giovedì 31 gennaio 2008

teheràn fashion

Quando vivevo a Teheràn mi capitava di restare a bocca aperta a guardare una donna in un supermercato o in fila dal fornaio: erano incredibilmente belle.
Intendiamoci, a Teheràn ci sono donne ed uomini belli, brutti e così così, come da ogni altra parte del mondo.( Anche se...posso dirlo? A me i Coreani sembrano bruttini assai. Lo so perderò diversi punti al gioco del politically correct, ma al proprio gusto estetico non si comanda.) Ma, quando una donna iraniana è bella lo è in un modo assoluto e quasi intollerabile.
Per tornare a noi, se dovessi indicare le caratteristiche estetiche che più mi colpivano nelle donne iraniane direi la dentatura perfetta, bianca e luminosa, l’intensità del nero degli occhi, il peso anzi il corpo dei capelli e la pelle. Sia che fosse bianchissima, sia che fosse scura aveva una grana liscia e tesa, setosa. E poi la vivacità degli sguardi, la loro mobilità rapida.
Quando vivevo a Teheràn nella città le donne giravano in differenti fogge: c’erano le ragazze in jeans e maglioncino con il chador svolazzante sopra o ripiegato sul braccio e c’erano le donne che nel chador si raccoglievano interamente; c’erano quelle che nascondevano la gonna corta sotto il chador e quelle che tenevano il chador nascosto nella borsa. C’erano le donne che incontravo sul volo da Roma, che indossavano tailleur eleganti, gonne corte e strette, camicette scollate. Poi scendevamo e non le riconoscevo più. Apparentemente scomparivano. In realtà dalle loro borse Fendi tiravano fuori il chador e lo indossavano per presentarsi allo sguardo attento di una madre o di una suocera. Mi ricordavano mia sorella che a quattordici, quindici anni usciva senza un filo di trucco e con le scarpe basse. Poi arrivata a casa dell’amica di turno si truccava, metteva i tacchi e ripiegava il giro vita della gonna per farla più corta. Poi usciva di nuovo, una ragazza nuova, da casa della sua amica. Tutto il mondo è paese.


Il panorama delle giovani donne di Teheràn era vario. Prevaleva il chador nero, ma era possibile incontrare donne in qualsiasi altra mise. Andare al bazar dai venditori di tessuti era una festa. Centinaia e centinaia di rotoli di tessuto, di ogni consistenza, pesantezza, trasparenza, trama, in tutti i colori. Con minutissimi disegni o larghi tracciati, a fondo chiaro o scuro, in seta, cotone, sintetico. In casa ho ancora dei tagli di quei tessuti, la cui fantasia sembrava inesauribile. E le sete di Yazd! Abbandonai marito e figlia al loro destino e mi dedicai ad un acquisto in quantità semindustriale, di metri e metri di seta, pesante, ruvida, aspra e frusciante in ogni possibile accoppiamento di colori. Negli anni successivi ne feci gonne da sera per mia figlia, comode tuniche per me. Alcuni tagli di stoffa ancora li conservo.
Ricordo anche le donne del mercato di Bandar Abbas. Sul volto portavano una mascherina, proprio come quelle del nostro carnevale; copriva gli occhi il naso; da alcune scendava un lembo a coprire anche la bocca. Ma erano qualcosa di fantastico!
Erano decorate con fiori, specchietti, coriandoli di colore, merletti, nastri e quanto altro di piccolo e colorato era reperibile. Da dietro quelle maschere occhi nerissimi, ridenti o incolleriti, seguivano le vendite. Faceva un gran caldo, caldo e umido, ma quelle donne vi erano abituate e senza nessun apparente fastidio per la loro mascherina discutevano con disinvoltura con l’acquirente di turno. A me piace andare con la mia faccia nuda e libera. A me piace esporla al sole, al vento e se del caso anche alla pioggia. Ma mi riempii di ammirazione per quelle donne che avevano saputo trasformare quella maschera in un miracolo, no, in centinaia di miracoli, ognuno diverso dall’altro, di gusto, fantasia e grazia.
La mia amica Zahra aveva diversi chador, quello nero integrale, uno blù a minuscoli disegni verdi ed uno bianco con rami gialli. Anche la piccola Zohre aveva il suo chador e Zahra ne fece uno per mia figlia Francesca. Ancora lo conserva. E’ in cotone, di un azzurro spento, con fiorellini bianchi. L’Imperatrice Farah Diba vestiva all’occidentale, portava talvolta un velo sul capo, ma in occasioni di celebrazioni religiose particolarmente solenni indossava il chador. Ne ricordo uno, ordinato alla Maison Dior in pizzo nero, chiffon e ricami di paillettes. Sul giornale del regime veniva ampiamente descritto e fotografato.
Quanto sarà costato? E quanto costeranno gli abiti sgargianti, le sete viola, rosse, gialle, verdi in cui si avvolgeva Giovanni Paolo II nei suoi viaggi in Africa?
Mi riesce difficile immaginare Maometto o Cristo contenti per quello sfarzo.
Ma in effetti, che ne so io di divinità?
Tanto più che è di moda che voglio parlare oggi.
Di moda persiana.



In dicembre si è tenuta a Theràn la seconda sfilata di Moda iraniana. Una moda pensata per rispettare le regole della religione islamica senza mortificare il desiderio femminile di sentirsi bella. Per il prossimo anno si prevede una sfilata internazionale.
Gli abiti che hanno sfilato, sotto gli sguardi attenti di donne in chador nero o con il corto cappotto marrone spento, sono effettivamente molto belli. Alcuni richiamano gli abiti della tradizione delle tribù nomadi, altri si impongono per la bellezza del tessuto o dei colori.















La più audace delle nuove stiliste è Simin Ghodstinat che lavora nel suo laboratorio nel nord di Teheràn.



Vissuta in Occidente Simin dichiara di provare disagio per il modo in cui le donne occidentali si rendono oggetti sotto gli sguardi altrui. Insegue una moda che sia comoda ma bella, che rispetti i precetti islamici e nello stesso tempo renda merito alle grazie delle donne iraniane. Alcuni dei suoi modelli li indosserei volentieri, anche se capisco che il mio spirito nell’indossarli sarebbe diverso da quello delle donne iraniane. Ma questi capi sono molto cari, rivolti ad una fascia sociale privilegiata.
Sinceramente non so che cosa pensino di questi modelli le ragazze di Teheràn che vanno all’Università, o al lavoro nei loro uffici,che sono presenti massicciamente in tutti i settori dell’economia. Non so quante e quanto soffrano le restrizioni imposte al loro modo di abbigliarsi. Mi chiedo anche se questo sia davvero un grosso problema per loro, o se perda di importanza di fronte agli ostacoli con cui si confrontano nella loro società.
Soprattutto vorrei andare a dare un'occhiata di persona.
Meno male che ho sempre il mio dialogo con Nazanin, attraverso il suo blog.
Nazanin è una giovane, intelligente e sensibile donna, moderna, colta, molto innamorata del suo paese per difendere il quale è pronta a gettarsi in ogni polemica.

19 commenti:

  1. Sull'ignoranza di Donnigio, capitolo 1. Cado dalle nuvole!!! Non avevo idea...passerelle, abiti colorati, insomma...com'è vario il mondo!!! Marina, forse ne hai sentito parlare, o forse hai letto il fumetto, ma ti consiglio di andare al cinema...anzi, aspetta un attimo, martedì sera lavoro per l'anteprima di Persepolis... e faccio entrare il pubblico... Facciamo così, appena so qual'è il cinema (di solito il 4 fontane) ti dico...e se hai serata libera e ti va, ti faccio entrare gratis e ti vedi questo capolavoro di cartone animato sulla tua "Persia"...
    Ti faccio sapere.... buona giornataaaaaaa ;-)

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  2. La bellezza della vita sta nella varietà, ogni popolo ha la sua cultura, la sua storia, il suo carattere, ha le sue particolarità ... non tutto il mondo è uguale, per fortuna.
    Ciò che mi addolora è l'universalizzazione dei prodotti, della sfrenata materialità, spesso a discapito dell'individualità e delle tradizioni.

    Felicità

    Rino, leggendo con gusto.

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  3. Ciao Donnigio, certo che ho letto il fumetto! grazie

    Ciao Rina, d'accordo con te e poi a me piace il "mischia, mischia" delle culture
    ciaomarina

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  4. ... le donne occidentali si rendono oggetto sotto lo sguardo altrui...

    Ho letto molto volentieri questo post, forse perché si parla di bellezza, e la bellezza - come ci insegna il buon principe Myskin - un giorno (forse) salverà il mondo.

    Ad ogni modo, ho impiegato un po' del mio tempo a pensare a queste donne occidentali che si fanno "portachiavi" sotto il maschio sguardo altrui. Non lo so, provo sensazioni discordanti al proposito, e non sono del tutto d'accordo con il tono di critica della stilista. Il mio abito dà un'immagine di me - e precisamente dà l'immagine che io voglio che dia.
    Il fatto è: questa stilista vorrebbe che le donne INDOSSASSERO l'anima, o la NASCONDESSERO?
    Perché se andiamo a vedere, il chador nasconde tutto (anima compresa), mentre la nostra nudità da occidentali esibisce tutto (anima esclusa). Non mi sembra il risultato cambi. Cambia la forma, come al solito. Cambia il nome che diamo alle cose, ma non le cose stesse...

    Devo rifletterci su. Magari poi torno.
    V

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  5. A questo punto, Valentina, devo rifletterci pure io ;-)
    ciao marina

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  6. Ciao Marina!
    Mi fa piacere continuare a notare questa tua attenzione verso l'Iran e il mondo islamico.
    Purtroppo se ne parla poco e nelle rare occasioni quello che sembra emergere sono i soliti stereotipi occidentali di chi mettendosi automaticamente dalla parte del giusto considera la loro cultura inferiore, sbagliata.
    Questi post servono ad aprire un varco verso un mondo che appare lontanissimo dal nostro ma che invece credo sia molto vicino.
    Le domande che ti poni sono le domande sulle quali anch'io mi sono spesso interrogata: quanto le donne islamiche scelgono davvero la loro vita (scelta del chador compresa)o quanto prevalgono invece le imposizioni. Mi viene in mente la cosa più semplice per capire, chiedere direttamente a loro cominciando con Nazanin.

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  7. Tema molto interessante. Da un lato anch'io provo disagio per il modo in cui le donne occidentali si rendono oggetti sotto gli sguardi altrui e mi dico che alla fine non e' liberta' neppure quella.
    Dall'altra parte pero' il tentativo di "rispettare le regole della religione islamica senza mortificare il desiderio femminile di sentirsi bella" mi sembra un po' un contentino vista la mancanza di scelta alla fine.
    In fin dei conti se noi occidentali non ci vogliamo mettere in mostra l'ombelico o il decolte' e vogliamo indossare abiti ampi e comodi, non ci dice nulla nessuno. Per le Iraniane invece il campo sono cavoli amari. Mi viene in mente il bellissimo "Leggere Lolita a Teheran" che tu avrai sicuramente letto.
    Ciao,

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  8. a me affascina molto il mondo mediorientale, forse anche perchè come già detto altrove mio padre è nato in egitto ed è tornato a vivere lì, perchè pur essendo italiano, avendo vissuto lì fino a 18 anni, ne ha avuto sempre nostalgia, avevo una tribù di zie che mescolavano i vari stili di vita sia nel vestire sia nel mangiare.
    Bisogna calarsi nella realtà di un paese, per capire la sua gente, non bisogna fermarsi alle apparenze, bisogna capire perchè si è arrivati a certi comportamenti: anche io mi sono sempre chiesta come hanno potuto le donne iraniane che avevano potut9o studiare ed emanciparsi, tornare a mettersi il velo

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  9. bel post, concordo con quanto detto da zefirina..


    p.s.grazie per aver trovato l'altro mio blog, in effetti non e' sempre facile trovare notizie riguardo la violenza, mi ci devo mettere e scovarle ogni volta.
    Molte donne hanno paura di denunciare, vuoi per i figli, vuoi per ritorsioni...
    Sono contenta che tu abbia apprezzato...

    un caro saluto

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  10. l'abito della quarta foto lo porterei pure io che sono agnostica, lo trovo bellissimo!

    sai che la corona con cui fu incoronata farah diba è stata fabbricata a valenza e che le gemme più preziose furono incastonate da un amico di mio padre, il signor ghidetti, il miglior incassatore del mondo?

    e adesso il motivo èper cui sono qui,oltre all'amicizia: ti ho insignita della targa 10 e lode, per cortesia, passa a ritirarla insieme al regolamento sul mio blog, grazie...e c'è anche un'altra sorpresa per te!

