giovedì 4 ottobre 2007

solo domande

Premessa doverosa: del libro che mi ha portata a parlare della menzogna (Storia della menzogna di Jacques Derrida) e del negazionismo, ho capito solo un sessanta per cento. Trattandosi di Derrida, che sarà anche uno dei maggiori filosofi del Novecento francese, ma è anche un “idioletto” vivente, non la considero una cattiva percentuale.
Aggiungo solo che nell’ultima parte del libro Derrida ha messo in dubbio la possibilità stessa di scrivere una storia della menzogna.
Ho dovuto verificare titolo e autore del libretto che stringevo fra le mani. Sì, trattavasi di “Storia della menzogna” di Jacques Derrida. Tranquillizzata sullo stato della mia residua materia cerebrale, ho terminato il libro. Per la parte che ho capito, la lettura è stata molto interessante. Ma prima di passare ad esporre le cose che mi hanno maggiormente sollecitata, debbo fare una premessa.
Il problema del negazionismo e del revisionismo storico, secondo me deve essere affrontato in due modi diversi, a seconda che si presenti a noi in forma di individuo negazionista in carne ed ossa, o di testo negazionista.
Nel primo caso direi che la sola cosa ragionevole da fare sia spaccare la faccia all’individuo negazionista. Senza se e senza ma. È poco cristiano, lo so, ma questo è un problema vostro: io non sono cristiana.
Naturalmente so che questo incitamento alla violenza non va affatto bene, neanche nell’ambito della morale laica alla quale io appartengo. Ma ho troppo rispetto di me stessa per ambire alla perfezione.
Inoltre conto sia sull’esiguo numero dei miei lettori che sulla loro complicità per farla franca. Quanto al testo negazionista fra poco ne parleremo.

Irritualità per irritualità, passo a indicare la mia scarna bibliografia sul tema:
Germania: un passato che non passa Einaudi Editore 1987
Marcello Flores D’Arcais relazione sulle conferenze Storia, Verità, Giustizia al Festival della Letteratura di Mantova
Letture varie in rete che chiunque può rintracciare facilmente.

Inoltre vi invito ad ascoltare il brano di Luigi Mariano Il Negazionista su youtube
E adesso finalmente passiamo alla menzogna "storica" e "politica". L'autore cui Derrida cede la parola è Hannah Arendt, per la quale noi viviamo nell’epoca della "menzogna assoluta".
La nostra modernità tele-tecno-mediatica sottomette ogni menzogna ad una amplificazione colossale.

“La possibilità della menzogna completa e definitiva, che era sconosciuta nelle epoche precedenti, è il pericolo che deriva dalla moderna manipolazione dei fatti...Anche nel mondo libero, dove il governo non ha monopolizzato il potere di decidere e di dire che cosa effettivamente è o non è, gigantesche organizzazioni di interessi hanno generalizzato una sorta di mentalità da raison d’etat...

La Arendt sottolinea come si sia modificato il rapporto fra potere e menzogna.
“La menzogna politica tradizionale riguardava o dei veri segreti o delle intenzioni" che il potere teneva nascoste.
Oggi la menzogna non ha più limiti, né pudori. Per questo la Arendt la chiama "assoluta".

"Le menzogne politiche moderne si occupano di cose che non sono affatto dei segreti, ma sono conosciute praticamente da tutti. Questo è evidente nel caso della riscrittura della storia contemporanea sotto gli occhi di coloro che ne sono stati testimoni....
In altri termini la differenza tra la menzogna tradizionale e la menzogna moderna equivale il più delle volte alla differenza tra il nascondere e il distruggere.


La vecchia "raison d'Etat" si applicava a nascondere e a celare, a tenere i cittadini all'oscuro della gestione degli affari di stato, oggi si applica alla distruzione della memoria stessa dei cittadini, proponendogliene una diversa persino dalla loro stessa esperienza.


L’affermazione che più mi ha impressionato del discorso della Arendt è che “il bugiardo è un uomo d’azione... fra mentire e agire esiste una affinità essenziale... la menzogna è l’avvenire...
Anche quando mente sul passato il bugiardo "politico" pensa al futuro, si impegna nella costruzione di un futuro che non rechi più i segni del passato quale esso è stato nella esperienza di milioni di cittadini. Un futuro che riparta invece dalla sua menzogna, e possibilmente la inveri. Ricostruisce una verità passata abusiva perché ne scaturisca un futuro diverso.
Il bugiardo dice ciò che NON È perché vuole che le cose siano differenti da ciò che sono e cioè vuole cambiare il mondo..

Applicato al revisionismo storico e al negazionismo, questo pensiero è spaventoso. Infatti, al di là di tutte le rassicurazioni di circostanza, in quale direzione voglia modificare la realtà un negazionista è facile da immaginare.

Revisionismo e negazionismo, per Derrida, investono prepotentemente "la problematica della verità di Stato".
E' per questo che la risposta a questo tipo di menzogne non è scontata, ma solleva anzi una serie di domande.

Come combattere le menzogne del revisionismo storico e de negazionismo? ...Qual è la migliore replica, a un tempo la più giusta, la più critica e la più affidabile?
Si potrà resistere a questa perversione stabilendo attraverso la legge una verità di Stato? O, al contrario impegnando di nuovo e in modo interminabile, se occorre, come credo, la discussione, il richiamo delle prove e delle testimonianze, il lavoro e la disciplina della memoria, la dimostrzione irricusabile di un archivio?
Compito infinito probabilmente, sempre da ricominciare, ma non è forse da questo che si riconosce un compito, quale che sia? Nessuna legge o ragione di Stato potrà mai misurarsi con questo compito. Ciò non significa che lo Stato debba rinunciare ad ogni diritto in materia, ma bisogna vigilare a che lo Stato, lasciato solo, non danneggi la causa di una verità che rischia sempre di far degernerare in dogmatismo o ortodossia.”


Vigilare, dunque, dice Derrida. Ma come? Con quali mezzi e con quali limiti?

In Italia il dibattito sul modo di opporsi alla falsificazione della storia operato dai negazionisti, ha preso il via a seguito della decisione del Ministro Clemente Mastella di presentare al governo, proprio in occasione della giornata della memoria, una proposta di legge riguardante il negazionismo. La legge si propone di punire severamente, con condanne che vanno fino a 12 anni di carcere, chiunque formuli teorie ed esprima prese di posizione che neghino la verità storica della Shoah, e in particolare che rappresentino apologia o istigazione nei confronti di crimini contro l’umanità.
Una legge analoga esiste già in Belgio, Austria, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Germania, Romania, Lituania, Slovacchia.

I nostri storici, e in generale, tutto il mondo accademico italiano, hanno reagito alla proposta Mastella con il Manifesto dei Centocinquanta, manifesto che è insieme «contro il negazionismo e per la libertà di ricerca storica», nel quale si sottolinea la pericolosità della possibile conseguenza della legge, cioè la creazione di una «verità storica di Stato».


«È una proposta - afferma Alessandro Portelli, docente di letteratura americana alla Sapienza - che nasce dal nostro senso di colpa e di vergogna. È la spia di una debolezza, della mancanza di vigilanza su certi temi. Così si pensa di lavarci la coscienza con un provvedimento ad hoc. In realtà nel nostro Paese c’è ancora un diffusissimo senso comune fascista, quello che ci fa chiudere gli occhi sui crimini italiani nei Balcani, in Etiopia; quello che ci induce a ritenere che il fascismo ha fatto delle “cose buone”. Quel senso comune così radicato che porta Rai e Mediaset a trasmettere programmi elogiativi su Mussolini. Da questa posizione poi ci si vuole emendare con iniziative come questa, lodevole nell’intento ma sbagliata nei fatti». (da l’Unità)

Naturalmente io non ho risposte. Sulla legge stessa non ho le idee chiare. In linea di massima qualunque forma di intervento sulle idee mi allarma e mi trova contraria, anche se sento forte la tentazione di impedire che la storia venga riscritta a danno delle sue vittime.
Il discorso dei Cinquecento mi sembra serio e ragionevole, ma mi chiedo se non sia troppo fiducioso, ottimista.
Insomma resto allo “spaccare la faccia”.
Che è una risposta viscerale, irrazionale, poco civile, nonché difficilmente applicabile. Lo so.

16 commenti:

  1. Due ottimi Post.
    Chiedo qualche giorno per capire, per metabolizzare...

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  2. E finalmente trovo un blog che continuerò a seguire di sicuro.
    Grazie di esistere su queste reti.

