martedì 5 febbraio 2008

felicità/due/gli dei greci

La specie umana appare ai Greci come segnata da impotenza congenita: qualche gioia effimera può, ma solo temporaneamente, consolarli della loro condizione. I loro Dei però sono felici.
E continuamente i poeti, da Esiodo ad Omero e via via, paragonano questa felicità olimpica al vano affanno umano sulla terra.
Da questa parte del mondo gli uomini soffrono, invecchiano e muoiono, mentre là, sull’Olimpo avvolto da nubi, gli dei, dopo le lotte terribili e cruente che li hanno opposti, figli ai padri, fratelli a fratelli, conducono un’esistenza pacificata.
Il loro tempo è ormai tutto presente ed è un tempo di gioia scandito dalla musica.
La dolcezza del vivere sull’Olimpo è fatta di un lungo banchetto rallegrato dalla voce delle Muse. La vita degli dei si svolge dentro un orizzonte di beatitudine:



l’Olimpo è il luogo” dove si dice che gli dei lontani da ogni scossa abbiano la loro sede eterna; i venti non lo battono, né l’inondano le piogge,non c’è mai neve lassù, ma in ogni tempo l’etere disteso, senza nubi, avvolge la cima in un chiaro bagliore; lassù gli dei trascorrono nella felicità e nella gioia tutti i loro giorni”.
Sono immortali –athenatoi- e nati per sempre –aeigennetoi-. Non hanno sangue che si corrompa ma l’ichor divino, non mangiano pane né bevono vino e perciò i loro corpi sono esenti da corruttibilità. Si nutrono di ambrosia e nettare e del fumo dei sacrifici che offrono loro gli uomini. Infatti gli dei sono carnivori ma si accontentano del solo odore della carne che gli uomini arrostiscono per loro nei templi.
I lunghi simposi nell’etere sereno vedono gli dei trascorrere le loro giornate nella più perfetta felicità.
Così piace immaginarli agli uomini greci. Eppure non è propriamente così.
Questo lungo banchettare allietato dalla musica è solo un intervallo dagli affari che continuamente occupano gli dei. E se le Muse sono sempre presenti al convivio è perché le figlie di Mnemosine e di Zeus, possano recare oblio delle sventure e tregua alle preoccupazioni.
Hanno dunque sventure e preoccupazioni gli dei greci? Il loro attributo non è come Omero fa dire ad Achille, di essere akedees, estranei agli affanni?
Ebbene no: gli dei hanno corpi, corpi che si stancano e cercano il riposo e il sonno, corpi che sudano, corpi che possono essere feriti, lacerati; sull’Olimpo un "terapeuta" è sempre pronto per recare sollievo alle ferite e ritemprare i corpi stanchi; corpi che conoscono gli spasimi del desiderio e le fitte della gelosia. Come gli uomini gli Dei greci hanno infatti i loro umori: desiderio, dolore, gioia, collera; non sono impassibili come gli Dei del taoismo, che coltivano l’indifferenza e l’inerzia più assoluta.
Il presente-per-sempre degli Dei greci conosce affanni simili a quelli degli uomini.
Anche per loro kedos e hedos, preoccupazione e dolcezza, sono inseparabili.

Luciano, l’irriverente, arguto scrittore greco-siriano del II secolo, in uno dei suoi dialoghi filosofici-Zeus tragedo- mette in scena una vivace arringa del Padre di tutti gli Dei.


È Zeus in persona che parla:

