giovedì 7 febbraio 2008

ciò un blog/capitolo tre

Riepilogo delle puntate precedenti: di come, allo scopo di trasformare un blog inutile in un libro inutile, la nostra protagonista si sia esercitata preliminarmente nella stesura di un blog post-strutturalista, un blog sentimental-romantico ed un blog erotico-estremo.

Preparato dunque il mio primo post filosofico, in cui imbastivo quattro chiacchiere poco significative sulla scrittura postuma, l’ho lasciato andare nel mondo della rete firmandolo con il nome di Mirana.
Questa del nome da darsi per pubblicare un blog è una questione imbarazzante. Mi pone di fronte ad un dissidio insolubile, quello tra uno spasmodico desiderio di fama e una insicurezza capillare. Capillare lo uso a proposito per indicare che scorre in ognuna delle mie cellule. Il desiderio di fama vorrebbe che io proclamassi orgogliosamente il mio nome ad ogni occasione e quindi naturalmente in questa specifica occasione in cui finalmente pubblico qualche cosa anche io. D’altro canto la timidezza, compagna in subordine della insicurezza primigenia che mi corrode, vuole invece che io mi nasconda dietro l’anonimato o al più dietro uno pseudonimo di fantasia. A parte che lo pseudonimo di fantasia richiede appunto fantasia e invece alla necessità io ne risulto sprovvista, cozza in più con un forte senso della mia identità, benché svalutata, e mi rende molto difficile vedermi, immaginarmi, chiamarmi con un nome diverso dal mio. Cosicché la tecnica anagrammatica è la mia unica risorsa perché l’anagramma mi consente di conservare una piccola parte di me, sotto forma di sillabe sparse. Anagrammare il nome marina non consente molte scelte di buon gusto, non più di tre, a parer mio: mirana, amrina e ramina. Non dite nulla! Repellono anche me: il primo fa molto “letterina”- fidanzata o meno con calciatore di ordinanza-il secondo già va meglio, buttando un po’ sull’esotico, sull’ indopachistano per la precisione, che in questo periodo va molto di moda. Anzi sono sicura che se davvero mi chiamassi Amrina anche se non necessariamente Singh o Gupta non avrei difficoltà alcuna a pubblicare qualunque stronzata. Il terzo è terribile, lo so, con quell’assonanza con raminga o quel richiamo irresistibile verso il gioco del ramino.
Ma insomma, tant’è, le sillabe del mio nome sono queste. Il lettore preciso e un po’ maniacale si premurerà immagino di verificare l’esistenza di altri possibili anagrammi del nome marina e scoprirà che in effetti ne esistono. Li conosco pure io, ma non li riporto qui, perché, se il lettore è maniacale e puntiglioso, gli farà piacere andarseli a ricavare per proprio conto, per prendermi eventualmente in castagna, mentre se si tratta di un lettore tranquillo e tutto sommato acquiescente si accontenterà dei miei tre anagrammi ed anzi si sentirà sollevato dal fatto di non doversi sorbire un elenco anagrammatico.
L’anagramma orientaleggiante Amrina, lo scelsi per firmare il mio post di erotismo estremo perché l’erotismo tinto di orientale ha secondo me, ma anche nell’immaginario diffuso, una intensità ed un mistero molto più potente.
Il Ramina toccò invece al blog sentimental romantico, perché Ramina è pur sempre un diminutivo e, sempre secondo me, diminutivi e vezzeggiativi col sentimentale e il romantico si accordano perfettamente.
Segnalo, en passant, che anche Armani-e lo dico con orgoglio-è un possibile anagramma del mio nome.
E, benché normalmente io non creda né al destino, né ai suoi segni, non posso del tutto sottrarmi alla fascinazione di questa coincidenza. Infatti se in un momento di irresponsabile autoesaltazione, decidessi di spendere in una sola volta tutto il mio capitale in un’opera d’arte, lo farei solo ed esclusivamente per un tailleur pantaloni di Armani.
E benché io non lo abbia mai conosciuto, né Egli abbia mai conosciuta me, non ho il minimo dubbio di essere la sua Musa o, in subordine, il suo manichino; giacché, in accordo con la filosofia platonica, l’idea di tailleur pantaloni di Armani, è appunto l’Idea–Filosofica-di-Tailleur-Pantaloni, “quella forma certa e immutabile, di cui non si può dire per nessun motivo che sia errore ed opinione”. Con buona pace di Valentino e persino di Jean Paul Gaultier, che pure mi fornisce il suo antitraspirante.
Vorrei qui incistare una piccola osservazione sul binomio oppositivo deodorante/antitraspirante. Ho appreso di recente che il termine deodorante non va MAI usato da una signora, né MAI riferito ad una signora. Il de-odorante, suggerisce l’idea che la signora abbia un odore e che questo sia tale da dover essere neutralizzato. Mentre il termine antitraspirante, indica chiaramente che la signora in oggetto, traspira. Cioè effettua uno scambio aereo con l’ambiente. Ma nulla autorizza a credere che questo scambio produca un odore. Par conséquent il prodotto che si occupa di impedire questo scambio aereo diventa nella sensibilità diffusa un piccolo marchingegno volto semplicemente a regolare lievi aliti, piccoli zeffiri, correnti frizzantine. Questo fatto, oltre a conservare della signora in questione un’immagine immateriale, eterea, quasi da amor cortese, consente a Jean Paul Gaultier, come effetto non tanto secondario, di elevare esponenzialmente il prezzo del suo antitraspirante "Gaultier".
