domenica 3 febbraio 2008

la parola a Nazanin

Questo post, che mi ha fatto particolarmente piacere, si trova sul blog di Nazanin

Venerdì, 1 Febbraio 2008
festa dimenticata!

premetto che non m’interessa molto sapere perche’ nel mio Paese e’ successa una rivoluzione che ha cambiato il percorso della storia iraniana. Le storie sul dittatore e sulle ingerenze americane potrebbero essere anche vere, so pero’ che da 28 anni hanno tolto l’anima e la gioia da un popolo vivo con tante di quelle feste mensili. All’universita’ dovevo seguire un corso della letteratura persiana, ci siamo fermati tanto su Ferdowsi. Ora non vorrei discutere di lui e del suo capolavoro che ha salvato il persiano dalla crescente influenza della lingua e cultura araba, nell’epoca in cui tutti gli scienziati e scrittori iraniani scrivevano in arabo. Nel suo Shahnameh, Ferdowsi parla molto delle feste iraniane, delle loro origini anche se leggendarie.
Il prof. ci spiegava che sin dall'antichità la situazione geografica dell’Iran ed il suo clima influenzano il morale della gente, soprattutto nelle parti centrali e meridionali dove per la vicinanza alle oasi si e’ spesso tristi. Quindi gli antichi persiani approfittavano di tutto ciò che veniva offerto dalla natura per festeggiare e ricordarsi che dovevano vivere. Questa e’ la cosa che ci e’ stata negata dopo la rivoluzione; se Norouz, Yalda oppure Chaharshanbe Souri sono rimaste vive, e’ perche’ la gente ha resistito, altrimenti ora avremmo dovuto festeggiare il nostro anno nuovo con l’anniversario della vittoria della rivoluzione e per il resto dell’anno avremmo dovuto piangere. Perche’ al contrario di quel che fu una consuetudine per piu’ di 3mila anni, durante gli ultimi 28 anni, si approfitta di tutto per ricordare alla gente che la vita e’ crudele e che devono piangere. Se non piangi e non porti il nero sei fuori! tutto questo in nome della religione. Di questo forse parlero’ un’altra volta. Oggi sono qui per scrivere di una festa dimenticata che ho festeggiato per la prima volta mercoledi’ scorso a casa di un’amica.

La notte tra il 30 e 31 gennaio abbiamo celebrato la festa di Sadeh che ricorda la creazione del fuoco. Una volta tutti gli iraniani all’alba raccoglievano il legno nei giardini o sui tetti per dargli fuoco al tramonto e subito dopo si comincia a ballare e cantare fino a quando il fuoco e’ acceso. Non sono riuscita mai a sapere perche’ è stata negata…la nonna spesso racconta che subito dopo questa festa, si cominciava a sentire meno il peso del freddo e per questo ci si rallegrava con il ricordo di Norouz e della primavera oramai abbastanza vicina. Strano, ma ieri sera ha nevicato molto a Teheran, prima di dormire mi sono detta che al risveglio saremmo sepolti dalla neve, perche’ c’erano gia’ quasi 30 centimetri della neve nel nostro giardino. Questa mattina appena svegliata ho visto uno splendido sole che riusciva a riscaldarmi! verso il mezzogiorno ci chiama la nonna e prima che io potessi dirle di aver vissuto per la prima volta quell’esperienza, ha cominciato a raccontarmi la stessa storia che sento ogni inverno e che so a memoria! almeno lei ha questi ricordi, io non so cosa dovrei raccontare ai miei nipoti!!!

6 commenti:

  1. non sono io che ho lasciato l commento sul blog di nazanin...cmq ho scoperto il tuo blgo che è molto bello...ciao tornerò a rovarti

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  2. Ho letto questo intervento e trovo che faccia piacere questo scambio, Giulia

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  3. Mi piacciono le tradizioni (a parte quelle natalizie), le trovo affascinanti, la strada per raggiungere la conoscienza di qualsiasi cosa. come la storia, la memoria. Ciò che le persone si tramandandano. Le espereinze di cui leggi la consapevolezza. Bello bellissimo, peccato che spesso di perdano un un miliardo di cose inutili..

    Carlotta

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  4. ...Non so cosa raccontare ai miei nipoti...
    La cultura è dinamica, subisce, giustamente, sia il tempo che il luogo di appartenenza (attuale o originario che sia). Il mio vissuto porta tracce del DNA del mio pensiero, il mio pensiero è frutto delle mie origini e del mio vissuto... quindi... il mio respiro persiano e quello italiano parlano di/per me - del mio passato, del mio presente e del mio futuro - ed i miei figli li respireranno vivendomi. Questa è l'unica responsabilità di cui mi prendo carico, la loro cultura di domani gli appartiene e saranno loro a disegnarla.

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  5. Ciao Vento, i tuoi figli ne avranno di cose importanti da ascoltare da te! Poi le useranno come crederanno, ma respirarti gli farà molo bene

    grazie francesca, ci incontreremo di sicuro anche sul tuo blog

    carlotta, bentornata. Spero che qualche nube irlandese si sia diradata ;-)
    ciao marina

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  6. Sto spulciando tutto internet per capire se esiste una pubblicazione di Ferdowsi in italiano

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