domenica 17 febbraio 2008

poesia pagana

Mi preparo a parlare di paganesimo e sento la necessità di farmi precedere da una piccola anticipazione.

C’è infatti un’opera di poesia che esprime meravigliosamente il senso che il paganesimo ha per me. Si tratta del poemetto “Il custode di greggi” di Alberto Caeiro, uno degli eteronimi di Fernando Pessoa.
Confesso che tutte le sue identità multiple mi hanno sempre confusa e sconcertata.
Mi sembra di intuirne la “necessità” per Pessoa, ma nello stesso tempo esse lo rendono quasi irreale, gli addensano intorno il sospetto che un Fernando Pessoa non sia mai davvero esistito.
Caeiro invece-che esistito non è-ha per me una fisionomia inconfondibile. È un’anima bucolica, intensamente terrena eppure spalancata su una dimensione lontanamente oltre. Scusatemi, non so dirlo diversamente.
Il poemetto è tutto bello ed è inscindibile, tanto che sto pensando di inserirlo pian piano tutto. Sembra una canzone unica, con piccole soste per guardarsi intorno.
Oggi vi invito ad ascoltare le prime note.


I
Non sono mai stato guardiano di greggi,
ma è come se lo fossi.
La mia anima è come un pastore,
conosce il vento e il sole
e va per mano alle stagioni
a seguire e a guardare.
Tutta la pace della Natura senza persone
viene a sedermisi accanto.
Ma io sono triste
come un tramonto immaginato,
quando rinfresca in fondo alla piana
e si sente la notte entrata
come una falena dalla finestra.
Ma la mia tristezza è quiete
perché è naturale e giusta
ed è ciò che deve essere nell'anima
quando essa pensa che esiste
e che le mani colgono fiori a sua insaputa.
Un suono di campanacci oltre la curva della strada, e i miei pensieri sono contenti. Mi spiace solo di saperli contenti perché se non lo sapessi invece di essere contenti e tristi sarebbero allegri e contenti.
Pensare molesta come uscire sotto la pioggia quando il vento cresce e la pioggia pare più forte.
Non ho ambizioni né desideri. Essere poeta non è una mia ambizione.
È la mia maniera di stare solo.
E se mi capita di desiderare,
per pura immaginazione, di essere un agnello
(o il gregge intero
per sparpagliarmi su tutto il colle
e sentirmi contemporaneamente più cose felici),
è solo perché sento ciò che scrivo al tramonto
o quando una nuvola passa una mano sulla luce
e scivola un silenzio sull'erba.
Quando mi siedo a scrivere versi
oppure, passeggiando per viottoli e sentieri,
scrivo versi sul foglio che mi porto nel pensiero,
sento di avere in mano un vincastro
e vedo un profilo di me stesso
in cima alla collina,
sorvegliando il mio gregge e guardando le mie idee,
sorvegliando le mie idee e guardando il mio gregge
e sorridendo vagamente come chi non capisce ciò che si dice
e vuole far finta di capire.
Saluto tutti coloro che mi leggeranno,
togliendomi il cappello a larghe falde,
quando mi vedono sulla mia porta
appena la diligenza spunta in cima al colle.
Li saluto e auguro loro sole,
e pioggia, quando la pioggia è necessaria,
e che nelle loro case, presso
una finestra aperta,
ci sia una sedia prediletta
ove possano sedersi leggendo i miei versi.
E che leggendo i miei versi pensino
che io sono una cosa naturale :
quell'albero antico, per esempio,
sotto la cui ombra si sedevano da bambini,
con un tonfo, stanchi di giocare,
e si asciugavano il sudore della fronte accaldata
con la manica del grembiule a righe.

II
II mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l'abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra,
e talvolta guardando dietro di me...
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene...
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero...
Mi sento nascere a ogni momento
per l'eterna novità del Mondo...
Credo nel mondo come a una margherita,
perché lo vedo. Ma non penso a esso
perché pensare è non capire...
Il Mondo non è stato fatto perché lo si pensi
(pensare è un'infermità degli occhi)
ma perché lo si guardi e si sia d'accordo con esso...
Io non ho filosofie: ho sensi...
Se parlo della Natura non è perché sappia cosa essa è,
ma perché la amo, e la amo per questo,
perché chi ama non sa mai quello che ama
ne sa perché ama, ne cosa sia amare...
Amare è l'eterna innocenza, e l'unica innocenza, non pensare...


Qualcuno potrebbe dire che non sia presente il sacro?
Qualcuno potrebbe negare che sia pagano?


I versi sono tradotti da Maria Josè de Lancastre.

13 commenti:

  1. Bellissime queste rime, bellissime parole, profonde, sicure, auliche.
    Non ho altre parole!

    Felicità.

    Rino, attratto dai versi.

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  2. Interessantissimo quello che hai postato...
    Ho letto la prima parte, perchè sono di corsa. Ma tornerò a finire...
    Ci sono cose che si devono leggere con molta calma ;)
    Ma volevo lasciarti i saluti!
    Buona giornata!

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  3. "Qualcuno potrebbe dire che non sia presente il sacro?
    Qualcuno potrebbe negare che sia pagano?"
    Dipende dagli occhi che guardano...

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  4. Così presto passa tutto quanto passa!
    Muore così giovane davanti agli dèi tutto quanto
    Muore! Tutto è così poco!
    Niente si sa, tutto si immagina.
    Circondati di rose, ama, bevi,
    e taci. Il resto è niente

    Questo è sempre lui, ed è pagano, ma parla degli dèi. Come me.
    Mi dai degli spunti bellissimi mia cara. Rileggerò Pessoa.
    Baci.....

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  5. Bellissimo... Quanto si impara qui da te, un abbraccio,Giulia

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  6. "...perchè chi ama non sa mai quello che ama ne sa perchè ama, ne cosa sia amare..."
    Adesso me lo segno perchè in questo momento queste parole mi servono.
    Baci alla mia Marina
    Ban

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  7. Sono proprio contenta di avervi offerto qualche cosa che ha risonanza in voi! Vi abbraccio tutti
    marina

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  8. Una gran risonanza...

    Grazie Marina!

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  9. Pessoa è la mia anima struggente o come vorrei che fosse... Grazie per averlo citato!
    V

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  10. Imparo e volo.

    Potrei diventare mielosa ed evito.

    Fortunata.

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  11. che forte quando dice "...(o il gregge intero
    per sparpagliarmi su tutto il colle
    ...)..."


    E poi:
    "pensare molesta (...)"

    incredibile! è proprio come dice lo psicologo Haidt in "Felicità: un'ipotesi" (altro libro bellissimo segnalato qui da marina)

    graze! torno ora dall'umbria dove il sacro s'avverte davvero, anche quando si è poco portati come me

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  12. pagane anche Blonde e Maria Cristina, Valentina e Dama verde si direbbe Comunque Pessoane
    marina

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Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo