.
    Grazie per la tua assiduità
    Cristiana

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  11. Ahimé, Cristiana, tutto letto e riletto! quando posso, da te ci passo volentieri. Mi tonifichi ;-)
    marina

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  12. quale associazione?
    una sola "scrittori americani"

    sono abbastanza sicuro che apprezzerai quasta pagina di sam shepard

    fiori ....
    ciao

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  13. @ amalteo: forse volevi mettere un link alla pagina di Sam Shepard? sono perplessa marina

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  14. scusa
    mi è scappato di tasto il link
    sì era una associazione non-letteraria, ma solo geografica (gli stati uniti)
    era per ricordare amcora una volta la nostra nina:

    http://amalteo.wordpress.com/2008/03/09/sam-shepard-racconta-nina-simone/

    mi sono permesso di metterti nel blogroll. spero non ti dispiaccia:
    ciao,marina

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