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  11. Credo che ognuno abbia il diritto di vestirsi come vuole. Nascondere o mostrare ciò che desidera. Anima e culo compresi.

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  12. Marina...l'anteprima di Persepolis è al cine Quattro Fontane, martedì sera. E'a inviti. Sono io che li ritiro . Se vieni tu (e tuo marito o chi vuoi tu) ti faccio passare tranquillamente. Inizia alle 21, ma è consigliabile venire alle 20:30, perchè è fino ad esaurimento posti. Ti riservo un posto VIP ;-) Fammi sapere se vieni...puoi dirmelo anche lunedì, non c'è problema. Ciaooooooo

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  13. ciao Paola, grazie. Ho fatto tutto per benino.
    Interessante la storia della corona di Farah Diba.

    @ Artemisia, sì Leggere Lolita a Teheràn l'ho letto. E' straordinario. E naturalmente concordo con le tue osservazioni, sono piene di logica. Ma io penso anche che in paesi dove il coprirsi NON è obbligatorio PER LEGGE le donne possono anche desiderare di farlo. Invece c'è chi pensa che SONO SEMPRE COSTRETTE. Le persone aderiscono ai precetti delle religioni anche liberamente, secondo me.Questo è vero per il cristianesimo e anche per l'islam.
    per me io sono lieta di rispondere ai precetti della mia coscienza.

    ti abbraccio marina
    Ah, bello il tuo ultimo post. Andrebbe diffuso

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  14. @ banana: ho linkato Nazanin e l'ho avvertita del post; se vuole intervenire ne sarò felice.
    ciao marina

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  15. grazie Donnigio! Ti faccio sapere con una mail.
    sei sul ponte di comando, vedo!
    ti abbraccio marina

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  16. Grazie a Zefirina e a Giovanna. Il "come" è spiegato bene in Leggere Lolita a Teheràn.
    ciao marina

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  17. Oggi, grazie alla tua segnalazione, sono volata in Iraq da Nazanin ed ho letto alcuni suoi post. Devo dire che in questi casi sono felice di vivere in un epoca che permette questa facilità di contatti.
    Credo, che al di là di quanto possiamo parlarci addosso, solamente in uno scambio con chi vive in questi paesi, possiamo provare a capire il loro modo di vivere e di pensare, evitando i soliti ed ormai saturi luoghi comuni.

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  18. Bellissimo articolo!
    Date le mie origini non posso che sentirmi estasiata per quello che hai sottolineato. Adesso posso comprendere il perché delle sensazioni che provavo leggendo i tuoi post.
    Hai definito le donne iraniane attraverso la particolarità della loro immagine di donna (fieri di loro essere donna) che non viene offuscata neanche attraverso quel abbigliamento, chador, così orribilmente identificato dall'occidente.
    Baci, Maryam

    Ps. Una definizione oggettiva dell'immagine spesso ci permette di valicare la soglia della diversità... identificando quest'ultima come una ricchezza.

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  19. Non esiste restrizione che possa incatenare quello che la donna possiede dentro di sé e io, sinceramente, non me la sento di criticare un paese di cui non conosco neanche bene le tradizioni, quando so che la nostra forma di schiavitù femminile è ben più grave e che nei paesi così detti "avanzati" (ci definiamo avanzati solo perché inquiniamo la terra con le nostre fabbriche, quando abbiamo distrutto la vera ricchezza, la nostra cultura, le tradizioni) l'emancipazione della donna sia fantascienza. Aborrisco nel vedere letterine vendere il loro corpo ad un'apparizione televisiva. Per il resto grazie di questa meravigliosa carrellata, sono abiti stupendi, di una fantasia e gioia senza pari. Mi sentirei stupenda a girare per le strade con uno di quelli :) Per ora mi accontento degli orecchini più bizzarri essendomi appena fatta i buchi. Per me la femminilità è un mondo estraneo che sto scoprendo da poco.

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Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo