martedì 26 febbraio 2008

trasformazioni

Ho scoperto che la pazienza si può perdere. Non parlo di quel “Ho perso la pazienza”, con cui giustifichiamo piccoli scatti d’ira, rispostacce, frasi taglienti e bruschi sbotti (bellissima combinazione di vocaboli, penso che ne farò tutta una parola “bruschisbotti). No, parlo di un sentimento più profondo e definitivo, con cui diciamo dei “Basta”, più a noi che agli altri e che segnano una qualche decisione interna che ci porta a rompere con vecchi modi di essere, di rapportarci, persino di sentire.
Io non sono buona, ma sono paziente. Lo sono per effetto di razionalità. Cioè ho la tendenza a vedere, o a cercare di vedere, le motivazioni altrui, ad inquadrare gli atti degli altri nella cornice della loro personalità e a considerarli in un certo senso obbligati per loro. Cosicché, anche se spiacevoli, sgradevoli nei miei confronti, li tollero con più o meno buona grazia. A questo si aggiunge un’altra mia caratteristica, che discende dalle mie convinzioni sull’esistenza. Provo cioè un fondo di pietà per l’essere umano in quanto tale. Lo vedo che si arrabatta sulla faccia della terra, avvolto nel suo spavento e nella sua solitudine e mi intenerisce. Questo non vi faccia credere di me che io sia una santa. Il punto non è questo. Piuttosto mi succede di astrarmi dalla contingenza dell’eventuale conflitto tra me ed un’altra persona e di vederla semplicemente come essere umano. Questa che io chiamo la mia “pazienza” funziona ovviamente in modo particolare con le persone che mi sono più vicine e più care.
Il massimo esempio di questa disposizione si registra nella durata del mio matrimonio: trentanove anni.
Ora però qualche cosa è cambiato, non so bene perché. In un certo senso è come se, avendo realizzato che il tempo che mi resta da vivere non è poi così tanto, io abbia deciso di occuparmi principalmente di me-essere umano che si arrabatta su questa terra-e di tener meno conto dell’arrabattarsi altrui. Di smettere di pazientare per effetto di questa solidarietà umana ed affettiva. Che ognuno sia responsabile delle proprie azioni e se ne becchi le conseguenze.
Non è né una ripicca verso chi mette a prova la mia famosa “pazienza”, né una improvvisa voglia di affermarmi contro gli altri. Piuttosto sento un bisogno di rispettarmi di più, di dedicarmi quella attenzione che tento, con maggiore o minore successo, naturalmente, di dedicare agli altri. Come pure di dedicare meno energie e meno tempo a comprendere le motivazioni altrui e un un po’ di più a rispettare le mie. Non so bene se si stia parlando di pazienza che se ne va o di egoismo che irrompe. Comunque sia, è così.
Del resto il mio motto per questo 2008, non è “Amica esse mihi”?

10 commenti:

  1. Mi sento di condividere in pieno il tuo motto. Piu' che verso il marito, a me e' scattata la molla verso i figli. Della mia "trasformazione" ben sai e devo dire che per ora sono assai contenta del nuovo corso. Mi sento "leggera"...

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  2. Ciao Artemisia, il marito era solo l'esempio. Il nuovo atteggiamento si riferisce anche alla figlia.
    Dici bene, ci si sente più "leggere"
    ciao marina

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  3. Ecco, questo post avrei potuto scriverlo io, sicuramente meno bene, ma con gli stessi contenuti.
    Sono sempre pronta a comprendere, giustificare e valorizzare gli altri. E questo mi sta bene, voglio continuare ad essere così. Vorrei solo iniziare ad usare la stessa "benevolenza" nei miei confronti. Temo che non ci riuscirò però, forse è troppo tardi.
    Baci, ma sei scomparsa da quei lidi? Mi sa che ti telefono.
    Anna

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  4. Aò, e se ci mettiamo tutte a valorizzarci, chi resta da svalorizzare? : D
    Contingenze familiari mi tengono lontana dai lidi.
    torno presto
    baci marina

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  5. Io so essere molto paziente con le poche persone che ritengo amiche.
    Pochissimo con gli altri...

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  6. Marina, il tuo proposito mi sembra saggio, hai troppe cose da realizzare e stai andando benissimo quindi, non lasciarti distrarre troppo.

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  7. Marina, il tuo bisogno di rispettarti di più, di dedicarti maggiore attenzione e di occuparti pricipalmente di te-essere umano a me sembra meraviglioso!!
    E' giusto e secondo me non è tanto questione di tempo che passa quanto di maturità.
    Insomma in poche parole: CONTINUA COSIIIIìì!!
    Baci Banana

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  8. qui si tifa per me! mi piace ;-)

    @ Franca già è una buona cosa!
    marina

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  9. Provo da tempo le stesse cose. Continuo ad avere rapporti con le persone con cui c'è scambio e le accetto per quelle che sono, ma per altre che passano la vita a lamentarsi, a mettersi al centro del mondo, molto meno. Non sono sgarbata con loro, semplicemente non dedico più tempo a loro e lo tengo per me, perchè anch'io percepisco che il tempo non è eterno, che me ne resta non molto e forse è bene che cominci a concentrarmi di più su di me per realizzare ciò che sono, senza disperdere più tante energie inutilmente. Un abbraccio, Giulia

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  10. Non c'è niente di male in un sano egoismo. Serve a essere in forma per quando si dovrà pazientare per gli altri. Scusa la metafora troppo semplicistica: non si possono dissetare gli altri se la propria caraffa è vuota.

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