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  3. Bellissimo post, e bello quello precedente. Bracissima, ho preso nota. Ciao Giulia

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  4. Marina... che dire... bravissima come sempre! Impossibile non convenire con te, anche se io più che spaccare la faccia, spaccherei la testa ;-)! Per il resto puoi contare sul mio silenzio e il mio "negazionismo"!!!

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  5. il post è bello, però mi ha lasciato qualche perplessità. Io personalmente non spaccherei la faccia a nessuno, perché non si capisce bene per quale motivo si possa mettere in dubbio l'esistenza di Cristo e non invece una manipolazione dei fatti relativi alla shoah. Una manipolazione in effetti c'è stata, dando per scontato che sia tutto vero il resto, i campi di sterminio in Germania sono nati non per gli ebrei ma per i comunisti. Ma di questo nessuno ne parla. Chiediti come mai. Sono contrario a qualsiasi forma di restrizione intellettuale, quindi contrario a qualsiasi legge che mi impedisca anche di dire stupidaggini, se lo voglio. C'è molta retorica e molta falsità sulla seconda guerra mondiale, oltre che a tante altre guerre più recenti, che credo che lasciare agli studiosi la libertà di trarre le loro conclusioni sia un atto di civiltà. Piuttosto mi vengono dei dubbi quando sento parlare di leggi di Stato a proposito della storia, sento odore di marcio perché già da un pezzo ho capito che la verità non ha bisogno di leggi: si regge da sola. Ciao.

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  6. Salve Pietro
    Sullo spaccare la faccia: l'espressione rappresenta solo il sentimento che mi ispira il negazionismo. Forse hai notato che a proposito della spaccare la faccia nell'ultimo rigo dico che il tema non ammette scherzi.

    Per il resto benvenute le tue perplessità e le tue critiche. E il tuo contributo alla discussione.

    ciaomarina

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  7. Bisogna immparare a scindere le "cose buone" da quelle "non buone".
    Bisogna saper discernere.
    In ogni persona, in ogni movimento storico vi sono state alcune cose buone, altre meno buone ed altre decisamente nefaste.
    Bisogna stimolare il senso critico.
    Bisogna ripercorrere gli eventi evidenziando quando una cosa, una persona, un atteggiamento hanno degenerato.
    Bisogna insegnare che "una cosa buona", quando esagerata, diventa "cattica e/o negativa".
    E poi niente "spaccare la faccia"
    Convincere è Vincere Con, vincere insieme. Impariamo a metterlo in pratica.

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  8. Vedo che lo spaccare la faccia ha molto colpito.
    Lo prendo come un rimprovero all'aver usato un tono scherzoso parlando di un tema così tragico. Ma per amore di sincerità, se qualcuno venisse a dire a me, che i fascisti non uccidevano gli avversari politici, la tentazione di spaccargli la faccia, mi verrebbe. Naturalmente non lo farei, ma mi verrebbe.Gli impulsi grazie a dio non costituiscono reato e forse neanche peccato (per chi crede al peccato, io non me ne intendo) e per quel poco che conosco gli umani e la vita, impulsi violenti li proviamo tutti, salvo, nei più, a negarli farisaicamente. Ad apparire buoni, tolleranti, ragionevoli e disposti alla dialettica si fa sicuramente una migliore figura!
    E, così en passant, il buon vecchio umorismo ancora qualcuno è in grado di coglierlo? Usato a proposito o a sproposito che sia? E poiché ci sono: ci sono davvero temi sui quali l'umorismo non è applicabile? E ancora: impartire lezioni è davvero il modo corretto di partecipare ad una discussione?

    Questo sulla forma.
    @ Paola: che "in ogni movimento storico vi sono state alcune cose buone, altre meno buone ed altre decisamente nefaste."lo contesto decisamente, ho un bel ripercorrere il fascismo e il nazismo, ma non parlerei mai di "degenerazione", quanto di mala generazione.

    Per finire: capisco che suoni bene, ma convincere non ha affatto il significato che gli attribusci tu. Significa costringere con la forza dei propri ragionamenti qualcuno ad accettare una verità, legare, vincolare, stringere qualcuno ad una dimostrazione. Contiene un concetto di forza e di vittoria su.. addirittuta può significare cacciare in testa. Sto rifacendomi al suo significato etimologico, non al tentativo psico-pedagogico di piegarlo ad una visione conciliatoria dei conflitti. Quel con, non significa affatto insieme, (complemento di compagnia) ma con (complemento di mezzo): con un legame stringente ti porto a riconoscere la forza dei miei argomenti.Una persona convinta da qualcuno non è una persona che vince con qualcuno, è una persona VINTA CON QUALCHE ARGOMENTO
    Usiamo della plasticità della lingua ma non ne abusiamo!
    Se invece parliamo di persuadere è tutto un altro discorso, ma non voglio rompere ulteriormente le palle.
    Se poi mi chiarissi il buono negli eventi storici cui ci riferiamo non sarebbe male.
    E, last but not least, poiché la forma è sostanza (e questo vale naturalmente anche per lo spaccare la faccia )esprimersi con cinque proposizioni, tutte inizianti con BISOGNA non è il massimo per chi voglia stimolare il senso critico, come ti proponi tu.
    Va bene su un pulpito, su una cattedra (tranne quella di Pietro naturalmente) è già sbagliato.
    Questo è quello che penso io.

    ciaomarina

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  9. ...Marinaaa...
    è la prima volta che non riesco a star dietro ad un tuo post? E' grave?
    In questi giorni mi sento...sconnesso!!! Ma passerà...
    A presto.... ;-)

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  10. Tranquillo Donnigio. L'ho riletto e non c'ho capito niente neanche io! Boh, erano le quattro del mattino, ma in più in questi giorni sono tanto stanca. Avrei dovuto scriverlo in un altro momento.
    Non sei tu che sei sconnesso, sono io che sono connessa a troppe cose.

    ti abbraccio marina

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  11. Donnigio, meno male... pensavo di essere la sola! Grazie Marina per la tua risposta semplicemente deliziosa.

    Baci a tutti e due :-)

    Mariateresa

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  12. Scherzare si può su tutto, davvero tutto, io credo.
    Ciò che fa la differenza è il momento in cui si scherza, che può essere più o meno opportuno.

    Poiché Marina è donna dotata di buon gusto e intelligenza, ella non è mai inopportuna. Lo stesso non si può dire per chi si prende troppo sul serio.

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  13. @ blonde: grazie per il buon gusto e per l'intelligenza. Cercherò di meritare questi apprezzamenti
    ciaomarina

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  14. Cara Marina, contami sempre tra i tuoi "esigui" lettori.Ogni tanto rimango indietro ma poi, con calma, mi rimetto in pari...
    Un caro saluto,

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  15. Ho come l’impressione Marina che se io fossi stata a scuola da te…beh mi avresti bocciata semplicemente perché la mia forma non è come la tua sostanza….

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  16. @ paola: piccolo chiarimento preliminare. Nel mio precedente commento la mia frase "questo per la forma" non si riferiva a quanto stavo per scrivere a te, ma a quello che avevo già scritto, in generale.
    Ho lasciato una spaziatura di troppo.
    Le mie osservazioni,infatti, erano proprio di sostanza.
    Innanzitutto criticavo l'idea che nel nazifascismo ci fosse qualcosa di buono, e criticavo l'atteggiamento generale con cui, mentre dicevi che "Bisogna stimolare il senso critico" enunciavi una serie di principi come un elenco di comandamenti. Io penso che porre domande stimoli molto di più il senso critico che il presentare delle risposte. Quanto alla forma, volevo dimostrare, a mio modo, come la forma possa essere sostanza. Il mio "spaccare la faccia" denuncia un atteggiamento di latente violenza,(sia pure civilmente repressa) i tuoi "bisogna" svelano un atteggiamento mentale paternalistico, per niente incline al dubbio(per quanto civilmente mascherato). Il mio intervento conteneva una bella quota di aggressività, di questo mi sono scusata, ma il mio pensiero di fondo è lo stesso.
    Quanto ad averti a scuola da me e al bocciarti per ragioni di forma, posso escluderlo. Né per ragioni di forma né per ragioni di sostanza. Non per quello che pensavano, né per come lo dicevano. Credi, sei fuori strada. Le ragioni per cui bocciavo erano più complesse. E più oneste.
    ciaomarina

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