Ma, per tornare al mio blog filosofico, come già vi ho detto lo firmai con lo pseudonimo di Mirana. Per consolarmi, almeno in parte, dello sgradevole effetto “letterina” riflettei tra me e me che Mirana consente comunque un richiamo sottilmente evocativo. C’è quella piccola radice mir, che può anche rimandare a mirabile, mirare e, per chi sa le lingue, anche a miroir. Ora miroir, per chi le lingue non le sa, in francese significa specchio e un discorso sullo specchio e lo specchiarsi, va benissimo non solo in blog psicologici, ma impegnandosi un po’, anche in blog filosofici. Non so se sia compatibile con il post-strutturalismo, ma converrete che il numero di coloro che veramente conoscono lo strutturalismo è decisamente inferiore a quello di coloro che, come me, fingono di conoscerlo. L’eventualità di vedere quindi scoperto il mio bluff era veramente bassa. Era molto più probabile che un eventuale lettore, sentendomi parlare di specchio e di doppio (perché se si è intellettuali -ed io ambisco non ad esserlo ma almeno ad apparirlo- lo specchio va sempre con il doppio) in relazione alla filosofia post-strutturalista, fingesse di aver chiara la relazione e anzi, presa per buona la mia osservazione, si affrettasse a fare un bel copia e incolla e ad inserirla nel suo blog.
Ho scoperto che è così che la rete si riempie di fantasiose castronerie.
Inoltre non avevo ragione di ritenere che un vero intenditore di filosofia strutturalista leggesse i blog in generale e men che meno il mio. Se poi i filosofi strutturalisti leggessero i blog, secondo me leggerebbero blog in tedesco perché, nel mio immaginario, non esiste lingua davvero filosofica tranne il tedesco e sono certa che un vero intenditore di filosofia, qualunque sia la sua lingua madre, dovendo leggere un’opera filosofica scritta, poniamo, in francese dal suo francesissimo autore, se la fa preventivamente tradurre in tedesco. Così io, scrivendo in italiano un post sul post- strutturalismo, in cui citavo un libro scritto in francese non correvo nessun rischio di venire sputtanata da un filosofo tedesco alla mia prima uscita sul mondo blogger.
Per l’erotico estremo non avevo, purtroppo, materiale di prima mano-anzi vi prego di tener conto di questo aspetto mortificante della mia vita, che, ormai giunta alla mia età, non spero più di poter correggere- e presi contatto con la sorella di un’ amica di infanzia della massaggiatrice di mia sorella, che speravo potesse aiutarmi a stendere almeno il primo post, avendo avuto una relazione con un giovane svedese di colore che faceva spettacoli nei locali porno di Stoccolma e non aveva remore a praticare sesso a pagamento anche in pubblico. Poiché però il giovane nel frattempo era morto di aids, la mia curiosità fu trovata indelicata. Ne consegue che per il primo post del mio blog di eros estremo, mi dovetti limitare ad inserire una foto abbastanza esplicativa, scaricata da Internet. La scelsi esplicativa ma in bianco e nero perché l’esplicativo tra il lusco e il brusco ha un effetto molto più eccitante. Immagino. Essendo molto miope sin dalla giovinezza, con un apporto di presbiopia dovuto all’età, non sono del tutto certa nè che la foto fosse eccitante né che fosse esplicativa.La firma Amrina però doveva, secondo me, compensare la mancanza di un vero racconto di sesso estremo, almeno fino a che la sorella dell’amica d’infanzia della massaggiatrice di mia sorella avesse superato il suo lutto per l’amante svedese e si fosse dichiarata disponibile a qualche piccola confidenza.
Quanto al blog sentimental romantico fu invece interamente opera mia. Ero certa di non dover né improvvisare né millantare. Io ho infatti, a dispetto delle apparenze, un’indole molto sentimentale e molto romantica. La melassa è il mio ambiente naturale, ho visto Via col vento almeno una ventina di volte e inoltre in quei giorni stavo ripassando in tv Guerra e pace. Carte in regola quindi. Aprii perciò il mio blog con un post delicatamente roseo, in cui ricordavo il mio primo bacio. Ad essere sincera fino in fondo, io sono sì romantica e sentimentale, ma non ho una grande memoria e il mio primo bacio non lo ricordavo. Ricordavo però il secondo, e poiché in fondo anche i secondi ed i terzi sono fatti della stessa pasta e per arrivare ad un bacio veramente significativo bisogna essere giunti almeno al decimo, ritenni che anche il secondo andasse bene allo scopo.
Naturalmente non mi limitai ad una descrizione, che quelle vanno bene per blog realisti e disincantati, ma mi dilungai sui risvolti emotivi conturbanti-palpiti e tremori per intendersi-e sull’imprinting indimenticabile che il primo bacio lascia nell'animo di qualunque fanciulla. Almeno in persone dotate, a differenza di me, di una memoria appena appena efficiente.
Avendo quindi esordito sui miei tre blog, stremata da questo exploit di creatività, per una settimana non feci più niente. Continua...