“Accidenti a tutti i filosofi che pretendono che la felicità risieda tra gli dei!
Tutta colpa di Omero... quel cieco, bugiardo, ciarlatano che ci chiama beati!”
Prendete il Sole: tutto il giorno fa il giro del cielo, come la Luna che non dorme mai; e Apollo assillato continuamente da gente che vuole i suoi oracoli e corre da un santuario all’altro, da Delfi a Dodona, da Delo a Colofone. E Asclepio, assordato dai malati e Sonno e Sogno che passano le loro notti insieme volando sopra il mondo e gli uomini.
“Peggio di tutti sto io, io il re e padre dell’Universo! Quanti dispiaceri e affanni devo sopportare! Debbo badare alle necesità degli altri dei... affinche facciano i loro compiti correttamente... e poi devo badare ai miei mille affari. ..e oltre a distribuire le piogge, le grandini, i venti e i fulmini, allo stesso tempo ”debbo guardare da tutte le parti..se è stato un malato o un navigante a chiamarmi...ma la cosa più stancante è trovarsi allo stesso tempo a Olimpia per prendere parte ad un’ecatombe, a Babilonia per sorvegliare i belligeranti, presso i Geti per grandinare e presso gli Etiopi per assistere ad un banchetto.”
“Mi piacerebbe chiedere a questi filosofi... quand’è che pensano che noi abbiamo l’agio di assaporare il nettare e l’ambrosia, con tutte le migliaia di affari che abbiamo tra le mani!”

Sembra quasi una rivendicazione sindacale! Non ingiustificata per chi pensa che siano stati gli uomini a creare gli Dei e non viceversa. Questo fa degli uomini, in un certo senso, il datore di lavoro degli Dei. E un datore di lavoro esigente e pretenzioso. Infatti non c'è umano che non si aspetti un intervento specifico e personale, sovraccaricando le giornate lavorative delle povere divinità.
Questo vale in modo particolare per gli Dei greci. Essi infatti partecipano assiduamente alle vicende degli umani, intervengono attivamente nelle loro vite, in pace, in guerra, nei letti...

Quando, dunque, sono felici gli Dei greci?
Forse è nel week-end che gli Dei greci si riposano. Si distendono sui loro talami, intorno alla tavola imbandita,e la loro coppiera versa il nettare e l’ambrosia; e finalmente si nutrono, mentre le Muse suonano e cantano e danzano per loro. Forse si raccontano le loro faticose giornate e si lamentano di questa o quella difficoltà. Piano piano si rilassano, si distendono, e tornano a quello stato di beatitudine da cui le faccende degli uomini li hanno strappati. E si ricordano che sì, in fondo, loro sono Dei. Per quanto i loro corpi siano stati colpiti o stancati nel disbrigo delle quotidiane faccende, sono sempre corpi divini! Ritrovano vigore e bellezza, il loro tempo non avrà fine e se un desiderio balenerà nelle loro teste sovrane, potranno realizzarlo. Quanto agli uomini, questi padroni esosi, che ingoino la loro invidia!
-Sono Zeus, infine! Sono il Re dell’Universo!- E, per festeggiare, il Padre di tutti gli Dei lancia un fulmine ammonitore sulla testa degli uomini.

3 commenti:

  1. Cara Marina, anche se non commento spesso,non v'è giorno che io non legga i tuoi post,sempre interessantissimi e anche spassosi.Delizioso "felicità/due/ gli dei greci.Mi ha allarmata la conclusione,perchè mi ha fatto capire chi si crede di essere il duce-nano-megalomane.Prepariamoci ad una gragnuola di fulmini!

    Cristiana

    Grazie per gli auguri!

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  2. Vorrei mettere in luce che le caratteristiche riportate per gli dei Greci sono in gran parte comuni a tutte le religioni.
    Sarebbe possibile approfondire lo studio comparato delle tradizioni religiose, trovare dei punti comuni, capire come alcune tradizioni siano state importate da altre culture, come poi siano state elaborate, digerite e riproposte. Tutto ciò non rappresentando un mero e inutile esercizio filosofico, ma per scoprire le verità nascoste che aspettano solo di essere scoperte per poter migliorare la vita anche sè non di tutti, almeno di qualcuno. Ormai è evidente che la Mitologia Greca ci propone un insegnamento morale proposto sotto forma di Storie romanzate, ma perchè è stata messa da parte? Invece di farne una materia di studio obbligatoria? Ecco perchè oggi almeno in Italia perchè mi ci trovo, è diventato un paese di Bruti Egoisti e Ignoranti, meno male che ci sono gli immigrati che sono una speranza, ma sembra che si stanno adattando.

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  3. caro researcher, anche io credo che la filosofia degli antichi dei abbia ancora molto da dirci, ma non è più tempo di Dei:ognuno oppone il suo proprio dio al dio dell'altro, ahimé

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Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo