venerdì 21 dicembre 2007

puntualmente

Che per un punto Martin perse la cappa, lo sanno tutti. Anzi, ci è stato ripetuto così tante volte che, per molti di noi, la punteggiatura è diventata un’ossessione. Insomma, la cappa, non vogliamo proprio perderla. Voi come la immaginate la cappa di Martino? In panno marrone, a ruota? Io no, io la immagino in velluto di seta viola, foderata di raso verde. Capirete bene come, pur non nutrendo ambizioni di carriera monastica, una cappa così io non abbia nessuna intenzione di perderla. Non per questo mi faccio ossessionare dalla punteggiatura. E tutti i miei testi, questo non escluso (e intenzionalmente) ne fanno fede. Anzi, per dirla tutta, la punteggiatura è l'elemento che manipolo più volentieri.
Oltre agli ossessionati dal dilemma ‘punto o punto e virgola?’, ci sono però soggetti completamente diversi; persone che, per reazione esasperata, divengono addirittura sciatti, e cancellano un uso anche minimamente logico della punteggiatura dalla propria vita di scriventi. Sono due estremi da evitare. Rispetto alla punteggiatura bisogna adottare un atteggiamento rispettoso ma non servile, attento ma non prono. Non sono io sola a dirlo, ma il fior fiore dei nostri linguisti. Concordi nel loro disaccordo, anzi concordi a causa del loro disaccordo, sul fatto che una normativa STRINGENTE dei segni di interpunzione non è data in natura. Dove la natura è la lingua.
Infatti ”tra le varie norme che regolano la lingua scritta, quelle relative alla punteggiatura sono le meno codificate”.
L’italiano è una lingua moderatamente dotata di segni interpuntivi. Che svolgono la funzione segmentatrice (la più importante), la funzione sintattica (segnalando la gerarchia tra proposizioni o elementi di una proposizione), la funzione emotivo-intonativa (il punto interrogativo e l’esclamativo) e la funzione metalinguistica, di commento.
In linea di massima a meno di essere spaventosamente distratti, la funzione segmentatrice (quella che tradì il povero Martino) non ci crea problemi e ci trova tutti concordi. Sappiamo benissimo che “I tifosi che erano arrivati in ritardo restarono fuori dallo stadio” è una cosa, mentre “I tifosi, che erano arrivati in ritardo, restarono fuori dallo stadio”, è un’altra. Come pure che “ I ragazzi uscirono di corsa; urlando il bidello li rincorse” è una cosa e “I ragazzi uscirono di corsa urlando; il bidello li rincorse” è un’altra. Sappiamo quello che vogliamo scrivere e dividiamo opportunamente il testo.
Quanto alla funzione emotivo-intonativa mi rifiuto di considerarla un problema per chicchessia sano di mente mentre quella metalinguistica mi riservo di trattarla in altra occasione, perché mi ispira una speciale simpatia.
La funzione che fa male è quella sintattica. Lì ci si accapiglia, lì ci si scontra. E non si dovrebbe. Infatti, come dice il Professor Luca Serianni-Ordinario di Storia della lingua italiana alla Sapienza di Roma e membro dell’Accademia della Crusca, nonché linguista splendido (questa onoreficenza gliel’ho attribuita io)- “le indicazione sull’uso dei segni di interpunzione valgono solo in linea di massima e consentono varie escursioni a seconda delle intenzioni espressive dello scrivente”.
Per i maldestri, i troppo disinvolti o i piattamente rozzi, sottolineo che, sia pure in linea di massima, le indicazioni comunque valgono. E aggiungo, per amore di chiarezza, che solo la dignità letteraria e artistica del testo autorizza spericolate inversioni di uso. Mentre una moderata disinvoltura fa parte, o dovrebbe far parte, dello stile personale di ognuno di noi.
Terminata la pedestre lezioncina mi tuffo subito nel più profondo mistero della lingua italiana: l’uso del punto e virgola. Sul punto e virgola si interrogano fior di scrittori, esitano insegnanti illustri, scienziati esimi, giornalisti affermati e premi Nobel.
Il punto e virgola secondo me esiste per ricordare all’uomo la sua fallibilità, la sua finitezza e la sua imperfezione. Serve a imparare la modestia e a sottomettersi alla prima ed unica legge della lingua italiana che recita: vengo dal latino e vado dove mi pare.
Il punto e virgola è un dono di Aldo Manuzio il quale lo inventò, letteralmente, nel 1501 utilizzandolo in una edizione del Petrarca. L’ammirazione e la gratitudine che porto ad Aldo Manuzio, tipografo magico, non mi impedisce di rivolgermi alcune semplici domande: Perché lo fece? Era un sadico? Un indeciso? Un maniaco-ossessivo? Un esteta? Un burlone?
Sembra di no. Sembra che effettivamente del punto e virgola ci fosse bisogno.
Ma, anche qui, cum grano salis. E’ sempre Serianni a dire che “il suo uso è legato talvolta alle abitudini dei singoli scriventi”. In generale, si trova nei seguenti casi:

-per separare due proposizioni, coordinate tra di loro, molto complesse. Serve a mettere ordine, ad alleggerire, a tirare il fiato.( Non chiediamo di chiudere la bocca a vescovi e cardinali ogni volta che non parlino di virtù teologali; né di vietar loro l’opera di magistero sui LORO fedeli; né di chiudere l’intero corpo ecclesistico in un grande luna park delle fedi.)

-per separare l’enumerazione non di semplici vocaboli, ma di unità più complesse.
(Per noi il motto cavouriano “Libera Chiesa in Libero Stato” comporta l’assoluta libertà di predicazione per ogni religione; l’autonomia totale della politica dalle pressioni della gerarchia vaticana; la più ferma dissuasione di ogni tentativo di ingerenza; la cessazione di atti di omaggio pubblici da parte delle autorità dello Stato.)

-al posto della virgola, se questa può creare confusione. (Un fruscio; la sottoveste scivolò a terra). Questo esempio l’ho inserito per analogia con le virtù dei cardinali.

Cos’altro aggiungere? Forse che il punto e virgola, contrariamente a quello che comunemente si pensa, non è in alternativa al punto fermo ma alla virgola. Questo è il trucco da ricordarsi. Il punto e virgola è una virgola un po’ insistita. Va pensato come se si chiamasse “virgola-punto”.
Chiedersi: Che ci metto qui? Una virgola? Basterà? O è meglio una virgola rinforzata? Se la risposta è sì, un bel punto e virgola e via.

6 commenti:

  1. Che bel post!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Scappo al lavoro, ma lo devo rileggere meglio. Credo di essere una punteggiatrice un po' eccessiva.
    Vabbè,vado, commento dopo.
    Un bacio e buona giornata.

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  2. io ormai ho problemi col congiuntivo.
    se ti garba, potresti fare un post sull'uso del congiuntivo?
    grazie

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  3. Pare che l'uso del punto-e-virgola sia ormai desueto. Se si ha l'abitudine di leggere ad alta voce, però, ci si rende conto che talvolta bisogna fare delle pause semibrevi che stanno tra la virgola e il punto. Sono sfumature, ma la lingua è fatta di sfumature...
    Ciao Marina.

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  4. Marinaaaa...e qui vien fuori l'insegnante che è in te!!! ;-) Ma sicuramente "sopra le righe"...
    Ultimamente non son riuscito a leggere, purtroppo, tutti i tuoi post, anche perchè sei la mia amica blogger più "produttiva", ma anche e soprattutto perchè non sono stato in grado di gestire il mio tempo come desidero... Ed ecco, sarà questo il mio proposito per l'anno nuovo, ricordarmi sempre più che la vita va assaporata "a passo d'uomo"...ovviamente!!! ;-)
    Un abbraccio Marina, passa delle feste serene con la tua famiglia e il piccolo Tommaso (che ha una nonna invidiabile!!!!)
    Io scendo al suuuud (come se Roma fosse poi...nord!!! ah ah ah)

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  5. Ho preso appunti ed ora mi ritiro a riflettere...

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  6. Molto interessante. Anch'io sono una piccola maniaca della punteggiatura e soffro in questi tempi di SMS dove la gente comincia a scrivere sempre "nn" per non "bn" per bene e così via.
    Il punto e virgola però non so mai dove metterlo e ora l'ho capito. Grazie!
    Mi pare di capire l'intento di far seguire altri post sugli altri segni. Aspetto con ansia.

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