9 commenti:

  1. Ah, Marina, che spasso! :-)
    Innanzi tutto la storia dei racconti erotici mi ha incuriosito tantissimo (e fatto ghignare, lo ammetto!)
    Poi, vedi che alla fine si ritorna sempre nel mio "carrugio" - come si dice dalle mie parti? Ovvero: tutto, alla fine, è una questione di "nomi", "nominare", "nominazione". Il modo in cui chiamiamo le cose [in questo caso, te stessa] influenza il modo in cui le percepiamo e, di conseguenza, influenza le cose stesse.
    Sic est. Amen.
    (Aspetto il seguito!)
    V

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  2. ma....è pazzesco!
    Ero passata pensando"chissà qli altre cose ha partorito la mente di marina...?"
    E cosa trovo....un passaggio diretto,una porta che mi conduce ai tuoi pensieri;articolati,e sensazioni,complesse!
    L'identità....nn se può fare a meno,che tu sia una o trina,poco importa!
    Un abbraccio piacevolmente divertito....aspetto il continuo
    buona giornata!

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  3. ciao, mir significa pace in bosniaco, credo (o altra lingua dell'ex yougoslavia, informati by yourself). Alla bisogna lo puoi citare e fai la tua figura, è chic e non impegna.

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  4. Ciao Valentina, sono contenta se il mio post ti ha divertita. Inutile che ti dica (a te!)che moooolto fantasioso. Comunque io mi diverto a scriverlo e mi distrae
    ciao marina

    Ciao desaparecida, cercherò di non deluderti con la prossima puntata ;-)
    ciao marina

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  5. ciao blonde il tuo suggerimento potrà servirmi per il mio prossimo blog pacifista ;-)
    marina

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  6. Mir vuol dire "pace" anche in russo (e la stessa parola significa "mondo").

    Baci

    Mariateresa

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  7. Cioa Marina, ti commento qui perchè mi è piaciuto particolaremente questo post! Sembra un meta-post di un meta-blog..:-) questo narrrar sul tuo narrar nel blog..:-)
    ..Senti..ho letto anche tutto il resto, precisazione compresa (ma secondo me si capiva lo stesso..)..e ti devo dire una cosa: c'è troppa roba buona in giro per il tuo blog! Qui si rischia tutti d'andare in overdose! :-))
    Ciao,
    Frida

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  8. ciao Frida, giovane donna spiritosa!
    che dici, scrivo troppo? qualche volta penso che devo diradare i post, poi mi viene voglia di scrivere una cosa e non so resistere ;-)
    ciao marina

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  9. ..No, no, non resistere..Mai resistere alle tentazioni..;)!! Scrivi quanto vuoi! ..:-) ..Così quando si ha "ugenza" di una "dose" di cose buone e interessnti..si sa dove trovarla! ;-) :-)
    Ciao, Marina e a presto!
    Frida
    P.S...la mia, in realtà è tutta invidia..;-) :)..

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